Gli Spagnoli videro nell'Antico Stato un ingrandimento di domini da cui trarre risorse e da utilizzare come base militare. Furono più di due lunghi secoli, scanditi delle epidemie di peste e dalle carestie, e dalle rivolte popolari, come quella di Masaniello.
La miseria dell'epoca era largamente condivisa anche dagli altri Stati della penisola. Il periodo della dominazione spagnola lasciò inoltre una fisionomia particolare al Meridione e specialmente alla sua capitale: usi e costumi degli Spagnoli dominatori furono in buona parte assorbiti.
Qui menzioneremo un unico vicerè, don Pedro de Toledo, che diede nuovi assetti urbanistici, rispettò usi e costumi locali, moralizzò l'amministrazione pubblica. Diede un duro colpo alla boria dei nobili, che finirono per
rifugiarsi nei loro possedimenti terrieri.
Il Viceré don Pedro
de Toledo
Nell'ottobre 1696 morì il re di Spagna Carlo II. Si aprì un conflitto per la successione tra il nuovo sovrano Filippo V, francese, e gli Asburgo d'Austria.
Nel 1701,
l'aristocrazia napoletana tentò di approfittare della situazione, e si
schierò dalla parte austriaca offrendo la corona all'arciduca Carlo
d'Asburgo, figlio dell'imperatore Leopoldo. Il tentativo passò alla
storia come la congiura dei Macchia, dal nome di uno dei protagonisti,
Gaetano Gambacó principe di Macchia. Il nobile napoletano, avverso al
regime spagnolo, divenne il capo militare della congiura, che ebbe anche
per protagonista il principe Tiberio Carafa. Scoperta la congiura, il
principe di Macchia, dopo aver combattuto le truppe spagnole inviategli
contro dal vicerè Medinaceli, fu costretto a rifugiarsi a Vienna, dove
morì nel 1703. il fallimento del tentativo di liberare il regno dagli
Spagnoli fu anche dovuto alla diffidenza popolare nei confronti
dell'aristocrazia napoletana, acuitasi dopo i fatti di
Masaniello. Infatti nell'occasione, il
Sedile del Popolo
rifiutò l'appoggio alla rivolta.
Ernesto Tatafiore,
Masaniello
La Spagna riuscì a domarla, mentre la guerra vera e propria si combatteva in Piemonte. Pochi anni dopo, il 7 luglio 1707, l'esercito austriaco entrò in Napoli senza spargimento di sangue. Il Regno restò sottomesso all'Impero, fino alla liberazione che Carlo di Borbone porterà a termine nel 1734.
Il giudizio sul lungo periodo vicereale non può essere del tutto negativo: i
vicerè rappresentavano infatti Stati potenti, e questo dava loro forza per contenere il potere aristocratico ed ecclesiastico.
Incominciò a germogliare il rapporto preferenziale tra monarchia e popolo, che si sarebbe poi sviluppato nella sua miglior forma con i Borbone, con i quali il Re divenne a tutti gli effetti il garante supremo, e perciò amato, dei diritti del popolo contro le pretese dei baroni.
Dopo i Borbone, questo sentimento fu sfruttato dai nuovi invasori, che però non riuscirono a garantire alcunché. Tra i retaggi negativi della lunga dominazione, segnaliamo la mancata espansione economica delle Due Sicilie, frutto della mentalità spagnolesca, allora alquanto distante da quelle dinamiche commerciali che si andavano formando nel nord dell'Europa. |