L’adozione della carta moneta in Europa, tra Cinquecento e Seicento, è stata definita «una pietra miliare nella storia monetaria del mondo», una delle grandi innovazioni che hanno determinato lo sviluppo economico moderno. Ma è poco noto che il Paese europeo che realizza per primo la circolazione di moneta cartacea è il Regno di Napoli, per mezzo di un sistema di banchi pubblici che in breve tempo ha il sopravvento sui banchi privati nelle funzioni monetarie e creditizie. Un tema di notevole interesse per la storia del Mezzogiorno, a cui il Banco di Napoli dedicò nel 2002 un convegno, i cui atti "Gli inizi della circolazione della cartamoneta e i banchi pubblici napoletani nella società del loro tempo (1540-1650)" furono curati da Luigi De Rosa, storico dell’economia specializzato negli studi in questione.
Fu un'innovazione di portata storica, ma è poco noto che nacque in un regno del grande Impero spagnolo.
Si attribuisce infatti all’Inghilterra della seconda metà del Seicento il merito di aver introdotto la circolazione cartacea, ma in realtà questa ha i suoi inizi nel Vicereame napoletano della seconda metà del Cinquecento. Solo che qui l’innovazione non nasce, a differenza dell’Inghilterra, per finanziare i traffici internazionali, ma per sostituire la moneta metallica che richiede grandi importazioni di argento e di oro.
La costosa moneta metallica fugge fuori dei confini del Vicereame per finanziare le guerre dell’Impero, per il disavanzo commerciale, i profitti dei mercanti genovesi veneziani e fiorentini, la Chiesa romana che ha grandi proprietà nell’Italia meridionale. Un massiccio salasso per le finanze del Regno di Napoli, che fa capire bene come la carta moneta sia potuta nascere ed affermarsi nella tormentata società napoletana e meridionale di quel tempo.
L’originalità e la longevità dei banchi pubblici napoletani in confronto alle esperienze di altri Paesi, i loro elementi di modernità si manifestarono, quindi, anche in una funzione sociale e nazionale.
Ma il quadro politico e culturale del tempo è tracciato da una situazione complessa e tormentata, in cui gli elementi di crisi non derivano solo dalle relazioni politiche internazionali, ma anche dalla vita interna del Regno, dai suoi caratteri strutturali che si sono formati già in età medievale.
E' giusto, per esempio, rimarcare che l’insoddisfacente sviluppo commerciale e marinaro del Regno nel '600 era un problema non nato allora, poiché risaliva ben indietro nel tempo, all’inizio stesso del grande processo di espansione che aveva caratterizzato l’area italiana nel quadro mediterraneo ed europeo dopo il Mille. Così pure, come la politica della Corona spagnola non era riuscita a disciplinare il peso sociale del baronaggio, fino a ridurne realmente i privilegi giurisdizionali e patrimoniali, le rendite parassitarie. |