Le pagine di Napoli

Odetto di Foix signore di Lautrec

Sanguinario e crudele, egli stesso fu cagione della sua morte in Napoli

di Ciro La Rosa

 

Desidero narrarvi la storia di Odetto di Foix che ha lasciato un segno indelebile nella storia della città di Napoli, anche se molti napoletani non ne hanno mai sentito parlare.

Odetto di Foix era un condottiero francese, nato nel 1485 da Jean visconte di Lautrec e Villemeur, governatore del Delfinato, e da Jeanne d'Aydie de Lescun. I suoi titoli nobiliari erano i seguenti: conte di Lautrec e Comminges, conte di Foix, di Rethel, e di Beaufort, signore d'Orval, di Cahource, di Maras, Isles e Villemur, maresciallo di Francia (carica che ottenne il 1° marzo 1511), governatore della Guienna nel 1512. Militare di grande valore quanto crudele e sanguinario, in battaglia non si fece mai scrupolo di massacrare i suoi nemici, feroce e truce anche di aspetto per le vistose cicatrici che gli deturpavano il volto in seguito alle ferite ricevute in battaglia.

Chiesa di Santa Maria La Nova. Foto Ciro La Rosa

Si disse che la sua carriera fosse stata aiutata dalla sorella Francesca moglie del conte di Chateaubriant, e amante del re di Francia Francesco I.

Santa Maria La Nova. Foto Ciro La Rosa

Fu Comandante Generale dell'esercito francese di re Luigi XII nella Campagna d'Italia del 1507, e poi di re Francesco I nel proseguire le battaglie in Italia e nella conquista del Ducato di Milano contro Massimiliano Sforza nel 1515. Famosa fu la battaglia di Melegnano da lui vinta con Bartolomeo d'Alviano nel settembre 1515, nominato governatore di Milano si distinse in molti atti di crudeltà, lasciò poi la città nel novembre del 1521 nelle mani di Francesco II Sforza. Nel marzo del 1528 pose d'assedio la città di Melfi dove si rese responsabile del massacro di oltre 3.000 persone, la città venne ridotta in macerie ed abbandonata per diversi mesi. Dopo questa breve excursus sulla sua vita passiamo ora ai fatti che hanno lasciato un segno nella storia di Napoli.

Esterno della Cappella San Giacomo della Marca. Foto Ciro La Rosa

In quel periodo il re di Francia Francesco I aveva mire espansionistiche in Italia e dopo aver ridato Milano agli Sforza pensò di riconquistare l’ex Regno di Napoli che era appartenuto agli Angioini, ora viceregno spagnolo dell'imperatore Carlo V.

Napoli, capitale del viceregno, dall'aprile del 1528 venne cinta d'assedio dalle truppe francesi comandate da Odetto de Foix dal fronte terra, mentre dal fronte mare la flotta mercenaria genovese di Giannettino Doria, chiudeva ogni via ai rifornimenti. In città si pativa la fame.

Il Viceré spagnolo Ugo Moncada tentò una sortita contro la flotta nemica per spezzare l'assedio a Capo d'Orso, ma venne sconfitto e nell'intento vi lasciò la vita. Il successivo vicerè Filiberto di Chalons principe d'Orange, riuscì a rifornire di viveri la città, ma non a rompere l'assedio.

Medaglione esterno della cappella San Giacomo della Marca. Foto Ciro La Rosa

Napoli era assediata dallo schieramento francese che andava da Poggioreale al mare, gli alloggi per le truppe erano stanziati al margine della zona delle “paludi” contigue a Poggioreale. Il Lautrec, non potendo impiegare la forza, ricorse ad uno stratagemma: era il mese di agosto e la calura opprimente. Distrusse le condutture dell'acquedotto “della Bolla” per prendere Napoli per sete, e le acque si sparsero nei terreni vicini comprese le “paludi”. Ma il viceré 'Orange colse l'occasione e la ritorse contro i francesi: infettò le acque, già malsane di per sé, con la canapa che macerando produsse miasmi e putrefazione, appestando così l'accampamento francese. L'infezione fu virulenta e micidiale, portò alla morte centinaia di persone tra cui Odetto de Foix ed il suo capitano Pietro Navarro il 18 agosto 1528; decimati, privi dei loro comandanti, indeboliti dalla pestilenza i francesi tolsero l'assedio e si rifugiarono ad Aversa dove vennero definitivamente sloggiati dall'arrivo delle truppe spagnole fresche.

Cappella San Giacomo della Marca, vista laterale. Foto Ciro La Rosa

I resti dei caduti francesi vennero inumati nella “Grotta degli Sportiglioni” (leggasi Grotta dei Pipistrelli), e partendo da queste prime sepolture il luogo è diventato l'area degli odierni cimiteri cittadini. Una tradizione orale narra che i corpi del Lautrec e del Navarro vennero custoditi da un cittadino napoletano che sperava di poter riconsegnare le salme dei due condottieri ai francesi per ottenerne in cambio una forte somma.

Entrata della cappella San Giacomo della Marca. Foto Ciro La Rosa

Invece vent'anni dopo i resti furono tumulati nella chiesa di Santa Maria La Nova, nella Cappella di San Giacomo della Marca, dalla pietà di Ferdinando Consalvo duca di Sessa, nipote del viceré Consalvo di Cordova, che li trasferì nelle tombe della sua famiglia. Sul sacello di Odetto vi è il seguente epitaffio:

 “Ferdinando Ludovico Consalvo, nipote del gran Capitano, ha tributati gli estremi onori alla memoria di Odetto di Foix Lautrec, …sebbene fosse nemico di Sua Nazione…” .

Il sacello di Lautrec sulla sinistra e quello di Navarro sulla destra. Foto Ciro La Rosa

I due monumenti funebri, collocati sui lati opposti dell'altare maggiore della Cappella di San Giacomo della Marca, sono opera di Annibale Caccavello e gli affreschi che decorano la volta sono di Massimo Stanzione.

Sepolcro di Odetto de Foix signore di Loutrec. Foto Ciro La Rosa

Particolare lapide tomba di Odetto da Foix. Foto Ciro La Rosa

Il sacello, particolare, blasone. Foto Ciro La Rosa

Il quartier generale del Lautrec sito sul colle di Poggioreale in una viuzza stretta, oggi è denominato Cupa Lautrec e deformata nella vulgata popolare in Lotrecco, o' Trex, Trevio e Trivio, da cui alcuni nomi di strade cittadine: “via Cannola al Trivio”, “via Trivice”; mentre il punto in cui terminava lo schieramento francese ed incomincia il mare oggi si chiama “ via Ponte dei Francesi”.

Stemma dei Foix

Ciro La Rosa

Maggio 2013

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