I Sedili napoletani, detti anche Seggi o Piazze, furono dei parlamenti rappresentativi, nei quali si riunivano i delegati dei vari rioni, gestendo dalla seconda metà del ‘200 per più di cinque secoli ampie attribuzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie. Gli Eletti dei Sedili designavano i Magistrati del Tribunale di di San Lorenzo che provvedeva all’amministrazione cittadina attraverso le deputazioni. Le determinazioni valevano e avevano giurisdizione in tutto il territorio del regno di Napoli, tanto che alla fine re Ferdinando IV di Borbone, quando nel 1800 intese restaurare la monarchia assoluta dopo la parentesi della
Repubblica Napoletana, decretò la soppressione di queste antiche istituzioni.
Cenni storici
Alcuni fanno risalire l'origine dei Sedili alle fratrie di epoca tardo imperiale (IV secolo), e sicuramente già esistevano in epoca ducale molti luoghi di raduno per i notabili cittadini. Ma la nascita dei Sedili “moderni”, cioè dotati di veste giuridica codificata, avvenne nel 1268 per volere di
Carlo I d’Angiò, il re che aveva spostato la capitale del Regno di Sicilia da Palermo a Napoli. I primi Sedili furono quelli nobili del Nilo (o Nido) e di Porta Capuana. Successivamente altri siti minori furono raggruppati in quattro nuovi: Sedili di Forcella, Montagna, Porto e Portanova che presero il nome dal luogo delle loro sedi di raduno, generalmente presso le porte della città. Il Sedile di Forcella fu poi inglobato in quello di Montagna, e fu quindi istituito il nuovo Sedile del Popolo, che rappresentava i mercanti e le professioni: il cosiddetto “popolo grasso” che, raggiunto un consistente patrimonio, premeva per partecipare alla gestione del potere.
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Palazzo Di Costanzo, soffitto dell'androne affresco
raffigurante i Sedili di Napoli. |
Il Sedile del Popolo fu soppresso, e materialmente distrutto,
da Alfonso d’Aragona, detto il Magnanimo, dopo la
riconquista del Regno del 1442, e fu ripristinato solo dopo il sacco della
città operato da Carlo VIII di Francia, nel
1495. Con l'ultimo re aragonese, Federico, dal
1496 al 1501 il Sedile del Popolo ebbe gli stessi diritti di quelli della
nobiltà.
Il 5 febbraio 1601, fu nominata la Deputazione della Real Cappella del Tesoro, di dodici membri, due per ciascun Sedile, cui venne affidato l'incarico di fondare la Nuova Cappella del Tesoro di San Gennaro, traboccante di capolavori accumulati nei secoli. Durante l’effimera Repubblica Napoletana del 1799, i Sedili furono sciolti: ricordiamo al riguardo la fiera opposizione della città di Napoli e del Sedile del Popolo all’invasione francese. Al posto della vecchia magistratura municipale si installò in San Lorenzo la Municipalità Provvisoria di Napoli, creata dagli occupanti Francesi con elementi a loro fedeli. Come già accennato, il 25 aprile 1800 Ferdinando IV di Borbone soppresse con un edito tutti i Sedili, sospettati di aver favorito il dilagare delle idee rivoluzionarie francesi.
Ogni Sedile aveva un proprio stemma: Capuana un cavallo in campo azzurro, Nido un cavallo in campo d'oro, Forcella una pergola ad ipsilon in campo rosso e oro, Montagna tre monti verdi in campo d'argento, Porto un Orione con pugnale (Orione era anche la stella protettrice dei naviganti), Portanova una porta d'oro in campo azzurro, il Sedile del Popolo una P maiuscola in campo oro e rosso. Gli stemmi dei Sedili sono visibili sulla facciata del campanile della chiesa di San Lorenzo in via Tribunali.
L’organizzazione e le prerogative
Inizialmente luoghi di aggregazione e di discussione, per trattare questioni sia private che pubbliche, i Sedili ben presto presero parte attiva alla pubblica amministrazione, gestendo tra l’altro l’annona, le cariche pubbliche e, in epoca angioina, il mantenimento delle porte e delle torri di competenza. Tale ordinamento restò in vigore dalla fine del '200 alla soppressione decretata da Ferdinando IV di Borbone.
Gli edifici dei Sedili erano generalmente muniti di porticati, riccamente ornato, con la sala delle assemblee ed salette per le riunioni ristrette. Il Seggio di Porto era situato all'angolo di via Mezzocannone in prossimità dell'antica "Stazione per le Navi". Ogni Sedile nobile era composto da ventinove rappresentanti di età maggiore di anni 21, e retto da sei Eletti, ad eccezione del Nido che ne aveva cinque, che costituivano la magistratura "dei Sei" e "dei Cinque". Il Sedile del Popolo era composto da 58 rappresentanti eletti dal popolo, e poteva esprimere un solo Eletto, più dieci consultori. La Città di Napoli in epoca dei vicerè spagnoli era suddivisa in nove rioni e ventinove ottine. Inoltre, il suo territorio (all’incirca l’odierna provincia) era composto da 7 borghi e 37 casali, ciascuno dei quali aveva propri Eletti che talvolta erano convocati dai Sedili napoletani per trattare argomenti di comune interesse.
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Napoli, l'Arco di Sant'Eligio
(Immagine di Enzo
Falcone, Associazione Storico Borgo Sant'Eligio) |
Gli Eletti di ogni Sedile venivano designati (a volte sorteggiati) dalle rispettive assemblee, ricevendo un mandato della durata di un anno, riconfermabile. Esercitavano giurisdizione sul proprio rione, con esclusione dei casi in cui vi fosse stato spargimento di sangue. Le magistrature "dei Sei" e "dei Cinque" e l’Eletto del Popolo designavano quindi i componenti del Tribunale di San Lorenzo, detto così perchè si riuniva nel convento di San Lorenzo Maggiore. Dalla fine del ‘300, il Sedile di Montagna, assorbito quello di Forcella, ebbe due rappresentanti nel Tribunale, ma uno solo con diritto di voto. I Sedili nobili avevano poi particolari privilegi: Capuana, ad esempio, accoglieva solennemente il nuovo Arcivescovo.
Il Tribunale di San Lorenzo
Il Tribunale di San Lorenzo deteneva il governo della Città, decidendo a maggioranza di almeno quattro Eletti. Durante il periodo della dominazione spagnola l'Eletto del Popolo poteva ricorrere al Vicerè in caso di disaccordo. La figura del Grassiero, o Prefetto dell'Annona, venne introdotta verso la seconda metà del 1500, e con il tempo divenne il presidente del Tribunale. Il Tribunale aveva l'attribuzione di deliberare ed imporre le gabelle in tutto il Regno ed aveva anche la prerogativa di poter nominare in occasione di guerre o invasione nemica una Giunta per il Governo Politico della Città (e quindi del Regno). gentiluomo napoletano del '500 |