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Le monete delle due Sicilie
coniate nella zecca di Napoli
a cura di
Francesco di Rauso
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Periodo Vicereale Spagnolo
(1504-1707)
parte seconda
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Filippo III Re di Spagna
(1598-1621)
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Mezzo Scudo in
argento del 1617. "Al dritto: busto a destra di Filippo III di
Spagna; sotto il taglio del busto: un volto umano attribuito al
duca di Ossuna - Al rovescio scritta QUOD VIS (Quello che vuoi)
- che allude alle minacce di guerra con Venezia - e aquila al
centro mentre tiene negli artigli un ramo di ulivo (simbolo
della pace) e un fulmine (simbolo della guerra)". Clicca
sull’immagine per ingrandire. |
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Mezzo Ducato
in argento del 1609. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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Terzo
di Scudo in argento del 1618. Clicca sull’immagine per
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Tarì in
argento busto a destra PR.11. Clicca sull’immagine per
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Tarì in
argento busto a sinistra PR.10A. Clicca sull’immagine per
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3 Cinquine
in argento. Clicca sull’immagine per
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15 grana vari
tipi. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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Carlini
1620-1621. Clicca sull’immagine per
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Carlino (EGO
IN FIDE). Clicca sull’immagine per
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Carlino PR.17. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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3 Cinquine. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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Mezzi Carlini |
Alla
morte del padre Filippo aveva solo diciannove anni e sposò
l’anno successivo Margherita d’Austria, con la salita al trono
di Filippo III la crisi dell’impero spagnolo fu inarrestabile.
Durante il suo regno egli non dovette affrontare particolari
eventi bellici ma questa particolare situazione anziché portare
una miglioria nei suoi regni fu causa di drammatici episodi di
carestie e tumulti interni in quanto i suoi ministri, che oramai
avevano tutto nelle loro mani manovravano enormi risorse
finanziarie a loro piacimento e la ricchezza fu quindi nelle
mani di pochi senza giovare il resto della popolazione che
doveva fare i conti con l’inflazione causata dall’arrivo dalle
Americhe di enormi quantità di metalli preziosi. Le condizioni
del regno di Napoli restarono pessime a causa delle continue ed
inarrestabili richieste di ricchezze da parte dell’insaziabile
governo centrale alimentando così facendo gli sprechi della
corte spagnola. |
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Filippo IV Re di Spagna
(1621-1665)
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Scudo d’oro del 1626. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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Scudo d’oro del 1627. |
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Scudo d’oro del 1647. |
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3 Carlini del 1647. Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Tarì d’argento del 1622. Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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15 Grana
d’argento del 1647. Clicca sull’immagine
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Carlino d’argento del 1621. |
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Carlino d’argento del 1634. |
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3 Cinquine d’argento del
1647. |
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Publica in rame (3 Tornesi)
del 1622.
Clicca sull’immagine per ingrandire. |
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Tornese
in rame del 1647. |
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3 Cavalli in rame del 1625. |
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Salì al trono
all’età di sedici anni mostrando subito una completa abulia
negli affari di stato, preferì seguire la politica poco
costruttiva del padre lasciando governare l’impero dai suoi
fedeli; il suo regno fu caratterizzato dalla catastrofica crisi
che avvolgeva oramai la Spagna e i regni ad essa dipendenti. Il
più colpito di tutti il Regno di Napoli, che più risentiva di
questa decadenza morale, economica e civile. Le gabelle pesavano
gravemente sul popolo minuto, riducendolo in condizioni di
assoluta povertà. Nel 1647 scoppiò una sanguinosissima
rivolta capeggiata da Tommaso Aniello (Masaniello). Il
periodo di regno di Filippo IV su Napoli fu uno dei peggiori che
si possa ricordare, caratterizzato, oltre che dalle eccessive
tasse, anche dalle incursioni dei barbareschi sulle zone
costiere, terremoti, eruzioni ed una spaventosa pestilenza che
nel 1656 dimezzò la popolazione della capitale che contava già
mezzo milione d’abitanti in un’epoca in cui città come Milano e
Roma contavano appena centomila anime. L’infelice regno di
Filippo IV terminò con la sua morte nel 1665. La corona passò al
figlio Carlo di appena quattro con la reggenza della madre
Marianna. |
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Repubblica Napoletana – Enrico di Lorena
(1647-1648)
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presunto ritratto di Masaniello
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15 Grana del 1648 della Repubblica Napoletana.
Clicca sull'immagine per ingrandire
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15 Grana del 1648 della Repubblica
Napoletana. Clicca sull'immagine per ingrandire
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Publica in rame da 3 Tornesi 1648
della Repubblica Napoletana. Clicca sull'immagine per ingrandire
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Era il 7 Luglio dell’anno
1647 e durante il malgoverno del vicerè Duca di Arcos il popolo
si ribellò all’assurda gabella sulla frutta imposta dagli
Spagnoli ai commercianti che senza denaro e senza aver venduto
la merce erano in impossibilità di poterla pagare. La rivolta fu
sanguinosissima e fu capeggiata da un certo Tommaso Aniello
detto
Masaniello, un
povero pescivendolo precedentemente vittima di ingiustizie e
soprusi da parte di alcuni nobili. Masaniello ebbe la mente
ottenebrata dal rapidissimo successo nei confronti del vicerè
che gli aveva furbescamente concesso finti privilegi. Iniziò a
compiere una serie di stranezze ed atti di crudeltà che gli
fecero perdere la fiducia dei rivoltosi. Tentò di scappare da un
ordine di cattura nei suoi confronti, ma fu inseguito ed ucciso
nella chiesa del Carmine a Napoli dove si era rifugiato. Il
sempre attivo partito francese, proclamata la repubblica, chiamò
dalla Francia Enrico di Lorena, duca di Guisa e discendente di
Renato d’Angiò, per porsi sotto la protezione del re di Francia.
L’avventura di Enrico di Lorena durò pochi mesi e nell’Aprile
del 1648 gli Spagnoli restaurarono il loro dominio costringendo
i Francesi ad abbandonare l’impresa.
(vedi pagina dedicata) |
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Carlo II Re di Spagna
(1665-1700)
1° periodo (1665-1674)
con la reggenza della madre Marianna d'Austria |
2° periodo (1674-1700)
con il titolo di Re di Spagna |
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Ducato in argento 1684. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Ducato in argento 1689. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Ducato in argento 1693. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Mezzo Ducato in argento 1684. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Mezzo Ducato in argento 1689. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Mezzo Ducato in argento 1693. Clicca sull’immagine per ingrandire
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20 Grana in argento 1699. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1685. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1685. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1686. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1687. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1688. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento 1689. Clicca sull’immagine per ingrandire.
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Carlini in argento 1690,
1691, 1693
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Carlini in argento 1695,
1696, 1699
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8 Grana in argento 1688,
1689, 1690
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Grano in rame da 2 Tornesi
1680 - coniato a martello.
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Tornese in rame del
1682, coniato al bilanciere. Clicca sull’immagine per
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Sovrano
fisicamente e caratterialmente debole, fu scarso nell’ingegno.
Lasciò tutti i poteri nelle mani dei suoi ministri. Erede
dell’ormai decadente impero spagnolo e senza eredi alla corona,
decise di lasciare la corona di Spagna alla sua morte a Filippo
di Borbone, nipote di Luigi XIV suo potentissimo vicino. Le
varie potenze europee non apprezzarono la scelta di Carlo e dopo
la sua morte, avvenuta nel 1700, scoppiò la guerra di
Successione Spagnola. La madre Marianna, essendo di origini
austriache, avrebbe infatti preferito che il figlio lasciasse la
corona ad un discendente della casa d’Asburgo. Il periodo di
Regno di Carlo sulle Due Sicilie fu caratterizzato da una lenta
ripresa economica agevolata da una politica di alcuni viceré di
dura opposizione alle assurde richieste di denaro da parte del
governo centrale di Madrid. La relativa autonomia consentì di
trovare le risorse finanziarie per la grande riforma monetaria:
nel 1680, durante il governo del Viceré Don Ferdinando Zunica
Marchese di Los Velez, la zecca partenopea diretta dal maestro
di zecca Antonio Caputo e dal maestro di prova Antonio Ariani,
venne munita di ben cinque bilancieri fatti venire dalla
Germania e si iniziarono a coniare le prime monete di rame, eliminando così quasi completamente la frode
della tosatura, ritenuta una piaga dell’economia del Regno. |
Nella zecca di Napoli nel
1680 vennero coniate le prime monete di rame con l'utilizzo del
bilanciere, mentre per quelle
in argento
nel 1683. Questo tipo di coniazione, alla avanguardia per
quei tempi, permise di produrre monete di altissima qualità ed
eliminare quasi completamente la frode della tosatura, quest'ultima
ostacolata dalla presenza di decorazioni in rilievo a forma di
trecce od altro, presente nel taglio delle monete, garantendo
l'integrità della moneta (Francesco di Rauso).
N.B.: durante i Regni di
Carlo II, Filippo V e Carlo VI d'Asburgo e quindi da 1665 al
1734, non furono coniate monete d'oro nella zecca di Napoli. |
Biografia di Gaspar de Haro Marchese del Carpio
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Il Marchese del Carpio in una stampa
dell’epoca |
Gaspar Méndez de Haro y
Guzmán settimo Marchese del Carpio e quarto Duca di Olivares
(1629 – 16 novembre 1687). Suo padre fu un valido primo ministro
e consigliere di Filippo IV ed ebbe molte ambizioni, la sua
carriera fu davvero brillante. Fu uomo di cultura e grande
collezionista d’arte (ebbe una collezione di ben 3000 dipinti di
valore, di cui 1200 rimaste in Spagna e il resto a Napoli). Nel
1677 venne inviato a Roma per ricoprire la carica di
ambasciatore e nel Gennaio del 1683 venne nominato viceré di
Napoli. Governò con giustizia e dimostrò, per mezzo della sua
politica, di voler alleviare ad ogni costo le misere condizioni
del regno tanto che, in diverse occasioni prese di sua
iniziativa decisioni contrarie al governo centrale, creando una
relativa autonomia. Egli fu all’altezza della situazione ed è
considerato come il miglior viceré napoletano di tutto il ‘600.
Durante il viaggio da Roma a Napoli per andare a ricoprire la
carica di viceré, evitò di incontrare i nobili del regno riuniti
a Capua per rendergli omaggio e proseguì per tutt’altra strada
fino a Napoli, questo episodio fa comprendere che fu un politico
che non volle mai scendere a compromessi con la nobiltà. L’opera
di risanamento della monetazione, iniziata nel 1680 dal suo
predecessore, venne continuata con grande determinazione e buon
senso. I risultati furono notevoli e da quel momento la
situazione economica del regno iniziò a migliorare. Nell’Agosto
del 1687 venne colpito da una malattia che lo portò alla morte
il 15 Novembre dello stesso anno. Non lasciò in eredità grandi
ricchezze e prima di morire diede disposizioni di pagare i
debiti con il ricavato della vendita dei suoi oggetti personali.
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Lastra marmorea presente nel santuario
napoletano della Madonna del Carmine. Luogo della
tumulazione delle interiora del Marchese del Carpio, una
rara pratica funeraria riservata generalmente ai più
meritevoli, a dimostrazione della benevolenza
conquistata durante il suo governo. |
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Filippo V Re di Spagna
(1700-1707)
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Medaglia di grosso modulo
d'argento coniata nel 1702 per commemorare la storica visita
nella città di Napoli di Filippo V di Spagna. Al dritto è
raffigurata la famosa statua equestre di Filippo V che si
trovava al centro della piazza del Gesù Nuovo a Napoli a ricordo
dell'evento e che fu distrutta nel 1707 dalla furia del popolo
quando gli Austriaci entrarono nella città partenopea decretando
la fine della dominazione spagnola (collezione privata). Clicca sull’immagine per ingrandire |
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Mezzo Ducato in argento del 1702. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Tarì in argento del 1701. Clicca sull’immagine per ingrandire
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Carlino in argento del 1701.
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Carlino in argento del 1701.
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Filippo duca d’Angiò, nacque
con il titolo di principe di Francia, ma all’età di diciassette
anni salì al trono di Spagna per volere del generoso Carlo II.
La sua salita al trono fu osteggiata tenacemente da Austria,
Inghilterra e Olanda che temevano l’aumentare della potenza
francese. La guerra fu combattuta in Italia, Spagna, Olanda e
sul Reno e si concluse nel 1713 con il trattato di Utrecht, nel
quale Filippo V fu riconosciuto Re di Spagna in cambio dei Paesi
Bassi e del Regno di Napoli, che andarono all’imperatore Carlo
d’Asburgo. Il Regno di Sicilia andò invece ad
Vittorio Amedeo II di Savoia. In effetti, il Regno di Napoli
era già dal 1707 nelle mani degli Austriaci che erano entrati
nella capitale nel mese di Luglio, ponendo fine agli oltre due
secoli di pessima dominazione spagnola. |
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