Le Pagine di Storia

Il Sistema difensivo costiero di Camerota in epoca vicereale

 

L’attuale territorio del comune di Camerota comprende quello delle università del XVI secolo di Camerota, Licusati e Lentiscosa [1].

Abitato fin dall’antichità Camerota viene inserita tra le centocinquanta località in mano ai Saraceni nell’868, da Camerota nell’915, con i Saraceni di Agropoli, partì la spedizione che saccheggiò Policastro [2].

Nel 1235, sotto il regno di Federico II di Svevia, a protezione del porto naturale di Infreschi, nel territorio allora di San Giovanni a Piro si trovava già una delle prime torri costituenti il primo sistema difensivo costiero del Cilento formato anche dalle torri di Tresino, Licosa, Ascea e Palinuro [3].

Atlante Rizzi Zannoni 1794

La torre di Infreschi è riportata nel 1277 in un documento del re Carlo d’Angiò quando questi ordinò al Giustiziere di Principato Citra affinché le università di Camerota e S. Giovanni a Piro provvedessero alla custodia e manutenzione della torre di Infreschi [4].

Il territorio all’inizio del XVI secolo doveva essere in buona parte abitato e coltivato tanto da necessitare di un idoneo sistema difensivo dai corsari che più volte l’avevano minacciato. Nel 1532 la torre della marina era già armata tanto da resistere all’attacco degli uomini del pirata Ariadmo Barbarossa e capace di offrire rifugio alle popolazioni in fuga; ma quando il 12 luglio del 1552 il territorio fu funestamente saccheggiato dai corsari di Dragut fu espugnata e distrutta, subendo la stessa sorte delle altre postazioni difensive del territorio, come lo stesso castello di Camerota. Le cronache dell’epoca descrivono i tragici avvenimenti, la più colpita fu Lentiscosa che su una popolazione di 39 fuochi (famiglie) 30 risultarono mancanti, per decessi o fatti prigionieri; a Camerota 40 su 179 e Licusati 20 su 105.

La torre della marina ritenuta uno dei più importante forti difensivi del territorio costiero fu subito ricostruita, infatti quando il capitano generale delle regie galee del Regno di Spagna, don Sancio Martinez de Leyna, feudatario della Molpa dal 1554, richiese la tassazione a ben sessanta università dei luoghi per la costruzione delle due torri di Palinuro e della Molpa, le università si opposero e il signore di Camerota, don Placido de Sangro, addusse come argomentazione che aveva dovuto ricostruire di recente la torre della marina a proprie spese ed inoltre l’università di Camerota era già gravata dalle ingentissime spese per le guardie essendo tutto il territorio pieno di cale [5].

A seguito delle prammatiche vicereali del de Ribera nel 1566 fu la costa da Agropoli e la Calabria ad essere interessata dal programma di costruzione delle torri con l’edificazione di altre 19 torri indicate dall’ingegnere regio Benvenuto Tortelli [6], nel territorio di Camerota furono individuate le torri del Mingardo, delle Cale, alla Cala bianca, al capo Infreschi e alla punta Moresca, al confine con S. Giovanni a Piro. Il bando per l’appalto dei lavori fu emanato il 5 maggio 1566 e l’appalto affidato al maestro Felice Buongiorno di Cava [7].

Nel 1568 a completare le opere vi troviamo il maestro Colavito Fasano di Cava, che lavora alle torri dello Zancale, Moresca, Calabianca, Farconara, nel luogo dell’antica torre angioina di Anforisca e al capo Infreschi [8]. Nel 1569 erano in costruzione anche le torri della Finosa e dello Zancale [9].

Il 5 aprile del 1569 l’architetto, tavolario ordinario ed intraprenditore Buongiorno Giov. Felice di Cava, si obbliga con la Regia Corte, insieme a Germano Citarella, nella costruzione di sette torri litoranee, dalla marina di Mancardi a quella di Calamaresca, nella terra di Cammarota. Riceve la protesta del mancato pagamento dall’intraprenditore di Cava Francesco Catone a cui aveva affidato i lavori di una delle sette torri, quella di Calafianca (Calabianca), seu Cenfresca [10].

Nel 1570 i lavori alle torri di Camerota da parte del partitario Felice Buongiorno sono ancora in corso, lo stesso per il solo periodo dal 16 gennaio al 7 maggio riceve 227.25 ducati [11].

Il 27 maggio 1587 il feudo di Camerota fu acquistato da Paolo Marchese per 24.000 ducati e le torri alla fine del secolo non erano tutte adeguatamente armate; nel 1601 la Camera della Sommaria ordina al governatore del Principato Citra di mandare le artiglierie occorrenti per le torri di Camarota [12].

Agli inizi del ‘600 il sistema difensivo costiero dell’attuale territorio comunale di Camerota era stato ultimato e reso funzionante, era formato da nord verso sud da:

  1. Torre del Mingardo

  2. Torre Muzza o Spacco della Pietra

  3. Torre Finosa

  4. Torre di Arconte

  5. Torre dell’Isola

  6. Torre di Teano

  7. Torre d’Avviso o del Poggio

  8. Torre Lajella, di Camerota o della Marina

  9. Torre dello Zancale

  10. Torre di Calabianca

  11. Torre del Frontone, del Semaforo o di Falconara a Capo Infreschi

  12. Torre di Infreschi

  13. Torre di Marcellino o di Calamoresca

In una descrizione del feudo di Camerota del XVII secolo la spiaggia di marina veniva descritta come adatta per tirare un numero grande di felucche e barche, mentre il porto di Infreschi era utilizzato dalle felucche a dai vascelli che navigavano dalle città del Regno verso la capitale. Il casale di Lentiscosa era dotato di una feluca che fa il traffico per Napoli [13]. Il mare è stato per secoli l’unica via di comunicazione per gli abitanti delle marine di Camerota, per questo importanza fondamentale avevano le spiagge dove era possibile approdare e il porto naturale di Infreschi. Solo nel 1930 fu costruita la strada che univa la marina con Camerota capoluogo.

Sia Camerota, sia Licusati e Lentiscosa erano reggimentari, cioè amministrati da un sindaco e da due eletti che costituivano il reggimento dell’università, le cariche elettive duravano un anno.

Nel 1755 l’Università di Camerota aveva ancora nelle spese annuali di amministrazione [14] quelle per il cavallaro (soldato alla marina per servizio fra torre e torre) di 6 tarì e quelle per le munizioni delle sei torri di ducati 36. 


Note

[1] Onofrio PASANISI, Don Sancio Martinez de Leya e le torri marittime della Molpa e Palinuro in Archivio storico per la provincia di Salerno, anno II della nuova serie, fsc. IV, ott. – dic. 1934 XIII, Napoli, tipografia Lorenzo Barca, 1935, p. 276.

[2] Filippo CIRELLI, Il Regno delle due Sicilie descritto ed illustrato,Napoli, Tip. Gaetano Nobile, 1853, Vol. 2°, p. 35. L’autore riporta il libro del Barone ANTONINI, La Lucania, Napoli 1795, Parte 2°, discorso X.

[3] Mario VASSALLUZZO, Castelli …, op. cit., p. 215 dove il documento è integralmente trascritto ( riferimento Arch. Badia di Cava, Arca L, n. 23).

[4] Mario VASSALLUZZO, Castelli torri …, op. cit, Castel S. Giorgio, Arti Grafiche ECON, 1975, p. 180; confr. A. CAFFARO, Le fortificazioni …, op. cit., p27 che riporta la notizia da M. CAMERA, Memorie storico - diplomatiche…, op. cit. , vol. I, p. 14.

[5] Ibidem, p. 278

[6] Ibidem, p. 426

[7] Onofrio PASANISI, Camerota …, op. cit. p 18 (ASN. Percettori Provinciali, fas. 119, fol. 181).

[8] Onofrio PASANISI, La costruzione …, op. cit., p. 432

[9] Onofrio PASANISI, Camerota …, op. cit. p 18 (ASN. Percettori Provinciali, fas. 119, fol. 181).

[10] Gaetano FILANGIERI, Documenti …, op. cit., Vol. V, p. 427 (ASS., not. Giov. Antonio Parise, anno 1568 – 69, fol. 229).

[11] Onofrio PASANISI, Camerota …, op. cit. p 18 (ASN., Percettori Provinciali, fas. 119, fol. 181).

[12] Ibidem (ASN., Curiae della Sommaria, vol 180, fol. 113).

[13] Ibidem (ASN., dal già processo di Commissioni feudali n. 2195, vol. 357).

[14] Ibidem, p. 62 (ASN., Camerota, Catasto, vol. 4408, fol. 70).


Testo e immagini tratti dal Comunicato n. 29 del 13 giugno 2006 dell'Ufficio Stampa della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico, artistico e etnoantropologico di Salerno e Avellino, in occasione della mostra “Il Sistema difensivo costiero di Camerota in epoca vicereale”, 16 - 30 giugno 2006 Marina di Camerota (SA).

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