Le Pagine di Storia

 

 

 

 

Storie di Sicilia di Fara Misuraca

Morte degli Inquisitori?

Palermo, Palazzo dei Normanni

Nella felicissima città di Palermo esistono ancora almeno tre possedimenti spagnoli (la cappella de la Soledad, la chiesa di Santa Eulalia dei Catalani (in concessione al Comune per 90 anni) e la cappella della Madonna della Guadalupe, sita nella basilica francescana della Gancia, oggi purtroppo in grande degrado, che testimoniano un cordone ombelicale con la Spagna mai del tutto reciso. Per anni il caso più clamoroso è stato quello di Santa Eulalia dei Catalani, la chiesa nel cuore della Vucciria edificata nel Quattrocento per la comunità catalana della città e, a partire dal secondo dopoguerra, chiusa, abbandonata, spogliata degli arredi e prossima alla rovina sino a quando un accordo con lo Stato spagnolo, al quale appartiene, non ha permesso al Comune di avviare i lavori di recupero.

Ma la vicenda degli immobili religiosi che sono rimasti territorio spagnolo è intricata, e di non facile soluzione sotto il profilo normativo. La cappella dedicata alla Madonna di Guadalupe nella basilica francescana della Gancia è oggi probabilmente il tassello più urgente, sia per le condizioni di degrado sia perché custodisce la memoria di una vicenda esemplare della storia della Sicilia seicentesca nella lapide sepolcrale di Juan Lopez de Cisneros: l'inquisitore ucciso nelle segrete dello Steri, sede del Santo Uffizio, da Fra' Diego La Mattina, emblematica figura di eretico e ribelle a cui Luigi Natoli ha dedicato uno dei suoi più famosi feuilleton e Leonardo Sciascia una delle sue più appassionate inchieste storiche: "Morte dell'inquisitore".

Ciò che resta degli inquisitori spagnoli, artefici dei roghi che bruciavano a piazza Marina, rischia di sparire per sempre, cancellato dalle infiltrazioni di pioggia che sconquassano le loro tombe nella cappella della Madonna della Guadalupe. Una legge del contrappasso degli elementi della natura, che rischia però di cancellare e per sempre un importante tassello di storia. Le sepolture degli inquisitori spagnoli che amministravano giustizia a Palermo si trovano all'interno della chiesa di santa Maria degli Angeli, detta la Gancia, in una cappella a destra dell'altare: al momento totalmente puntellata perché rischia il crollo.

A complicare la sorte della Guadalupe è il fatto che la cappella e la sagrestia sono di "proprietà della nazione spagnuola" fatto che in molti casi diviene un ostacolo per una burocrazia di per sé tortuosa. La chiesa della Gancia, inoltre, non è della Curia ma del ministero degli Interni. Proprio per il fittissimo intreccio tra storia spagnola e siciliana, sono presenti a Palermo (ed ancora rispettate, che strano!!, contrariamente a quanto avviene per i monumenti sabaudi) numerose effigi in onore di Carlo V e di altri sovrani spagnoli - e la continua influenza spagnuola sulle vicende storico-artistiche-demo-culturali palermitane dal Quattro al primo Settecento dovrebbero facilitare i protocolli d'intesa, almeno quando in gioco vi è la sopravvivenza stessa di testimonianze storiche europee.

Forse è solo un problema di comunicazione, per cui in Spagna percepiscono come un semplice, residuale accidente della loro presenza nell'isola quello che invece è parte di un mosaico ricchissimo e complesso, che dall'uso delle nacchere nelle processioni della Settimana Santa si estende ai crocifissi parossisticamente realistici di Frate Umile da Petralia, ai decori, alle architetture effimere e in pietra. Forse potrebbe essere utile, in tempi di riletture della storia europea in chiave di contaminazione e scambi organizzare una esposizione con l'Istituto di cultura italiano madrileno (come suggerisce il giornalista Sergio Troisi) per dimostrare quanto della Spagna del "siglo de oro" sia penetrato nella cultura siciliana e credo anche della cultura del regno delle Due Sicilie.

Fara Misuraca

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