Nell'antichità e nel medioevo le monete furono vittime dei tosatori
che con i loro strumenti "sacrileghi" toglievano indiscriminatamente
del metallo prezioso dal bordo delle monete fino a fare assumere
loro le forme più strane e bizzarre. Nel '600 in particolare, quando
la crisi economica era ormai a livello europeo, notiamo come le
monete di quel periodo furono deturpate in maniera eccessiva.
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3 Carlini del 1647, regnante Filippo IV. Clicca sull'immagine per ingrandire |
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3 Carlini del 1647, regnante Filippo IV. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Gli
esemplari napoletani di Filippo III e Filippo IV di Spagna
riportati in questo Portale sono l'esempio più lampante di
questa frode. Verso il 1620 si propose al vicerè di Spagna di
coniare un ingegnosa moneta "antitosatura". Quest'ultima aveva oltre
la leggenda al dritto due cerchi concentrici con i valori indicati
di 5 Grana e 10 Grana, se si provava a tosare il bordo eliminando
la parte con il valore di 10 Grana la moneta avrebbe indicato il
valore di 5 e quindi per uno o due grammi al massimo si rischiava di
perdere il 50% del valore nominale della moneta.
I
tosatori, però, ne sapevano una più del diavolo e, tosavano solo un
angolo, lasciarono intatto il resto per poterla spacciare senza
problemi ingannando magari qualche ingenuo non molto pignolo. Questa
moneta è la testimonianza più tangibile della volontà da parte delle
autorità di limitare il fenomeno della tosatura, reato, quest'ultimo,
punito con carcere duro, torture ed in alcuni casi con la morte.
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Carlino con accorgimento anti-tosatura, regnante Filippo IV. |
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Carlino del 1624 con accorgimento anti-tosatura, regnante Filippo IV. |
Il
fenomeno della tosatura fu una piaga per l'economia del Regno e fu
causa di fallimenti di numerose banche oltre che causa di
sollevazioni popolari che in alcuni periodi ben precisi del
vicereame erano obbligati dalle autorità, che emetteva leggi da un
giorno all'altro, ad accettare e a pagare con monete a peso e non
più con il loro valore nominale, subendo in alcuni casi grosse
perdite di danaro.
Va detto
però che il Regno di Napoli fu tra i primi nel mondo ad eliminare
questa frode. Infatti nel 1680, durante il governo del Viceré Don
Ferdinando Zunica Marchese di Los Velez, la zecca partenopea diretta
dal maestro di zecca Antonio Caputo e dal maestro di prova Antonio
Ariani, venne munita di ben cinque bilancieri fatti venire dalla
Germania e si iniziarono a coniare le prime monete di rame. In questo
modo le monete, oltre che ad essere di una qualità superiore,
avevano una forma quasi perfetta ed il loro peso non variava, se non
di pochi milligrammi, tra un esemplare e l'altro. Va detto infatti
che i tosatori erano agevolati nel loro operato dalla decentratura e
dalla rotondità non molto precisa delle monete che uscivano dalla
zecca già difettose.
Francesco di Rauso
Maggio 2008 |