Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA  CE-CO  CR-CU

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 F-FE  FI-FU

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GOMEZ PALOMA

Titoli: marchese

Dimora: Napoli

Originaria della Spagna, di gran fulgore per incarichi militari e civili; SALVATORE (1715-1779),marchese dell’Olivera, tenente generale dell’Esercito del Regno di Napoli di stanza nei “Reali Presidi”

N.d.A.: “I Reali Presidi (strategicamente importanti perché controllavano il traffico marittimo civile e militare nel centro-nord del mar Tirreno), erano una enclave del Regno di Napoli sulla costa Toscana: Territori ubicati sul litorale Toscano e dell'isola d'Elba: Longone, Portoferraio, Orbetello, Port'Ercole, Porto Santo Stefano e Talamone; eredità dei Borbone di Spagna quali territori del Vicereame di Napoli dal 1503, possedimenti donati a Carlo III dal padre Filippo V, persi quando il Regno di Napoli dovette cederli, suo malgrado, alla Francia nell'aprile del 1801 per scongiurare vanamente l'invasione del Regno, e definitivamente persi poi nella "Restaurazione" scaturita dal Congresso di Vienna nel 1815 quando vennero assegnati al Granducato di Toscana. L'amministrazione militare, nel primo decennio del XIX secolo, era curata dal Brigadiere Generale Cusani con una apposita guarnigione denominata "Battaglione dei Reali Presidi", che venne poi abolito con la riforma ferdinandea dell'esercito nel 1815”.

ENRICO colonnello del “Reggimento Fanteria di Linea Re”;il casato inserito nel S. M. O. di Malta; CARLO, marchese, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: inquartato, 1° d’oro alla torre di rosso sormontata da un guerriero uscente imbracciante lo scudo e tenente nella destra una spada sguainata , 2° d’azzurro alla colomba d’argento rivoltata e sostenuta dal più alto di tre monti al naturale imbeccante un ramoscello d’olivo con tre stelle in capo d’argento, 3° di rosso a quattro sbarre d’argento, 4° d’azzurro a quattro sbarre d’oro.

GORDONE

Titoli: barone di Camastra

Dimora:  Messina

Nobile in Messina dal XV secolo.

Nicolò nominato primo barone di Camastra nel XVII secolo, il figlio DOMENICO barone in data 4 giugno 1718; GIOVANNI, barone di Camastra, giurato nobile in Messina 1741/2, rettore nobile degli “Spersi” (orfanotrofio) 1757/8; PIETRO barone di Camastra con nomina del 20 novembre 1802. Annotata nella Mastra Nobile di Messina dal 1798 al 1807, diede vari personaggi all’Ordine dei Cavalieri di Malta, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro alla croce di Malta di rosso al capo d’argento all’aquila di nero coronata d’oro.

GRANAFEI

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

GRANITO

Titoli: marchese di Castellabate, patrizio di Salerno, principe di Belmonte, duca di Acerenza, marchese di Galatone, conte di Copertino, Grande di Spagna

Dimora: Napoli, Salerno

Motto: “Rumpar non flectar”

Originaria di Salerno. Nota dal XIV secolo in persona di RICCARDO giudice di Salerno, con  il casato iscritto nel seggio di Campo in detta citt, ed in Lucera con ANTONIO  nel 1535; PARIDE ottenne il feudo di Castellabate nel 1733 e con privilegio del 29 novembre 1745 il titolo di marchese su tale possedimento, successero a lui LUIGI ed ANGELO iscritti nel registro delle Piazze Chiuse del Regno; GIOACCHINO consigliere del Sacro Regio Consiglio, vicepresidente della suprema Corte di Giustizia nel 1815; ANGELO sopraintendente generale degli Archivi del Regno, presidente della Commissione per i Titoli di Nobiltà, autore di una monografia sulla Congiura del Principe di Macchia. I titoli riferiti furono tutti riconosciuti, per successione della famiglia Pignatelli, con RR. LL. PP. (regie lettere patenti) in data 3 aprile 1887 e riconosciuta del “Grandato di Spagna” nel 1912.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato d’azzurro e oro, 1° al leone nascente linguato di rosso, 2° a sei punte

GRASSI o DE GRASSI (di Pianura)

Titoli: predicato di Pianura, conte palatino, patrizio di Bologna.

Dimora: Napoli, Bologna.

Si ritiene originaria della Polonia, stabilitasi in Bologna nel X secolo.

ILDEBRANDO cardinale nel 1145, divenuto poi vescovo di Modena e Bologna; PIETRO creato cardinale da papa Alessandro III nel 1177; NEGRO podestà di Parma nel 1175; GIACOPINO cavaliere regio nel 1321; GIOVANNI e PIETRO militi al servizio della Repubblica di Firenze nel 1326; ANTONIO, dottore in legge, canonico di San Pietro, vescovo di Tivoli nel 1482, nunzio apostolico (ambasciatore) presso l’imperatore Ferdinando III nel 1484, il quale lo nominò consigliere e conte palatino insieme al fratello con diritto ereditario e l’aggiunta nel blasone dell’aquila imperiale; ACHILLE vescovo di Tivoli e di Città di Castello nel 1506, nunzio apostolico presso l’imperatore Massimiliano che lo creò conte palatino e  con nomina del 10 marzo 1511  vescovo di Monte Fiascone, governatore dell’Umbria; ACHILLE uditore della Sacra Rota, vescovo di Monte Fiascone e di Corneto, nunzio apostolico presso il Vicerè di Napoli, partecipò al Concilio di Trento tenutosi tra la prima e seconda metà del XVI secolo; ANNIBALE  vescovo di Faenza, fu inviato da papa Pio V presso il re di Spagna e di Francia in missione diplomatica per perorare la causa della loro discesa in campo contro i Turchi; PARIDE colonnello di fanteria  al servizio della Repubblica Veneta e del Pontefice nel XVII secolo; ACHILLE marchese di Morcone. La famiglia fu reintegrata nel patriziato di Bologna il 22 novembre 1687, si trapiantò in Napoli nel XVI secolo con FRANCESCO che acquistò il feudo di Pianura (casale divenuto nel 1926 quartiere della città di Napoli) ove esiste tutt’ora il  palazzo gentilizio del casato detto “il Mulino”, ed una strada intitolata a GIORGIO; ai suoi discendenti furono riconosciuti i titoli del  predicato di Pianura, conte palatino e patrizio di Bologna con D. M. del 18 marzo 1895.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito 1° d’oro ad una mezza aquila bicipite, 2° d’azzurro alla mezza aquila d’argento coronata d’oro, nella partizione tra i quattro pendenti di un lambello di rosso.

LA GRECA

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

GRECO

Titoli: marchese di Valdina

Dimora: Palermo, Acireale

BALDASSARRE procuratore fiscale del Tribunale del regio Patrimonio nel 1682; VINCENZO giudice della Regia Udienza in Messina nel 1693, della corte pretoriana di Palermo 1695/96, del Tribunale Gran Corte del Regno nel 697; FILIPPO con privilegio del 7 gennaio 1710 ottenne il titolo di barone di santa Margherita; IGNAZIO MARIA, barone di Santa Margherita, marchese di Valdina con privilegio del 6 febbraio 1764, governatore del Monte di Pietà di Palermo anni 1767/8; ANTONINO con privilegio del 23 dicembre 1775 nominato barone della Torre; GAETANO giudice della corte pretoriana di Palermo 1779/80, del tribunale del Concistoro 1795/97; LUIGI ebbe attestato di nobiltà dal Senato di Palermo il 16 marzo 1799, investito del titolo di marchese di Valdina con privilegio del 12 dicembre 1799; GIUSEPPE catapano (Ufficiale Annonario) nobile di Acireale dal 1804 al 1805; NICOLA AMODIO, capitano del “10° Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo” ha partecipato alla battaglia di Calatafini, Palermo e di Santa Maria Capua Vetere, capitolando nel novembre a Capua, insieme al fratello PIACENTINO 2° tenente dello stesso reggimento.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla cometa d’argento accompagnata da tre conchiglie dello stesso due in capo ed una in punta.

GRIFEO

Titoli: ramo principale nobili dei principi di Partanna, i titoli della linea primogenita di principe di Partanna, per successione femminile passarono alla famiglia Turrisi di Sicilia. Il ramo secondario insignito del titolo di conte sul cognome, principi di Pantelleria e conti di Buscemi.

Dimora: Napoli, Caltagirone

Motto: “Noli me tangere”

Antichissima e nobile famiglia siciliana, si crede di origine greca discendente da Niceforo Focas; Possedette i principati di Partanna e di Ganci; i ducati di Ciminà, di Floridia e di Gualteri; i marchesati di Serradifalco, e di Miraelrio, le baronie di Protonotaro, Tripi, la dogana del Fondaco di Trapani, la salina di Montefranco, la tonnara di S. Nicola, ed altri.

Il Villabianca (Sicilia Nobile, volume I, pag.79) asserisce: “Graffeo, famiglia che prende sua origine dagli imperatori Greci, e da Euripione Graffeo intralciato con la casa reale Normanna.....”; mentre il Mugnos attesta che il primo ad assumere il cognome di Grifeo sia stato LEONE Focas che nel 970 uccise il capitano dei Bulgari Grifeo e adottò per sè e per i suoi discendenti lo stemma col grifo ed il cognome Grifeo. Il Villabianca dice che la baronia di Partanna era posseduta già dall’anno 1190 da GIORGIO “figlio di GIOVANNI stratigoto di Messina o di SERGIO logoteta generale del Regno di Sicilia”.

Secondo altri autori il primo barone di Partanna fu il milite ORLANDO giudice in Messina nel 1303 ed annotata la famiglia da altri, come possessori del feudo di Partanna sotto re Federico dagli eredi di ORLANDO come baroni in persona di BENVENUTO sotto re Martino.

GIORGIO maestro razionale del regno, e nel 1365 possedette il feudo di Torretta PIETRO castellano di Trapani nel 1422; Girolamo giudice pretoriano di Palermo nel 1579/80; MARIO, principe di Partanna e duca di Ciminà, governatore della nobile compagnia della Carità nel 1641, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1647, pretore della stessa città nel 1646-47; DOMENICO, principe di Partanna, governatore della nobile compagnia dei Bianchi nel 1656/57; GIROLAMO, principe di Partanna, capitano di giustizia di Palermo nel 1710/11, pretore della stessa città nel 1732/33; GIAMBATTISTA Grifeo e Papè, marchese di Miraelrio, fu governatore del Monte di Pietà nel 1724 e la stessa carica tenne IGNAZIO, fratello del precedente, che fu pure senatore di Palermo nel 1724/25; BENEDETTO, principe di Partanna e duca di Ciminà, capitano di giustizia di Palermo nel 1748/49 e nel 1758/59; GIROLAMO, principe di Partanna, cavaliere dell’ordine di San Gennaro, capitano di giustizia nel 1771/73 e pretore nel 1782/84; BENEDETTO MARIA Grifeo e Del Bosco, deputato del Regno nel 1786, senatore di Palermo nel 1799-1800, gentiluomo di camera con esercizio, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, principe di Partanna, duca di Ciminà e di Floridia con investitura del 20 giugno 1806, fu marito di Lucia Migliaccio Borgia, duchessa di Floridia, dama di corte della regina delle Due Sicilie, dama dell’Ordine di Maria Luisa di Spagna e della Croce Stellata d’Austria - sposò alla morte del marito, con nozze morganatiche - (esclusione da ogni eredità e successione reale sia per se che per gli eventuali figli che nascessero dall’unione) – re Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie; VINCENZO MARIA Grifeo e Migliaccio, figlio del precedente, ottenne investitura del titolo di principe di Partanna il 10 giugno 1812, cavaliere del Toson d’oro e dell’Ordine del San Gennaro, cavaliere d’onore e di devozione dell’Ordine di Malta, cavaliere di giustizia dell’Ordine Costantiniano, consigliere di Stato, gentiluomo di camera del re delle Due Sicilie, inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso la Corte di Prussia ecc., ebbe in moglie Agata Gravina, principessa di Palagonia, principessa di Lercara, duchessa di Valverde, duchessa di Alcara, marchesa di Francofonte, marchesa di Delia, marchesa di Bifara, marchesa di Antella, baronessa di Calatabiano,...BENEDETTO Grifeo e Gravina principe di Partanna..., con regio rescritto del 4 febbraio 1830 ottenne per anticipata successione il titolo di duca di Cimminà, sposò Eleonora Statella dei principi di Cassaro, dama di corte della regina Maria Sofia delle Due Sicilie; fu padre di STEFANIA Grifeo Statella che portò tutti i titoli di casa Grifeo e Gravina al marito Antonio Turrisi Colonna. FRANCESCO Grifeo Gravina (1821-1900) con R. D. del 24 agosto 1872 ottenne il titolo di duca di Valverde, gentiluomo di corte della regina Margherita, cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta, cavaliere ufficiale della Corona d’Italia e dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. DOMENICO gentiluomo di camera, consigliere di Stato, gran croce dell’Ordine di San Ferdinando e cavaliere dell’Ordine Costantiniano; GIUSEPPE GIROLAMO con real rescritto del 28 aprile 1829 dato in Napoli, ottenne la concessione di conte, fu capo squadrone delle “Regie Guardie d’Onore” del Re delle Due Sicilie, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Costantiniano; il figlio LEOPOLDO Grifeo Grimaldi (1822) conte, capo squadrone delle “Regie Guardie d’Onore” del Re delle Due Sicilie, gran croce dell’Ordine costantiniano, agli 11 figli di quest’ultimo con D.M. del 18 giugno 1901 vennero riconosciuti i titoli di nobile dei principi di Partanna; ANTONIO (†1863) proveniente dalle guardie del corpo, alfiere del "2° Dragoni" partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall'invasione piemontese, nel novembre del 1860 il reparto si sciolse sconfinando nello Stato Pontificio. Alla linea secondogenita appartengono i principi di Pantelleria, duchi di Buscemi e duchi sul cognome dalla discendenza femminile di ANTONIA Reggio, figlia della principessa Caterina Requesens e moglie del conte LEOPOLDO, che assunse i suddetti titoli con Regio Rescritto del 12 ottobre 1852 per se e i suoi eredi.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Si ringrazia il dottor Giuseppe M. S. Grifeo per l’immagine completa del casato e della relativa pubblicazione.

Arma:

1) d’oro, troncato da un filetto di azzurro, nel primo un grifone di nero passante sulla partizione; nel secondo tre sbarre d’azzurro.

2) d’oro, troncato, nel primo un grifone di rosso passante, nel secondo tre sbarre d’azzurro con Decreto Reale del 18 giugno 1901venne assegnato a Leopoldo Grifeo Grimaldi (nato a Catania il 4 novembre 1822), con il titolo di Nobile dei Principi di Partanna.

www.grifeo.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alfiere Antonio Grifeo. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GRIGNANO

Titoli: nobile

Dimora: Marsala

Il Villabianca sostiene che il casato provenga dalla Francia dai conti Grignani.

STEFANO nel 1411 ambasciatore di Marsala presso la regina Bianca; ANTONIO combatté quale milite di re Alfonso, ottenendo con privilegio del 8 gennaio 1450 la carica a vita di capitano di giustizia in Marsala ed il titolo di “regio milite”; GIOVANNI ANTONIO giurato in Mazzara nel 1498; ANTONIO e VINCENZO proprietari di una salina in Marsala in data 3 gennaio 1507; ONOFRIO senatore di Trapani dal 1527/39; ANTONINO prefetto di Marsala 1694/95 e 1701/2; ANTONIO ottenne il titolo “ad personam” di conte di san Carlo il 15 ottobre 1748, fece parte della nobiltà di Marsala nel 1759.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato di rosso e argento all’aquila al naturale coronata d’oro, tenente con l’artiglio destro un fascio di spighe.

GRIMALDI

Titoli: nobile (nobile dei Patrizi genovesi)
Dimora: Napoli, Roccapiemonte, Roma

La famiglia, discesa da GIOVANNI PAOLO Grimaldi († ante 1549), nobile genovese (ricordato come tale nella rendita concessa al figlio Giovanni Battista da Carlo V d’Asburgo nel 1549) e capitano di battaglia dello stesso Carlo V, fu riconosciuta come discendente dei Grimaldi “patrizi Genovesi” con ANTONIO († Napoli 1592) che nel processo contro il Regio Fisco, presso la Regia Camera della Sommaria, ottenne la patente di cittadinanza napoletana privilegiata ed il riconoscimento della sua ascendenza, insieme ai propri figli data in Napoli, 31 maggio 1580.

La famiglia si stabilì quindi a Napoli e poi nell’agro nocerino nel XVI-XVII secolo, entrando a far parte della nobiltà locale. Un ramo si stabilì a Roccapiemonte (dove tuttora esistono il Palazzo e la cappella gentilizia in Santa Maria delle Grazie) alla fine del secolo XVI, da cui si diffuse poi a Napoli, Roma, ecc. Alcuni personaggi del casato furono poi confermati nobili ed accolti più volte nell’Ordine di Malta: fra' GIUSEPPE cavaliere milite di Giustizia nel 1793, fra' FRANCESCO cavaliere di giustizia nel 1797 e DOMENICO cavaliere di Onore e Devozione nel 1861; il colonnello UGO (1892-1968) che infine dimostrò la sua ascendenza fino al comune stipite Giovanni Paolo ottenendone riconoscimento dal S.M.O di Malta in data 20 gennaio 1955 e quindi ammesso come cavaliere di Grazia e Devozione nel 1958, riconosciuto anche nel C.N.I.; poco dopo anche il fratello PASQUALE ed il nipote SERGIO, furono ammessi come Cavalieri di Grazia e Devozione del S.M.O di Malta nel 1861);

Il casato venne confermato del titolo di nobile anche dal Regno Delle Due Sicilie in varie occasioni ed in seguito anche dalla Consulta Araldica del Regno d’Italia che li inserì nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Regionale Napolitano del 1902, nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922 e in quello del 1933.

Arma: fusato d’argento e di rosso, alias: fusato di rosso e d'argento;

alias: fusato d'argento e di rosso caricato con una banda (ramo di Roccapiemonte).

Grimaldi ramo di Roccapiemonte. Archivio Giovanni Grimaldi, clicca per ingrandire

 

 

 

Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

LA GRUA o LA GRUA TALAMANCA

Titoli: principe di Carini, duca delle Grotte, duca di Villareale, marchese di Regalmici, signore di Terrasini

Dimora: Palermo, Parigi

Il casato è originario della Catalogna, passato in Sicilia nel XIV secolo; una delle famiglie più potenti della Sicilia. UBERTINO capitano di giustizia in Palermo nel 1336/7; ROBERTO pretore in Palermo nel 1372; UBERTINO capitano giustiziere di Palermo nel 1396, il 26 agosto del 1397 ottenne la concessione della terra di Carini, ricoprì la carica di giustiziere in Val di Mazzara nel 1397, maestro razionale del Regno, ebbe un'unica figlia ILARIA, baronessa di Carini, che sposò Gilberto Talamanca che trasmise ai suoi successori l'obbligo di assumere il cognome La Grua (la famiglia Talamanca era anch'essa originaria della Catalogna, il primo fu UBERTO “baiolo” ossia pretore di Palermo nel 1303, da cui FEDERICO e da cui il su menzionato GILBERTO, camerlengo e consigliere di re Martino, capitano e pretore di Palermo dal 1396 al 1398). Re Martino in persona propose questo matrimonio che legava due fra i più suoi fedeli sudditi, protagonisti nel delicato conflitto con le baronie locali. La Baronia di Carini acquisiva in questo modo il ruolo di vero e proprio baluardo e luogo deputato emblematico del successo della corona Aragonese nei confronti del potere dei Chiaromonte. Detto GILBERTO Talamanca poi La Grua, ottenne il 16 gennaio 1397 il feudo di Misilmeri venduto nel 1486 a GIOVAN VINCENZO La Grua. Uno dei matrimoni più significativi, fu quello di PIETRUCCIO La Grua Talamanca Ajutamicristo, (che venne investito della terra di Carini il 4 Febbraio 1518) con Maria Toch e Manriquez, nipote diretta di Alfonso, re di Sicilia. Di notevole prestigio fu, l'unione di VINCENZO La Grua Talamanca, barone di Carini, con Laura Lanza, figlia di Cesare, principe di Trabia, fra i più potenti e ricchi titolati siciliani dell'epoca, rimasto tuttavia nella storia per il delitto perpetrato nei confronti della figlia, il 4 Dicembre 1563, scoperta in fragranza di adulterio con Ludovico Vernagallo. PIETRO barone di Carini, sposò Maria Tocco dei despoti di Morea; VINCENZO (La Grua Talamanca) il 21 ottobre 1622 ottenne il titolo di principe di Carini; VINCENZO duca di Miraglia, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1680 e 1687, e della Compagnia della Pace nel 1699, autore di un tomo sui re di Sicilia pubblicato nel 1696; VINCENZO principe di Carini, capitano di giustizia in Palermo nel 1700/1 e 1720/1, gentiluomo di camera di re Vittorio Amedeo II di Savoia, re di Sicilia, per “maritali nomine” da Ippolita Sanfilippo, fu il primo duca delle Grotte, barone di Sortavilla e Imbaccari; ANTONINO duca di Villareale, principe di Carini, capitano di giustizia in Palermo nel 1728, pretore, cavaliere del prestigioso Ordine di San Gennaro, per “maritali nomine” dal matrimonio con Maria Bellacera Vanni fu primo marchese di Regalmici; GILBERTO cavaliere dell'Ordine di Malta; ANTONIO principe di Carini e degli altri titoli acquisiti, capitano di giustizia in Palermo 1769, pretore, deputato del Regno dal 1738/41, vicario generale in Messina nel 1783, consigliere di Stato, presidente della Giunta di Stato di Sicilia in Napoli, ministro nel 1786, segretario di Stato per gli affari Ecclesiastici, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, cavaliere di Malta; il fratello MICHELE ricevuto nell'Ordine di Malta nel 1772, seguì re Carlo VIII di Napoli in Spagna, gentiluomo di camera di re Carlo III di Spagna, governatore delle isole Canarie, ministro per gli affari di marina e di grazie e giustizia, vicerè del Messico, Grande di Spagna, tenente generale e governatore di Madrid; VINCENZO in data 15 febbraio 1802 ebbe l'investitura dei titoli di principe di Carini, duca delle Grotte, duca di Villareale, marchese di Regalmici e signore di Terrasini, senatore di Palermo 1788/90, capitano di giustizia nella stessa città 1809/10, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro; ANTONIO FRANCESCO La Grua Talamanca e Sabatini, dal suo matrimonio con Maria Amalia Lobelin Kellerman, dama di Compagnia di Maria Luisa di Spagna, inizia la generazione "francese" dei Principi di Carini, che vivono tutti a Parigi, loro dimora abituale. il fratello di Vincenzo GIROLAMO “esente” delle Guardie di Spagna, ambasciatore presso le corti di Parma e Svezia nel 1797; TOMMASO, ANTONINO, GIOVANNI ufficiali di marina e nell'esercito di Sicilia; MICHELE altro fratello, cavaliere dell'Ordine Costantiniano, senatore di Palermo, gentiluomo di camera del re di Sicilia; ANTONINO (nipote di Vincenzo) con Regio Rescritto del 13 marzo 1839 ottenne il riconoscimento dei titoli di principe di Carini, e marchese di Regalmici, e con R. Rescritto del 19 marzo 1843 il riconoscimento del titolo di duca delle Grotte. RODOLFO con D. M. del 30 aprile 1904 ottenne il riconoscimento dei titoli di:principe di Carini, duca delle Grotte, duca di Villareale, marchese di Regalmici e signore di Terrasini.

Il casato è iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà italiana, iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.

Arma: partito: nel primo troncato, innestato, merlato d'oro e di rosso attraversato dalla gru al naturale, nel secondo losangato d'oro e d'azzurro; alias: partito: nel primo troncato, innestato, merlato d'oro e di rosso attraversato dalla gru al naturale, nel secondo losangato d’oro e di rosso; alias: partito: nel primo losangato d'oro e d'azzurro, nel secondo troncato, merlato d'oro di rosso attraversato dalla gru al naturale

Castello di Carini

LA LEGGENDA E LA STORIA DELLA BARONESSA DI CARINI

La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini Vincenzo La Grua; delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l'amante. Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico. La stanza dell'assassinio, situata nell'ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l'impronta insanguinata della baronessa. Ciò che resta ora della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un enigma particolare... in una delle metope (nome di una caratteristica pietra da costruzione) del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l'ala ovest, è scolpita una mano femminile...

Storicamente, al di fuori della narrazione leggendaria, si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar gloria sia ai La Grua Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciano i tempi la chiesero, per primi, in sposa per il figlio Vincenzo. All'età di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio. Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico, poiché il casato dei La Grua era molto più ricco e potente. Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l'amicizia fra le famiglie. A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed iniziarono le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento. Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all'epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo. Questo documento avvalora l'atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell'archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo. Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall'amicizia. Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo. La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio. Fu preparato l’agguato e quando la spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise. L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563. Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta. La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, “senza dire nemmeno che cosa era accaduto”, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così: "sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini". Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il "caso" della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico. Il Viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati. Don Cesare Lanza si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che gli fu accordato. Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e giustamente, come scrisse il Dentici, "l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia". Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.”

Dal tragico evento sono scaturiti due sceneggiati televisivi: il primo messo in onda dalla RAI sul primo canale nel 1975, diretto e scritto da Daniele D’Anza dal titolo “L’amaro caso della Baronessa di Carini” interpretato da: Ugo Pagliai, Paolo Stoppa, Janet Agren, Enrica Buonaccorti, Vittorio Mezzogiorno; il secondo, messo in onda su RAI UNO nel 2007 che è un rifacimento del precedente, diretto da Umberto Marini dal titolo “La Baronessa di Carini” con Lando Buzzanca, Vittoria Puccini, Luca Argentero e Enrico Lo Verso.

Blasone La Grua (primo alias). Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Blasone La Grua (secondo alias). Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Visita anche la pagina:

I cantastorie

La Barunissa di Carini (La Baronessa di Carini)

a cura di Nino Russo, presentazione di Fara Misuraca

GRUGNO

Titoli: duca delle Gaffe

Dimora: Palermo

D'origine catalana, portata in Sicilia nel XIV secolo da PEREZ de Grugno; BERENGARIO giurato in Taormina nel 1403; LORENZO con lettera vicereale del 14 maggio 1418 ebbe l'ufficio del portulanotto di Termini; MAZIOTA capitano di giustizia di Licata e ottenne conferma della tera di Gaffe (Villabianca dal tomo “Sicilia Nobile”, appendice, volume I, pag. 332); il fratello POMEO fu castellano di Licata e venne ucciso nel difenderli dall'assalto Turco nel 1553; GIOVA ANTONIO cavaliere e commendatore dell'Ordine di Malta; FRANCESCO con privilegio del 12 maggio 1510 ottenne due territori nell'isola di Malta detti: “Il giardino Grande” e Pietralonga”, fu falconiere dell'imperatore Carlo V; BERNARDO capitano di giustizia in Mazzara nel 1558; FRANCESCO senatore di Palermo dal 1675 al 1707, governatore della “Tavola Pecuniaria” e del Monte di Pietà negli anni 1708/9, con privilegio del 4 settembre 1709 e reso esecutivo il 2 aprile 1710 ottenne la concessione del titolo di duca di Gaffe; LUCA MAZEO cavaliere dell'Ordine di Malta, e capitano di galera (nave militare) nella marina dell'Ordine nel 1681, GIOVAN POMPEO, duca della Gaffe, cavaliere dell'Ordine di Alcantara per Regio Rescritto del 9 maggio 1699, venne ucciso durante i tumulti di Girgenti (Agrigento) nel 1718; SALVATORE “sergente maggiore” (Ufficiale superiore) del senato di Palermo nel 1708, capitano di Cefalù nel 1712, senatore di Palermo dal 1729 al 1732, governatore del Monte di Pietà nel 1747; FRANCESCO, duca della Gaffe con investitura del 9 luglio 1762, senatore di Palermo 1759/60, amministratore generale della “Regia del Tabacco” in Sicilia nel 1767; FERDINANDO il 4 ottobre 1809 ottenne l'investitura del titolo di dica di Gaffe.

Il casato iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'azzurro alla torre d'oro, accompagnata da tre teste di cinghiale al naturale poste in fascia nella punta.

GUALTIERI

Titoli: nobili

Dimora: Napoli

Originaria di Otranto, passata in Calabria, Benevento e Napoli. Possedette vari feudi e occupò cariche ecclesiastiche, aggregata alla nobiltà di Crotone, riconosciuta di “antica nobiltà” dalla regia Camera di Santa Chiara in Napoli con decreto del 5 dicembre 1793 e dalla Commissione per i Titoli di Nobiltà del Regno delle Due Sicilie negli anni 1843, 1844, 1855, 1859. FRANCESCO, guardia a cavallo, della “Compagnia Reali Guardie del Corpo” ha partecipato insieme al fratello ERRICO, alfiere (sottotenente) del “Reggimento Ussari della Guardia Reale” alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno dall’invasione piemontese.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre bande d’oro sormontata da una luna crescente e da una stella caudata dello stesso.

GUARDATI

Titoli: patrizio di Sorrento

Dimora: Napoli

Antica famiglia di Sorrento, feudataria ai tempi dei Normanni. Nobile in Sorrento iscritta al Seggio di Porta e di Campo. Ricevuta nell’Ordine di Malta  nel 1609, decorata dell’Ordine cavalleresco spagnolo  di Calatrava e di Alcantara. Iscritta nel registro delle Piazze Chiuse del Regno, dichiarata ammissibile nelle Reali Guardie del Corpo nel 1845.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al castello merlato d’oro.

GUARINI

Titoli: duca di Poggiardo, nobili di Lecce

Dimora: Lecce

Nota nel XI secolo, i primi personaggi illustri furono con le loro imprese militari RUGGIERO, GABRIELE e ROBERTO che combatterono con i principi Tancredi e Boemondo.

Possedettero numerosi feudi, come da diploma di re Ferrante d’Aragona del 11463 in persona di GIOVAN PIETRO, di Poggiardo, San Cesario, San Pietro, Dicama, Acquatica, Sovrano, Castrignano, Alesiano. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1596, nell’Ordine Costantiniano nel 1823; SAVERIO comandante del ”11 ° Reggimento Fanteria di Linea Messina” dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla banda d’oro al capo di un rastrello di cinque pendenti di rosso.

GUASCONE

Titoli: marchese di Villamena

Dimora: Palermo

Originaria di Firenze è un ramo della famiglia Guasconi, portata in Sicilia con GIOVANNI, capitano di giustizia in Mazzara il 4 luglio 1393; FRANCESCO commissario generale del regno in Sicilia nel 1577; MARCANTONIO senatore in Palermo dal 1608 al 1626; CARLO stessa carica nel 1654 e 1675 cavaliere dell’Ordine di San Giacomo della Spada; GIROLAMO giudice pretoriano di Palermo 1642/43, deputato demaniale 1658; FRANCESCO ottenne il “privilegio degli impieghi senatoriali” con decreto del 12 giugno 1659 per gli alti servigi resi per aver scongiurato il diffondersi della carestia in Palermo in funzione di capitano d’arme con l’approvvigionamento di ottocento salme di frumento, barone di Sant’Anna, luogotenente e tesoriere generale, collettore del Regio Fisco; GIOVANNI BATTISTA segretario e notaio del Regio Patrimonio e del Duomo di Palermo nel 1777; FRANCESCO SAVERIO con privilegio 30 dicembre 1778 ottenne il titolo di marchese di Villamena; BERNARDO cavaliere dell’Ordine di Malta con nomina del 13 luglio 1769; GIOVANNI investito del titolo di marchese di Villamena il 15 febbraio 1791, senatore in Palermo dal 1775/6, cavaliere dell’Ordine di Malta, ciambellano di corte del granduca di Toscana.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre scaglioni d’oro, il secondo sormontato da una crocetta dello stesso.

GUASTELLA

Titoli: barone del Piano del Grillo, nobile dei baroni del Piano del Grillo

Dimora: Chiaramonte Gulfi

FRANCESCO sindaco di Caltagirone 1677/8, carica di senatore 1685/6; ANTONINO capitano di giustizia nella stessa città anni 1697/9; MATTEO con privilegio del 6 agosto 1784 ottenne il titolo di barone di Piano del Grillo; venne poi riconosciuto in persona di ERNESTO TEODORO con D. M. del 16 luglio 1900; GAETANO barone, IGNAZIA nobile dei baroni, viventi nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla campagna mareggiata d’argento con l’avambraccio vestito di rosso uscente in banda dal mare verso sinistra, indicante una stella d’argento posta nel cantone destro.

GUCCIA

Titoli: marchese di Ganzaria

Dimora: Palermo

Antica famiglia palermitana: GIOVAN BATTISTA, dottore in legge, acquistò il feudo di Balata detto anche di Rifalsafi il 26 gennaio 1797, in seguito quello di Ganzaria del quale ottenne con privilegio del 7 maggio 1812 il titolo di marchese, acquistò anche l’ufficio di segretario della città di Castronovo per il quale ottenne “lettere di perpetua salvaguardia” in data 31 luglio 1815.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.

Arma: d’azzurro alla campagna mareggiata, una conchiglia bivalve sormontata da otto gocce, accostate da due stelle il tutto d’argento.

GUERRITORE (Guerritore Broya)

Titoli: barone, patrizio di Ravello

Dimora: Napoli, Nocera, Pagani

Nobile ed antica famiglia amalfitana, si ritiene provenga dalla Spagna. Nota già dall’XI secolo, prese stabile dimora in Ravello nel XV secolo, possedette i feudi di Nocera e Pagani.

SIMONE avvocato e lettore di istituzione romane nei Regi Studi nel 1535; ANDREA giudice della Gran Corte della Vicaria nel XVI secolo; FRANCESCO ANTONIO stabilitosi in Nocera ottenne il 28 settembre 1572 da re Filippo II di Spagna il diploma di “Regio Familiare”, il 24 maggio 1574 ammesso nel Sedile di Ravello. Il casato fu ricevuto per “giustizia” nell’Ordine di Malta. Diviso attualmente in cinque rami, un altro con R. D. del 26 maggio 1887 aggiunse al casato il cognome della famiglia Broya di Nocera Inferiore.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla croce d’oro caricata da nove tende d’azzurro – alias: partito 1° d’azzurro al leone d’oro rivolto con una spada in bocca, 2° d’oro a nove tende d’azzurro.

 

GUGGINO

Titoli: barone di Guasto, nobili dei baroni di Guasto

Dimora: Palermo, Bivona

Nota in Palermo dal XV secolo. FRANCESCO MARIA con privilegio del 9 ottobre 1764 ottenne il titolo di barone di Guasto; ONOFRIO, barone, proconservatore di Bivona anni 1809/10.

Con D. M. del 24 dicembre 1904 venne riconosciuto il titolo di barone di Guasto in persona di FRANCESCO .

Iscritta nel libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato semipartito: 1° d’azzurro all’albero al naturale accostato da due braccia armate al naturale con l’albero sormontato da tre stelle d’oro; 2° d’azzurro alla gallina sopra la pianura erbosa all’albero di verde, al 3° d’ argento a tre pali d’azzurro.

GURGO

Titoli: duca di Castelmenardo, patrizio di Salerno

Dimora: Napoli

Si ritiene di origine Lombarda, passata nella città di Andria verso il 1400, integrata nella nobiltà di Vicenza e nella nobiltà di Napoli nel 1705. Con diploma Imperiale del 10 dicembre 1718, reso esecutivo nel Regno di Napoli il 28 ottobre 1719, il reggente del Consiglio del Collaterale FLAVIO venne decorato dall’imperatore Carlo VI del titolo di duca sulla terra di Castelmenardo. Nel 1732 il casato venne aggregato al patriziato di Salerno nel seggio di Campo. Nel 1843 fu dichiarata ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo in persona di IGNAZIO che col grado di 2° tenente del “2° Reggimento Granatieri della Guardia Reale” ed il fratello LUIGI, guardia a cavallo, della “Compagnia Reali Guardie del Corpo”, hanno partecipato alla campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.

Iscritta nell’Elenco Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito d’azzurro e argento al cervo al naturale sulla partizione.

 

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