Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA CE-CO CR-CU

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 E

 F-FE FI-FU

 G-GA GE-GI GO-GU

H-I-J

 L-LE LI-LU

 M-MA ME-MI MO-MU

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 P-PA PE-PI PL-PU

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R-RI RO-RU

S-SA SC-SI SL-SY

T-TE TI-TU

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 V-VE VI-VU  W-X-Y-Z

FI-FU

FIBBIONI

Titoli: patrizio dell'Aquila

Dimora: Aquila

Il casato di originario della Lombardia, passata nella città dell'Aquila nel secolo XVI; aggregata al patriziato della città, ebbe il possesso dei feudi di Ocre, Ortona a Mare, e Carretto, gli ultimi due feudi passarono alla famiglia Massimo.

Rappresentati del casato nella prima metà del XX secolo i discendenti da BERNARDINO (1789).

Il casato iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.

Arma: di rosso a due leoni controrampanti tenenti una fibbia sormontata da una stella, il tutto d'oro.

FICAROA o FIGUEROA

Titoli: nobile

Dimora: Salemi, Messina

Il Galluppi la vuole originaria della Spagna, così come il Mango di Casalgerardo, venuta in Sicilia all’inizio del XV secolo, dello stesso ceppo dei duchi di Feria, godette nobiltà in Messina nei secoli XV e XVI.

FRANCESCO capitano di Salemi nel 1607-8. Il casato passò all’ordine di Malta in persona di LUIGI Di Giovanni - Balsamo - Faraone e Ficaroa, nell’anno 1585.

Arma: d’oro, a cinque foglie di fico di verde, fibrate del campo, ordinate in croce di Sant'Andrea.

FIGLIOLA

Titoli: patrizio di Trani

Dimora: Napoli, San Sebastiano al Vesuvio

Appartiene alle famiglie più antiche di Trani ed annoverata tra le famiglie patrizie di detta città nel 1479; decorata nel 1718 del titolo di duca di Civita Sant’Angelo, passato poi ad altra famiglia; nel 1782 ottenne la reintegra nel patriziato di Trani al Seggio dell’Arcivescovado; nel 1791 ricevuta nel S.M.O. di Malta.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla colomba posata su tre monti e fissante una stella posta nel cantone destro, il tutto d’argento.

FILIASI

Titoli: marchese di Carapelle

Dimora: Napoli

Originaria del padovano, decorata dalla Repubblica Veneta del titolo di conte nel 1730. FRANCESCO, di Venezia, portò la sua famiglia a Foggia nella seconda metà del XVIII secolo; con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 24 giugno 1797 LORENZO, di Foggia, ottenne da re Ferdinando IV di Borbone il titolo di marchese, che venne apposto sul feudo di Carapelle in data 18 aprile 1801.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro alla palma al naturale sul terreno di verde, sostenuta da due leoni di rosso controrampanti, col capo d’azzurro caricato da tre stelle d’oro.

FILO Della Torre

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

FILOCAMO o FILOGAMO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

FINOCCHIARO

Titoli: barone di Lupo

Dimora: Randazzo, Acireale

ANDREA barone di Giarretta nel XV secolo; VINCENZO giudice del Tribunale della Gran Corte del Regno nel 1661 e 1668, con privilegio del 4 settembre 1685 ottenne il titolo di duca di San Gregorio del Borgo; OTTAVIO giudice della regia Udienza di Messina 1699, duca di San Gregorio con investitura del 29 febbraio 1716; VINCENZO, tenente colonnello degli Eserciti Spagnoli, duca di San Gregorio con investitura del 20 novembre 1735; OTTAVIO GREGORIO duca di San Gregorio investitura del 14 agosto 1749; GIUSEPPE giurato nobile di Randazzo 1794/99, capitano di giustizia 184/05; IGNAZIO con privilegio del 18 settembre 1791 ottenne il titolo di barone di Lupo, giurato di Acireale 1799/1800, capitano di giustizia 1802/3; CESARE, barone di Lupo, giurato nobile di Randazzo 1812/13.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a nove stelle al naturale sostenente un giglio d’oro.

FIORDELISI

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Famiglia originaria di Cerignola; possedette dal 1598 al 1729 il feudo di Manco; FILIPPO dichiarato ammissibile nella Compagnia delle Regie Guardie del Corpo il 22 aprile 1836; ALFONSO e FILIPPO, nobili, viventi nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata in capo da un fiordaliso tra due stelle, ed in punta un leone in maestà.

FIORI

Titoli: nobile

Dimora: Bisceglie

Originaria di Sorrento, iscritta al seggio di Porta di detta città, passata in Bisceglie nel XIII secolo.

OTTAVIANO milite e maresciallo di re Ladislao Durazzo d’Angiò. Il casato venne riscritto nel patriziato di Sorrento sia nel 1572 che nel 1722 dal Sacro Regio Consiglio.

Riconosciuti nobili con D. M. del 1907.

Iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.

Arma: d’azzurro al leone al naturale sostenente un giglio d’oro

FIRMATURA o FIRMATURI

Titoli: nobile dei marchesi di Chiosi

Dimora: Corleone, Palermo

Si crede discenda dalla casa reale di Scozia, passata prima in Catalogna, poi in Sicilia con BLASCO nel XVI secolo stabilendosi in Corleone, dove il casato occupò le primarie cariche cittadine. COSIMO proconservatore in Corleone nel 1655; VINCENZO stessa carica nel 1664, per “maritali nomine” dal matrimonio con Francesca Scarlata venne investito il 16 settembre 1666 del titolo di marchese di Chiosi con trasmissione di primogenitura; CARLO dottore in legge, segretario e maestro notaro del Tribunale del Regio Patrimonio nel 1658; FERDINANDO stesse cariche e pretore di Corleone nel 1706/7; FRANCESCO marchese di Chiosi con investitura del 31 luglio 1720, capitano di giustizia in Corleone 1742/3 e proconservatore nel 1748; il figlio FERDINANDO marchese di Chiosi con investitura del 6 febbraio 1755, proconservatore nel 1758, valente letterato menzionato da Lo Schiavo nel tomo “Memorie della Storia letteraria di Sicilia”; il figlio CARLO marchese di chiosi e pretore di Corleone nel 1806/7; GIOVANNI (1879) nato in Palermo, iscritto nell'Elenco Ufficiale definitivo delle famiglie Nobili di Sicilia con il titolo di marchese di Chiosi, morto senza discendenza, il titolo passò alla sorella CATERINA che con Decreto ministeriale del luglio 1907 ne ottenne il riconoscimento; PAOLA (di Ferdinando) venne iscritta con il titolo di nobile dei marchesi di Chiosi.

Iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'azzurro al leone d'oro coronato dello stesso, impugnante con le zampe anteriori una chiave d'oro con la bordura di rosso caricata da quattro castelli d'oro alternati da quattro catenacci di nero.

FIRRAO

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Napoli, Calabria

Motto: "Exprimit Arae"

Si crede che la famiglia sia di origine Normanna, derivata da RAHONE, i cui discendenti detti Filiis Rahonis da cui per corruzione linguistica in Firrahoni e quindi nella forma odierna di Firrao. Feudatari dal XIII secolo con RUGGIERO giustiziere in Calabria per conto dell’imperatore Federico II di Svevia; la famiglia si stabilì in Cosenza diventando tra i casati più potenti delle nobili famiglie del luogo ed indicata come “de Cusentia”; ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1565, un ramo si stabilì in Napoli nel XVII secolo con CESARE, il quale fondò il “Collegio delle Scuole Pie” in Cosenza, ottenne la nomina di Montiero Maggiore (addetto alle cacce reali) della Real Corte e nel 1620 creato principe di Luzzi e di Sant’Agata. Il ramo di Napoli iscritto nel seggio di Porto e decorato del titolo di principe di Sant’Agata; GIUSEPPE arcivescovo di Aversa e Nunzio Apostolico (ambasciatore) della Santa Sede in Portogallo nel 1731;TOMMASO vicerè di Sicilia nel 1798 per conto di re Ferdinando IV; GIUSEPPE cardinale di Napoli che incoronò re Gioacchino Murat nella chiesa dello Spirito Santo. Il ramo dei principi di Luzzi si estinse con Livia che andò in sposa al principe di Bisignano, portando in questo casato i titoli di principe di Luzzi e di Sant’Agata. ANTONIO, avvocato (1916-1986), patrizio di Cosenza; attuale rappresentante TOMMASO (1952).

Cappella Firrao, Chiesa di S. Paolo Maggiore (San Gaetano), Napoli. Foto di Ciro La Rosa, clicca sulle immagini per ingrandirle

       

Sepolcro di Cesare Firrao

 

 

Particolare del cancello

   

Sepolcro di Tommaso Firrao

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

N.d.A. In Napoli in via Santa Maria di Costantinopoli al civico 98 si trova il monumentale palazzo Firrao, restaurato da Cesare Firrao nel XVII secolo, sede fino a pochi anni fa dell’Acquedotto Napoletano A.R.I.N., oggi in ristrutturazione e si crede adibito in futuro ad albergo, impreziosito da marmi e da pietra vulcanica scolpita in stile barocco, l’architetto si pensa sia stato individuato in Cosimo Fanzago, la facciata è particolare per la presenza sulla sommità di cinque busti in marmo raffiguranti altrettanti sovrani spagnoli con al centro l’imperatore Carlo V insignito dell’Ordine del Toson d’oro.

Arma: d’azzurro ad una vite d’oro e fruttifera dello stesso colore.

Palazzo Firrao. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

FISAULA o FISAULI

Titoli: barone sul cognome, nobile, barone di Frascino e Briemi, nobile dei baroni

Dimora: Randazzo, Catania

Antica famiglia di Randazzo: PIETRO il 1 agosto 1519 ottenne l’investitura del feudo di Casalgiordano SANTORO possedette il feudo di di Gebbiarossa nel 1539; GIOVAN FRANCESCO proconservatore in Randazzo nel 1606; ANTONINO capitano di giustizia in detta città nel 1698/9; DIEGO proconservatore nel 1702; GIUSEPPE giurato in Randazzo nel 1746/7 e proconservatore nel 1758;GREGORIO il 30 aprile 1809 ottenne il titolo di barone di Frascino e Biremi; con D. M. del 1898 venne riconosciuto il titolo di nobile in persona di BENEDETTO e di conseguenza con decreti del 1899 e 1900 venne concesso il titolo di barone; con R. D. del 9 giugno 1901 e con RR. LL. PP. Del 21 agosto stesso anno venne concesso a GIUSEPPE il titolo di barone di Frascino e Briemi e riconosciuto ai fratelli FRANCESCO e FEDERICO ed ai figli di quest’ultimo il titolo di nobile dei baroni di Frascino e Briemi; ADRIANO, barone di Frascino e Briemi, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale nobiliare italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due leoni affrontanti, tenenti un anello rovesciato sormontato da una stella, il tutto d’oro con la campagna di rosso, caricata da due fasce d’argento (baroni di di Frascino)

Alias: D’azzurro a due leoni coronati affrontanti da una cometa d’argento posta in banda con la campagna fasciata di rosso e d’azzurro, le fasce rosse velate d’argento (baroni sul cognome)

 

 

FISICARO

Titoli: barone di Cuddia Balati e Risalfi

Dimora: Trapani

Nobile in Monte San Giuliano e Trapani. BARTOLOMEO castellano di Monte San Giuliano nel 1501, ANTONIO giurato in detta città nel 1556; MARCELLO primo barone di Cuddia Balati e Risalfi per investitura del 14 marzo 1741 e il 3 luglio 1759 il parere favorevole per la nomina a conte e marchese di Santa Severina; PIETRO senatore in Trapani 1750/1; FRANCESCO FELICE barone con investitura del 16 febbraio 1767; MARCELLO FELICE, barone, ricevuto nel S. M. O. di Malta come cavaliere di “giustizia” nel 1772; GIUSEPPE barone dei su citati titoli in data 12 giugno 1803.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a quindici fogli di fico di verde

alias: d’azzurro alla banda di rosso, caricata da tre rose d’oro.

FLORENO

Titoli: cavaliere

Dimora: Adornò, Sciacca

Di origine spagnola venuta in Sicilia nel XV secolo.

FRANCESCO nel 1532 comprò il feudo di Guelfa; GIOVANN TOMMASO ottenne il 10 ottobre 1535 il titolo di “regio cavaliere”; IGNAZIO giurato in Sciacca 1701/2; ONOFRIO capitano di giustizia 1694/5.

Con D. M. del 10 giugno 1894 il casato ottenne la riconferma del titolo di cavaliere.

Iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: 1° d’azzurro al giglio d’oro, 2° di rosso a sei colli d’argento - alias d’azzurro al giglio d’oro 2° d’oro all’aquila di nero, 3° di rosso al monte d’argento, 4° d’oro al guerriero al naturale

FOLLIERO e FOLLIERO (SALZANO) DE LUNA

Titoli: nobile

Dimora: Napoli, Ferrara, Sanseverino

Famiglia originata da SALINGUERRA Torelli capo dei ghibellini di Ferrara, podestà di Mantova e di Verona, fu un valoroso capitano combattendo con i Bolognesi e con i Veneziani, sposò Sofia figlia del capitano di ventura Ezzelino da Romano nel 1140, coinvolto nella lotta tra guelfi e ghibellini venne cacciato da Ferrara dagli Adilardi, ed egli tentò di ritornare nella sua città ed adottò come simbolo un’Idra col motto FUI e sul collo tronco ERO volendo indicarne così il suo speranzoso ritorno in patria, ma il destino gli fu avverso e non rientrò mai nella sua Ferrara. Dal motto usato ne scaturì il cognome in Fujero e poi Folliero.

In un diploma di nobiltà, redatto nel 1256 da Giovanni Carusio, cittadino e notaio apostolico a Ferrara, fu presentato da GIOVANNI ANTONIO Folliero, della terra di Sanseverino, al notaio Cesare Provenzani il 27 ottobre 1588 per confermare l’origine ferrarese dei Folliero.

Dopo aver attentamente studiato questo documento, il notaio Marco de Alerico scrive sotto dettatura del notaio e sotto l’autorità di Claudio Micelli, giudice regio: “Nos enim, quia officium nostrum publicum est et nemini potest denegari, vidimus bene praeospeximus dictum privilegium, non vitiatum, neque in alia sui parte cancellaum cum sigillo civitatis Ferrariae, cum subscriptione rectorum dictae civitatis et cum signo notarii”. Varie copie conformi all’originale furono redatte quel giorno e una di queste copie è conservata oggi negli archivi della famiglia Folliero. Le prime generazioni si basano sulle ricerche fatte da Scipione di Cristoforo, prete napoletano, e sono indicate in maniera dettagliata, con fonti e note, nel suo libro “Istoria genealogica della famiglia Fuiero, detta volgarmente Folliero, pubblicata a Napoli nel 1746”.

Le prime notizie storiche si hanno con ANSELMO, signore di Valentino, vicario degli Abruzzi, giustiziere delle Calabrie, partecipò alla battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268. GHERARDO, signore di Valentino, in gioventù fu “paggio di corte” di Carlo II re di Sicilia; LEONE (1360-1430) dottore in leggi, consigliere e giudice di casa reale Angioina; TOMMASO Fuiero poi Folliero, allevato alla corte di re Ladislao di Sicilia, nominato, con privilegio del 1445 da re Alfonso V d’Aragona, capitano di guerra e giustiziere; LEONE (nato nel 1410 circa) “consigliere favorito” di re Ferdinando - Ferrante I d’Aragona; TOMMASO (1432-1500) tesoriere di Terra di Lavoro e della Contea del Molise, governatore “delle acque e dei pozzi” di Napoli; LEONE (1490-1560) giureconsulto, giudice della Corte della Vicaria, professore di diritto civile e canonico dell’Università di Napoli, conte palatino, signore di San Pietro a Scafati, Basento, Penne, Montesecco, primo barone di Guardia Lombarda che acquistò il 31 dicembre 1548 da Giovanna Saraceno, acquistò “cum pacto retrovendendo” da Antonio Carafa conte di Ruvo, la città di Andria per la somma di 10.000 scudi, è sepolto nella Cappella Folliero della chiesa di San Lorenzo Maggiore in Napoli., valletto di re Ferdinando I d’Aragona, giureconsulto, professore all’Università di Napoli, giudice della Vicaria, tesoriere della Terra di Lavoro e del Contado del Molise, detto Folliero nome che passò ai suoi discendenti. SCIPIONE (1538-1563) secondo barone di Guardia Lombarda nel 1560, volontario nella “Compagnia di Genti d’Armi” del conte di Caserta. CARLO (+1531) giureconsulto, abate commendatario di San Giovanni (commenda attribuitagli dal cardinale Cesare Borgia il 25 agosto 1497); PIRRO ANTONIO, secolo XV, fece costruire a sue spese la cappella privata del Folliero nella chiesa di San Giovanni in Napoli sotto il titolo dei Santi Filippo e Giacomo; frà NICCOLÒ (+1530) cavaliere gerosolimitano, in Rodi, commendatore di San Niccolò in Nola, nel Priorato di Capua dal 10 novembre 1497; LUDOVICO (1438-1508) valoroso capitano al servizio dei re di Napoli, signore di Bagnorolo dal 17 dicembre 1498, signore di Galdo e Celso, esattore della provincia di Otranto il 5 febbraio 1496 presidente della Regia Camera, nel luglio del 1490 comandò una nave mandata in soccorso di Rodi assediata dai Turchi (come testimonia una lettera del Gran Maestro Pierre d’Aubusson che lo ringrazia e loda), è sepolto in San Lorenzo Maggiore in Napoli dove edificò una cappella dei SS. Filippo e Giacomo; PIRRO ANTONIO (1475-1543) succeduto al padre nella carica di esattore della provincia di Otranto con patente di nominata data in Pozzuoli il 31 gennaio 1501. GIROLAMO tenente del maestro di campo generale Francesco Toraldo, nella guerra di Orbetello, difese valorosamente le città di Capua, Gaeta, Castellammare e Sorrento al tempo del vicerè Duca d’Arcos; GIUSEPPE (1734-1799) ufficiale dell’Esercito del regno di Napoli, con patente del 4 agosto 1780 venne nominato, “come ricompensa dei suoi buoni e leali servigi”, luogotenente dei Granatieri nel Reggimento di Fanteria Nazionale delle Puglie.

Un ramo della famiglia aggiunse al proprio il cognome Salzano de Luna, per il matrimonio di GIOVANNI con Maria Cecilia Salzano de Luna celebrato in Napoli , nella chiesa di San Giovanni Maggiore, nel 1812, figlia di Fortunato dei principi Salzano de Luna cavaliere d’Alcantara, guardia del corpo (capitano) della “Compagnia Italiana”, grande di Spagna, ambasciatore del regno di Spagna alla corte di Ferdinando IV di Napoli. Appartiene a questo ramo CECILIA (nata a Napoli nel 1793) membro dell’Accademia Pontiniana di Napoli, autrice del tomo “Dell’Educazione Femminile” edito nel 1827 in Francia, alla sua persona è intitolata in Napoli una scuola materna, questo ramo è tutt’ora fiorente in Francia.

Il casato era rappresentato nell’ultima metà del XIX secolo da GIUSEPPE e da NICOLA Folliero.

Sorgono monumenti celebrativi del casato in varie chiese in Napoli ed in Ferrara.

Arma: di rosso al leone rampante d’oro.

Cappella Folliero. Napoli, chiesa di San Lorenzo Maggiore. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Monumento funebre. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Monumento funebre, particolare. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Lapide di Ludovico Folliero. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Lapide di Leone Folliero. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Blasone Folliero. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

FORESTA o FLORESTA

Titoli: marchesi della Scaletta

Dimora: Trapani

Originaria di Genova, portata in Sicilia al seguito dell’imperatore Carlo V in persona di FRANCESCO quale comandante di due galee della squadra navale dell’ammiraglio Andrea Doria nella guerra contro Tunisi. Nobili in Messina nel XIV e XV secolo; ANTONIO capitano in Randazzo; GIUSEPPE giudice del Tribunale della Gran Corte del Regno nel 1722; ORAZIO GIROLAMO acquistò il titolo di marchese della Scaletta con investitura dell’8 agosto 1752, capitano di giustizia in Trapani 1780/84; GIUSEPPE senatore in Trapani 1780/83.

Venne riconfermato, al casato, il titolo di marchese della Scaletta con R.D. del 10 luglio 1801.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Arma: ai pali di rosso e oro alla banda di rosso attraversante; alias di rosso al mare d’oro in punta al giglio nel cuore; alias interzato in banda oro e azzurro di sette. Pezzi alla fascia in divisa d'oro e di rosso, nel Primo un'aquila sorante di nero coronata d'oro, lo Scudo è sormontato da elmo di Profilo Destro.

FORESTA di Cutro

Titoli: Nobili

Famiglia d’origine provenzale, passata a Genova da cui un ramo si trapiantò in Cotrone. (G. Presterà – Patriziato Cotronese, pag.71). Tra le più antiche ed importanti di Cutro, la famiglia Foresta sin dal XVI secolo risulta aggregata al Sedile di Santa Caterina di Cutro.

Padre Mannarino nel suo manoscritto su Petilia Policastro la annota anche tra le famiglie iscritte nel sedile dei nobili di Policastro e dintorni, per averlo ricavato in parte dal Vicedomini nel 1538.

Dal 1696 al 1735 risulta iscritta al Sedile di San Dionigi del patriziato di Crotone.

Si può affermare, senza ombra di dubbio, che i Foresta, insieme ai Di Bona, ai Di Fiore, agli Oliverio, ai Di Mayda, ai Morelli, ai Ganguzza, ai Raymondi, ai Petrucci, ai Fattizza, ai Franchy (o Franco), ai Galasso, ai Guarany, ai Frangipane, ai Piterà, e ad altre famiglie, hanno contribuito in maniera determinante a scrivere la storia di Cutro degli ultimi cinque secoli.

Diversi componenti dell’importante casato, durante il corso dei secoli, ricoprirono ruoli significativi nel governo cittadino, non solo civile, ma anche militare ed ecclesiastico. Di qui sindaci, eletti dell’Università, mastrogiurati, agenti di feudatari, arcipreti o semplici canonici della chiesa matrice di San Giuliano, prima, e della SS.ma Annunziata, dopo.

In particolare, va segnalato il periodo che va, più o meno, dal 1550 al 1650, quando due rappresentanti della nota famiglia si succedettero, per un lunghissimo tempo, alla guida della chiesa principale di Cutro: don TROILO e don FABRIZIO, con quest’ultimo che ricoprì l’importante ufficio per quasi 40 anni.

Durante il governo del primo arciprete, invece, a testimonianza della crescente importanza acquisita dal casato, venne edificata, a spese dei Foresta, una bella ed ampia chiesa. L’edificio, ubicato a lato del Monastero di Santa Chiara, nella piazza che tuttora porta quel nome, venne intitolato a Santa Maria dei Martiri. Alla famiglia era riservato il jus patronato e per questo spettava loro il compito di nominare il cappellano, che godeva di una rendita annua su alcune gabelle. La chiesa di Santa Maria dei Martiri, danneggiata una prima volta dal terremoto del 1783, venne definitivamente rasa al suolo da quello disastroso dell’8 marzo 1832.

Qualche anno dopo l’edificazione della chiesa, precisamente nel 1573, a conferma di una sempre maggiore penetrazione nel panorama del potere cittadino, all’interno della stessa chiesa fu fondato un “Pio Monte di Maritaggi”, con lo scopo di sostenere economicamente i discendenti dei Foresta, sia maschi che femmine, che decidevano di contrarre matrimonio. Il Pio Monte dei Maritaggi si sosteneva con le rendite provenienti da alcune gabelle donate per volontà testamentaria da PIETRO, fondatore della nobile istituzione.

Repubblicani e liberali della prima ora, si distinsero particolarmente per il loro protagonismo, e per questo, spesso, pagarono prezzi altissimi, come ad esempio durante la “Repubblica partenopea” del 1799 e il successivo “decennio francese”. Quelle vicende videro tra gli indiscussi protagonisti i fratelli don DIODATO, don PIETROANTONIO, don ANNIBALE, don GAETANO, figli di don GIOVANNI VITTORIO, sempre in prima linea nel contrastare i borbonici. La reazione di questi ultimi, tramite le comitive dei briganti, fu esemplare e portò non solo ad incarcerazioni e saccheggi ma anche a decretare l’uccisione del più giovane ed indifeso dei fratelli, quel don GENNARO che appena qualche anno prima aveva abbracciato con convinzione la vita religiosa, divenendo canonico della Insigne chiesa collegiata di Cutro.

Tra i componenti del casato che lasciarono significativa traccia del loro passaggio, sono da ricordare, tra gli altri, don GIOVANNI VITTORIO (1818-1889), indiscusso protagonista della vita cittadina per oltre mezzo secolo, e per più di 20 anni con l’incarico di onorato ed apprezzato sindaco di Cutro, Primo cittadino a soli 27 anni, successe nella carica nel 1845 allo zio materno don Francesco Galasso. A lui sono da ascrivere memorabili battaglie a difesa dei cittadini nelle lunghe vicende degli usi civici. Ebbe un ruolo rilevante a sostegno della causa del passaggio della ferrovia da Cutro, anziché lungo la costa. Morì “sul campo”, il 29 aprile 1889, il giorno prima della “calata” del SS. Crocifisso, mentre da sindaco era intento a definire gli ultimi preparativi per l’organizzazione della festa settennale del Santo Patrono.

La di lui primogenita, donna TERESINA sposò l’avvocato Diego Tajani.

Sul finire del secolo scorso don ERCOLE, figlio di don Giovanni Vittorio, ebbe l’onore di ricoprire, anche se per soli due anni, la carica di sindaco; da don Ercole sono discendenti gli attuali Foresta, sia quelli che risiedono a Cutro nel palazzo di famiglia di via Nazionale, sia quelli che agli inizi degli anni ’40 del secolo scorso si trasferirono in Catanzaro. Tra questi il dott. SERGIO PAOLO, giornalista e scrittore, nonché presidente della sezione calabrese del “Sindacato Libero Scrittori Italiani”.

N.d.A.: Si ringrazia il prof. Maurizio Perrone di Sellia per le notizie relative al casato.

Arma: Troncato, alla fascia in divisa d’oro. Nel primo di rosso all’aquila ascente di nero dal volo spiegato e coronata d’oro. Nel secondo bandato di azzurro e rosso di sette pezzi.

FORGES DAVANZATI

Titoli: patrizio di Trani

Dimora: Napoli, Trani, Roma, Palo del Colle

Famiglia d’origine francese, trasferitasi nel Regno di Napoli con Carlo I d’Angiò. La famiglia aggiunse il cognome Davanzati per il matrimonio contratto nel XVII secolo, da ANTONIO con Agata Davanzati, ultima di tale famiglia di Trani; il casato venne aggregato alla nobiltà di Trani al Seggio di San Marco nel 1751; GIUSEPPE arcivescovo di Trani nella prima metà del XVIII ed inviato da papa Clemente XI come ambasciatore presso l’imperatore Carlo VI d’Austria; GIUSEPPE e LORENZO caddero durante i moti della Repubblica Partenopea nel 1799 colpiti dalla reazione delle truppe realiste del cardinale Ruffo; DOMENICO celebre studioso, scampato alla reazione del 1799 si rifugiò in Francia, tornando con i francesi di Giuseppe Bonaparte nel 1806, si trasferì a Palo del Colle dando origine ad un altro ramo della famiglia. ALESSANDRO, nobile di Trani, vivente nella prima metà del XX secolo; ROBERTO (1880-1936) uomo politico di destra, sindacalista nazionalista, direttore del giornale “L’Idea Nazionale”, membro del Gran Consiglio del Fascismo, nominato senatore dal 1934, redattore del Corriere della Sera nel primo decennio del XX secolo, presidente della Società Italiana Autori ed Editori, membro del Consiglio Centrale della Società Dante Alighieri, della Commissione superiore per la stampa, dell'Istituto Fascista di Cultura della Corporazione dello Spettacolo, sub-commissario regio al Comune di Napoli nel 1934.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° d’oro alla fascia di rosso caricata dal motto “Tria haec” ed accompagnata nel capo da un’aquila di nero al volo abbassato, e nella punta da un palo d’azzurro caricato da una foglia di palma d’argento, e da altre due uguali ma di verde e rosso (Forges), nel 2° di verde al leone d’oro tenente una croce d’argento (Davanzati).

Roberto Forges Davanzati. Comune di Napoli Archivio Storico Municipale, clicca per ingrandire

 

 

DE FLORIO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

FOTI

Titoli: marchese di Inardo o San Leonardo, barone del Rotolo

Dimora: Messina

Nobile in Messina. Messer GIOVAN FILIPPO e Messer POMPEO ascritti nella Mastra Nobile del Mollica 1588/90 e 1602; SIMONE con privilegio del 12 giugno 1643 ottenne il titolo ereditario di “Don” , giurato in Messina 1635/6; stessa carica FRANCESCO 1615/16, 1622/3, MATTEO proconservatore in Casalnuovo nel 1655; ANTONINO per acquisizione matrimoniale con Anna David ottenne il titolo di barone del Rotolo sui Macelli in Messina; SIMONE con privilegio del 16 luglio 1727 esecutoriato il 23 dicembre dello stesso anno, ottenne per se e per gli eredi il titolo di marchese di Inardo o San Leonardo; NICOLÒ MARIA, figlio del precedente, titolato di marchese il 4 maggio 1743; DOMENICO investito del titolo di Portulanotto di Licata; CARLO barone del Rotolo, rettore nobile degli “Spersi” (orfanotrofio) in Messina 1759/60; NICOLÒ console nobile della Seta in Messina 1760/61; GIUSEPPE proconservatore di Casalnuovo 1811. ENRICO (1912-1941), ANTONINO TANCREDI (1914-1996) da cui AURELIANO (1956) il figlio ANTONIO (1994)

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.

N.d.A: si ringrazia ANTONIO Foti per le immagini e le ulteriori notizie sul casato.

Arma: troncato d’oro e nero, di quattro catene moventi negli angoli dello scudo, legate nel cuore ad un anello dell’uno e dell’altro.

 

 

 

FRAIA o de FRAJA

Titoli: patrizio di Pozzuoli

Dimora: Pozzuoli, Napoli

E’ un ramo della famiglia Frangipane. Ottenne di poter aggiungere al proprio stemma l’aquila imperiale e il riconoscimento di nobiltà dall’imperatore Carlo V. Aggregata alla nobiltà di Pozzuoli nel XVI secolo, fu compresa tra le famiglie nobili nello speciale registro in seguito al Regio Rescritto del 24 novembre 1858 nel seggio di Pozzuoli.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento al monte di verde sostenente due leoni al naturale tenenti un pane di rosso.

FRAMARINO

Titoli: duca

Dimora: Napoli

Il casato è una diramazione dei Framarino Malatesta, reintegrata nella nobiltà di Giovinazzo il 13 marzo 1793; riconosciuta con Regio Dispaccio del 14 agosto 1800 nel titolo di duca concesso dal Sommo Pontefice, ed iscritta alla Nobiltà Romana in persona di TOMMASO consultore di Ferdinando IV di Borbone re di Napoli e Sicilia.

Iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'oro al tronco al naturale alla punta, ed accostato da due rose di rosso.

FRAMARINO MALATESTA

Titoli: nobile di Giovinazzo

Dimora: Giovinazzo

Il casato prende nome da fra MARINO Malatesta, cavaliere di Rodi e Gran Balì di Santo Stefano. Un avo suo, per aver sposato una figlia di Niccolò Spinelli Gran Cancelliere della regina Giovanna II, si stabilì in Giovinazzo dove venne aggregato alla nobiltà di detta città; il casato ricevuto nell'Ordine Gerosolimitano nel 1595, e nel XVII secolo in quello di San Giacomo; nobili di Giovinazzo GIUSEPPE (1901), MARIA TERESA (1899), NICOLA (1904), VINCENZA (1911).

Iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'oro al tronco di nero alla punta, ed accostato da due rose di rosso;

alias: trinciato da una banda d'oro caricata di un tronco d'albero di verde a due rami tagliati, posto in palo fra due rose rosse; nel primo di verde a tre teste d'oro; nel secondo scaccato di nero e oro (D.M. di Riconoscimento del 19 ottobre 1924).

 

FRANCHI

Titoli: patrizio dell’Aquila

Dimora: L’Aquila, Napoli

Si crede di origine germanica venuta in Italia quali militi al seguito degli Svevi. Fu una delle prime famiglie che si stabilirono nell'Aquila alla fondazione di questa città da parte dell’imperatore Federico II di Svevia nel XIII secolo. Iscritta al patriziato di detta città ed in quella di Napoli al seggio di Portanova. Ottenne il feudo di Civitatomassa e Collettara, e il feudo di Montoni nel 1503 col titolo di conte.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro e d’azzurro con la fascia d’argento accompagnata al capo da una aquila di nero, nella punta a due scaglione d’argento.

DI FRANCIA (di Santa Caterina)

Titoli: nobile col predicato di Santa Caterina

Dimora: Monteleone, Cosenza, Messina

Famiglia di origine francese al seguito degli Eserciti Angioini, diramatasi in Calabria e Sicilia.

Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1795, iscritta nel Registro delle Piazze Chiuse del Regno. Ottenne le Signorie di Badolato e Santa Caterina, insignita del titolo di marchese di Ferolato e Altobello, aggregata alla nobiltà di Messina nel 1800; GIUSEPPE maggiore del “2° Reggimento di Fanteria di Linea Regina” ha partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione garibaldina nella campagna del 1860; il Cavalier FRANCESCO, marchese di Santa Caterina dello Jonio, vice console pontificio e capitano onorario della Marina Reale Borbonica, coniugato con la nobildonna Anna Toscano dei Marchesi di Montanaro. Loro terzogenito fu ANNIBALE MARIA (Messina, 5 luglio 1851 – 1 giugno 1927), rimasto orfano di padre il 10 ottobre 1852, che studiò presso il "Collegio dei Gentiluomini" dei monaci cistercensi del convento di San Nicolò di Messina (ove insegnava lo zio paterno Raffaele Di Francia), ordinato sacerdote il 16 marzo 1878 e proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 2004. Sant’ANNIBALE MARIA di Francia fu il fondatore di due ordini religiosi tuttora fiorenti: la Congregazione “Figlie del Divino Zelo” (1887), e la “Congregazione dei Rogazionisti” (1897), a cui fanno capo gli Orfanotrofi Antoniani operanti già dal 1882. Oggi le Congregazioni della Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti, fondate dal Padre Annibale Maria di Francia, sono presenti nei cinque continenti per proseguire la missione iniziata dal fondatore.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: trinciato d’azzurro e di rosso, tre gigli d’oro con la banda d’oro sostenente un leone d’oro - Alias trinciato d’azzurro e di rosso, tre gigli d’oro sull’azzurro alla banda d’oro sostenente un leone al naturale

Sant'Annibale Maria Di Francia. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

FRANCICA

Titoli: marchese di Panaya

Dimora: Siracusa, Catania

Originaria della Francia, venuta in Italia con SINIBALDO, segretario di Enrico VI, governatore delle Calabrie nel 1196, la famiglia ha dato vari uomini di toga e di lettere.

Decorata del titolo di marchese di Panaya per successione della famiglia Gagliardi con RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 15 maggio 1904 in persona di FRANCESCO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla fascia d’argento attraversante un giglio d’oro accompagnato da quattro bisanti del medesimo nei cantoni.

DE FRANCISCO

Titoli: barone della Loggia

Dimora: Partinico, Palermo

Originaria di Capua, nobili in Messina e Palermo; GIOVAN FILIPPO cavaliere dell’Ordine di Malta nel 1553, OTTAVIO nel 1573; FRANCESCO giudice della Corte del straticoziale di Messina 1515/16; GIROLAMO giudice Gran Corte del Regno 1526; ANTONINO senatore in Palermo 1581/82, governatore della Tavola Pecuniaria (Banca) di Palermo 1524/25; FRANCESCO con privilegio del 18 maggio 1723 ottenne il titolo di barone della Loggia; GIOVANNI giudice della Corte Pretoriana 1726/27; VINCENZO, domenicano, vescovo di Lipari e arcivescovo di Damiata 1769; GIUSEPPE barone della Loggia e governatore del Monte di Pietà di Palermo 1748/49.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato d’argento, 1° al mare d’azzurro caricato di un delfino dello stesso, sormontato da un'aquila di nero, 2° d’argento a tre fasce di rosso.

FRANCO

Titoli: barone di Altopiano, nobile dei baroni

Dimora: Palermo

Famiglia già nota nel XV secolo in Palermo, si crede di origine spagnola. Ha dato vari personaggi alla magistratura e a vari ordini Cavallereschi.

FRANCESCO alfiere (sottotenente) del “7° Reggimento fanteria di Linea Napoli”, partecipò alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie, presente alla difesa della cittadella militare di Messina capitolando nel marzo del 1861; PIETRO EMANUELE con R. D. del 10 gennaio 1927 ottenne il titolo di barone di Altopiano, FRANCESCO in pari data quello dei nobili dei baroni.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla sbarra di rosso con tre corone d’oro.

FRANGIPANE

Titoli: nobili dei Signori di Regalbono

Dimora: Licata, Sacile, Palermo, Vicenza

Si ritiene sia un ramo dei Frangipane di Udine. Vi sono varie tesi sull’origine del cognome da quella latina “frange panem” che avrebbe come significato “spezzare il pane” o da quella slava, la più attendibile, “francpan” che significa “signore libero, affrancato” o dai Governatorati di Carlo Magno “francban” ossia Signorie Franche.

Noti in Sicilia sin dal XV secolo. ROSARIO, dottore in legge, giudice delle appellazioni del Tribunale di Palermo nel 1698, giudice del Concistoro nel 1708, della Gran Corte Civile nel 1717, maestro razionale del Regio Patrimonio nel 1722; GIROLAMO proconsole di Licata nel 1731, acquistò il feudo di Regalbono; PIETRO giudice pretoriano in Palermo 1745/46, della Gran Corte del Regno 1764; ANGELO, barone di Regalbono, proconsole di Licata 1798, con privilegio del 18 febbraio 1799 commutò il titolo di Marchese di Cavallaro in Regalbono, patrizio di Licata dal 1805 al 1807; in persona di CALOGERO dottore in medicina, capitano medico, decorato della croce di guerra per la 1a guerra mondiale, venne riconosciuto con R. D. del 18 giugno 1930 il titolo di nobile dei signori di Regalbono ed esteso poi anche al casato.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso a due leoni d’oro affrontanti in atto di spezzare un pane d’argento, sormontati da tre stelle d’oro.

FREZZA

Titoli: duca di San Felice, patrizio di Ravello

Dimora: Napoli

Una delle famiglie più antiche di Ravello, si fa risalire ad ORSO Freccia (Frezza) vissuto intorno al 1100; il casato venne compreso tra le famiglie nobili di Ravello esonerate dal pagamento fiscale nel 1420 con autorizzazione della regina Giovanna d’Angiò Durazzo.

Diramatasi in Puglia, Campania, Calabria, aggregata a Napoli al seggio del Nido (Nilo); ricevuta nell’Ordine Gerosolimitano nel 1596; GIOVANNI arcivescovo di Manfredonia nel 1217; MARINO consigliere dell’imperatore Carlo V, presidente della Regia Camera della Sommaria in Napoli, autore del trattato “De Suffeudis”; ANDREA partecipò alla battaglia di Lepanto avvenuta il 7 ottobre 1571 contro i saraceni, ed ottenne, quale ricompensa, nel 1572 il titolo di duca di San Felice. I figli del duca GIOVANNI: ALFONSO guardia a cavallo della “Regia Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” partecipò alla campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese, FERDINANDO capitano della “3^ Compagnia dei Tiragliatori della Guardia Reale” (corpo scelto di fanteria leggera della Regia Guardia del Corpo) distintosi nella battaglia del Volturno del 1 ottobre, ottenne la Croce di Grazia dell’Ordine di San Giorgio, e per la sua fedeltà alla Casa Reale Borbone delle Due Sicilie ricevette la Croce di Commendatore dell’Ordine di Francesco I dal re Francesco II nel 1870 in Roma; CARLO cavaliere di giustizia dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, duca di San Felice e patrizio di Ravello con riconoscimento del 1905.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.

Arma: d’azzurro a tre fasce ondate d’oro caricate da tre gigli del medesimo - alias (con R. D. del 1905) d’azzurro a tre bande ondulate d’oro caricate da tre gigli del medesimo.

 

FRIOZZI

Titoli: principe di Cariati, principe di Montacuto, duca di Castrovillari, duca di Seminara, marchese sul cognome, marchese di Romagnano, conte di Santa Cristina, barone di Torre dell’Isola, barone di Palmi, barone di Garreri, nobile di Capua.

Dimora: Napoli, Capua

Le prime memorie si trovano in Capua. Nel 1547 GIUSEPPE ottenne la qualifica di “regio familiare” ed il riconoscimento dello stemma gentilizio; RINALDO, nel 1624, decorato da re Filippo III del titolo di conte, nel 1791 LORENZO senior decorato del titolo di marchese da Ferdinando IV re di Napoli; la famiglia ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1797; i titoli di principe di Cariati, principe di Montacuto, duca di Castrovillari, duca di Seminara, marchese, marchese di Romagnano, conte di Santa Cristina, barone di Torre dell’Isola, barone di Palmi, barone di Garreri assunti per successione di casa Spinelli; ALFREDO (1839 -1885) guardia a cavallo della “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie nella campagna del 1860/61 presente in Gaeta dove venne nominato da re Francesco II alfiere di cavalleria; LORENZO riconosciuto in tutti i titoli nel XIX secolo; FABIO, principe di Cariati, caduto in Libia nel 1914; CECILIO Ministro Regio Plenipotenziario vivente nella prima metà del XX secolo.

Arma: partito nel 1° d’azzurro alla fede di carnagione sormontata da una stella d’oro, nel 2° d’azzurro con due uccelli al naturale su di un terrazzo di verde.

FRISARI

Titoli: barone di castel Saraceno, nobile

Dimora: Bisceglie

Le prime notizie risalgono a LEONE nel 1096, nobile nella città di Scala, un ramo si stabilì in Bisceglie nel XIV secolo con FIORILLO identificato come “milite e nobile di Scala”. Il ramo di Scala si estinse, quello di Bisceglie ricevuto nell’Ordine di Malta nel 1704, dal quale si diramò il ramo d’Otranto decorato del titolo di duca di Scorrano nel 1725 con FRANCESCO PAOLO e nel 1755 titolo di conte di San Cassiano in persona di GIUSEPPE; FRANCESCO SAVERIO, duca di Scorrano e conte di San Cassiano, fondò nel 1785 in Scorrano l’accademia letteraria degli “Intrepidi”; LUIGI, generale del’Ordine ecclesiastico dei Teatini, vescovo di Lecce nel 1805. Al ramo di Otranto furono riconosciuti nel 1854 i titoli di principe di Tarsia, marchese di Cirò e di Vico in persona di GIUSEPPE non trasmissibili agli eredi.

Il ramo di Bisceglie è insignito del titolo di barone di Castel Saraceno.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento alla banda bordata di nero, caricata di tre rose di rosso ed accompagnata da due rose dello stesso.

FUCCIO

Titoli: barone di San Nicolò e barone di Sanzà

Dimora: Lentini, Catania

PIETRO ottenne il 28 giugno 1757 venne investito del titolo di barone di Nicchiara, il 2 dicembre 1757 barone di Sanzà e capitano di giustizia in Lentini 178/2; GIOVANGASPARE, barone di Sanzà con investitura del 29 dicembre 1791, giurato nobile in Lentini 1790/91, capitano di giustizia 1792/3, patrizio nel 1805/6; con R. D. del 20 maggio 1905 vennero riconosciuti i titoli in persona di GIOVANNI ALFIO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a quattro api d’oro.

FURITANO

Titoli: nobile

Dimora: Lercara Friddi, Roma, Palermo

Don ANGELO, il primo del casato, con privilegio del 20 Aprile 1805 ottenne l'infeudazione del feudo di Marraffa, ed il 10 ottobre dello stesso anno ne ottenne l'investitura.

Ad oggi, secolo XXI, esistono due rami, di Roma e di Palermo.

Il Ramo di Roma è rappresentato da MARCELLO (1937), di GIUSEPPE (1913+1996) di MARCELLO (1883+1975) che ottenne il rinnovo del titolo con R.D. di concessione di Casa Savoia in data 18 giugno 1963, di GIUSEPPE EUGENIO (1850+1902) che a sua volta discende da MARCELLO (1829+1892).

Il ramo vivente a Palermo è il ramo cadetto, poiché discendenti da GIOACCHINO (1852+1920), germano minore di GIUSEPPE EUGENIO.

Diversi membri del casato sono inseriti nel Sovrano Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio quali “Cavalieri di Grazia”; ed inoltre sono stati appartenenti al Corpo Nobile di Sua Santità il Pontefice.

Il casato è iscritto nell’Elenco ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro, alla banda di nero, sostenente un leone passante al naturale, accompagnato dal sole di rosso nascente dall’angolo destro del capo, e da una stella di nero, nel canton destro della punta.

FUSCO

Titoli: patrizio di Ravello

Dimora: Napoli, Ravello, Lettere

Aggregata alla nobiltà di Ravello nel 1743, appartennero alla famiglia otto vescovi, tra cui ANGELOTTO, commendatario di Cava, eletto cardinale nel 1432 da papa Eugenio IV; NICOLA, signore di Acerno, coppiere di Carlo III d’Angiò; NICOLA, signore di Valenzano, tesoriere generale di re Ladislao D’Angiò Durazzo; la famiglia venne aggregata alla nobiltà di Lettere nel XIX secolo, riconosciuta ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo in persona di FEDERICO, il quale come 1° tenente del “3° Reggimento Fanteria di Linea Principe” partecipò alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle Due Sicilie, distinguendosi nelle azioni di guerriglia alla frontiera Pontificia e ricevendone l’onorificenza della Croce di San Giorgio e quella dell’Ordine di Francesco I da re Francesco II in persona, capitolò a Gaeta il 14 febbraio 1861.

Un ramo borghese vivente in Napoli, originario di Cardito ove nella metà del XVI secolo viveva il capostipite GIOVAN PIETRO, è attualmente rappresentato da LORENA dottoressa in lingue, docente di scuola media superiore, sposata col cavalier avvocato Nicola Pesacane, da cui SONIA.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922

Arma: d’argento ad una branca d’orso nero premente un cuore di rosso, sormontato da un giglio rosso con bordatura dello stesso.

 

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