Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA  CE-CO  CR-CU

 D  

 E  

 F-FE  FI-FU

 G-GA GE-GI  GO-GU

H-I-J

 L-LE LI-LU

 M-MA  ME-MI  MO-MU

 N 

 O

 P-PA  PE-PI  PL-PU

 Q

R-RI  RO-RU

S-SA  SC-SI  SL-SY

T-TE  TI-TU

 U

 V-VE  VI-VU  W-X-Y-Z

F-FE

FALANGA di Castrogiovanni

Titoli: barone di Castrogiovanni, Pullicarini e Scarpello, marchese della Rocca e Sperlinga

Dimora: Castrogiovanni, Noto, Messina

Famiglia originaria di Castrogiovanni la cui casata può vantare la "nobiltà di razza" ossia quel rango di cui non si conosce la data esatta della sua comparsa. Si da per capostipite un JOACCHINO Falanga. Nel 1432 si hanno notizie certe con MELCHIORRE nobile di Castrogiovanni. Il figlio BARTOLOMEO fu castellano di Castrogiovanni e Noto nel 1454. Dominus SIGNORELLO dottore in legge e “il magnifico” MELCHIORRE primo barone di Scarpello nel 1578, castellano, segreto e capitano di giustizia di Enna 1552, procuratore del collegio di S. Francesco di Assisi di Castrogiovanni. GIOVAN TOMMASO barone di Scarpello e primo barone di Pollicarini. MICHELANGELO barone di Scarpello e tesoriere del monastero della Repentite di Enna. GIOVANNI, barone di Scarpello, cavaliere dell'ordine Gerosolimitano di Enna, capitano di giustizia di detta città nel 1680. GIOVAN ANTONIO, barone di Scarpello, marchese di Sperlinga. GIUSEPPE procuratore Helarianis di Messina e con i titoli di marchese di Sperlinga, barone di Scarpello, proconservatore e giurato nobile di Enna nel 1724, gran ufficiale dell'ordine Gerosolimitano di detta città. GIOVAN MICHELE investito dei feudi di Sperlinga e Scarpello, signore di Enna e Noto, rappresentante e ambasciatore della consulta Araldis, giudice proconservatore di Messina, con lui cominciò l'epoca d'oro della famiglia, sia per le parentele contratte che per i servigi resi al Regno. Il casato attualmente stabilito in Messina (aggiornamento censimento 1778 - Messina ). GIUSEPPE nobile proprietario terriero, marchese di Sperlinga e della Rocca, il figlio MICHELE (1865), unico erede della casata ritenuto “nobile poeta” per le sue opere scrittorie.

Arme: di rosso, al castello merlato d’oro aperto e finestrato nel campo, sinistrato da un leone rampante d’oro.

FALANGOLA

Titoli: Patrizio di Sorrento

Dimora: Sorrento, Napoli, Roma

Originaria di Amalfi, si trasferì nel XIII in Sorrento. Militi di Sorrento furono ROBERTO, GIOVANNI e LEONARDO; DOMINZIO arcivescovo di Sorrento nel XV secolo; BERNARDINO regio capitano; FRANCESCO governatore di Sorrento nel XVI secolo; NARDO e NICOLANTONIO capitani e proprietari del feudo di Fagnano; FILIPPO ANTONIO capitano di ventura che militò nella guerra delle Fiandre nel 1600; BERNARDO commendatore dell’Ordine Gerosolimitano nel 1653; NICOLA e TOMMASO cavalieri Gerosolimitani nel 1694 e 1696; ANTONIO vescovo di Caserta nel 1736.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: al leone troncato d’oro e di verde.

DI FALCO o DE FALCO

Titoli: barone, nobile dei baroni

Dimora: Nicosia, Catania

Nobili in Messina si diramarono in Nicosia nel XV secolo.

BLANDANO giudice della corte straticoziale dal 1568 al 1574 in Messina; ALFIO inserito nella Mastra Nobile del Mollica anni 1603/4; BERNARDO Di Falco acquistò nel 1783 l’ufficio di maestro notaro alla corte capitaniale di Nicosia con investitura del 18 agosto 1785, senatore in Nicosia anni 1794/99; ALESSANDRO BLANDANO De Falco, nipote del precedente, con investitura dell’11 novembre 1802 barone dell’ufficio di maestro notaro alla corte capitaniale di Nicosia poi convertito nel solo titolo di barone; BLANDANO Di Falco con D. M. del 14 aprile 1907 venne riconosciuto del titolo di barone.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al destrochero armato al naturale, tenente un falco del suo colore, con tre stelle d’azzurro al capo; alias d’azzurro al sinistrochero armato al naturale tenente un falco del suo colore, con tre stelle poste due a uno d’argento.

FALCONE

Titoli: nobile

Dimora: Messina, Siracusa, Milazzo, Palermo

Nobile ed antica famiglia che si vuole originaria dalla Lombardia, trapiantata in Sicilia nel XI secolo con ETTORE milite al servizio dell’esarca (comandante militare) bizantino Giorgio Maniace; nobile in Messina, Milazzo ed in Siracusa. Possedette le baronie di Casalvecchio, di Saccolino, Carrubba, Cava della Donna e Magrentini, Protonotaro, Serravalle, Canneto o Margi del Canneto, Asaro, Lamotta, ed altre; ALAIMO cavaliere di Malta nel 1276, priore di Messina e maestro delle case dell’ordine di Malta del Regno di Sicilia e bassa Calabria; FEDERICO valoroso capitano d’arme con re Pietro I d’Aragona; FALCONE giustiziere della Valle di Castrogiovanni nel XIV secolo; ANDREA vescovo di Modena e martire nel XIV secolo; GIOVANNI senatore di Messina nel 1403 e tale carica, in detta città, venne occupata da altri personaggi di questa famiglia. ANTONIO fu capitano di giustizia di Milazzo nel 1403; MICHELE, barone di Ramosuli, fu giurato di Siracusa nel 1527/28; LUCIO, barone di Carrubba, tenne la carica di capitano di detta città nel 1632/3. Annotati nella Mastra Nobile del Mollica, (lista I, anno 1587) GIOVANNI, e il padre GIOVAN MATTEO; GIOVANNI PIETRO fu giudice pretoriano in Palermo nel 1609/10. Un ramo della famiglia si trasferì in Lentini.

Iscritta nell’Elenco delle Famiglie Nobili Siciliane.

Arma: d’azzurro, alla fascia di rosso, sostenente il falcone al naturale, col cappelletto in testa – alias partito: 1° d’azzurro, 2° di rosso di un falcone d’oro al volo posto al centro.

FALLACARA

Titoli: famiglia notabile “particolare”

Dimora: Bitonto, Bari

Antica famiglia Bitontina, presumibilmente originaria del nord Italia (sullo studio dell’origine del nome va ricordato che il cognome può aver subito nel tempo variazioni dialettali, forme contratte, diminutivi, lenizioni, errori dovuti a errata trascrizione. Si ritiene quindi che il nome “Fallacara” sia verosimilmente originato da “Fallacca”, famiglia originaria di Fontanile, secolo XIV, successivamente trasferitasi in Casale Monferrato, Mantova e Alessandria). giunse in Puglia verso la fine del XV secolo. Agli inizi del cinquecento la ritroviamo a Bitonto citata in un antico documento intitolato: Locazione di un parco in Santo Spirito volgarmente detto “Lo parco piccolo de lo Castiello”, appartenente ad “Angelum de La Fallacara de Botonto”. Anticamente, in questo “parco”, situato probabilmente nei pressi dell’antico castello d’Argiro posto sul lato ovest del porto di Santo Spirito, vi era un caratteristico palmento appartenuto alla famiglia, attestato dall’epigrafe miracolosamente scampata (unitamente ad altri frammenti lapidei) all’atto della demolizione avvenuta probabilmente agli inizi del XIX secolo. L’epigrafe, abbellita dallo stemma gentilizio dei Fallacara, caratterizzato da un leone rampante armato di giavellotto sovrastato da grappoli d’uva, recita: D. O. M. Torcularias has edes Angelum de La Fallacara patricius de Botonto sibi suisque proprio aere construxit. Anno Domini 1543. Probabilmente tale famiglia fece fortuna grazie alla produzione e commercio di vino. In un inedito documento del XVII secolo viene menzionata la famiglia, classificata come appartenente alle “particolari famiglie bitontine” . In tale documento il fu Don ANGELO Fallaccara di Bitonto, figlio di CARLO, nell’anno 1646, con suo ultimo testamento istituisce erede universale di tutti i suoi beni, quali “stabili, mobili, oro, argento, etcc”, la propria moglie “Donna Porzia Del Brudiglio”, istituendo dopo la sua morte un “Pio Rimedio”, (Probabilmente questo “Pio Rimedio” era ubicato all’interno della Cattedrale bitontina dove anticamente ogni anno il relativo cappellano doveva celebrare 100 messe per l’anima del defunto Don Angelo Fallaccara e “dé suoi Maggiori”. Infatti a partire dal XIV secolo la Cattedrale subì una serie di significative trasformazioni che ne mutarono radicalmente la fisionomia dei fianchi e dell’interno. Verso la fine dell’800 ebbero inizio una lunga serie di restauri mirati a restituire al monumento l’originale aspetto medievale. La campagna di restauro effettuata nel 1930 riaprì le arcate cieche sui fianchi dopo aver demolito le cappelle gentilizie costruite dal XIV secolo in poi, abbattendo probabilmente anche il “Pio Rimedio”).

Sul finire del XVIII secolo, le nobili famiglie bitontine dei Vacca e dei Pace, imparentate con i Fallaccara, per contendersi le consistenti rendite del “Pio Rimedio”, cominciarono un aspra controversia legale conclusasi con l’assegnazione del “Pio Rimedio” ai Vacca, eredi con grado di parentela più prossimo al testamentario. Purtroppo,non si conosce l’ubicazione di questo “Pio Rimedio”. Una tavola, allegata al detto documento, riporta gli alberi genealogici della famiglia “Fallaccara” e “Del Cantore”, tra di loro imparentate, dove vengono menzionate numerose famiglie bitontine tra cui Brudiglio, Strugibinetto, Siccoda, Della Facenna, Ascolese, ecc, ormai estinte. Consultando la “Platea dei beni del Convento di San Francesco d’Assisi di Bitonto” , nel paragrafo “Alfabeto di tutti li censi” agli inizi del settecento ritroviamo inscritto Don Gio. Fallacara, alias “Ricco e Sulo”, il quale donava mensilmente al convento 80 ducati. Attualmente a Bitonto, nei pressi della pubblica “Pescara del corso”, vi è la “Corte dei Mille”, sino al 1911 chiamata “Corte Fallacara“, nome assegnato in ricordo delle antiche strutture abitative, di proprietà dell’omonima famiglia. Degli inizi dell’Ottocento, di tale famiglia, ricordiamo VINCENZO, noto architetto, allievo del Castellucci, Nicolini, Mastropasqua, laureatosi nel 1839 presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, il quale partecipò alla progettazione a Bari del nuovo molo, del borgo murattiano, del Camposanto e della chiesa di San Ferdinando, e diresse i lavori per la costruzione del palazzo Ricchioni a Palo del Colle, e del palazzo Cioffrese a Bitonto. Sul finire dell’Ottocento, ricordiamo ANGELO, rappresentante dei liberi pensatori di Bari, che partecipò attivamente all’Anticoncilio di Napoli, iniziativa fortemente appoggiata da Garibaldi. Agli inizi del Novecento, la ritroviamo tra le famiglie emigrate in America, stabilitasi nel Texas, Nevada, Missouri, Ohio, Iowa, New Jersey e Florida. Nel 1926, MICHELE, soldato nella I guerra mondiale, emigrò con la propria famiglia a Brooklyn, dove fece fortuna. Famiglia rinomata nel campo edile, ricordiamo GAETANO, per la costruzione nel 1930 a Bilecik (Turchia), di un maestoso ponte per la strada ferrata per il collegamento Istambul–Ankara, e GIROLAMO, classe 1902, unitamene ai suoi figli, che con la propria impresa edile diede il via alla costruzione dei primi “grattacieli” nella nostra città, ricordiamo il compianto Don CARMINE, ordinato sacerdote il 16 luglio 1939 dal vescovo Monsignore Andrea Taccone. Dal 1944 fu per lunghi anni parroco della Cattedrale, per poi ricoprire, presso la Curia Vescovile, il ruolo di economo, su specifica disposizione dell’arcivescovo Cacucci. Fondamentale punto di riferimento per il clero locale e per la città, acquisì numerosi meriti e riconoscimenti. Nel 1993 gli fu assegnato il premio “L’Uomo e la Città”, per la dedizione e l’affetto che dedicò alla nostra Bitonto.

Si ringrazia il dottor PASQUALE Fallacara per le notizie relative alla famiglia

FALVELLA

Titoli: conte

Dimora: Napoli

Di origine Toscana, trasferitasi in Basilicata ed in Napoli nel XVII secolo, ha dato vari personaggi che vestirono la toga magistrale ed inseriti in ordini cavallereschi italiani.

Con R. D. del Regno d’Italia, del 13 marzo 1864 GIUSEPPE venne decorato del titolo di conte trasmissibile ai primogeniti.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre fasce d’oro accompagnate da tre stelle dello stesso al capo, alias d’argento a tre bande d’azzurro accompagnate da tre stelle d’oro al capo.

FARACE (1) o FARACI

Titoli: nobile dei baroni del Prato

Dimora: Messina, Palermo

NICCOLÒ giudice straticoziale nel 1381, barone di Grappida; titolo che venne confermato al figlio RUGGIERO in data 20 gennaio 1453; BERNARDINO barone con investitura il 12 febbraio 1486; VINCENZO investito del titolo di barone in data 13 marzo 1548; GIUSEPPE giudice della corte pretoriana 1606/7, del tribunale della gran corte 1610; LORENZO stessa carica 1630/31 e 1633/34; BIAGIO con privilegio del 19 luglio del 1670 nominato barone del Prato; BIAGIO, barone del Prato, giurato di Militello 1812/13.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobilità Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: 1° d’azzurro alla colomba d’argento guardante un sole, 2° d’oro ai tre pini di verde sradicati, alias 1° d’oro e d’azzurro alla fascia di nero sostenente un uccello al naturale.

FARACE (2)

Titoli: marchese, barone, nobile dei marchesi

Dimora: Capri, Napoli, Roma

Originaria di Capri, discendente dalla precedente famiglia, si hanno notizie certe nel napoletano sin dal XVII secolo con FRANCESCO nato a Capri nel 1616; FRANCESCO 2° tenente del

“4° Battaglione Cacciatori” dell’Esercito delle Due Sicilie, partecipò alla difesa del Regno dall’invasione piemontese nel 1860/61, presente all’assedio di Gaeta capitolando il 14 febbraio 1861. Vennero concessi ad ALFREDO - commendatore dell’Ordine d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro, consigliere della Corte di Cassazione, primo presidente della Regia Corte d’Appello - con R. D. e RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 21 dicembre 1921 e del 25 dicembre 1925 i titoli di marchese e barone trasmissibili ai primogeniti.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: 1° troncato d’azzurro alla colomba d’argento fissante un sole d’oro, 2° d’oro al pino al naturale sulla campagna di verde.

FASANO

Titoli: nobile

Dimora: Solfora, Sicilia.

Appartenne a questa famiglia il Cardinale GIOVANNI, che fu eletto Papa, col nome di GIOVANNI XVIII, il 26 dicembre del 1003 e morì il 18 luglio 1009 nel monastero della Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma, dove si era ritirato stanco degli intrighi di potere cui era sottoposta la corte papale da parte della potente famiglia romana dei Crescenzio.

I Fasano di Solofra godettero del titolo di nobile fin dal XIII secolo con privilegio feudale concesso da Carlo I Angiò a GIOVANNI e GUGLIELMO de Fasana (provenienti dal Cilento)che dava loro la facoltà di “possedere feudi con la recognizione del re”. RICCARDO milite e protomedico, familiare e consigliere di re Roberto d’ Angiò nel 1333; GABRIELE (Solofra, 7 luglio 1645 – Vietri,1689), sacerdote, che visse a Napoli nella residenza di famiglia e pubblicò “Lo Tasso Napoletano: zoè la Gierosalemme libberata de lo sio’ Torquato Tasso votata a llengua nosta da Gabriele Fasano de sta cetate, e dda lo stisso appresentata a la llostrissema nobeltà nnapoletana” versione napoletana della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, stampata da Giacomo Raillard, un tipografo-editore-libraio francese, egli ebbe un fratello, TOMMASO (1646-1716), pittore, attivo in molte chiese napoletane, specialmente in Donna Regina Nuova. NICOLA medico di re Ladislao, ottenne l’esenzione da qualsiasi pagamento ed inoltre il feudo di Sant’Agata nel 1409 e di Arco nel 1413.

A questa famiglia appartiene un ramo napoletano che però non ebbe più contatti col decaduto ramo solofrano. Al ramo napoletano appartiene il prof. TOMMASO dell’Università di Napoli.

Di questa Famiglia fa cenno B. Candida Gonzaga, Memoria delle Famiglie nobili delle Provincie meridionali, Napoli, 1875, volume V-VI, pagina 85, il quale dice: "Ha goduto nobiltà in Sicilia, in Solofra, in Somma vesuviana", e ne descrive lo stemma: "un albero in fiore e due ragazzi affrontati che colgono dall’albero", "d’ azzurro al fagiano fermo del suo colore" e infine: "godeva il privilegio di portare la mazza del Pallio nella festa del Corpus Domini". Il Gonzaga cita altri autori che parlano di questa famiglia (Majone, Capitelli, Capecelatro, Cappelletti, Mauro, Pacichelli, Sassone, De Stefano). Il Crollalanza nel “Dizionario storico blasonico delle Famiglie nobili e notabili”, volumeI, Bologna, 1886.

Nel XIII secolo troviamo affermati medici, tra cui RICCARDO da Salerno (†1333), chiamato "medicinalis scientia professor", reggente degli studi a Napoli e ricordato per l’importante contributo dato allo sviluppo dello Studium napoletano col trasferimento degli studi di medicina da Salerno a Napoli; è sepolto nella chiesa di S.Gregorio Armeno a Napoli.

Il figlio RICCARDO e il nipote ANDREA continuarono la professione medica alla corte napoletana ed ebbero confermati i precedenti privilegi, appartenendo a Napoli al Seggio di Porto. NICOLÒ in due momenti diversi - nel 1409 e nel 1413 - ebbe confermato l’incartamento sui beni solofrani e dal re Ladislao fu chiamato "Fidelis nobilis, et circumspectus". Nel XVI secolo troviamo GIOVANNI TOMMASO, figlio di VALERIO, che andò in missione in Spagna dall’imperatore Carlo V per perorare la causa dell’autonomia demaniale di Solofra, che fu accolta. TOMMASO fu sindaco di Solofra nel 1565. GAETANO guardia del corpo di sua maestà il re Cattolico, capitano di cavalleria e governatore di varie città; NICOLA capitano d’artiglieria, e cavaliere di giustizia dell’Ordine Costantiniano nel 1740; GIUSEPPE guardia del corpo della “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” nel 1795 del re di Napoli; La famiglia ottenne dagli Orsini la gestione dell’Abbazia di Vietri. Prima del tracollo familiare, provocato dalle lotte tra gli Ordini, di cui erano vassalli, e la comunità, troviamo ancora nel XVII IGNAZIO, abate benedettino prima ad Andria e poi a Montecassino.

Arma: d’azzurro al fagiano, coronato d’oro, fermo del suo colore su di un monte di verde, di tre stelle d’oro in fascia.

Papa Giovanni XVIII, Giovanni Fasano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LO FASO

Titoli: duca di Serradifalco, marchese di Gastone, barone di Oliveri, Rabione, Salicio, Grotta d’Acqua.

Dimora: Palermo

Originaria della Lombardia. Si stabilirono in Sicilia nel XV secolo.

ANTONIO abate di Sant’Anastasia, canonico della cattedrale di Palermo nel XVI secolo; FILIPPO vescovo di Lettere e Gragnano; FRANCESCO acquistò i feudi di Serradifalco con investitura del 16 settembre 1666; LEONARDO con privilegio del 30 dicembre 1664 ottenne la concessione del titolo di duca di Serradifalco; FRANCESCO, duca di Serradifalco, barone della tonnara di Oliveri nel 1716; VINCENZO senatore in Palermo 1749/55; LEONARDO duca di Serradifalco con privilegio del 7 gennaio 1722, governatore della Compagnia della Pace di Palermo nel 1752; IGNAZIO senatore in Palermo 1784/5, rettore dell’Ospedale Grande e governatore della Compagnia della Pace; FRANCESCO primo marchese di Gastone e Rabione con investitura del 12 dicembre 1785; GIUSEPPE e GIOVANNI cavalieri dell’Ordine di Malta nel 1787 e 1782; ANTONIO archeologo di fama internazionale, cavaliere di vari ordini cavallereschi nazionali ed internazionali, con investitura del 8 dicembre 1909 ottenne il titolo di duca di Serradifalco, marchese di Gastone, barone di Oliveri, Rabione, Salicio e Grotta d’Acqua.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al faggio al naturale sormontato da un’aquila nascente con una punta di rosso, un braccio d’argento uscente dal cantone destro impugnante una spada portante alla punta un giglio d’oro.

FAZIO (di San Barbato)

Titoli: nobile, predicato di San Barbato

Dimora: Napoli e Calabria

Famiglia d’origine calabrese nota già nel XV secolo, trasferita a Napoli nel XVII secolo.

Con Regio Assenso del 7 gennaio 1806 GIOVANNI ANTONIO ottenne il possesso della terra di San Barbato in Calabria; EMANUELE capitano del “Comando Generale” dello Stato Maggiore  dell’Esercito delle Due Sicilie partecipò alla campagna del 1860/81.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone coronato d’oro attraversato da una sbarra di rosso.

FAZIO

Titoli: barone di Nasari

Dimora: Messina

Non è certa l’origine si pensa  genovese o di Pavia, portata in Sicilia con Federico II di Svevia.

FAZIO avvocato fiscale della gran corte del regno nel 1377; MUZIO con privilegio del 31 agosto 1408 ottenne il feudo di Boscaglia; MATTEO segretario del contado di Agosta nel 1409; GIOVANNI portulano di Lentini nel 1410; GIOVANNI VINCENZO capitano di giustizia in Caltagirone 1533/34; FRANCESCO segretario referendario del Regno di Sicilia nel 1721; MARIO GIUSEPPE, dottore in legge, acquistò il titolo di barone di Nasari con investitura del 27 aprile 1812; il casato  venne iscritto nella Mastra Nobile di Messina dal 1798 al 1807.

Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone coronato d’oro ad una banda di rosso

FAZZARI

Titoli: patrizio di Tropea

Dimora: Tropea

Stabilitasi in Sicilia al seguito di Federico II di Svevia, ottenne, secondo il Toraldo, la signoria di Partinico con investitura del 10 febbraio 1210. Verso la fine del XIII passò in Calabria possedendo il feudo di Jacolino presso Mileto. Nobili in Tropea dove molti componenti della famigli coprirono la carica di Sindaco dei Nobili sin dal 1461; nel 1580 vennero ricevuti nell’Ordine Gerosolimitano; GIACOMO e RAONE “regi famigliari” di Roberto d’Angiò; GOFFREDO vescovo di Mileto nel 1328; BERNARDINO capitano dell’esercito di Carlo V militò contro i francesi di Lautrec; LEONARDO cavaliere di Malta, distintosi nella guerra contro i Turchi,  fu il primo a piantare nell’assalto di Castelnuovo (possedimento Veneziano) in  Morea (odierno Peloponneso) nel 1601 lo stendardo dell’Ordine di Malta; ANTONIO capitano dell’esercito partecipò alla campagna di Catalogna nel 1673 dove perì in combattimento; DOMENICO, capitano del “3° Fanteria Napoletana” comandato da Domenico Pignatelli in Catalogna, divenne Maestro di Campo nel 1708.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro ai tre pali d’oro col capo dello stesso caricato da una rosa rossa

DI FEDE

Titoli: marchese, nobili dei marchesi

Dimora: Gela, Vizzini

GIUSEPPE con privilegio del 9 marzo 1607 ottenne il feudo di Terra di Sonnaro; GASPARE proconsole di Girgenti (Agrigento) nel 1632; NUNZIO giurato, capitano di giustizia e tesoriere di Vizzini nel 1731; ANTONINO giurato nobile di Naro 1791/2, capitano di giustizia 1797/8; GASPARE giurato nobile 1799/1800, capitano di giustizia 1801/2; GIOVANNI con R. D. “motu proprio” del 22 dicembre 1898 e con RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 27 aprile 1899 ottenne il titolo di marchese per se e per gli eredi primogeniti.

Iscritta Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento all’albero al naturale sostenuto a sinistra da un leone coronato d’oro, accompagnato al capo da tre stelle di rosso a sinistra di un sole rosso, bordato a scacchi rosso e argento.

FEDERICI (di Abriola)

Titoli: nobili col predicato di Abriola

Dimora: Napoli, Montalbano Jonico

È un ramo della famiglia omonima proveniente da Genova, il cui capostipite era BARTOLOMEO conte palatino nel 1297, passata in Campania e Calabria nel XVI secolo; ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1516; ottenne i feudi di Ariuso nel 1738 e Abriola nel 1758. TOMMASO colonnello della Guardia Civica nel 1809.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a nove stelle d’oro disposte a tre.

FEDERICO

Titoli: nobile dei conti di Villalta

Dimora: Palermo

Le prime memorie certe risalgono al XIII secolo con GUGLIELMO cavaliere di Butera e RAYNALDO cavaliere di Mineo; FEDERICO acquistò il feudo di Cefalà nel 1790, la carica di pretore in Palermo nel 1367; ANTONINO ottenne il diritto del grano ( il prelievo di una percentuale in moneta) sul caricatore (silos) di Sciacca; GASPARE giudice del tribunale della Gran Corte Criminale del Regno nel 1639/41, con privilegio del 30 maggio 1643 ottenne il titolo ereditario di conte di San Giorgio; PAOLO senatore in Palermo 1665/70: ANTONIO, conte di San Giorgio, “secreto interinale” di Palermo 1731, governatore della Compagnia della Pace 1715, primo conte di Villalta, deputato del Regno di Sicilia 1738/48; NICCOLÒ, conte di Villalta con investitura del 9 settembre 1779, conte di San Giorgio 30 aprile 1776; ANTONIO conte di Villalta e governatore della Compagnia della Pace nel 1788; IGNAZIO ricevuto nell’Ordine di Malta il 18 giugno 1787; GIOVANNI alfiere (sottotenente) del “6° Reggimento Fanteria di Linea Farnese” partecipò alla campagna del 1860, sul Volturno, contro i piemontesi che invasero il Regno delle Due Sicilie.

Con D. M. del 20 dicembre 1897 venne riconosciuto a GAETANO il titolo di nobile dei conti di Villalta. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a quattro bande d’azzurro, alias d’azzurro alla banda d’oro, in capo alla fede di carnagione, in punta d’una ancora d’oro.

 

 

FENICIA

Titoli: nobile, patrizio di Ravello

Dimora: Ruvo di Puglia

Le prime memorie certe attestano che tra i più illustri giureconsulti di Ravello vi fu il Regio Consigliere CARLO Fenice nel XIV secolo; e nel 1453 un uomo d’arme, AGOSTINO Fenice ebbe a servire in guerra Alfonso I d’Aragona, che con speciali diplomi lo nominò Signore di Mentana e Mazzicella in provincia di principato Citeriore, questi è ricordato da una lapide nella Chiesa dei Frati Minori di Santa Maria la Nova in Napoli. Discendente di questo cavaliere è un PIETRO GIACOMO, capitano presso l’Imperatore Carlo V, che contrasse matrimonio con la nobildonna Lucrezia d’Afflitto. Altri componenti della famiglia furono i prelati don GIOVANNI, FABIANO, SIMONE, LEONARDO, MATTEO e MARCO, che furono Canonici ed Arcidiaconi della Cattedrale di Ravello. Si ha anche memoria di un SEBASTIANO, benefattore, che lasciò il suo ricco patrimonio alla Real Casa per la Redenzione dei cattivi (Riscatto dei Prigionieri) di Napoli, chiesa tutt’ora esistente in via San Sebastiano in Napoli. Il casato si trasferì da Ravello in Napoli, Gragnano, Cerreto, Ruvo di Puglia. Per quest’ultimo ramo i Fenicia furono importati nella persona del dott. GIULIO CESARE, figlio di don LUIGI ANTONIO Fenice, che lasciò Napoli verso la fine del XVI secolo. Il ramo pugliese prosperò, mentre sia in Napoli che nel Salernitano, in Cerreto e nella stessa Ravello gli altri rami si estinsero. Molti sono i documenti che testimoniano i privilegi concessi ai componenti di questa famiglia nei primi del XVII secolo come in un atto della Diocesi del 2 luglio del 1612 si legge che NICOLA MATTEO Fenice dispone nel suo testamento che il suo corpo debba essere tumulato nella Cappella di juspatronato, costruita nella maggiore Chiesa di Ruvo. Simili disposizioni testamentarie lasciano GREGORIO, GIOVAN ANDREA, GIOVANNI ANGELO; disposizioni che dimostrano l’alto grado di signorilità, cui questa famiglia era pervenuta. Il menzionato GIULIO CESARE, ch fu incaricato dal governo del Vicerè di Napoli conte De Olivares a regolare alcune questioni di tributi in Castellaneta fine secolo XVI, agli inizio del XVII secolo dal Vicerè Conte di Lamos fu deputato a togliere taluni abusi in Terlizzi; ebbe ancora altri incarichi più onorifici e lusinghieri. Lo si trova quale governatore in molte città della Lucania e della Puglia, nel 1627 ritornerà in Puglia e questa volta con il grado di Governatore, nello stesso anno contrae matrimonio con Giulia Ciana, da cui nacque un unico figlio, CARLO. Dalle nozze di quest’ultimo con Anna Bonadies, avvenute nel 1652, nacquero cinque figli di cui maschi: GIULIO CESARE che divenne Abate, ANTONIO ALESSANDRO nato nel 1660 e che sposò nel 1707 donna Isabella Selitti, che ebbe cinque figli maschi: FRANCESCO SAVERIO, DOMENICO e GIULIO CESARE abbracciarono la vita ecclesiastica, il primo figlio CARLO, sposò la Marchesa Silvia Tupputi, e SALVATORE, nato il 21 gennaio 1726, sposò donna Teodora Codignac. Da questo matrimonio nacquero tre figli di cui un solo maschio MICHELE, che nel 1791 sposerà donna Anna Maria Siciliani di Rende, che ebbero sette figli di cui quattro maschi: CARLO morì fanciullo, GIOVANNI sposò Teresa d’Agostino di Giovinazzo, ANTONIO sposò Rosa Pancrazio di Mola, senza avere alcun figlio, SALVATORE, studioso, si distinse per le cariche che gli vennero affidate dal re Ferdinando II, fu anche insignito di alte onorificenze di cavaliere dell’Ordine Costantiniano e nel 1858 ebbe il diploma quale cavaliere di “devozione” dell’Ordine di Malta e anni più tardi, di cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro; dalle nozze con Saveria Azzariti di Corato ebbe sette figli: Teodora, Teresa, Gaetana che sposò il nobile Giuseppe Quarto di Palo, Regina sposò don Olindo Incarnati e Anna il cav. Giuseppe Gadaleta; MICHELE, nato nel 1832, nel 1859 sposò donna Anna Cappelluti di Molfetta, egli per molti anni fu sindaco di Ruvo, amato e rispettato in tutta la Puglia, ebbe quattro figli: Saveria che sposò Gennaro Pandolfelli, SALVATORE che sposò donna Lucia Silos Labini ed ANTONIO che sposò la nobile Giulia Nitti Valentini dalla quale ebbe ben otto figli. Antonio resse cariche importanti della pubblica amministrazione: consigliere, assessore, prosindaco in Ruvo, contribuì alla valorizzazione della città natale con costruzioni di edifici pubblici, di acquedotti,..…insignito del grado di commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, dalla sua persona discende in linea diretta l’attuale dott. ANTONIO Fenicia, appartenente al ramo fiorente di Ruvo di Puglia nel XXI secolo.

N.d.A: Un ringraziamento particolare alla dott.ssa Pina Catino per le immagini e le notizie raccolte sul casato ricevute dal dottor Antonio Fenicia.

Arma: d’azzurro ai leoni controrampanti all’albero al naturale sulla sommità la fenice nascente d’argento, alla campagna di verde; alias: d’azzurro alla fenice, rivolta ad un sole al cantone destro, sulla sua immortalità di rosso posta su di un monte di tre cime al naturale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DE FERRANTE

Titoli: Barone, nobili dei baroni

Dimora: Napoli, Nola

Originaria di San Paolo Belsito in provincia di Nola. Possedette il feudo de La Starza in San Paolo Belsito, baroni dal XVIII secolo, imparentati con i Filangieri di Candida e con i Candida Gonzaga. FERDINANDO, barone, cavaliere di devozione e d’onore dell’Ordine di Malta del Priorato delle Due Sicilie con bolla del 19 aprile 1841; GENNARO, figlio del precedente, capitano d’artiglieria dell’Esercito delle Due Sicilie, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella,fedele alla dinastia dei Borbone, subì l’arresto per non aver aderito al nuovo Regno d’Italia nel 1860.

Con D. P. del 30 dicembre 1926  riconosciuto il titolo di nobile dei baroni e con R. D. del 23 luglio 1926 e RR. LL. PP. (regie lettere patenti) del 25 novembre stesso anno riconfermato il titolo di barone con trasmissione al primogenito.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma:1° d’azzurro filetto d’oro, al ferro di cavallo d’oro con tre anelli dello stesso, 2° al leone rampante d’oro con tre anelli dello stesso  accostati da due stelle d’argento.  

FERRANTE

Titoli: marchese di Ruffano, Torrepadula, e Cordiglione

Dimora: Napoli

Proveniente da Reggio Calabria dove il 31 dicembre 1594 ne venne confermata la nobiltà con Regio Diploma, decorata del titolo di marchese nel 1731, ed aggregata alla nobiltà di Trani presso il seggio dell’Arcivescovado, un ramo si trasferì a Napoli nel XVII secolo. CAMILLO decorato del grado di “commensale e regio familiare” nel 1594; MATTEO luogotenente della Regia Sommaria con privilegio del  2 maggio 1752 ottenne la terra di Ruffano in Otranto e quella di Torrepadula e il feudo di Cordiglione del quale ebbe poi il marchesato; i titoli passati  in eredità al figlio NICOLA, giudice della Gran Corte della Vicaria nel 1768; MATTEO ultimo intestatario dei beni fino all’abolizione della feudalità; NUNZIO, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, colonnello della “1^ Direzione d’Artiglieria”, decorato dell’Ordine di Francesco I da re Francesco II di Borbone, partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese capitolando a Capua il 2 novembre 1860; ERNESTO, figlio del precedente, anch’egli proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, capitano  del “Corpo della Reale Artiglieria” partecipò alla campagna del 1860/61 e alla difesa della città di Gaeta capitolando con la guarnigione il 14 febbraio 1861; STANISLAO, marchese di Ruffano, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine del Santo Sepolcro nella   prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al ferro di cavallo e corona d’oro.

FERRARA o FERRARI

Titoli: nobile

Dimora: Modica, Palermo

Originaria della Lombardia, portata in Sicilia ai tempi di Pietro I d’Aragona con LUIGI castellano di Piazza Armerina; PIETRO  cavaliere di Aidone e Patti nel 1283; FILIPPO cavaliere di Nicosia e Castrogiovanni; LEONARDO cavaliere di Piazza Armerina investito del feudo di Cellaro il 23 gennaio 1455; FILIPPO investito del feudo di Lazzarino il 23 novembre 1479; MUZIO e COLANTONIO annotati nella Mastra Nobile del Mollica dal 1589 al 1607; DAMIANO proprietario  del feudo di Benvini nel 1666; ANTONIO con privilegio del 19 agosto 1629 ottenne il feudo di Montagna di Monterosso; COSMA senatore in Palermo 1649/50; FRANCESCO ultimo intestatario del feudo di Bertavilla e Monterosso il 18 settembre 1786; GAETANO, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, maggiore del “Real Corpo del Genio” partecipò alla campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al ponte di tre archi d’oro al fiume d’argento,

alias di rosso al leone d’oro,

alias troncato 1° d’azzurro al compasso aperto da tre stelle il tutto d’oro,  2° d’azzurro al monte di tre cime d’oro fiammeggiante di rosso.

FERRARO

Titoli:  Nobile

Dimora: Napoli

Motto:” Fides Rara”

E’ una diramazione della famiglia Ferrari di Cosenza e di Roma, portata a Napoli nel 1625 con GIOACCHINO;

FILIPPO ottenne con privilegio del 19 febbraio 1653 del re Filippo IV  il diploma di nobiltà con riconferma dell’arma.

GIOVANNI consigliere della Real Camera di Santa Chiara, presidente della Regia Camera Sommaria nel 1760, caporuota della Vicaria Criminale.

Iscritto Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al compasso aperto accompagnata da tre stelle d’oro, in punta di un monte dello stesso.

FERRARO di SILVI e CASTIGLIONE

Titoli: marchese col predicato di Silvi e Castiglione

Dimora: Napoli

La famiglia Ferraro (o Ferrara) di Silvi e Castiglione trova il suo capostipite in MATTEO, morto nel 1530, nominato primo feudatario di Silvi, con Diploma del 1508; tale Diploma conferma la donazione del feudo di Silvi, presso Marsico, fattagli da Antonello Sanseverino, Principe di Salerno, col quale partecipò all'assalto di Castelnuovo di Napoli, caduto in potere dei Francesi il 6 marzo 1495, combatté valorosamente. In documenti del 1509 viene citato come nobile Matteo de FERRARIIS della Terra di Olevano. Il nipote, anche lui MATTEO, è qualificato nobile nella fede della Gran Corte della Vicaria del 5 maggio 1551.

Agli inizi del XVII secolo, VINCENZO,quarto feudatario di Silvi, viene nominato anche feudatario di Castiglione. A Vincenzo, seguirà ANTONIO che, senza figli, costituì un “Monte Famigliare” nel 1614 a favore dei cugini DECIO, ALESSANDRO, ORAZIO, TARQUINIO e GIULIO CESARE; il “Monte Famigliare” sarà sciolto e suddiviso nel 1939, fra gli eredi di Alessandro, Orazio e Giulio Cesare. A quella data risulta, infatti, estinto il ramo di Decio e di Tarquinio. I Ferraro furono sepolti (è sicura la sepoltura di Decio, sesto feudatario di Silvi e terzo feudatario di Castiglione), a Olevano nella cappella gentilizia del convento domenicano di Santa Maria di Costantinopoli. Tale convento è oggi purtroppo in desolante stato di abbandono.

In tempi più recenti, con Decreto del Ministro dell’Interno del 1895, VINCENZO Ferrara (nato nel 1835), venne ascritto al Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e riconosciuto, per rinnovazione, nel titolo di Barone di Silvi e Castiglione. Il nipote di Vincenzo, FERDINANDO (nato nel 1868) sposerà Donna Emilia Pignatelli acquistando maritali nomine il titolo di principe di Strongoli e conte di Melissa; fu presidente "dell'Opera Pia Asilo Regina Margherita" in Napoli nella prima metà del sec. XX.

Il ramo cadetto della famiglia, con capostipite GIULIO CESARE, nato a Olevano nel 1550, vedrà GENNARO nel XVIII secolo trasferirsi da Olevano a Napoli e utilizzare la forma “Ferraro” per il cognome. Tra i discendenti di Gennaro ricordiamo FRANCESCO (nato nel 1816), consigliere particolare di Re Francesco II delle Due Sicilie, avvocato della Corona; gli fu universalmente attribuito il predicato di Castiglione e lo stemma gentilizio, con corona di marchese. Gli furono attribuiti promiscuamente i cognomi di Ferrara e Ferraro. Dopo di lui, i suoi discendenti sono tutti costantemente indicati con il cognome Ferraro. LUIGI (nato nel 1845), figlio di Francesco, anche lui avvocato, si ricorda, poiché fu eletto Consigliere, Assessore, Vicesindaco e Sub Regio Commissario del Comune di Napoli, viene ricordato anche perché istituì per il Comune di Napoli (sempre in cerca di fondi) una tassa sui cani.

Esistono altre famiglie Ferraro, Ferrara e Ferrari che utilizzano lo stesso stemma (il compasso aperto su tre monti e tre stelle) e hanno avuto il riconoscimento di titoli nobiliari, purtroppo non esiste uno studio dettagliato che ricostruisca i legami tra queste famiglie.

Arma: d’azzurro al compasso aperto accompagnato da tre stelle d’oro, in punta di un monte dello stesso.

 

FERRAÙ

Titoli: nobile

Dimora: Matera

Il casato è una diramazione di casa Ferrari di Cosenza, come attestato da un certificato dei “reggimentari” di Matera per la nomina a cavaliere di Malta di NICOLA e GIUSEPPE Ferrari nel 1796 in Matera; le prime memorie del casato in Basilicata risalgono a GIOVANNI Ferrario eletto nel 1282 “Collettore della Pecunia” dell'Università della città di Saponara, dove nel 1550 vi era un ramo dei Ferrara baroni di Silvi e Castiglione; GIOVAN BATTISTA Firraù, detto “lo francioso”, regio familiare il primo di cui si hanno notizie in Matera nel 1485 quando ottenne dal re i beni confiscati a Gaspare Donatone. Un altro GIOVAN BATTISTA camerlengo in Matera nel 1585, stessa carica CAMILLO Firraù nel 1613. Il casato ottenne numerose nomine nel governo di Matera, ed ottenne il possesso del fiume di Galeso nel 1705 che restò nella famiglia sino all'ultima iscrizione feudale del 1° giugno 1770.

Arma: d'azzurro a tre monti d'oro accompagnati da un compasso d'oro posto in capriolo, accompagnato nel capo da due stelle del medesimo.

FERRERI

Titoli: marchese e barone d’Anguilla, barone di San Bartolomeo, nobili dei baroni e dei marchesi d’Anguilla.

Dimora: Comiso, Palermo

Di origine normanna o catalana, - Ferrer -  non sono certe le origini. I primi a passare in Sicilia furono ANTONIO che con privilegio del 18 giugno 1398 ottenne il feudo di Stissibilia e  FERRERIO nel 1399 che acquistò il feudo di Birribaida e Belice; PAOLO acquistò il feudo di Migaido e Pettineo nel 1550; NICCOLÒ senatore in Palermo 1540/1; MARCANTONIO, barone di Pettineo,  senatore nel 1602/6, capitano di giustizia 1609/10 in Palermo; FRANCESCO primo barone di San Giorgio nel 1704; GIOVAN FRANCESCO senatore in Palermo 1709/10; MICHELE barone di Passanitello con privilegio del 13 agosto 1717; SILVESTRE primo barone d’Anguilla nel 1710; EMANUELE  senatore in Palermo 1758/68; EMANUELE, barone d’Anguilla, proconservatore di Comiso 1761/74; GIOACCHINO giudice delle appellazioni di Palermo 1772, della Corte Pretoriana 1773, del Tribunale del Concistoro 1785, della Gran Corte Civile 1788, Commissario Generale di Val di Mazzara 1793/4, uditore delle “genti di guerra” (Tribunale Militare) 1795, presidente del Tribunale del Regio Patrimonio 1803, cavaliere dell’Ordine di Malta, reggente del Supremo Consiglio di Sicilia, decano del Sacro Consiglio di Santa Chiara in Napoli, con diploma del 28 aprile 1798 dato in Palermo venne decorato del titolo di marchese d’Anguilla; VINCENZO con investitura del 13 marzo 1803 ottenne il titolo di marchese d’Anguilla; BARTOLOMEO ottenne il feudo di San Bartolomeo il 22 aprile 1809; con D. M. del 10 agosto 1906 VINCENZO ottenne il riconoscimento del titolo di marchese e barone d’Anguilla, barone di San Bartolomeo. Sostengono alcuni storici che appartenga questa famiglia San VINCENZO Ferreri (Valencia 1350 – Vannes Bretagna 1419) molto venerato nella città di Napoli.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a tre bande d’azzurro, alias d’azzurro a tre bande abbassate e tre stelle ordinate nel capo il tutto d’oro.

 

 

 

FERRIGNI PISONE

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Si ritiene che il casato sia originario di Maiori sulla costiera Amalfitana, e che si sia trasferita in Bari nel 1595, ereditò il cognome ed i possedimenti del casato Pisone, originaria di Costantinopoli.

Aggregata alla Piazza dei Nobili di Bari con deliberazione del 26 maggio 1789 e con Sovrano Assenso in data 6 febbraio 1795; venne poi iscritta al Registro delle Piazze Chiuse nel 1805 in persona di DIEGO ed IGNAZIO e dei figli del primo: FRANCESCO SAVERIO, SALVATORE, GIUSEPPE, ANDREA, IGNAZIO.

ANDREA (1799-1859) canonico, teologo della Chiesa Napoletana, professore delle Sacre Scritture, rettore della Regia Università di Napoli, deputato al parlamento Napoletano nel 1848; GIUSEPPE (1797-1864) giureconsulto, avvocato generale presso la Corte di Napoli, senatore, vice presidente del Senato.

Iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito nel primo d'azzurro, al leone d'oro coronato, tenente una mazza ferrata con la fascia di rosso attraversante sul tutto (Ferrigni), al secondo d'azzurro all'aquila nera al volo spiegato, coronata d'oro, tenente una stadera al naturale (Pisoni).

FERRILLO

Titoli: nobili

Dimora: Napoli

Si crede di origine spagnola,originaria della città di Altavilla, già nota nel XV secolo. MATTEO "cubiculario" (maggiordomo responsabile dell'amministrazione familiare) di casa Aragona. Decorata del titolo di marchese in persona di GENNARO nel 1783, era ancora in perfezionamento l’ufficialità del titolo di marchese del casato all’atto della pubblicazione nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro allo scaglione di rosso a capo d’azzurro caricato da tre stelle d’oro.

FERRO

Titoli: nobile, signore della Salina di Punta dell’Aquila

Dimora: Mazzara, Trapani

BERNARDO di Marsala, ottenne la nomina di Giustiziere del Vallo di Girgenti (Agrigento) con privilegio del 17 settembre 1282 da re Pietro d’Aragona; BARTOLUCCIO barone di Bardo con autorizzazione di re Federico II d’Aragona; GILIBERTO senatore in Trapani 1428/51; GIOVANNI regio cavaliere, capitano di giustizia 1444 e 1458; BERNARDO stessa carica 1482/85; PIETRO giudice capitanale di Palermo 1569/70, della corte pretoriana 1572/3; CESARE capitano di giustizia nel 1584, cavaliere dell’Ordine di Malta nel 1627; FRANCESCO possedette la gabella di Pelo e Merca in Palermo 1620; VINCENZO cavaliere di Malta nel 1634; FRANCESCO barone di San Giorgio con privilegio del 17 marzo 1743; GIOVANNI con investitura del 20 ottobre 1742 ottenne la Salina della Punta dell’Aquila; ALESSIO cavaliere di Malta nel 1749, capitano di giustizia 1750/1 in Trapani; GIUSEPPE cavaliere di Malta nel 1792.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla fascia d’oro

 

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino - il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2008: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato