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I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

 C-CA  CE-CO  CR-CU

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 F-FE  FI-FU

 G-GA GE-GI  GO-GU

H-I-J

 L-LE LI-LU

 M-MA  ME-MI  MO-MU

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 P-PA  PE-PI  PL-PU

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R-RI  RO-RU

S-SA  SC-SI  SL-SY

T-TE  TI-TU

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 V-VE  VI-VU  W-X-Y-Z

SC-SI

SCALFARO

Titoli: barone, nobile dei baroni

Dimora: Catanzaro

Famiglia calabrese nota dal XV secolo. Decorata del titolo di barone da re Gioacchino Murat il 2 giugno 1814 in persona di RAFFAELE ALOISIO, capo della Legione Provinciale di Calabria; dichiarata di “nobiltà generosa” per l’ammissione nella “Compagnia delle Guardie del Corpo” in persona di GAETANO - figlio del maggiore dell’Esercito delle Due Sicilie LUIGI - barone, poi quale 1° tenente del “3° Reggimento Cacciatori della Guardia Reale” ha partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese del 1860/61, meritandosi la decorazione sul campo della croce di Diritto di San Giorgio per la battaglia del 1 ottobre sul Volturno, presente alla difesa di Gaeta partecipando a tutta la campagna, insieme al fratello GIUSEPPE 2° tenente dei “Tiragliatori della Guardia Reale”, entrambi, provenivano dalla Scuola Militare della Nunziatella, entrarono come effettivi nell’Esercito Italiano a fine guerra. Il titolo venne rinnovato con RR. LL. PP. del 16 marzo 1899 in persona di ORAZIO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato: 1° d’azzurro al braccio armato d’oro reciso, tenente con la mano una spada d’argento, col capo scaccato d’argento e rosso; nel 2° di oro alla ghirlanda d’olivo di verde al libro al naturale.

SCAMMACCA (1)

Titoli: nobile dei baroni della Bruca e di Crisciunà

Dimora: Catania

Originaria della Lorena, passata in Sicilia all’inizio del XV secolo. BLASCO, di Catania, protomedico di re Martino e del Regno nel 1403, per i servigi prestati ottenne con privilegio del 8 settembre 1409 il feudo di Murrago e d’Agnone; NICCOLÒ cavallerizzo di re Alfonso nel 1418, MATTEO barone di Murgo con investitura del 11 giugno 1418, senatore in Catania negli anni 1430/1, 1433/4, 1436/7; GIOVAN BATTISTA capitano di giustizia di Catania 1598/9 0, 1604/8; ALESSANDRO senatore in Catania anni 1609/10, 1613/4, con privilegio del 17 dicembre 1627 ottenne la concessione di “regio cavaliere”; GUGLIELMO primo barone di Bruca e Scrisciunà con investitura del 22 agosto 1672; MATTEO per “maritali nomine” di Virginia Cavallaro, barone di Campoallegro e Castelluzzo, senatore in Palermo 1683/4; AGATINO e MICHELE annotati nella mastra nobile di Catania del 16 gennaio 1606 nei “regi cavalieri”; ARCAROLO barone di Bruca e Crisciunà annotato nella Mastra nobile di Catania tra i feudatari e regi cavalieri, capitano di giustizia anni 1689/90, patrizio 1701/2, tesoriere 1706/7; IGNAZIO ricevuto nell’Ordine di Malta ne 1728; GUGLIELMO barone di Bruca e Crisciunà con investitura del 14 agosto 1787; FABIO patrizio di Catania nel 1806/7. GIOVANNI con decreto del 30 aprile 1898 ottenne il riconoscimento del titolo di barone di Bruca e barone di Crisciunà.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nelle Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: nel primo di rosso a due leoni coronati affrontanti, sorreggendosi con le branche anteriori su di un monte di tre cime, il tutto d’oro; nel secondo d’azzurro a nove bisanti ordinati 1,2,3,2,1.

 

 

 

 

SCAMMACCA (2)

Titoli: cavaliere, nobile

Dimora: Catania

Il casato è un ramo della precedente famiglia, riconosciuto del titolo di cavaliere e nobile in base ai DD. MM. dell’8 luglio 1925 e del 7 novembre 1928 in persona di MARIO e dei fratelli GUGLIELMO, EMANUELE, VINCENZO e DOROTEA e relativa discendenza.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al monte uscente dalla punta dello scudo, sostenente due leoni coronati, controrampanti, il tutto di rosso.

SCANDURRA (1)

Titoli: barone di Salsetta e Montagna

Dimora: Spagna, Palermo

Motto: Scander”

Si ritiene originaria della Baviera. ALFONSO consigliere di stato di re Filippo II, poichè partecipò ad una congiura contro il sovrano, venne privato di tutte le sue ricchezze ed onori e condannato all’esilio, si rifugiò in Roma, trovò protezione da Sua Santità Clemente XIII e Urbano VIII e morì in detta città nel 1622; il figlio LUDOVICO fu cavaliere di papa Urbano in Roma; il figlio di quest’ultimo SANTI passò in Spagna e servì con le truppe austro-spagnole col grado di capitano recandosi poi in Sicilia stabilendosi in Siracusa ed iscritto alla Mastra Nobile di detta città, il casato dette senatori, cavalieri e giureconsulti tra cui SANTI e LUDOVICO.

GIACOMO investito del titolo di barone di Salsetta e Montagna il 20 settembre 1768.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due leoni d’oro affrontanti sostenenti con le branche anteriori uno spadone d’argento dall’elsa d’oro, sormontato da tre stelle d’argento.

SCANDURRA (2)

Titoli: barone di Sant’Elia, barone della Pira

Dimora: Spagna , Siracusa

Motto: “Intacta”

Ramo della precedente famiglia, VINCENZO tenente colonnello dei Reali Eserciti di Spagna, barone di Sant’Elia e di Pira con privilegio del 1 settembre 1767. GIUSEPPE possessore dei suddetti titoli nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Arma: partito: 1° d’oro a due leoni affrontanti, frammezzato da un’alabarda di nero, impugnanti quello di destra una spada insanguinata, quello di sinistra uno sperone di nero, sormontato da tre stelle d’azzurro; 2° d’oro alla banda d’azzurro.

SCANNAPIECO CAPECE MINUTOLO CORREALE

Titoli: principe di Collereale, barone di Callari e Baccarati, di Ogliastro, di Patti e della Terza Dogana.

Dimora: Catania

Motto: “Gradatim ascensitur ad alta”

Antica famiglia della costiera amalfitana del Regno di Napoli detta “Scannapecus”, che ha goduto nobiltà in Cava dei Tirreni, in Minori ed in Scala nel salernitano (Candida Gonzaga e M. Camera e Volpicella “Il Patriziato” salernitano – 1881 Salerno) ed ascritta al Registro delle Piazze Chiuse del Napoletano, il Crollalanza la fa derivare dalla famiglia di Bologna “Scannabecchi” del XII secolo; è succeduta alla famiglia Capece Minutolo di Collereale, del ramo siciliano dell’omonima famiglia napoletana: assumendone cognome e predicato per estinzione della stessa, secondo le consuetudini e modalità del diritto feudale siciliano: infatti per disposizione testamentaria del 1983 dell’ultimo principe di Collereale don Francesco Capece Minutolo è chiamato alla successione (“successione siciliana”) il pronipote ex-sorore FABIO Scannapieco, ottenendo riconoscimento dall’Autorità Giudiziaria con Sentenza esecutiva del Tribunale di Palermo del dicembre 1999, ed aggiungendone il cognome ed il predicato con Decreto Presidenziale del 1999. Le memorie più antiche, del casato Scannapieco, risalgono al 1161 con monsignor MAURO Scannapieco, vescovo di Minori, città Vescovile del salernitano (Arcidiocesi di Amalfi e Cava; Archivio Diocesano). Nel “Liber familiarum” della Badia di Cava trovasi LEO ed ANTONIO , qualificati come “Miles” nell’anno 1190 ed un MARTINO giudice, e un LEONE protofisico Regio nel 1184. Da Cava si trasferì e dimorò in Napoli, Amalfi, Maiori, Minori e Vietri sul Mare, contrada Raìto (già appartenuta a Cava). A Napoli la famiglia si ingrandì, acquistando il Palazzo Penne - Scannapieco, sito in piazza Monticelli in Napoli e posseduto dal 1560 al 1662; l’ultima proprietaria fu Aloisa Scannapieco che lo donò con atto notarile nel 1628 al figlio Giovanni Capano - Scannapieco il quale nel 1662 lo alienerà. (Mazzoleni “I palazzi di Napoli” Edizione Arsenale; De Rose “Palazzi napoletani” Edizione Newton Compton; http://www.ilportaledelsud.org/palazzo_penne.htm - Ciro La Rosa). Il titolo di nobile - patrizio si è radicato nella famiglia, essendo imprescrittibile per essere ascritta al Registro delle Piazze chiuse fin dall’epoca in cui cessarono di aver vigore le antiche Leggi Feudali e riguarda la nobiltà civica del patriziato di Cava dei Tirreni, di Majori e di Scala, dove secondo il “Massimario” della Consulta Araldica del 1920 n. 37 volume V, le dette città sono “Patriziati” e di vera separazione (M. Camera “Ducato di Amalfi 1881” – Salerno , Archivio di Stato di Salerno). Con privilegio del re di Castiglia del 1270 venne conferita a GIOVANNI ROBERTO la nomina di “Magistratorum Sacri Nostri Consili Capuane”, diploma oggi conservato presso l’Archivio Generale di Simancas – Spagna. Nel 1460 il “Magnifico” ONOFRIO, in qualità di Magistrato-Sindaco di Cava dei Tirreni, fu delegato dal re Ferdinando I d’Aragona a ricevere il “privilegio in bianco” diretto alla città per il soccorso apportato al re dopo la disfatta del suo esercito a Sarno. (Archivio di Stato di Salerno). Nel 1565 CESARE, medico protofisico, fondò un Monte di beneficenza detto appunto il “Monte Scannapieco”, presso l’ospedale gli “Incurabili” di Napoli, dove egli ricoprì la carica di Governatore. Nel 1565 si ha notizia di un MARTINELLO, imprenditore edile che costruì due ponti (Archivio di Stato Napoli). Il padre don FRANCESCO, Generale dell’Ordine del Carmelitani dal 1672 al 1676 fece erigere la facciata della Basilica di SS. Martino e Silvestro al colle Oppio sull’Esquilino a Roma nel 1676, ed è ivi sepolto sull’ipogeo in un sepolcro gentilizio. (Elenco dei Padri generali presso la Casa Generalizia dei Carmelitani – Roma). Fin dal 1690 alcuni suoi membri quali CARMINE, ANDREA, ANIELLO e FRANCESCO sono stati sottufficiali della Marina Mercantile del Regno di Napoli. Nel 1874 VINCENZO, industriale, (nato a Vietri, contrada Raìto, il 30 dicembre 1849 e morto a Catania nel 1931), trasferì la famiglia in Catania, dove fondò nel 1884, una fabbrica di legnami, con macchinari a vapore, che dava lavoro a 300 operai; furono fondate tre filiali: Messina, Anzio ed in Palermo nel 1919, dove acquistò il terreno della sede dal conte Giacchery in via Cristoforo Colombo al molo; insignito del titolo di Cavaliere del lavoro con Regio Decreto del 10 marzo 1912 n. 555, ed a lui è intitolata una strada in Catania fin dal 1973. (Il Cavalierato del lavoro dava diritto a partecipare al gruppo V dell’Ordine delle precedenze a Corte secondo il Regio Decreto del 1927), egli fu anche meritevole per aver effettuato molti lavori edilizi in Catania, edificando nel 1909 una Villa Liberty dall’architetto Fichera della scuola del Basile. Attuale rappresentante è il cavalier dott. FABIO, nato in Catania, figlio del dott. VINCENZO (1922-2002) e di donna AMALIA Alì Capece Minutolo, Dama di grazia dell’Ordine Costantiniano (erede testamentaria dello zio materno Don FRANCESCO Capece Minutolo, principe di Collereale), figlia di Donna Maria Rosaria Capece Minutolo (Napoli 1905-Catania 1975), sorella di don FRANCESCO (Napoli 1901-Messina 1983) ultimo principe di Colle Reale spentosi senza discendenza, che unitasi in matrimonio con il commendatore Silio Alì - Peirce, Console del Regno di Svezia in Catania, erede universale del citato zio Don Francesco per testamento olografo del febbraio 1983 è chiamata alla successione dei titoli, con sentenza dell'Autorità Giudiziaria di Lodo Arbitrale Esecutivo del Pretore di Palermo del dicembre 1999 (aggiunta di cognome con D.P.R. del 17 gennaio 1992), , da cui il predetto FABIO, il quale con D. M. del 1 ottobre 1998 aggiunge il cognome materno, mentre con Decreto del Ministero dell’Interno del gennaio 2003 è divenuto cognome il predicato "di Collereale": i suddetti cognomi sono autorizzati a detenerli tutti i membri futuri del casato unitamente a quello di Scannapieco. Il predetto Fabio è cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, cavaliere di grazia dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, dottore in Scienze Economiche, sposato a Palermo il 4 gennaio1986 con MARIA Vanni, dei principi di San Vincenzo Dama di grazia e devozione del S.M.O. di Malta, da cui RAIMONDO nato a Palermo il 27 ottobre 1989.

La famiglia è stata ammessa all’Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio al grado di “grazia” nel 1982, lo stemma è stato riconosciuto con decreto vidimato dal Ministero di Grazia e Giustizia Spagnolo, firmato dal “Re d’Armi” di Castiglia e Leon nel 1995.
N.d.A.: si ringrazia la dottoressa MARIA Vanni per le notizie relative al casato
Arma di successione: partito: al 1°) d’oro, al bufalo di rosso, fermo sulla campagna di verde, al capo tagliato di azzurro e d’oro, l’azzurro caricato di tre crescenti montanti d’argento, posti in fascia (Scannapieco); al 2°) di rosso,al leone rampante di vaio, armato e coronato di oro (Capece Minutolo).
Blasone Scannapieco. Clicca per ingrandire

 

 

 

 

Villa Scannapieco, Catania. Clicca per ingrandire

SCARDACCIONE

Titoli: nobili di Sant’Arcangelo, barone.

Dimora: Sant’Arcangelo, Roma

Antica Famiglia lucana, ramo della famiglia Sinerchia che ebbe molti feudi tra la Campania, la Basilicata e la Capitanata. Nobile in Salerno fuori seggio, in Matera ed in Sant’Arcangelo. AMELIO (* verso il 1420) presente al Parlamento di Alfonso d’Aragona nel 1443, si trapiantò in Basilicata dove la famiglia deteneva i feudi di Castelgrande, di Rapone ed il contado di Sant’Andrea. Un ramo si trapiantò a Matera verso il 1440 con ANGELO, barone di Rocca San Felice. ORLANDO Sinerchia Scardaccione, conte ed “Utile Signore di Sancto Andrea” trasmigrò a Potenza, per il coinvolgimento, insieme a AMELIO Sinerchia Signore di Rapone, nella “Congiura dei Baroni” ordita a Miglionico nel 1485. GIOVANNI (1646 .1698), U.J.D., Governatore della Cavallerizza, trasferì il suo casato in Sant’Arcangelo, ottenne da Giuliano Colonna il feudo rustico di Tirlizzi con obbligo del Relevio e dell’Adoa, comprendente i casali di Tirlizzi e Cellesse, presente alla battaglia di Spalato contro i Turchi nel 1687 come da LL.PP. del conte Carlo Martinengo che lo menziona “Cap.no Don Giovanni Scardaccione Ecc.mo Nob. V.o della città di Potentia Util.mo Domi*s de castro Tirlitij e Cellexe, potestate et impero, et Cammerlengo de Or.e Cons.o Vic.o di Sancto Archangelo Gover*e in Sancto Archangelo, sendo d’arme et sanguine de la nobilissima gente de Sinerchia”. Suo nipote MATTEO fece erigere la Cappella di S.Andrea, extra Moenia “ex testamentaria dispositionem q.m M.ci U.J.D. D. Matthaei Scardaccione T.re S. Archangeli fuerit Nobis, et Successoribus nostris in perpetuum/commiysa, et demandata nominatio Cappellanorum simplicium Laicalium Cappellaniarum a dicto q.m Scardaccione, ad confirmandum antiqui privilegi feudalis eius avi Nob.s M.ci Joh.ni Scardaccione Utili D.ni Casalis Tirlicium, fundatarum in sacello sui Jurispatronatus...” ANDREA, U.J.D. (*.1675 .1742), barone di Terlizzi e Cellesse nobile patrizio di Sant’Arcangelo, ristruttura la Cappella di San Fortunato nella Chiesa dei Padri Riformati di Sant’Arcangelo. FRANCESCO (1812-1882), cavaliere, avvocato, magistrato, capitano della Guardia Nazionale, Primo Presidente del Consiglio Provinciale di Basilicata nel 1861, di sentimenti liberali non chiese mai il Regio Assenso di riconoscimento del titolo al Regno d’Italia, sposò donna Rosa Amodio, figlia di don Giulio Amodio, nobili di Accettura. DECIO, avvocato, nobile patrizio di Sant’Arcangelo, deputato al Consiglio Provinciale di Basilicata. FRANCESCO (Potenza 1965) avvocato in Roma, cultore di storia, impegnato nella valorizzazione delle dimore storiche della Basilicata, autore insieme a Carlo Cudemo del tomo "Raccolta delle Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata" edito nel 2005.

Arma: troncato, al primo d’azzurro con un lambello rosso a tre pendenti accompagnato da tre stelle d’oro; nel secondo d’azzurro all’albero di verde piantato su di una collina, accostato da un leone rampante d’oro su altra collina. (Francesco Scardaccione)

"Raccolta delle Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata" di F. Scardaccione e C. Cudemo. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

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SCEBARRAS o SCEBERRAS

Titoli: barone di Montagna di Marzo

Dimora: Sicilia e Malta

Originaria di Malta presente in Sicilia dal XVIII secolo, ebbe il titolo di barone della Montagna di Marzo; ultimo investito ANTONINO il 12 dicembre 1795, fu capitano di giustizia in Piazza (odierna Piazza Armerina) negli anni 1798-99, 1801-2, 1812-13.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: nel 1° d’azzurro alla corazza sormontata da un elmo il tutto d’argento e di fronte; nel 2° troncato da una fascia d’argento carica di una fede di carnagione; sopra d’azzurro a tre stelle d’oro, sotto di rosso a tre pali ondati d’oro.

SCHININÀ

Titoli: marchese di Sant’Elia, barone di San Filippo di Ragusa, barone del Monte, nobile dei marchesi.

Dimora: Ragusa, Ginevra

Famiglia ragusana dal XVIII secolo;FRANCESCO acquistò il titolo di marchese di Sant’Elia, del quale ottenne investitura il 21 ottobre 1741 e lo trasmise al figlio VINCENZO , che fu padre di FRANCESCO, investito del detto titolo il 8 febbraio 1786; MARIO acquistò le baronie di San Filippo di Ragusa e del Monte, delle quali ottenne investitura il 24 gennaio 1802 e il 20 ottobre 1805. Con riconoscimento del 1899 in persona di GIUSEPPE, senatore del Regno, il casato ottenne i titoli di marchese di Sant’Elia, barone di San Filippo di Ragusa, barone del Monte; di nobile dei marchesi in persona di CARLO ed EMANUELE con D. P. del 29 aprile 1926 e del 10 agosto 1929.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla cometa ondeggiante, sormontata da un giglio il tutto d’oro.

SCHINOSI

Titoli: patrizio di Benevento

Dimora: Benevento

Di antica nobiltà, iscritta nella nobiltà di Benevento dal 1700; iscritta anche nella nobiltà di Cosenza, come attesta nel tomo “De Patricia Consentina Nobilitate” di Castiglione Morelli;ed un ramo cosentino si trasferì in Puglia.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla banda d’oro accompagnata in capo da una stella d’oro ed in punta da una colonna d’argento.

SCHIPANI

Titoli: nobile

Dimora: Napoli, Sicilia, Vibo Valentia (Monteleone)

Di origine calabrese, godette nobiltà in Taverna e fu iscritta nel primo Ordine Civico della città di Monteleone; nelle concessioni nobiliari trascritte nei “Registri Privilegiorum del Collaterale” chiamati “Nuovi”, FILIPPO, della città di Taverna, il 17 febbraio 1497 ottenne la conferma del privilegio di “ regio familiare” ed esente fiscale per i suoi eredi e successori da re Ferdinando II d’Aragona (volume I, fol. 39, fol. 42). Ricevuta per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel 1795 in persona del cavaliere VINCENZO; riconosciuta di “antica nobiltà” nell’ammissione per le Regie Guardie del Corpo nel 1856 in persona di RICCARDO guardia del Corpo a Cavallo (Verbali della Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà , volume X, pag. 262) e nel 1858 con GUGLIELMO; ascritta al Registro dei Cavalieri di Malta per “giustizia”.

Il ramo siciliano dichiarato nobile dalla Commissione per i Titoli di Nobiltà in data 9 marzo 1858.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al braccio di carnagione alla destra dello scudo tenente una spiga di frumento d’oro.

SCIACCA

Titoli: barone di Galteri, signore di Vigliatore

Dimora: Ucrìa e Patti

Esistente in Girgenti (Agrigento) dal XIV secolo diramatasi in Noto, Patti e Palermo.

Il ramo principale è decorato del titolo di barone di Galteri con D.M. del 1907 in persona di GRISOSTOMO ; il ramo cadetto è decorato del titolo di signore di Vigliatore dal 1805 in persona di EMANUELE; FRANCESCO signore di Vigliatore nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla campagna d’argento caricata di tre stelle in fascia di rosso; al pino al naturale, sostenente un’aquila rivoltata e sostenuta a sinistra al tronco da un leone, il tutto d’argento.

SCOCCHERA

Notabile Famiglia napoletana ma originaria di Vastogirardi nel Contado del Molise, oggi in Provincia di Isernia, tanto ché alla fine del XVI secolo, circa la metà della popolazione di questo paese era composto da esponenti di questa Casata.

Capostipite di questa famiglia risulta LEONARDO ROCCO Scocchera, vivente in Vastogirardi alla fine del XVII secolo. PASQUALE, figlio di GAUDENZIO e nipote del capostipite Leonardo Rocco, fece costruire, alla fine del XVIII secolo, lo splendido Palazzo Scocchera che ancora oggi si trova in Vastogirardi, anche se poi, per successivi matrimoni, ora è denominato Selvaggi-Scocchera.

Con FERDINANDO, figlio di Pasquale, un ramo di questa Casata si trasferì, agli albori del XIX secolo, in Canosa di Puglia, nella Capitanata (attuale Provincia di Foggia) ove il predetto fece costruire la imponente Villa Scocchera, ancora oggi esistente anche se non più appartenente alla famiglia.

PASQUALE, figlio di Ferdinando, sindaco di Foggia, Cavaliere di II Classe del Real Ordine di Francesco I, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, funzionario della Consulta di Stato del Regno delle Due Sicilie, segretario generale dell’Intendenza di Trani, deputato al Parlamento della 8ª legislatura.

Suo fratello Savino sindaco di Trani, consigliere della Provincia di Bari, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, è dedicata alla sua persona una strada del Comune di Canosa di Puglia. Tra i figli di Pasquale, ERRICO e FORTUNATO furono avvocati, ERNESTO anch’esso avvocato e Cavaliere della Corona d’Italia e sposò Donna Caterina Caracciolo dei Duchi di Vietri; ACHILLE esercitò la professione di ingegnere, EDUARDO colonnello del Genio del Regio Esercito, sposò Donna Nicoletta Cantore dei Baroni di Castelforte e trasferì, alla fine del XIX secolo il suo ramo familiare in Napoli, costruendo una residenza di villeggiatura denominata Villa Scocchera in Portici, nel napoletano, anch’essa ancora oggi esistente anche se non più appartenente alla Famiglia.

Tra i figli di Eduardo, GIANNI dottore commercialista e ROBERTO ingegnere che sposò la baronessa Donna Letizia De Stasio.

EDUARDO, figlio di Roberto, esercitò la professione di avvocato.

Arma: “D’Azzurro tre bande di rosso caricate, ciascuna, da un arco teso ed incoccato d’argento, al ponte di cinque archi d’oro innanzi al quale vi è una freccia nera adagiata sulla terra, il tutto sormontato da una stella di sei punte d’argento” (Stemma che trovasi sul Portale del Palazzo Scocchera-Selvaggi in Vastogirardi provincia di Isernia).

Alias: “D’Azzurro, all’arco teso ed incoccato d’argento” (tratto da Padiglione C., “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914, pag. 301).

N.d.A.: si ringrazia l’avvocato Nicola Pesacane per le notizie relative al casato

Palazzo Scocchera, Vastogirardi (IS). Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Portale palazzo Scocchera. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Blasone Scocchera. Foto Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

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SCOPPA

Titoli: nobile di Messina

Dimora: Cefalù

Famiglia originaria di Messina conosciuta dal XV secolo; VITTORINO, con privilegio dato il 30 dicembre 1638, ottenne la concessione del titolo di barone del Campo; PLACIDO, dottore in legge, è ascritto nella mastra nobile di Messina del 1798/1807; LEOPOLDO alfiere del “6° Battaglione Cacciatori” ha partecipato alla difesa del regno delle Due Sicilie nella campagna del 1860/61 contro l’invasione piemontese. La famiglia ascritta nella nobiltà e venne riconosciuta del titolo di nobile di Messina con Decreto Presidenziale del 6 maggio 1928; ANTONIO FRANCESCO nobile di Messina nella prima metà del XX secolo

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al pino al naturale di verde, sostenuto da leoni d’oro affrontanti e sormontati da sette stele d’argento al centro.

SCOTTI DOUGLAS di Vigolino

Titoli: ramo di Napoli: conte di Vigolino (Vigoleno)

Dimora: Napoli, Milano

Motto: Lock Sicken - Nunquam retrorsum – Quid verisimili verius

Il casato Scotti trae origine dai re Douglas di Scozia, tesi suffragata con diploma dell’imperatore Sigismondo dato in Cremona il 12 febbraio 1414.

Le prime notizie si hanno con GUGLIELMO che combattè nell’esercito di Carlo Magno contro re Desiderio, rimase in Piacenza sposando l’unica figlia del Signore del castello di Spettino, divenendo il capostipite degli “Scoti”. ALBERTO “il grande” divenne Signore di Piacenza, morì ostaggio dei Visconti a Crema nel 1310. Il figlio FRANCESCO riacquistò la sovranità nel 1335, ma dai Visconti ottenne in cambio il feudo di Fiorenzuola. Nel XIII secolo il casato era diviso in vari rami, tra cui quello di GIOVANNI da cui discesero i Signori di Vigolino o Vigoleno. Molti personagi del casato si distinsero nelle cariche civili, militari ed ecclesiastiche tra cui tre cardinali, quattro vescovi e San FULCO vescovo di Piacenza e poi di Pavia dove si spense nel 1229. Dal conte FRANCESCO, morto nel 1441, discendono i conti di Vigolino, egli ricostruì il castello di Vigolino distrutto dal podestà di Piacenza su ordine di Galeazzo Visconti. ALBERTO nominato consigliere e familiare dell’imperatore Sigismondo, venne investito in data 12 gennaio 1414 della Signoria del castello di Vigolino. Il ramo di Vigolino si stabilì in Napoli con la venuta di GIUSEPPE al seguito delle truppe di re Carlo VIII di Borbone nel 1734, il quale sposò la contessa Isabella Paolucci di Pisa da cui nacque RAMIZIO coniugato con Giuseppina Poulet che generarono in Napoli GIUSEPPE, conte di Vigolino (5 febbraio 1776) che sposò Dorotea Granalais , dalla loro unione nacque LUIGI (Napoli 23 giugno 1796 – Napoli 14 dicembre 1880), autorizzato con Regio Rescritto del 13 ottobre 1856 ad usare il titolo di conte di Vigolino, - Nota storica di Ciro La Rosa: “sposato con Maria Giuseppina Carlier dalla quale ebbe numerosi figli tra cui Ferdinando, Federico e Alfonso che intrapresero come lui la carriera militare e parteciparono alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61, il menzionato Luigi iniziò la carriera militare come real guardia del corpo nel 1816, dopo una lunga carriera militare nel 1859 promosso maresciallo di campo, non brillò per capacità militare né per coraggio nella campagna militare del 1860/61, sottovalutò le truppe piemontesi, che erano discese dal nord senza dichiarazione di guerra, nello scontro di Macerone del 20 ottobre 1860 dove le sue truppe, dopo una eroica resistenza, furono travolte dal nemico, fatto prigioniero con tutto il suo Stato Maggiore venne posto agli arresti da Cialdini, pubblicò un opuscolo nel quale si scusava di aver militato nell’esercito Napoletano, sua Patria! Ottenne la pensione dal governo piemontese il 25 aprile 1861”.

FERDINANDO (2 maggio 1831 – 28 luglio 1896) allievo della Nunziatella dal 1841 al 1847, capitano dei “Tiragliatori della Guardia Reale” nel settembre del 1860, partecipò alla difesa del Regno, capitolò con le truppe il 14 febbraio 1861 in Gaeta, entrò nell’esercito italiano ma non fece mai carriera restando capitano fino al congedo per limiti di età.

FEDERICO (14 novembre 1836 – 5 luglio 1892) nella Guardie del Corpo a cavallo il 9 agosto 1859, venne nominato alfiere del “3° Battaglione Cacciatori” il 1 maggio 1860, in servizio presso il padre Luigi in qualità di aiutante di campo, cadde prigioniero insieme al genitore dopo lo scontro di Macerone, nel 1861 venne ammesso nell’esercito italiano in qualità di luogotenente ma si dimise tre anni dopo.

ALFONSO, conte di Vigolino, (13 febbraio 1849) a soli undici anni fuggì dal collegio per raggiungere i fratelli e combattere gli invasori, promosso alfiere del Genio e nominato aiutante del direttore dell’Arma in Capua, a fine conflitto ritornò in collegio per terminare gli studi; si sposò con Celestina Loencilli da cui nacque EDOARDO (Napoli 13 giugno 1874) sposato con Emma Gini, da cui Annita (Milano 16 maggio 1904), ALFONSO (Milano 19 luglio 1910); gli ultimi tre rappresentanti il ramo di Vigolino nella prima metà del XX secolo.

Il casato è iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.

Arma: d’azzurro alla banda d’argento accompagnata da due stelle d’oro;

alias: nel primo e quarto d’azzurro alla banda d’argento accompagnata da due stelle d’oro, nel secondo di rosso a quattro feri di cavallo d’argento intrecciati fra loro, nel terzo troncato d’argento e di rosso, sul tutto d’argento al cuore di rosso caricato di tre stelle d’oro poste in fascia.

Alfonso Scotti Douglas. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

Federico Scotti Douglas Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

Luigi Scotti Douglas. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

 

SCROFANI

Titoli: barone della Serra di San Gaetano, nobile dei baroni

Dimora: Vittoria

Famiglia nota  deta dal XVIII secolo, FRANCESCO, proveniente dalla città di Vittoria, con privilegio del 29 aprile 1772, ottenne la concessione del titolo di barone di San Gaetano, giudice della gran corte civile nell’anno 1810, ministro di Catania nel 1812;il casato riconfermato del titolo di barone della Serra di San Gaetano con D. M. del 6 dicembre 1902 in persona di GAETANO; nobile dei baroni in persona di EMANUELE con D. M. 16 luglio 1928.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° di rosso alla scrofa d’argento allattante due porcellini dello stesso; 2° d’azzurro al sole d’oro orizzontale destro.

SCRUGLI

Titoli: conte

Dimora: Tropea

Motto: “ Non commovebitur”

Famiglia originaria di Tropea; MARINO letterato e musicista nel XVIII secolo; IGNAZIO sindaco di Tropea nel periodo del Regno di Murat; ANTONIO scrisse una monografia su Tropea e ne fu sindaco nel 1864/8; NAPOLEONE (1800 – 1883) vice ammiraglio della Regia Marina Italiana, gran cordone dell’Ordine Mauriziano, aiutante in campo del re d’Italia, deputato al parlamento, senatore del regno, insignito del titolo di conte “motu proprio” dal re Vittorio Emanuele II in data 22 ottobre 1874, trasmesso al nipote ANTONINO e riconosciuto nel titolo con D. M. 20 aprile 1913 per se e per gli eredi.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento a tre scogli al naturale uscenti dal mare di verde, fluttuante d’argento,lo scoglio centrale sostenente una torre merlata,murata alla ghibellina, di quattro pezzi, aperta e finestrata di due pezzi di nero.

SCUDERO

Titoli: barone di Villanova

Dimora: Palermo

Originaria della Castiglia, si crede che abbia assunto il cognome Escuderio (poi Scudero o Scuderi) perchè un ANTONIO salvò col suo scudo la vita a re Giovanni II di Castiglia; famiglia passata in Sicilia nel secolo XVI; diramandosi in varie città. NICOLÒ giudice pretoriano di Palermo nel 1575/76; DIEGO reggente del Regno di Sicilia in Madrid nel 1593; CARLO proconservatore in Acireale nel 1695; GIUSEPPE stessa carica in detta città negli anni 1767,1774, 1786 e di acatapano nobile nel 1775/76; MARTINO MARIA proconservatore in Acireale nel 1788, con privilegio dato l’8 agosto 1798, ottenne concessione del titolo di barone di Villanova e giurato in detta città negli anni 1806/7, 1812/13; GIUSEPPE acatapano nobile in Acireale nel 1791/92; ALESSANDRO tenne la stessa carica in detta città nel 1797-98; ALESSANDRO patrizio in Acireale nel 1798-99. MARTINO MARIA “maritali nomine” di Francesca Raimonda Fichera, acquisì il titolo di barone di Villanova l’8 agosto 1879; riconosciuto con DD. MM. del 1879 e 1900 a GIUSEPPE e alla figlia ROSA.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due bande d’argento abbassato, con uno scudo d’oro nel posto d’onore, accompagnato da tre stelle dello stesso due in capo e una sotto lo scudetto.

SECONDO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

SELVAGGI

Titoli: barone di San Giorgio e di Cavallerizzo

Dimora: Manfredonia, Salerno, Milano, Genova, Cosenza, San Marco Argentano

Motto: “Semper silvaticus, semper indomitus”

Di origine longobarda detta Selvatico, Selvagio e Salvago. Le prime memorie certe si hanno con RANIERO ed UBERTINO, i quali tra i cavalieri longobardi ostaggi di Federico II di Svevia, vennero mandati in Napoli stabilendo qui la loro famiglia, si diramarono in Genova, Firenze, Sicilia e Calabria. Il ramo calabrese venne appellato con i nomi di cui al primo rigo, qui possedettero i feudi di Castronuovo, Cavallerizzo, Cerviato, Corleto, Serra di Leo, Mongrassano e Valle del Sovero. Un ramo del casato nel XIII secolo passò da Mantova a Salerno dove venne ascritto al seggio del Campo, possedendo i feudi di Alfano, Castelluccia e Castelnuovo. Il ramo siciliano diede ottimi giurati e senatori in Siracusa,Palermo e Messina, possedevano i feudi di Chimato, Licata, Miligi e Prato. PIETRO partecipò alla prima crociata al seguito di Ottone Visconti, MATTEO, calabrese, castellano di Scaletta nel 1240 chiamato da Federico II “Fidelis Noster”; GIOVANNI, calabrese, castellano del castello di San Marco, ambasciatore dei messinesi presso re Corrado dal quale ottenne l’onorificenza di Cavaliere del Cingolo Militare; CALCERANO, governatore di Siracusa nel 1282; RUGGIERO signore di Castelluccia, venne chiamato da re Roberto d’Angiò, insieme ad altri baroni, per la custodia del Regno in Calabria nell’anno 1324; GIACOMO senatore di Palermo nel 1329; MATTEO, salernitano, autore di pregiate opere e medico illustre della “Scuola Salernitana” nel 1334, scrisse “le Pandette di Medicina” che furono stampate sotto il regno di Ferrante d’Aragona; AGOSTINO arcivescovo di Genova; PANDOLFO, nobile lombardo, creato barone da re Pietro I d’Aragona; BENEDETTO, marchese, Gran Balì dell’Ordine Gerosolimitano, maestro di camera e consigliere di stato del duca di Ferrara; ARAM, genovese, commissario di sei galee, nel 1427 difese la città di Genova da Tommaso Fragoso che voleva impossessarsi della città ai danni del duca Filippo Visconti; RAFFAELE, genovese, cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano e commendatore per conto dell’Ordine della città di Troia (Foggia) nel 1580, fece erigere l’Arsenale nell’isola di Malta; GIROLAMO,siciliano, balì della città di Venosa dell’Ordine Gerosolimitano ed ammiraglio della flotta nel 1643. GIUSEPPE, portò la sua famiglia da Firenze in Napoli essendo “Garzon Maggiore” nella “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” del re di Napoli nel 1754. Nello stesso periodo, come afferma il Mecatti, un ramo della famiglia si trasferì in Lisbona. GIAN LORENZO autore delle “Institutionum Canonicorum” nel 1772; CARLO, calabrese, erudito teologo e filosofo, canonico in San Marco Argentano; VINCENZO, calabrese, famoso poeta, morì giovanissimo. Rappresentanti del casato nel XIX secolo: barone di San Marco Argentano e di Cavallerizzo FRANCESCO;il primogenito GIOVANNI; MASSIMO (1778-1863), del ramo molisano, tenente generale dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie, ispettore comandante della “Regie Guardie del Corpo” fedele a casa Borbone per tutta la vita, nel 1859 venne insignito da re Ferdinando II della Croce dell’Ordine di San Gennaro, (tale onorificenza era normalmente concessa solo ai principi di sangue e ai più importanti membri della nobiltà napoletana), alla venuta del Garibaldi si ritirò a vita privata rinunziando alla pensione.

Esistono monumenti eretti dalla famiglia nelle seguenti chiese: Chiesa di San Francesco di Paola in Cosenza; Duomo, chiesa dei Riformati, chiesa di San Giovanni e Santa Caterina, Monastero delle Clarisse e convento dei Francescani in San Marco; chiesa Maggiore in Mongrassano; chiesa Maggiore in Cavallerizza.

Arma: (ramo calabrese) d’oro a tre pini di verde su di un prato dello stesso.

 

 

Stemma ramo calabrese. Archivio Ciro La Rosa

SEMMOLA

Titoli: barone

Dimora: Napoli

Decorata del titolo di barone in persona di ELEONORA con R. D. del 28 gennaio 1926 e RR.LL.PP. (Regie Lettere Patenti) del 9 marzo stesso anno.

MARIANO (1831-1896) insigne clinico che insegnò a Napoli e pubblicò vari studi di medicina, a cui è intitolata in Napoli una strada. Docente universitario, fondatore e direttore della Clinica Terapeutica dell'Ospedale della Pace di Napoli, socio dell'Accademia Medico-chirurgica di Napoli, commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, insignito dell'Ordine dell'Imperatore Leopoldo del Belgio, dell'Ordine dell'Austria-Ungheria, grand'ufficiale dell'Ordine del Nicham Iftikar del regno di Tunisi, dell'Ordine di Nostra Signora della Concezione del Portogallo, dell'Ordine di Isabella la Cattolica, dell'Ordine di Carlo III, dell'Ordine della Stella Polare di Svezia.

Arma: d’azzurro al leone coronato d’oro addestrato da tre stelle dello stesso in palo.

Sen. Mariano Semmola. A.S. Senato

 

SERGIO

Titoli: barone

Dimora: Napoli

Famiglia napoletana nota dal XVII secolo; i fratelli DOMENICO 2° tenente del “10° Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo”; SALVATORE capitano del “8° Reggimento Fanteria di Linea Calabria” ed il cugino SERGIO Alfiere del “10° Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo”, hanno partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese; il casato decorato del titolo di barone con Regio Decreto del 29 gennaio 1859 in persona di SISINIO a cui successe il figlio AGOSTINO.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° d’azzurro al leone d’argento, rivoltato e sormontato dalle lettere S. C. di nero; 2° d’argento allo scaglione di rosso caricato d’oro.

SERIPANDO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

DE SETA

Titoli: marchese

Dimora: Palermo, Catanzaro

Famiglia di Catanzaro, distintasi per alte cariche di Magistratura ed amministrative, decorata del titolo di marchese con R.D. “motu proprio” del 17 marzo 1895 in persona di FRANCESCO (1843-1911) deputato e senatore del Regno dal 1901, prefetto in varie città d'Italia tra il 1890 al 1911, sindaco di Catanzaro dal 1887 al 1882, gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, e con RR.LL.PP. (Regie Lettere Patenti) del 20 novembre 1919 al figlio GIUSEPPE prefetto e senatore del regno d’Italia; ENRICO (1841-1929) deputato e senatore del Regno, sindaco di Catanzaro dal 1902 al 1905, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Catanzaro 1910/14 e 1917/20, commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, grand'ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia.

Sen. Francesco De Seta. Archivio Storico del Senato della Repubblica

     

Sen. Enrico De Seta. Archivio Storico del Senato della Repubblica

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito 1° troncato di rosso al leone d’oro linguato di rosso, d’argento a tre fasce d’azzurro; nel 2° d’azzurro alla nave di nero a due alberi, con le vele bianche e gagliardetti di rosso.

SETTIMO

Titoli: principe di Fitalia, marchese di Giarratana, barone di Cammaratini

Dimora: Palermo

Originaria di Pisa discendente dagli antichi conti di Settimo che ottennero importanti cariche nella Repubblica di Pisa. Portata in Sicilia da ANTONIO che in Pisa aveva la carica di “anziano” nel 1401 e di priore nel 1430, in Palermo fu senatore dal 1436 al 1438; il figlio NICOLÒ luogotenente del maestro di giustizia di Sicilia; altro figlio SIMONE barone di Giarratana nel 1453, familiare di re Alfonso, maestro portulano, pretore di Palermo 1471/72; 76/77; 79/83, stratigoto e capitano d'armi di Messina nel 1488. GIOVAN LUIGI, dottore in legge, deputato del Regno, luogotenente del maestro di giustizia, giudice della Gran Corte, maestro razionale, acquistò il feudo di Graziano e ne venne investito il 1 gennaio 1152, ed ebbe, inoltre, investitura di altri numerosi feudi in data 19 maggio 1525; GIOVAN ANTONIO barone di Giarratana con investitura del 30 giugno 1504, capitano di giustizia in Palermo nel 1505; ANTONIO barone di Sambuca con investitura del 2 maggio 1526, pretore di Palermo 1512/3 – 1524/5, capitano di giustizia 1531/2; BALDASSARRE per il matrimonio contratto con Beatrice Landolina ottenne con investitura del 10 ottobre 1497 e del 19 gennaio 1516 i feudi di Cammaritini e metà di Misilini; MATTEO, per eredità materna di Laura Calvello, investito del titolo di barone di Giarratana e Fitalia in data 1 ottobre 1508 e in data 21 luglio 1515, capitano di giustizia in Palermo 1510; CARLO con privilegio data in Madrid in data 30 luglio 1569 e reso esecutivo in Palermo il 27 luglio 1570 ottenne la concessione del titolo di marchese di Giarratana; TRAIANO marchese di Giarratana con investitura del 6 luglio 1679 ed ebbe “maritali nomine”, per il matrimonio con la baronessa Caterina Giovanna Settimo Galletti, investitura della baronia di Cammaratini; RUGGIERO marchese di Giarratana, barone di Cammaratini, gentiluomo di camera di re Carlo III di Borbone, pretore di Palermo 1748/50, deputato del Regno nel 1754, nomina “ad persona” di principe di Gangi; il fratello GIOVANNI acquistò il titolo di principe di Belmontino che commutò in principe di Cammaratini; altro fratello GIROLAMO nominato Ispettore Generale dei Regi Eserciti del Regno di Sicilia; TRAIANO commutò il titolo di principe di Cammaratini in principe di Fitalia con Lettere Patrimoniali del 12 febbraio 1766 con investitura del 16 agosto 1769, gentiluomo di camera, capitano di giustizia in Palermo nel 1775, deputato del Regno 1778/82; il figlio GIROLAMO investito del titolo di principe di Fitalia, marchese di Giarratana, barone di Cammaratini in data 3 ottobre 1785, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1796, gentiluomo di camera nel 1800, pretore nel 1803, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro.

RUGGIERO ammiraglio della marina Napoletana (Palermo 19 maggio 1778 – Malta 12 maggio 1863), maggiordomo di settimana, gran croce dell'Ordine di San Giorgio della Riunione, cavaliere dell'Ordine della SS. Annunziata, aderì giovanissimo alle idee liberali, si ritirò dalla carriera militare nel 1812 dopo l'abrogazione della costituzione siciliana, ed iniziò la carriera politica, considerato come il”Padre della Patria Siciliana”, avendo sviluppato l'idea dell'indipendentismo siciliano; durante il moto separatista del 1820 fece parte del Governo Provvisorio che venne represso nel novembre dello stesso anno dalle truppe inviate da re Ferdinando II di Borbone; Ruggiero fu anche il maggiore protagonista della rivoluzione separatista del 1848 e nominato presidente del governo siciliano, appoggiò l'idea di una Sicilia indipendente e confederata secondo le tesi di Gioberti, offrendo la corona dell'isola al duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia che rifiutò; Ferdinando II di Borbone mandò una spedizione per riconquistare l'isola nel settembre del 1848 con a capo Carlo Filangieri, che conquistò la città di Messina, sei mesi dopo fu occupata Catania e il 5 maggio cadde anche Palermo e con essa l'intera isola, egli venne esiliato a Malta dove trascorse il resto della vita; dopo la caduta del regno delle Due Sicilie, venne nominato dai nuovi governanti senatore del Regno d'Italia e presidente del Senato che abbandonò per motivi di salute; MARIO cavaliere di diritto dell'Ordine di San Giorgio della Riunione, il 23 agosto 1821 ottenne attestato di nobiltà dal Senato di Palermo; PIETRO gentiluomo di camera, commendatore Ordine di Francesco I; il figlio GIROLAMO gentiluomo di corte della regina Margherita.

Il casato iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'argento a tre scaglioni di rosso.

Ruggero Settimo. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

Blasone Settimo. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

SETTIS

Titoli: patrizio di Tropea

Dimora: Tropea, Zambrone

Nota in Tropea dal XIV secolo, aggregata al suo patriziato nel 1441 ed ascritta al Registro delle Piazze Chiuse con ANTONIO ed ANNIBALE.

Il casato è iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 in persona dei discendenti dei su menzionati nobili con titolo di patrizi di Tropea.

Arma: d’azzurro a due fasce d’oro accompagnate da tre stelle, due nel capo ed una in punta, il tutto sotto di un capo d’oro all’aquila bicipite dell’impero.

SEVERINO LONGO

Titoli: duchessa di Forli, duchessa della Chiusa, marchesa di Gagliati, marchesa di sanGiuliano, contessa di Policastro, col predicato di Palmoli, Pascoli, Tevererola, Fratta Piccola, Libonato e Pardinola.

Dimora: Napoli

Feudataria dai tempi di Carlo I d’Angiò, patrizia napoletana al Seggio di Porto; ottenne i titoli di marchese di San Giuliano con anzianità dal 1612, per successione casa Carafa del titolo marchese di Gagliati dal 1626, riconosciuti tutti i titoli con Regio Assenso dell’11 luglio 1897 in persona di MARIA.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre fasce d’oro ondate, col capo di rosso carico di tre gigli d’oro.

SEVERO VERNICE

Titoli: nobile

Dimora: Giovinazzo

Originaria dell’Abruzzo, diramatasi a Rieti, Pettorano e Vallosensa. Gaetano Vernice, ultimo del casato, adottò FRANCESCO Severo con l’obbligo di aggiungere detto cognome ed inquartarne lo stemma. Aggregata nel 1750 alla nobiltà di Giovinazzo e riconosciuta nobile con D. M. del 30 agosto 1902 in persona di NICOLA ANTONIO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: 1° d’azzurro alla fascia sostenente un monte di sei colli all’italiana cimato da una colomba e accompagnata in punta da tre stelle, tutto d’argento (Severo); 2° d’argento alla croce piena di rosso, accantonata da quattro rose dello stesso.

SGADARI

Titoli: barone di Lo Monaco

Dimora: Palermo, Petralia Soprana

Famiglia originaria di Petralia Soprana, nota dal XVIII secolo; GIULIO proconservatore  nel 1720 in detta città; FRANCESCO con privilegio del 4 settembre 1760 insignito del titolo di barone di Lo Monaco; GIUSEPPE ANTONIO, con privilegio dato il 9 novembre 1765, ottenne la concessione del titolo di barone della Celsa; FRANCESCO capitano di cavalleria nella milizia urbana di Petralia nell’anno 1790.  Con decreto ministeriale del 20 maggio 1899 GIUSEPPE EMANUELE ottenne riconoscimento del titolo di barone di Lo Monaco riconfermato con D. M. 1899 e D. M.  2 agosto 1925; PIETRO EMANUELE, barone di Lo Monaco, commendatore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fontana d’argento sulla pianura erbosa, a destra in basso un leone d’oro rivolto, ed in alto dal sole dello stesso, a sinistra di un braccio destro armato al naturale, impugnante una spada d’argento movente dall’angolo sinistro del capo.

SICILIANI

Titoli: conte, nobile dei conti, nobile

Dimora: Napoli, Roma

Nel 1930 re Vittorio Emanuele III concesse il titolo di nobile trasmissibile ad ambo i sessi ai discendenti di MARIO e nel 1932 con R. D. del 25 gennaio, e RR.L. PP. del 29 febbraio dello steso anno, venne concesso il titolo di conte con successione maschile a DOMENICO all’epoca Governatore della Colonia Italiana della Cirenaica (Libia) per le sue benemerenze al servizio dello Stato; il casato venne insignito con R. D. “motu proprio” del 22 agosto 1930 e RR. LL. PP. del 29 gennaio 1931 del titolo di nobile.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro posto su di un monte al naturale di tre cime.

SICILIANO

Titoli: nobile di Giovinazzo

Dimora: Giovinazzo

Ramo della precedente famiglia, distaccatasi prima dell’ottenuta concessione dei titoli di marchese e conte; riconosciuta con D. P. del 29 aprile 1926 nobile di Giovinazzo; GIUSEPPE ed i figli GASPARE e LINO nobili di Giovinazzo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero di pino al naturale sulla pianta erbosa, sostenuto da due leoni d’oro controrampanti al tronco e sormontati da due stelle dello stesso.

SICILIANO di Rende e SICILIANO de GENTILI

Titoli: marchese di Rende, conte di Gigliano, predicato di Rende.

Dimora: Roma, Napoli, Cava dei Tirreni, Giovinazzo, Viterbo Villa Rende.

Famiglia aggregata nel 1758 alla nobiltà di Giovinazzo, ammessa nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” di S.M. il re del Regno delle Due Sicilie nell’anno 1832 ed ammessa ancora nell’anno 1856 in persona di GIUSEPPE (NA 1844 - 1900) figlio del marchese GIOVANNI e di Angelica Caracciolo di Torella (Verbali della Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà, volume X, pag. 226). Questi fu uno dei pochi ufficiali di marina che seguì Francesco II a Gaeta: era guardiamarina quando Garibaldi entrò a Napoli, si recò avventurosamente a Gaeta, promosso alfiere di vascello, divenne aiutante di campo del brigadiere di marina Roberto Pasca, dopo la capitolazione seguì il re a Roma arruolandosi nel "Corpo d'Artiglieria Pontificia" presente alla battaglia di Mentana contro le truppe italiane, ritornò a Napoli nel 1870 ritirandosi a vita privata. Il fratello LUIGI, guardia a cavallo della “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” assegnato al “9° Battaglione Cacciatori” ricevette per il suo valoroso comportamento alla battaglia del 1° ottobre sul Volturno la croce di cavaliere di diritto dell’Ordine di San Giorgio, e per la strenua opposizione a Cascano contro le truppe piemontesi ricevette la croce di cavaliere dell’Ordine di Francesco I. La famiglia fu ricevuta nel S.M.O. di Malta per giustizia nel 1900, e per “onore e devozione” nel 1858, nel 1910 e nel 1912. Inserita in alte cariche ecclesiastiche e porpora cardinalizia, decorata del titolo di conte di Gigliano con riconoscimento di R. D. del 15 aprile 1929 e RR. LL. PP. del 7 novembre stesso anno. Per “refuta” della casa Caracciolo di Torella, acquisì il titolo di marchese di Rende, titolo riconcesso con R. D. del 12 settembre 1836 ad Angelica Caracciolo de Gentili moglie di GIOVANNI, cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta, e da questi al figlio GIUSEPPE, cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta, con D.P. del 3 luglio 1929 e con R.D. del 25 agosto stesso anno aggiunse il cognome de Gentili.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero di pino al naturale sulla pianta erbosa, sostenuto da due leoni d’oro controrampanti al tronco e sormontati da due stelle dello stesso.

 

 

Guardia del Corpo a cavallo Luigi Siciliano di Rende. Archivio Ciro La Rosa. Clicca per ingrandire

SICOMO

Titoli: barone di Vita

Dimora: Calatafimi

Originaria di Calatafimi. MICHELANGELO proconservatore in Calatafimi nel 1592; VITO giudice pretoriano di Palermo negli anni 1593/94 e 1596/97, avvocato fiscale del real Patrimonio, procuratore del Regio Erario e del Fisco della Magna Curia, deputato del Regno nel 1600, maestro razionale, presidente del tribunale del Concistoro nel 1620, primo possessore del feudo di Cartipoli nel quale fondò la terra di Vita nel 1605; GIUSEPPE, con privilegio dato il 15 novembre 1647, ottenne la concessione del titolo di barone di San Vito; ANTONIO ottenne il titolo di barone della Rena e fu capitano di giustizia in Mazzara nell’anno 1694/95 e prefetto nell’anno 1695/96. NICOLÒ investito nel 1787 della baronia di Vita.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al pino sradicato al naturale, accompagnato da un sole rosso orizzontale destro.

SIERI o SIERIPEPOLI

Titoli: barone di Rabici

Dimora: Trapani

Si crede sia una diramazione dell’illustre famiglia Pepoli di Bologna. Godette nobiltà in Sicilia ed in particolare a Trapani sin dal secolo XIV, aggiunse verso la fine del secolo XVI, il cognome Pepoli a quello di Sieri o Sigerio, portato fino ad allora, così come affermato dal Mango di Casalgerardo. Possedette numerosi feudi tra cui: Canetici, Medura, Culcasi, Rabici, Saccolino, la salina di San Teodoro, Sanagia. RICCARDO capitano di giustizia di Trapani nel 1403; FILIPPO giurato in detta città nel 1403; FRANCESCO, regio cavaliere, capitano di giustizia di Trapani nel primo decennio del XV secolo; GIACOMO senatore in detta città negli anni 1421-22, 1426-27; NICOLÒ’ capitano di giustizia della stessa città e senatore nella seconda metà del XVI secolo; FRANCESCO tenne quest’ultima carica negli anni 1476-77, 1493-94, capitano di giustizia nell’anno 1487-88; ANDREA senatore di Trapani nel 1477-78 e capitano di giustizia nel 1484-85; GIOVANNI, il primo luglio 1497, venne nominato “credenziere” (conservatore-responsabile annonario) dell’ufficio di carne, pane, vino e del portulanotto di Trapani; GIACOMO capitano di giustizia in detta città negli anni 1483-84, 1502-3; GIACOMO ANTONIO, barone di Mangiadaini, senatore di Trapani negli anni 1543-44, 1560-61; un PIETRO Sieri et Pepuli (Pepoli) il 2 giugno 1572 venne nominato vice portulano del caricatore e porto di Trapani; FRANCESCO, barone di Fiumegrande, senatore in detta città negli anni 1572-73, 1579-80 e 1584-85; ROMEO tenne la stessa carica negli anni 1592-93, 1605-6, 1611-12, 1623-24, 1627-28 capitano di giustizia negli anni 1602-603, 1621-22; MAZZIOTTA tenne la stessa carica in detta città negli anni 1603-604, 1611-12, 1617-18; FRANCESCO, barone di Rabici, fu capitano di giustizia di Trapani nell’anno 1640-41; e tale carica tennero VINCENZO nell’anno 1643-44; GIACOMO, barone di Rabici, negli anni 1657-58, 1679-80; MARCELLO nell’anno 1676-77; GIUSEPPE e PIETRO furono cavalieri dell’ordine di Malta nei primi anni del secolo XVIII; PIETRO, barone di Rabici, capitano di giustizia di Trapani nel XVIII secolo; FRANCESCO Sieripepoli e Burgio, barone di San Teodoro, senatore di Trapani negli anni 1742-43, 1745-46, 1751-52; MICHELE e RUGGIERO tennero la stessa carica in detta città nell’anno 1746-47; GIUSEPPE Sieripepoli e Nobile, cavaliere dell’ordine di Malta, il 2 aprile 1763, ottenne investitura di barone di Rabici; MARIA SIGISMONDA Sieripepoli e Notarbartolo, baronessa di Culcasi, Mangiadaini, Canetici e di Fiumegrande, fu dama dell’ordine di Malta e portò nell’anno 1761 i detti feudi in casa Ventimiglia per il matrimonio da lei contratto con Carlo Antonio Ventimiglia principe di Grammonte; ANTONIO MAZZIOTTA, il 14 aprile 1796, ottenne investitura del titolo di barone della Salina di San Teodoro; STANISLAO, nato in Trapani il 12 aprile 1836, colonnello di fanteria nella riserva del Regio Esercito Italiano, investito del titolo di barone di Rabici nell’ultimo decennio del XIX secolo.

Il casato è iscritto nell’Elenco Nobiliare della Regione Siciliana. Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, nei titoli: barone di Saccolino, signore di Rabici, barone della Salina di San Todaro.

Arma: scaccato d’argento e di nero di sei fila.

Blasone Sieripepoli. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

 

 

 

SIFOLA di San Martino

Titoli: conte palatino del S.R.I., barone, predicato di San Martino

Dimora: Napoli, Caserta, Trani

Si crede che la famiglia sia di origine longobarda, le prime memorie certe si hanno dal XI secolo, nobile in Napoli fuori seggio, in Caserta ed in Trani al seggio di San Marco dove fu tra le più potenti, ammessi nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, ed iscritti nel Registro delle Piazze Chiuse; baroni di Arboraggio e Molino di Galla, Castelpetroso, conti del S.R.I. (Sacro Romano Impero), predicato di San Martino, GIULIO tra i baroni “inquisiti”, messi sotto inchiesta, nel 1282 da re Carlo d’Angiò; FILIPPO valoroso condottiero, ciambellano di Filippo di Courtenay imperatore di Costantinopoli; SERGIO capitano della regina Giovanna II, ebbe la concessione dell’Arboraggio e Molino della Galla e della Piscina di Trani, si stabilì in seguito a Napoli; LUIGI cavaliere dell’Ordine di Calatrava, cavallerizzo di re Ferdinando il Cattolico; FRANCESCO MARIA “regio familiare” dell’imperatore Carlo V, colonnello nello Stato di Milano nominato conte del S.R.I. col potere di poter creare giudici e notai, nominato governatore di Ravenna da papa Clemente VII; VINCENZO vescovo di Mirandola; MUZIO protonotario apostolico; FABIO paggio di re Filippo II di Spagna; GIOVAN BATTISTA avvocato e dottore in legge; LUIGI ed EMANUELE dottori in legge; NICOLA barone di San Martino secolo XIX. Il casato era rappresentato alla fine del XIX secolo da FABIO (Napoli 1829-Qualiano 1905), di Nicola, ufficiale di cavalleria, alfiere del “2° Reggimento Lancieri”, proveniente dalle guardie del corpo a cavallo, il quale partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione sabauda nella campagna sul Garigliano e del Volturno, il reparto venne sciolto nel novembre del 1860, entrò poi nell’esercito italiano ma si dimise poco dopo per incompatibilità con i nuovi governanti. AUGUSTO (1874) conte, colonnello del Regio Esercito per meriti eccezionali, mutilato di guerra, deputato del Regno (XXV legislatura), splendida figura di militare e patriota, insignito di ben 6 medaglie al Valor Militare: una medaglia d'oro per la Campagna di Libia nel 1911, 4 d'argento e una di bronzo per la campagna della I Guerra Mondiale, insignito dell'alta onorificenza di cavaliere della Croce dell'Ordine Militare di Savoia, nel 1918 fu al comando della spedizione italiana in Russia contro le truppe rivoluzionarie bolsceviche in Murmania, giudice del Tribunale Militare di Napoli fino al 1932, membro del P.N.F (Partito Nazionale Fascista), commissario straordinario per l'assistenza per gli orfani di guerra, presidente della Sezione Napoletana dell'Istituto del Nastro d'Argento, sub-commissario regio al Comune di Napoli nel 1934. Rappresentano il casato nel XXI secolo il conte FABIO (1928) presidente Corte di Cassazione in Napoli ed il figlio, architetto ALBERTO (1954).

Arma: di rosso con tre teste di leone recise e sanguinolenti poste due a uno, la bordura d’oro e d’argento.

SIGINULFO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

SIGNORINO

Titoli: barone di San Nicolò di Buonvicino

Dimora: Messina, Polizzi

Famiglia nota dal XV secolo , diramata in Messina e Polizzi, possedette la salina del territorio del Pantano Grande del Faro di Messina, la rendita di onze 10 annue sulla dogana del mare della secrezia di Messina, il feudo Gattaino e Foresta Vecchia; RAINERO castellano di Matagrifone nel 1422; PIETRO ambasciatore di Messina a re Alfonso nel 1450; ANTONINO castellano di Matagrifone nel 1486; FRANCESCO senatore in Messina negli anni 1523/24, 1531/32, 1541/52; GIOVAN ANTONIO e VINCENZO sono annotati nella mastra nobile del Mollica; RAIMONDO proconservatore in Nicosia nel 1602; BARTOLOMEO tenne la stessa carica in Polizzi nel 1752; MARIO senatore nobile in detta città nell’anno 1812/13; decorata del titolo di barone di San Nicolò di Buonvicino con R. D. del 10 settembre 1903 in persona di SALVATORE.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1922.

Arma: d’azzurro alla sbarra d’oro accompagnata in capo da un leone al naturale rivoltato coronato d’oro e tenente con la branca anteriore sinistra un giglio dello stesso.

SIGONA

Titoli: barone di Villarmosa, barone di Castel d’Oscina.

Dimora: Catania

Originaria della regione dell’Aragona; GIOVANNI ANDREA, cavaliere aragonese, seguì re Pietro d’Aragona in Sicilia che in compenso per i suoi servigi militari concesse al figlio PELLEGRINO rendite e territori in Marzilliano di Lentini ed infeudandolo di primo barone di Sigora nel 1291; altro PELLEGRINO creato maestro razionale del Regno da re FEDERICO II; SIMONE senatore in Catania nel 1427; ENRICO governatore della Camera Regia nel 1448; EUSEBIO cavaliere dell’Ordine di Malta nel 1574. La famiglia ottenne i feudi di Pantano nel 1452 di Monte Pellegrino nel 1455. Con D. M. del 1900 furono riconosciuti in persona di ANTONINO i titoli di barone di Villarmosa e barone di Castel d’Oscina.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al palmizio di verde sostenuto da due leoni di rosso affrontanti.

SIMEONI

Titoli: patrizio di Benevento

Dimora: Napoli, Benevento, Roma

Famiglia del beneventano nota dal XVI secolo; ascritta la patriziato di Benevento con ONOFRIO nel 1745.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento all’ancora al naturale, mareggiata d’azzurro al campo d’argento.

DE SIMONE

Titoli: Nobile

Dimora: Palermo, Napoli

Si ritiene provenga dalla Francia dalla regione d’Angiò, in Palermo nel XIII secolo, diramatasi in Mazzara dove ottenne incarichi di senatore, giurato e capitano di giustizia ed in Napoli.

GIOVANNI fu castellano di Monte San Giuliano nel 1506, SIMONE capitano d’armi in Marsala nel 1520; GIOVANNI NICCOLO’ ispettore generale delle fortezze del Regno e capitano d’armi della città e delle marine orientali di Val di Noto nel 1537.

Dichiarata nobile con deliberazione della Commissione dei titoli di Nobiltà del Regno delle Due Sicilie nel 1852. Hanno combattuto nella campagna del 1860/61 per la difesa del regno delle Due Sicilie: DOMENICO, proveniente dalla scuola militare della Nunziatella, capitano di II classe “Real Corpo d’Artiglieria”; DOMENICO tenente del “Reggimento Fanteria di Linea Re”, decorato della Croce di Grazia dell’Ordine di Ferdinando I, caduto in combattimento contro i garibaldini a Reggio Calabria il 21 agosto 1860; GIUSEPPE capitano della “Gendarmeria Reale a piedi” presente alla battaglia del Volturno.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone fissante un sole orizzontale il tutto d’oro.

DE SIMONI

Titoli: nobile di Orvieto

Dimora: Benevento, Orvieto

Un membro della famiglia con la carica di monsignore e governatore di Orvieto, della stessa famiglia originaria della Sicilia che si stabilì a Napoli e Benevento, venne ascritto con la famiglia alla nobiltà di Orvieto nel 1808, titolo trasmissibile a tutto il casato e ad ambo i sessi.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero al naturale, il tronco accollato da un serpente d’oro ed accostato da due rose dello stesso.

SINATRA

Titoli: barone di Camemi

Dimora: Catania

Famiglia siciliana nota dal XVII secolo, originaria di Mineo;ANTONIO, che acquistò nel 1658 il feudo di Camemi;CARMELO, barone di Camemi, che fu capitano di giustizia in Mineo nell’anno 1743/44, carica tenuta da DOMENICO nell’anno 1750/1 e da FRANCESCO nell’anno 1753/54; FRANCESCO GIUSEPPE il 16 febbraio 1799 ottenne investitura nel titolo di barone di Camemi; titolo, con il quale iscritto, nell’Elenco Ufficiale definitivo delle Famiglie Nobili e titolate della Regione Siciliana, CARMELO barone di Camemi nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone coronato, accompagnato da tre stelle, una al capo e due a destra il tutto d’oro.

SIPIONE

Titoli: barone

Dimora: Rosolini, Siracusa

Famiglia siciliana nota dal XVIII secolo; venne investita del censo feudale di onze 93 annuali nel 1812 e decorata del titolo di barone riconosciuto con D. M. del 26 novembre 1926.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro coronato d’oro, rivolto tenente con le branche anteriori un giglio d’argento, attraversato da una sbarra dello stesso.

SISTO

Titoli: nobile di Viterbo

Dimora: Viterbo, Bitonto

Motto: Sola soli sistit

BARTOLOMEO venne ascritto nella nobiltà di Viterbo nel 1829; trasferitasi a Bitonto nel XX secolo con i fratelli BARTOLOMEO e DOMENICO nobili di Viterbo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’aquila dal volo spiegato, fissante un sole nel cantone destro.

 

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