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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa
La Rosa
SC-SI
SCALFARO
Titoli:
barone, nobile dei baroni
Dimora:
Catanzaro
Famiglia calabrese nota dal XV secolo. Decorata del titolo di barone
da re Gioacchino Murat il 2 giugno 1814 in persona di RAFFAELE
ALOISIO, capo della Legione Provinciale di Calabria; dichiarata di “nobiltà
generosa” per l’ammissione nella “Compagnia delle Guardie del
Corpo” in persona di GAETANO - figlio del maggiore dell’Esercito
delle Due Sicilie LUIGI - barone, poi quale 1° tenente del “3°
Reggimento Cacciatori della Guardia Reale” ha partecipato alla
difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese del
1860/61, meritandosi la decorazione sul campo della croce di Diritto
di San Giorgio per la battaglia del 1 ottobre sul Volturno, presente
alla difesa di Gaeta partecipando a tutta la campagna, insieme al
fratello GIUSEPPE 2° tenente dei “Tiragliatori della Guardia Reale”,
entrambi, provenivano dalla Scuola Militare della Nunziatella,
entrarono come effettivi nell’Esercito Italiano a fine guerra.
Il titolo venne rinnovato con RR. LL. PP. del 16 marzo 1899 in
persona di ORAZIO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato:
1° d’azzurro al braccio armato d’oro reciso, tenente con la mano una
spada d’argento, col capo scaccato d’argento e rosso; nel 2° di oro
alla ghirlanda d’olivo di verde al libro al naturale. |
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SCAMMACCA
(1)
Titoli:
nobile dei
baroni della Bruca e di Crisciunà
Dimora:
Catania
Originaria della
Lorena, passata in Sicilia all’inizio del XV secolo. BLASCO, di
Catania, protomedico di re Martino e del Regno nel 1403, per i
servigi prestati ottenne con privilegio del 8 settembre 1409 il
feudo di Murrago e d’Agnone; NICCOLÒ cavallerizzo di re Alfonso nel
1418, MATTEO barone di Murgo con investitura del 11 giugno 1418,
senatore in Catania negli anni 1430/1, 1433/4, 1436/7; GIOVAN
BATTISTA capitano di giustizia di Catania 1598/9 0, 1604/8;
ALESSANDRO senatore in Catania anni 1609/10, 1613/4, con privilegio
del 17 dicembre 1627 ottenne la concessione di “regio cavaliere”;
GUGLIELMO primo barone di Bruca e Scrisciunà con investitura del 22
agosto 1672; MATTEO per “maritali nomine” di Virginia
Cavallaro, barone di Campoallegro e Castelluzzo, senatore in Palermo
1683/4; AGATINO e MICHELE annotati nella mastra nobile di Catania
del 16 gennaio 1606 nei “regi cavalieri”; ARCAROLO barone di Bruca e
Crisciunà annotato nella Mastra nobile di Catania tra i feudatari e
regi cavalieri, capitano di giustizia anni 1689/90, patrizio 1701/2,
tesoriere 1706/7; IGNAZIO ricevuto nell’Ordine di Malta ne 1728;
GUGLIELMO barone di Bruca e Crisciunà con investitura del 14 agosto
1787; FABIO patrizio di Catania nel 1806/7. GIOVANNI con decreto del
30 aprile 1898 ottenne il riconoscimento del titolo di barone di
Bruca e barone di Crisciunà.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nelle Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
nel primo di rosso a due leoni coronati affrontanti, sorreggendosi
con le branche anteriori su di un monte di tre cime, il tutto d’oro;
nel secondo d’azzurro a nove bisanti ordinati 1,2,3,2,1. |
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SCAMMACCA
(2)
Titoli:
cavaliere,
nobile
Dimora:
Catania
Il casato è un
ramo della precedente famiglia, riconosciuto del titolo di cavaliere
e nobile in base ai DD. MM. dell’8 luglio 1925 e del
7 novembre 1928 in persona di MARIO e dei fratelli GUGLIELMO,
EMANUELE, VINCENZO e DOROTEA e relativa discendenza.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
monte uscente dalla punta dello scudo, sostenente due leoni
coronati, controrampanti, il tutto di rosso. |
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SCANDURRA (1)
Titoli:
barone di Salsetta e Montagna
Dimora:
Spagna, Palermo
Motto:
“Scander”
Si ritiene originaria della Baviera. ALFONSO consigliere di stato di
re Filippo II, poichè partecipò ad una congiura contro il sovrano,
venne privato di tutte le sue ricchezze ed onori e condannato
all’esilio, si rifugiò in Roma, trovò protezione da Sua Santità
Clemente XIII e Urbano VIII e morì in detta città nel 1622; il
figlio LUDOVICO fu cavaliere di papa Urbano in Roma; il figlio di
quest’ultimo SANTI passò in Spagna e servì con le truppe
austro-spagnole col grado di capitano recandosi poi in Sicilia
stabilendosi in Siracusa ed iscritto alla Mastra Nobile di detta
città, il casato dette senatori, cavalieri e giureconsulti tra cui
SANTI e LUDOVICO.
GIACOMO investito del titolo di barone di Salsetta e Montagna il 20
settembre 1768.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a due leoni d’oro affrontanti sostenenti con le branche anteriori
uno spadone d’argento dall’elsa d’oro, sormontato da tre stelle
d’argento. |
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SCANDURRA (2)
Titoli:
barone di Sant’Elia, barone della Pira
Dimora:
Spagna , Siracusa
Motto: “Intacta”
Ramo della precedente famiglia, VINCENZO tenente colonnello dei
Reali Eserciti di Spagna, barone di Sant’Elia e di Pira con
privilegio del 1 settembre 1767. GIUSEPPE possessore dei suddetti
titoli nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
partito:
1° d’oro a due leoni affrontanti, frammezzato da un’alabarda di
nero, impugnanti quello di destra una spada insanguinata, quello di
sinistra uno sperone di nero, sormontato da tre stelle d’azzurro; 2°
d’oro alla banda d’azzurro. |
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SCANNAPIECO CAPECE MINUTOLO CORREALE
Titoli:
principe di Collereale, barone di Callari e Baccarati, di Ogliastro, di Patti e
della Terza Dogana.
Dimora:
Catania
Motto:
“Gradatim
ascensitur ad alta”
Antica
famiglia della costiera amalfitana del Regno di Napoli detta “Scannapecus”,
che ha goduto nobiltà in Cava dei Tirreni, in Minori ed in Scala nel salernitano
(Candida Gonzaga e
M. Camera e Volpicella “Il Patriziato” salernitano – 1881 Salerno)
ed ascritta al Registro delle Piazze Chiuse del Napoletano, il Crollalanza la fa
derivare dalla famiglia di Bologna “Scannabecchi” del XII secolo; è succeduta
alla famiglia Capece Minutolo di Collereale, del ramo siciliano dell’omonima
famiglia napoletana: assumendone cognome e predicato per estinzione della
stessa, secondo le consuetudini e modalità del diritto feudale siciliano:
infatti per disposizione testamentaria del 1983 dell’ultimo principe di
Collereale don Francesco Capece Minutolo è chiamato alla successione (“successione
siciliana”)
il pronipote ex-sorore FABIO Scannapieco, ottenendo riconoscimento dall’Autorità
Giudiziaria con Sentenza esecutiva del Tribunale di Palermo del dicembre 1999,
ed aggiungendone il cognome ed il predicato con Decreto Presidenziale del 1999.
Le memorie più antiche, del casato Scannapieco, risalgono al 1161 con monsignor
MAURO Scannapieco, vescovo di Minori, città Vescovile del salernitano (Arcidiocesi
di Amalfi e Cava; Archivio Diocesano).
Nel “Liber familiarum” della Badia di Cava trovasi LEO ed ANTONIO , qualificati
come “Miles” nell’anno 1190 ed un MARTINO giudice, e un LEONE protofisico Regio
nel 1184. Da Cava si trasferì e dimorò in Napoli, Amalfi, Maiori, Minori e
Vietri sul Mare, contrada Raìto (già appartenuta a Cava). A Napoli la famiglia
si ingrandì, acquistando il Palazzo Penne - Scannapieco, sito in piazza
Monticelli in Napoli e posseduto dal 1560 al 1662; l’ultima proprietaria fu
Aloisa Scannapieco che lo donò con atto notarile nel 1628 al figlio Giovanni
Capano - Scannapieco il quale nel 1662 lo alienerà.
(Mazzoleni “I palazzi di Napoli” Edizione Arsenale; De Rose “Palazzi napoletani”
Edizione Newton Compton;
http://www.ilportaledelsud.org/palazzo_penne.htm
- Ciro La Rosa).
Il titolo di nobile - patrizio si è radicato nella famiglia, essendo
imprescrittibile per essere ascritta al Registro delle Piazze chiuse fin
dall’epoca in cui cessarono di aver vigore le antiche Leggi Feudali e riguarda
la nobiltà civica del patriziato di Cava dei Tirreni, di Majori e di Scala, dove
secondo il “Massimario” della Consulta Araldica del 1920 n. 37 volume V, le
dette città sono “Patriziati” e di vera separazione (M.
Camera “Ducato di Amalfi 1881” – Salerno , Archivio di Stato di Salerno).
Con privilegio del re di Castiglia del 1270 venne conferita a GIOVANNI ROBERTO
la nomina di
“Magistratorum Sacri Nostri Consili Capuane”,
diploma oggi conservato presso l’Archivio Generale di Simancas – Spagna. Nel
1460 il “Magnifico”
ONOFRIO, in qualità di Magistrato-Sindaco di Cava dei Tirreni, fu delegato dal
re Ferdinando I d’Aragona a ricevere il “privilegio
in bianco”
diretto alla città per il soccorso apportato al re dopo la disfatta del suo
esercito a Sarno. (Archivio
di Stato di Salerno).
Nel 1565 CESARE, medico protofisico, fondò un Monte di beneficenza detto appunto
il “Monte Scannapieco”, presso l’ospedale gli “Incurabili” di Napoli, dove egli
ricoprì la carica di Governatore. Nel 1565 si ha notizia di un MARTINELLO,
imprenditore edile che costruì due ponti (Archivio
di Stato Napoli).
Il padre don FRANCESCO, Generale dell’Ordine del Carmelitani dal 1672 al 1676
fece erigere la facciata della Basilica di SS. Martino e Silvestro al colle
Oppio sull’Esquilino a Roma nel 1676, ed è ivi sepolto sull’ipogeo in un
sepolcro gentilizio. (Elenco
dei Padri generali presso la Casa Generalizia dei Carmelitani – Roma).
Fin dal 1690 alcuni suoi membri quali CARMINE, ANDREA, ANIELLO e FRANCESCO sono
stati sottufficiali della Marina Mercantile del Regno di Napoli. Nel 1874
VINCENZO, industriale, (nato a Vietri, contrada Raìto, il 30 dicembre 1849 e
morto a Catania nel 1931), trasferì la famiglia in Catania, dove fondò nel 1884,
una fabbrica di legnami, con macchinari a vapore, che dava lavoro a 300 operai;
furono fondate tre filiali: Messina, Anzio ed in Palermo nel 1919, dove acquistò
il terreno della sede dal conte Giacchery in via Cristoforo Colombo al molo;
insignito del titolo di Cavaliere del lavoro con Regio Decreto del 10 marzo 1912
n. 555, ed a lui è intitolata una strada in Catania fin dal 1973. (Il
Cavalierato del lavoro dava diritto a partecipare al gruppo V dell’Ordine delle
precedenze a Corte secondo il Regio Decreto del 1927),
egli fu anche meritevole per aver effettuato molti lavori edilizi in Catania,
edificando nel 1909 una Villa Liberty dall’architetto Fichera della scuola del
Basile.
Attuale rappresentante è il cavalier dott. FABIO, nato in Catania, figlio del
dott. VINCENZO (1922-2002) e di donna AMALIA Alì Capece Minutolo, Dama di
grazia dell’Ordine Costantiniano (erede testamentaria dello zio materno Don
FRANCESCO Capece Minutolo, principe di Collereale), figlia di
Donna
Maria Rosaria Capece Minutolo (Napoli 1905-Catania 1975), sorella di don
FRANCESCO (Napoli 1901-Messina 1983) ultimo principe di Colle Reale spentosi
senza discendenza, che unitasi in matrimonio con il commendatore Silio Alì -
Peirce, Console del Regno di Svezia in Catania, erede universale del citato zio
Don Francesco per testamento olografo del febbraio 1983 è chiamata alla
successione dei titoli, con sentenza dell'Autorità Giudiziaria di Lodo Arbitrale
Esecutivo del Pretore di Palermo del dicembre 1999 (aggiunta
di cognome con D.P.R. del 17 gennaio 1992),
, da cui il predetto FABIO, il quale con D. M. del 1 ottobre 1998 aggiunge il
cognome materno, mentre con Decreto del Ministero dell’Interno del gennaio 2003
è divenuto cognome il predicato "di Collereale": i suddetti cognomi sono
autorizzati a detenerli tutti i membri futuri del casato unitamente a quello di
Scannapieco.
Il
predetto Fabio è cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme,
cavaliere di grazia dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, dottore in Scienze
Economiche, sposato a Palermo il 4 gennaio1986 con MARIA Vanni, dei principi di
San Vincenzo Dama di grazia e devozione del S.M.O. di Malta, da cui RAIMONDO
nato a Palermo il 27 ottobre 1989.
La famiglia è stata ammessa all’Ordine Militare Costantiniano di
San Giorgio al grado di “grazia” nel 1982, lo stemma è stato
riconosciuto con decreto vidimato dal Ministero di Grazia e
Giustizia Spagnolo, firmato dal “Re
d’Armi”
di Castiglia e Leon nel 1995.
N.d.A.:
si ringrazia la dottoressa MARIA Vanni per le notizie relative
al casato
Arma di successione:
partito: al 1°) d’oro, al bufalo di rosso, fermo sulla campagna di verde, al
capo tagliato di azzurro e d’oro, l’azzurro caricato di tre crescenti montanti
d’argento, posti in fascia (Scannapieco);
al 2°) di rosso,al leone rampante di vaio, armato e coronato di oro (Capece
Minutolo). |
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SCARDACCIONE
Titoli:
nobili di Sant’Arcangelo, barone.
Dimora:
Sant’Arcangelo, Roma
Antica Famiglia lucana, ramo della famiglia Sinerchia che ebbe molti
feudi tra la Campania, la Basilicata e la Capitanata. Nobile in
Salerno fuori seggio, in Matera ed in Sant’Arcangelo. AMELIO (*
verso il 1420) presente al Parlamento di Alfonso d’Aragona nel 1443,
si trapiantò in Basilicata dove la famiglia deteneva i feudi di
Castelgrande, di Rapone ed il contado di Sant’Andrea. Un ramo si
trapiantò a Matera verso il 1440 con ANGELO, barone di Rocca San
Felice. ORLANDO Sinerchia Scardaccione, conte ed “Utile Signore
di Sancto Andrea” trasmigrò a Potenza, per il coinvolgimento,
insieme a AMELIO Sinerchia Signore di Rapone, nella “Congiura dei
Baroni” ordita a Miglionico nel 1485. GIOVANNI (1646
†.1698),
U.J.D., Governatore della Cavallerizza, trasferì il suo casato in
Sant’Arcangelo, ottenne da Giuliano Colonna il feudo rustico di
Tirlizzi con obbligo del Relevio e dell’Adoa, comprendente i casali
di Tirlizzi e Cellesse, presente alla battaglia di Spalato contro i
Turchi nel 1687 come da LL.PP. del conte Carlo Martinengo che lo
menziona “Cap.no Don Giovanni Scardaccione Ecc.mo Nob. V.o della
città di Potentia Util.mo Domi*s de castro Tirlitij e Cellexe,
potestate et impero, et Cammerlengo de Or.e Cons.o Vic.o di Sancto
Archangelo Gover*e in Sancto Archangelo, sendo d’arme et sanguine de
la nobilissima gente de Sinerchia”. Suo nipote MATTEO fece
erigere la Cappella di S.Andrea, extra Moenia “ex testamentaria
dispositionem q.m M.ci U.J.D. D. Matthaei Scardaccione T.re S.
Archangeli fuerit Nobis, et Successoribus nostris in perpetuum/commiysa,
et demandata nominatio Cappellanorum simplicium Laicalium
Cappellaniarum a dicto q.m Scardaccione, ad confirmandum antiqui
privilegi feudalis eius avi Nob.s M.ci Joh.ni Scardaccione Utili
D.ni Casalis Tirlicium, fundatarum in sacello sui Jurispatronatus...”
ANDREA, U.J.D. (*.1675
†.1742),
barone di Terlizzi e Cellesse nobile patrizio di Sant’Arcangelo,
ristruttura la Cappella di San Fortunato nella Chiesa dei Padri
Riformati di Sant’Arcangelo. FRANCESCO (1812-1882), cavaliere,
avvocato, magistrato, capitano della Guardia Nazionale, Primo
Presidente del Consiglio Provinciale di Basilicata nel 1861, di
sentimenti liberali non chiese mai il Regio Assenso di
riconoscimento del titolo al Regno d’Italia, sposò donna Rosa Amodio,
figlia di don Giulio Amodio, nobili di Accettura. DECIO, avvocato,
nobile patrizio di Sant’Arcangelo, deputato al Consiglio Provinciale
di Basilicata. FRANCESCO (Potenza 1965) avvocato in Roma, cultore di
storia, impegnato nella valorizzazione delle dimore storiche della
Basilicata, autore insieme a Carlo Cudemo del tomo "Raccolta delle
Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata" edito nel 2005.
Arma:
troncato, al primo d’azzurro con un lambello rosso a tre pendenti
accompagnato da tre stelle d’oro; nel secondo d’azzurro all’albero
di verde piantato su di una collina, accostato da un leone rampante
d’oro su altra collina. (Francesco Scardaccione) |
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SCEBARRAS o
SCEBERRAS
Titoli:
barone
di Montagna di Marzo
Dimora:
Sicilia
e Malta
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
nel 1° d’azzurro alla corazza sormontata da un elmo il tutto
d’argento e di fronte; nel 2° troncato da una fascia d’argento
carica di una fede di carnagione; sopra d’azzurro a tre stelle
d’oro, sotto di rosso a tre pali ondati d’oro. |
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SCHININÀ
Titoli:
marchese di Sant’Elia, barone di San Filippo di Ragusa, barone del
Monte, nobile dei marchesi.
Dimora:
Ragusa, Ginevra
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla cometa ondeggiante, sormontata da un giglio il tutto
d’oro. |
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SCHINOSI
Titoli:
patrizio di Benevento
Dimora:
Benevento
Di antica nobiltà,
iscritta nella nobiltà di Benevento dal 1700; iscritta anche nella
nobiltà di Cosenza, come attesta nel tomo “De Patricia Consentina
Nobilitate” di Castiglione Morelli;ed un ramo cosentino si
trasferì in Puglia.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla banda d’oro accompagnata in capo da una stella d’oro
ed in punta da una colonna d’argento. |
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SCHIPANI
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli, Sicilia, Vibo Valentia (Monteleone)
Di origine calabrese, godette nobiltà in Taverna e fu iscritta nel
primo Ordine Civico della città di Monteleone; nelle concessioni
nobiliari trascritte nei “Registri Privilegiorum del Collaterale”
chiamati “Nuovi”, FILIPPO, della città di Taverna, il 17
febbraio 1497 ottenne la conferma del privilegio di “ regio
familiare” ed esente fiscale per i suoi eredi e successori da re
Ferdinando II d’Aragona (volume I, fol. 39, fol. 42).
Ricevuta per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel 1795 in persona
del cavaliere VINCENZO; riconosciuta di “antica nobiltà”
nell’ammissione per le Regie Guardie del Corpo nel 1856 in persona
di RICCARDO guardia del Corpo a Cavallo (Verbali della Regia
Commissione dei Titoli di Nobiltà , volume X, pag. 262) e nel
1858 con GUGLIELMO; ascritta al Registro dei Cavalieri di Malta per
“giustizia”.
Il ramo siciliano dichiarato nobile dalla Commissione per i Titoli
di Nobiltà in data 9 marzo 1858.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al braccio di carnagione alla destra dello scudo tenente una spiga
di frumento d’oro. |
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SCIACCA
Titoli:
barone di Galteri, signore di Vigliatore
Dimora:
Ucrìa e Patti
Esistente in Girgenti (Agrigento) dal XIV secolo diramatasi in Noto,
Patti e Palermo.
Il ramo principale è decorato del titolo di barone di Galteri con
D.M. del 1907 in persona di GRISOSTOMO ; il ramo cadetto è decorato
del titolo di signore di Vigliatore dal 1805 in persona di EMANUELE;
FRANCESCO signore di Vigliatore nella prima metà del XX secolo.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla campagna d’argento caricata di tre stelle in fascia di rosso;
al pino al naturale, sostenente un’aquila rivoltata e sostenuta
a sinistra al tronco da un leone, il tutto d’argento. |
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SCOCCHERA
Notabile Famiglia napoletana ma originaria di Vastogirardi nel Contado
del Molise, oggi in Provincia di Isernia, tanto ché alla fine del
XVI secolo, circa la metà della popolazione di questo paese era
composto da esponenti di questa Casata.
Capostipite di questa famiglia risulta LEONARDO ROCCO Scocchera,
vivente in Vastogirardi alla fine del XVII secolo. PASQUALE, figlio
di GAUDENZIO e nipote del capostipite Leonardo Rocco, fece
costruire, alla fine del XVIII secolo, lo splendido Palazzo
Scocchera che ancora oggi si trova in Vastogirardi, anche se poi,
per successivi matrimoni, ora è denominato Selvaggi-Scocchera.
Con FERDINANDO, figlio di Pasquale, un ramo di questa Casata si
trasferì, agli albori del XIX secolo, in Canosa di Puglia, nella
Capitanata (attuale Provincia di Foggia) ove il predetto fece
costruire la imponente Villa Scocchera, ancora oggi esistente anche
se non più appartenente alla famiglia.
PASQUALE, figlio di Ferdinando, sindaco di Foggia, Cavaliere di II
Classe del Real Ordine di Francesco I, Cavaliere dell’Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro, funzionario della Consulta di Stato del Regno
delle Due Sicilie, segretario generale dell’Intendenza di Trani,
deputato al Parlamento della 8ª legislatura.
Suo fratello Savino sindaco di Trani, consigliere della Provincia di
Bari, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, è dedicata alla
sua persona una strada del Comune di Canosa di Puglia. Tra i figli
di Pasquale, ERRICO e FORTUNATO furono avvocati, ERNESTO anch’esso
avvocato e Cavaliere della Corona d’Italia e sposò Donna Caterina
Caracciolo dei Duchi di Vietri; ACHILLE esercitò la professione di
ingegnere, EDUARDO colonnello del Genio del Regio Esercito, sposò
Donna Nicoletta Cantore dei Baroni di Castelforte e trasferì, alla
fine del XIX secolo il suo ramo familiare in Napoli, costruendo una
residenza di villeggiatura denominata Villa Scocchera in Portici,
nel napoletano, anch’essa ancora oggi esistente anche se non più
appartenente alla Famiglia.
Tra i figli di Eduardo, GIANNI dottore commercialista e ROBERTO
ingegnere che sposò la baronessa Donna Letizia De Stasio.
EDUARDO, figlio di Roberto, esercitò la professione di avvocato.
Arma:
“D’Azzurro tre bande di rosso caricate, ciascuna, da un arco teso ed
incoccato d’argento, al ponte di cinque archi d’oro innanzi al quale
vi è una freccia nera adagiata sulla terra, il tutto sormontato da
una stella di sei punte d’argento” (Stemma che trovasi sul
Portale del Palazzo Scocchera-Selvaggi in Vastogirardi provincia di
Isernia).
Alias:
“D’Azzurro, all’arco teso ed incoccato d’argento” (tratto da
Padiglione C., “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914,
pag. 301).
N.d.A.: si
ringrazia l’avvocato Nicola Pesacane per le notizie relative al
casato |
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SCOPPA
Titoli:
nobile di Messina
Dimora:
Cefalù
Famiglia originaria di Messina conosciuta dal XV secolo; VITTORINO,
con privilegio dato il 30 dicembre 1638, ottenne la concessione del
titolo di barone del Campo; PLACIDO, dottore in legge, è ascritto
nella mastra nobile di Messina del 1798/1807; LEOPOLDO alfiere del
“6° Battaglione Cacciatori” ha partecipato alla difesa del regno
delle Due Sicilie nella campagna del 1860/61 contro l’invasione
piemontese. La famiglia ascritta nella nobiltà e venne riconosciuta
del titolo di nobile di Messina con Decreto Presidenziale del 6
maggio 1928; ANTONIO FRANCESCO nobile di Messina nella prima metà
del XX secolo
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al pino al naturale di verde, sostenuto da leoni d’oro affrontanti e
sormontati da sette stele d’argento al centro. |
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SCOTTI DOUGLAS di Vigolino
Titoli:
ramo di Napoli: conte di Vigolino (Vigoleno)
Dimora:
Napoli, Milano
Motto: Lock Sicken - Nunquam retrorsum – Quid verisimili
verius
Il casato Scotti
trae origine dai re Douglas di Scozia, tesi suffragata con diploma
dell’imperatore Sigismondo dato in Cremona il 12 febbraio 1414.
Le prime notizie
si hanno con GUGLIELMO che combattè nell’esercito di Carlo Magno
contro re Desiderio, rimase in Piacenza sposando l’unica figlia del
Signore del castello di Spettino, divenendo il capostipite degli
“Scoti”. ALBERTO “il grande” divenne Signore di Piacenza, morì
ostaggio dei Visconti a Crema nel 1310. Il figlio FRANCESCO
riacquistò la sovranità nel 1335, ma dai Visconti ottenne in cambio
il feudo di Fiorenzuola. Nel XIII secolo il casato era diviso in
vari rami, tra cui quello di GIOVANNI da cui discesero i Signori di
Vigolino o Vigoleno. Molti personagi del casato si distinsero nelle
cariche civili, militari ed ecclesiastiche tra cui tre cardinali,
quattro vescovi e San FULCO vescovo di Piacenza e poi di Pavia dove
si spense nel 1229. Dal conte FRANCESCO, morto nel 1441, discendono
i conti di Vigolino, egli ricostruì il castello di Vigolino
distrutto dal podestà di Piacenza su ordine di Galeazzo Visconti.
ALBERTO nominato consigliere e familiare dell’imperatore Sigismondo,
venne investito in data 12 gennaio 1414 della Signoria del castello
di Vigolino. Il ramo di Vigolino si stabilì in Napoli con la venuta
di GIUSEPPE al seguito delle truppe di re Carlo VIII di Borbone nel
1734, il quale sposò la contessa Isabella Paolucci di Pisa da cui
nacque RAMIZIO coniugato con Giuseppina Poulet che generarono in
Napoli GIUSEPPE, conte di Vigolino (5 febbraio 1776) che sposò
Dorotea Granalais , dalla loro unione nacque LUIGI (Napoli 23 giugno
1796 – Napoli 14 dicembre 1880), autorizzato con Regio Rescritto del
13 ottobre 1856 ad usare il titolo di conte di Vigolino, - Nota
storica di Ciro La Rosa: “sposato con Maria Giuseppina Carlier
dalla quale ebbe numerosi figli tra cui Ferdinando, Federico e
Alfonso che intrapresero come lui la carriera militare e
parteciparono alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione
piemontese nella campagna del 1860/61, il menzionato Luigi iniziò la
carriera militare come real guardia del corpo nel 1816, dopo una
lunga carriera militare nel 1859 promosso maresciallo di campo, non
brillò per capacità militare né per coraggio nella campagna militare
del 1860/61, sottovalutò le truppe piemontesi, che erano discese dal
nord senza dichiarazione di guerra, nello scontro di Macerone del 20
ottobre 1860 dove le sue truppe, dopo una eroica resistenza, furono
travolte dal nemico, fatto prigioniero con tutto il suo Stato
Maggiore venne posto agli arresti da Cialdini, pubblicò un opuscolo
nel quale si scusava di aver militato nell’esercito Napoletano, sua
Patria! Ottenne la pensione dal governo piemontese il 25 aprile
1861”.
FERDINANDO (2 maggio 1831 –
28 luglio 1896)
allievo della Nunziatella dal 1841 al 1847, capitano dei
“Tiragliatori della Guardia Reale” nel settembre del 1860, partecipò
alla difesa del Regno, capitolò con le truppe il
14 febbraio 1861 in Gaeta, entrò nell’esercito italiano ma non
fece mai carriera restando capitano fino al congedo per limiti di
età.
FEDERICO (14 novembre 1836 –
5 luglio 1892)
nella Guardie del Corpo a cavallo il 9 agosto 1859, venne nominato
alfiere del “3° Battaglione Cacciatori” il 1 maggio 1860, in
servizio presso il padre Luigi in qualità di aiutante di campo,
cadde prigioniero insieme al genitore dopo lo scontro di Macerone,
nel 1861 venne ammesso nell’esercito italiano in qualità di
luogotenente ma si dimise tre anni dopo.
ALFONSO, conte di
Vigolino, (13 febbraio 1849) a soli undici anni fuggì dal collegio
per raggiungere i fratelli e combattere gli invasori, promosso
alfiere del Genio e nominato aiutante del direttore dell’Arma in
Capua, a fine conflitto ritornò in collegio per terminare gli studi;
si sposò con Celestina Loencilli da cui nacque EDOARDO (Napoli 13
giugno 1874) sposato con Emma Gini, da cui Annita (Milano 16 maggio
1904), ALFONSO (Milano 19 luglio 1910); gli ultimi tre
rappresentanti il ramo di Vigolino nella prima metà del XX secolo.
Il casato è
iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.
Arma:
d’azzurro alla banda d’argento accompagnata da due stelle
d’oro;
alias: nel primo e quarto d’azzurro alla banda d’argento
accompagnata da due stelle d’oro, nel secondo di rosso a quattro
feri di cavallo d’argento intrecciati fra loro, nel terzo troncato
d’argento e di rosso, sul tutto d’argento al cuore di rosso caricato
di tre stelle d’oro poste in fascia. |
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SCROFANI
Titoli:
barone della Serra di San Gaetano, nobile dei baroni
Dimora:
Vittoria
Famiglia nota deta dal XVIII
secolo, FRANCESCO, proveniente dalla città di Vittoria, con
privilegio del 29 aprile 1772, ottenne la concessione del titolo di
barone di San Gaetano, giudice della gran corte civile nell’anno
1810, ministro di Catania nel 1812;il casato riconfermato del titolo
di barone della Serra di San Gaetano con D. M. del 6 dicembre 1902
in persona di GAETANO; nobile dei baroni in persona di EMANUELE con
D. M. 16 luglio 1928.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito: 1° di rosso alla scrofa d’argento allattante due porcellini
dello stesso; 2° d’azzurro al sole d’oro orizzontale destro. |
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SCRUGLI
Titoli:
conte
Dimora:
Tropea
Motto:
“ Non commovebitur”
Famiglia originaria di Tropea; MARINO letterato e musicista nel
XVIII secolo; IGNAZIO sindaco di Tropea nel periodo del Regno di
Murat; ANTONIO scrisse una monografia su Tropea e ne fu sindaco nel
1864/8; NAPOLEONE (1800 – 1883) vice ammiraglio della Regia Marina
Italiana, gran cordone dell’Ordine Mauriziano, aiutante in campo del
re d’Italia, deputato al parlamento, senatore del regno, insignito
del titolo di conte “motu proprio” dal re Vittorio Emanuele
II in data 22 ottobre 1874, trasmesso al nipote ANTONINO e
riconosciuto nel titolo con D. M. 20 aprile 1913 per se e per gli
eredi.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento a tre scogli al naturale uscenti dal mare di verde,
fluttuante d’argento,lo scoglio centrale sostenente una torre
merlata,murata alla ghibellina, di quattro pezzi, aperta e
finestrata di due pezzi di nero. |
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SCUDERO
Titoli:
barone di Villanova
Dimora:
Palermo
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a due bande d’argento abbassato, con uno scudo d’oro nel
posto d’onore, accompagnato da tre stelle dello stesso due in capo e
una sotto lo scudetto. |
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SECONDO
Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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SELVAGGI
Titoli:
barone
di San Giorgio e di Cavallerizzo
Dimora:
Manfredonia, Salerno, Milano, Genova, Cosenza, San Marco Argentano
Motto:
“Semper silvaticus, semper indomitus”
Di origine
longobarda detta Selvatico, Selvagio e Salvago. Le prime
memorie certe si hanno con RANIERO ed UBERTINO, i quali tra i
cavalieri longobardi ostaggi di Federico II di Svevia, vennero
mandati in Napoli stabilendo qui la loro famiglia, si diramarono in
Genova, Firenze, Sicilia e Calabria. Il ramo calabrese venne
appellato con i nomi di cui al primo rigo, qui possedettero i feudi
di Castronuovo, Cavallerizzo, Cerviato, Corleto, Serra di Leo,
Mongrassano e Valle del Sovero. Un ramo del casato nel XIII secolo
passò da Mantova a Salerno dove venne ascritto al seggio del Campo,
possedendo i feudi di Alfano, Castelluccia e Castelnuovo. Il ramo
siciliano diede ottimi giurati e senatori in Siracusa,Palermo e
Messina, possedevano i feudi di Chimato, Licata, Miligi e Prato.
PIETRO partecipò alla prima crociata al seguito di Ottone Visconti,
MATTEO, calabrese, castellano di Scaletta nel 1240 chiamato da
Federico II “Fidelis Noster”; GIOVANNI, calabrese, castellano
del castello di San Marco, ambasciatore dei messinesi presso re
Corrado dal quale ottenne l’onorificenza di Cavaliere del Cingolo
Militare; CALCERANO, governatore di Siracusa nel 1282; RUGGIERO
signore di Castelluccia, venne chiamato da re Roberto d’Angiò,
insieme ad altri baroni, per la custodia del Regno in Calabria
nell’anno 1324; GIACOMO senatore di Palermo nel 1329; MATTEO,
salernitano, autore di pregiate opere e medico illustre della
“Scuola Salernitana” nel 1334, scrisse “le Pandette di Medicina” che
furono stampate sotto il regno di Ferrante d’Aragona; AGOSTINO
arcivescovo di Genova; PANDOLFO, nobile lombardo, creato barone da
re Pietro I d’Aragona; BENEDETTO, marchese, Gran Balì dell’Ordine
Gerosolimitano, maestro di camera e consigliere di stato del duca di
Ferrara; ARAM, genovese, commissario di sei galee, nel 1427 difese
la città di Genova da Tommaso Fragoso che voleva impossessarsi della
città ai danni del duca Filippo Visconti; RAFFAELE, genovese,
cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano e commendatore per conto
dell’Ordine della città di Troia (Foggia) nel 1580, fece erigere
l’Arsenale nell’isola di Malta; GIROLAMO,siciliano, balì della città
di Venosa dell’Ordine Gerosolimitano ed ammiraglio della flotta nel
1643. GIUSEPPE, portò la sua famiglia da Firenze in Napoli essendo
“Garzon Maggiore” nella “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo”
del re di Napoli nel 1754. Nello stesso periodo, come afferma il
Mecatti, un ramo della famiglia si trasferì in Lisbona. GIAN LORENZO
autore delle “Institutionum Canonicorum” nel 1772; CARLO, calabrese,
erudito teologo e filosofo, canonico in San Marco Argentano;
VINCENZO, calabrese, famoso poeta, morì giovanissimo. Rappresentanti
del casato nel XIX secolo: barone di San Marco Argentano e di
Cavallerizzo FRANCESCO;il primogenito GIOVANNI; MASSIMO (1778-1863),
del ramo molisano, tenente generale dell’Esercito del Regno delle
Due Sicilie, ispettore comandante della “Regie Guardie del Corpo”
fedele a casa Borbone per tutta la vita, nel 1859 venne insignito da
re Ferdinando II della Croce dell’Ordine di San Gennaro, (tale
onorificenza era normalmente concessa solo ai principi di sangue e
ai più importanti membri della nobiltà napoletana), alla venuta del
Garibaldi si ritirò a vita privata rinunziando alla pensione.
Esistono monumenti
eretti dalla famiglia nelle seguenti chiese: Chiesa di San Francesco
di Paola in Cosenza; Duomo, chiesa dei Riformati, chiesa di San
Giovanni e Santa Caterina, Monastero delle Clarisse e convento dei
Francescani in San Marco; chiesa Maggiore in Mongrassano; chiesa
Maggiore in Cavallerizza.
Arma:
(ramo
calabrese) d’oro a tre pini di verde su di un prato dello stesso. |
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Stemma ramo calabrese.
Archivio Ciro La Rosa |
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SEMMOLA
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Decorata del titolo di barone in persona di ELEONORA con R. D. del
28 gennaio 1926 e RR.LL.PP. (Regie Lettere Patenti) del 9 marzo
stesso anno.
MARIANO (1831-1896) insigne clinico che
insegnò a Napoli e pubblicò vari studi di medicina, a cui è
intitolata in Napoli una strada. Docente universitario, fondatore e
direttore della Clinica Terapeutica dell'Ospedale della Pace di
Napoli, socio dell'Accademia Medico-chirurgica di Napoli,
commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, commendatore
dell'Ordine della Corona d'Italia, insignito dell'Ordine
dell'Imperatore Leopoldo del Belgio, dell'Ordine dell'Austria-Ungheria,
grand'ufficiale dell'Ordine del Nicham Iftikar del regno di Tunisi,
dell'Ordine di Nostra Signora della Concezione del Portogallo,
dell'Ordine di Isabella la Cattolica, dell'Ordine di Carlo III,
dell'Ordine della Stella Polare di Svezia.
Arma:
d’azzurro
al leone coronato d’oro addestrato da tre stelle dello stesso in
palo. |
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Sen. Mariano Semmola. A.S. Senato |
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SERGIO
Titoli:
barone
Dimora:
Napoli
Famiglia napoletana nota dal XVII secolo; i fratelli DOMENICO 2°
tenente del “10° Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo”; SALVATORE
capitano del “8° Reggimento Fanteria di Linea Calabria” ed il cugino
SERGIO Alfiere del “10° Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo”, hanno
partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione
piemontese; il casato decorato del titolo di barone con Regio
Decreto del 29 gennaio 1859 in persona di SISINIO a cui successe il
figlio AGOSTINO.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° d’azzurro al leone d’argento, rivoltato e sormontato dalle
lettere S. C. di nero; 2° d’argento allo scaglione di rosso caricato
d’oro. |
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SERIPANDO
Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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DE
SETA
Titoli:
marchese
Dimora:
Palermo, Catanzaro
Famiglia di Catanzaro, distintasi per alte cariche di Magistratura
ed amministrative, decorata del titolo di marchese con R.D. “motu
proprio” del 17 marzo 1895 in persona di FRANCESCO (1843-1911)
deputato e senatore del Regno dal 1901, prefetto in varie città
d'Italia tra il 1890 al 1911, sindaco di Catanzaro dal 1887 al 1882,
gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, commendatore
dell'Ordine della Corona d'Italia, e con RR.LL.PP. (Regie Lettere
Patenti) del 20 novembre 1919 al figlio GIUSEPPE prefetto e senatore
del regno d’Italia; ENRICO (1841-1929) deputato e senatore del
Regno, sindaco di Catanzaro dal 1902 al 1905, presidente dell'Ordine
degli Avvocati di Catanzaro 1910/14 e 1917/20, commendatore
dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, grand'ufficiale dell'Ordine
della Corona d'Italia.
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Sen. Francesco De Seta. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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Sen. Enrico De Seta. Archivio Storico
del Senato della Repubblica |
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Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito 1°
troncato di rosso al leone d’oro linguato di rosso, d’argento a tre
fasce d’azzurro; nel 2° d’azzurro alla nave di nero a due alberi,
con le vele bianche e gagliardetti di rosso. |
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SETTIMO
Titoli:
principe di
Fitalia, marchese di Giarratana, barone di Cammaratini
Dimora:
Palermo
Originaria di
Pisa discendente dagli antichi conti di Settimo che ottennero
importanti cariche nella Repubblica di Pisa. Portata in Sicilia da
ANTONIO che in Pisa aveva la carica di “anziano” nel 1401 e di
priore nel 1430, in Palermo fu senatore dal 1436 al 1438; il figlio
NICOLÒ luogotenente del maestro di giustizia di Sicilia; altro
figlio SIMONE barone di Giarratana nel 1453, familiare di re
Alfonso, maestro portulano, pretore di Palermo 1471/72; 76/77;
79/83, stratigoto e capitano d'armi di Messina nel 1488. GIOVAN
LUIGI, dottore in legge, deputato del Regno, luogotenente del
maestro di giustizia, giudice della Gran Corte, maestro razionale,
acquistò il feudo di Graziano e ne venne investito il 1 gennaio
1152, ed ebbe, inoltre, investitura di altri numerosi feudi in data
19 maggio 1525; GIOVAN ANTONIO barone di Giarratana con investitura
del 30 giugno 1504, capitano di giustizia in Palermo nel 1505;
ANTONIO barone di Sambuca con investitura del 2 maggio 1526, pretore
di Palermo 1512/3 – 1524/5, capitano di giustizia 1531/2;
BALDASSARRE per il matrimonio contratto con Beatrice Landolina
ottenne con investitura del 10 ottobre 1497 e del 19 gennaio 1516 i
feudi di Cammaritini e metà di Misilini; MATTEO, per eredità materna
di Laura Calvello, investito del titolo di barone di Giarratana e
Fitalia in data 1 ottobre 1508 e in data 21 luglio 1515, capitano di
giustizia in Palermo 1510; CARLO con privilegio data in Madrid in
data 30 luglio 1569 e reso esecutivo in Palermo il 27 luglio 1570
ottenne la concessione del titolo di marchese di Giarratana; TRAIANO
marchese di Giarratana con investitura del 6 luglio 1679 ed ebbe
“maritali nomine”, per il matrimonio con la baronessa Caterina
Giovanna Settimo Galletti, investitura della baronia di Cammaratini;
RUGGIERO marchese di Giarratana, barone di Cammaratini, gentiluomo
di camera di re Carlo III di Borbone, pretore di Palermo 1748/50,
deputato del Regno nel 1754, nomina “ad persona” di principe di
Gangi; il fratello GIOVANNI acquistò il titolo di principe di
Belmontino che commutò in principe di Cammaratini; altro fratello
GIROLAMO nominato Ispettore Generale dei Regi Eserciti del Regno di
Sicilia; TRAIANO commutò il titolo di principe di Cammaratini in
principe di Fitalia con Lettere Patrimoniali del 12 febbraio 1766
con investitura del 16 agosto 1769, gentiluomo di camera, capitano
di giustizia in Palermo nel 1775, deputato del Regno 1778/82; il
figlio GIROLAMO investito del titolo di principe di Fitalia,
marchese di Giarratana, barone di Cammaratini in data 3 ottobre
1785, governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1796, gentiluomo
di camera nel 1800, pretore nel 1803, cavaliere dell'Ordine di San
Gennaro.
RUGGIERO
ammiraglio della marina Napoletana (Palermo 19 maggio 1778 – Malta
12 maggio 1863), maggiordomo di settimana, gran croce dell'Ordine di
San Giorgio della Riunione, cavaliere dell'Ordine della SS.
Annunziata, aderì giovanissimo alle idee liberali, si ritirò dalla
carriera militare nel 1812 dopo l'abrogazione della costituzione
siciliana, ed iniziò la carriera politica, considerato come il”Padre
della Patria Siciliana”, avendo sviluppato l'idea
dell'indipendentismo siciliano; durante il moto separatista del 1820
fece parte del Governo Provvisorio che venne represso nel novembre
dello stesso anno dalle truppe inviate da re Ferdinando II di
Borbone; Ruggiero fu anche il maggiore protagonista della
rivoluzione separatista del 1848 e nominato presidente del governo
siciliano, appoggiò l'idea di una Sicilia indipendente e confederata
secondo le tesi di Gioberti, offrendo la corona dell'isola al duca
di Genova Alberto Amedeo di Savoia che rifiutò; Ferdinando II di
Borbone mandò una spedizione per riconquistare l'isola nel settembre
del 1848 con a capo Carlo Filangieri, che conquistò la città di
Messina, sei mesi dopo fu occupata Catania e il 5 maggio cadde anche
Palermo e con essa l'intera isola, egli venne esiliato a Malta dove
trascorse il resto della vita; dopo la caduta del regno delle Due
Sicilie, venne nominato dai nuovi governanti senatore del Regno
d'Italia e presidente del Senato che abbandonò per motivi di salute;
MARIO cavaliere di diritto dell'Ordine di San Giorgio della
Riunione, il 23 agosto 1821 ottenne attestato di nobiltà dal Senato
di Palermo; PIETRO gentiluomo di camera, commendatore Ordine di
Francesco I; il figlio GIROLAMO gentiluomo di corte della regina
Margherita.
Il casato
iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'argento
a tre scaglioni di rosso. |
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SETTIS
Titoli:
patrizio di Tropea
Dimora:
Tropea,
Zambrone
Nota in Tropea
dal XIV secolo, aggregata al suo patriziato nel 1441 ed ascritta al
Registro delle Piazze Chiuse con ANTONIO ed ANNIBALE.
Il casato è
iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 in
persona dei discendenti dei su menzionati nobili con titolo di
patrizi di Tropea.
Arma:
d’azzurro
a due fasce d’oro accompagnate da tre stelle, due nel capo ed una in
punta, il tutto sotto di un capo d’oro all’aquila bicipite
dell’impero. |
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SEVERINO LONGO
Titoli:
duchessa di Forli, duchessa della Chiusa, marchesa di Gagliati,
marchesa di sanGiuliano, contessa di Policastro, col predicato di
Palmoli, Pascoli, Tevererola, Fratta Piccola, Libonato e Pardinola.
Dimora:
Napoli
Feudataria dai tempi di Carlo I d’Angiò, patrizia napoletana al
Seggio di Porto; ottenne i titoli di marchese di San Giuliano con
anzianità dal 1612, per successione casa Carafa del titolo marchese
di Gagliati dal 1626, riconosciuti tutti i titoli con Regio Assenso
dell’11 luglio 1897 in persona di MARIA.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a tre fasce d’oro ondate, col capo di rosso carico di tre gigli
d’oro. |
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SEVERO VERNICE
Titoli:
nobile
Dimora:
Giovinazzo
Originaria dell’Abruzzo, diramatasi a Rieti, Pettorano e Vallosensa.
Gaetano Vernice, ultimo del casato, adottò FRANCESCO Severo con
l’obbligo di aggiungere detto cognome ed inquartarne lo stemma.
Aggregata nel 1750 alla nobiltà di Giovinazzo e riconosciuta nobile
con D. M. del 30 agosto 1902 in persona di NICOLA ANTONIO.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito:
1° d’azzurro alla fascia sostenente un monte di sei colli
all’italiana cimato da una colomba e accompagnata in punta da tre
stelle, tutto d’argento (Severo); 2° d’argento alla croce piena di
rosso, accantonata da quattro rose dello stesso. |
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SGADARI
Titoli:
barone di Lo Monaco
Dimora:
Palermo, Petralia Soprana
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fontana d’argento sulla pianura erbosa, a destra in
basso un leone d’oro rivolto, ed in alto dal sole dello stesso, a
sinistra di un braccio destro armato al naturale, impugnante una
spada d’argento movente dall’angolo sinistro del capo. |
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SICILIANI
Titoli:
conte, nobile
dei conti, nobile
Dimora:
Napoli, Roma
Nel 1930 re
Vittorio Emanuele III concesse il titolo di nobile trasmissibile ad
ambo i sessi ai discendenti di MARIO e nel 1932 con R. D. del 25
gennaio, e RR.L. PP. del 29 febbraio dello steso anno, venne
concesso il titolo di conte con successione maschile a DOMENICO
all’epoca Governatore della Colonia Italiana della Cirenaica (Libia)
per le sue benemerenze al servizio dello Stato; il casato venne
insignito con R. D. “motu proprio” del 22 agosto 1930 e RR. LL. PP.
del 29 gennaio 1931 del titolo di nobile.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al
leone d’oro posto su di un monte al naturale di tre cime. |
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SICILIANO
Titoli:
nobile di Giovinazzo
Dimora:
Giovinazzo
Ramo della precedente famiglia, distaccatasi prima dell’ottenuta
concessione dei titoli di marchese e conte; riconosciuta con D. P.
del 29 aprile 1926 nobile di Giovinazzo; GIUSEPPE ed i figli GASPARE
e LINO nobili di Giovinazzo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero di pino al naturale sulla pianta erbosa,
sostenuto da due leoni d’oro controrampanti al tronco e sormontati
da due stelle dello stesso. |
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SICILIANO di Rende
e SICILIANO de
GENTILI
Titoli:
marchese di Rende, conte di Gigliano, predicato di Rende.
Dimora:
Roma, Napoli, Cava dei Tirreni, Giovinazzo, Viterbo Villa Rende.
Famiglia aggregata nel 1758 alla nobiltà di Giovinazzo, ammessa
nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” di S.M. il re del
Regno delle Due Sicilie nell’anno 1832 ed ammessa ancora nell’anno
1856 in persona di GIUSEPPE (NA 1844 - 1900) figlio del marchese
GIOVANNI e di Angelica Caracciolo di Torella (Verbali della Regia Commissione dei
Titoli di Nobiltà, volume X, pag. 226). Questi fu uno dei pochi
ufficiali di marina che seguì Francesco II a Gaeta: era
guardiamarina quando Garibaldi entrò a Napoli, si recò
avventurosamente a Gaeta, promosso alfiere di vascello, divenne
aiutante di campo del brigadiere di marina Roberto Pasca, dopo la
capitolazione seguì il re a Roma arruolandosi nel "Corpo
d'Artiglieria Pontificia" presente alla battaglia di Mentana contro
le truppe italiane, ritornò a Napoli nel 1870 ritirandosi a vita
privata. Il fratello LUIGI, guardia a cavallo della
“Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” assegnato al “9°
Battaglione Cacciatori” ricevette per il suo valoroso comportamento
alla battaglia del 1° ottobre sul Volturno la croce di cavaliere di
diritto dell’Ordine di San Giorgio, e per la strenua opposizione a
Cascano contro le truppe piemontesi ricevette la croce di cavaliere
dell’Ordine di Francesco I. La famiglia fu ricevuta nel S.M.O. di
Malta per giustizia nel 1900, e per “onore e devozione” nel 1858,
nel 1910 e nel 1912. Inserita in alte cariche ecclesiastiche e
porpora cardinalizia, decorata del titolo di conte di Gigliano con
riconoscimento di R. D. del 15 aprile 1929 e RR. LL. PP. del 7
novembre stesso anno. Per “refuta” della casa Caracciolo di Torella,
acquisì il titolo di marchese di Rende, titolo riconcesso con R. D.
del 12 settembre 1836 ad Angelica Caracciolo de Gentili moglie di
GIOVANNI, cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta, e da
questi al figlio GIUSEPPE, cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine
di Malta, con D.P. del 3 luglio 1929 e con R.D. del 25 agosto
stesso anno aggiunse il cognome de Gentili.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero di pino al naturale sulla pianta erbosa,
sostenuto da due leoni d’oro controrampanti al tronco e sormontati
da due stelle dello stesso. |
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SICOMO
Titoli:
barone di Vita
Dimora:
Calatafimi
Originaria di Calatafimi. MICHELANGELO proconservatore in Calatafimi
nel 1592; VITO giudice pretoriano di Palermo negli anni 1593/94 e
1596/97, avvocato fiscale del real Patrimonio, procuratore del Regio
Erario e del Fisco della Magna Curia, deputato del Regno nel 1600,
maestro razionale, presidente del tribunale del Concistoro nel 1620,
primo possessore del feudo di Cartipoli nel quale fondò la terra di
Vita nel 1605; GIUSEPPE, con privilegio dato il 15 novembre 1647,
ottenne la concessione del titolo di barone di San Vito; ANTONIO
ottenne il titolo di barone della Rena e fu capitano di giustizia in
Mazzara nell’anno 1694/95 e prefetto nell’anno 1695/96. NICOLÒ
investito nel 1787 della baronia di Vita.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al pino sradicato al naturale, accompagnato da un sole rosso
orizzontale destro. |
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SIFOLA di
San Martino
Titoli:
conte
palatino del S.R.I., barone, predicato di San Martino
Dimora:
Napoli,
Caserta, Trani
Si crede che la
famiglia sia di origine longobarda, le prime memorie certe si hanno
dal XI secolo, nobile in Napoli fuori seggio, in Caserta ed in Trani
al seggio di San Marco dove fu tra le più potenti, ammessi
nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, ed iscritti nel Registro delle
Piazze Chiuse; baroni di Arboraggio e Molino di Galla, Castelpetroso,
conti del S.R.I. (Sacro Romano Impero), predicato di San Martino,
GIULIO tra i baroni “inquisiti”, messi sotto inchiesta, nel
1282 da re Carlo d’Angiò; FILIPPO valoroso condottiero, ciambellano
di Filippo di Courtenay imperatore di Costantinopoli; SERGIO
capitano della regina Giovanna II, ebbe la concessione dell’Arboraggio
e Molino della Galla e della Piscina di Trani, si stabilì in seguito
a Napoli; LUIGI cavaliere dell’Ordine di Calatrava, cavallerizzo di
re Ferdinando il Cattolico; FRANCESCO MARIA “regio familiare”
dell’imperatore Carlo V, colonnello nello Stato di Milano nominato
conte del S.R.I. col potere di poter creare giudici e notai,
nominato governatore di Ravenna da papa Clemente VII; VINCENZO
vescovo di Mirandola; MUZIO protonotario apostolico; FABIO paggio di
re Filippo II di Spagna; GIOVAN BATTISTA avvocato e dottore in
legge; LUIGI ed EMANUELE dottori in legge; NICOLA barone di San
Martino secolo XIX. Il casato era rappresentato alla fine del XIX
secolo da FABIO (Napoli 1829-Qualiano 1905), di Nicola, ufficiale
di cavalleria, alfiere del “2° Reggimento Lancieri”, proveniente
dalle guardie del corpo a cavallo, il quale partecipò alla difesa
del Regno delle Due Sicilie dall’invasione sabauda nella campagna
sul Garigliano e del Volturno, il reparto venne sciolto nel novembre
del 1860, entrò poi nell’esercito italiano ma si dimise poco dopo
per incompatibilità con i nuovi governanti. AUGUSTO (1874) conte,
colonnello del Regio Esercito per meriti eccezionali, mutilato di
guerra, deputato del Regno (XXV legislatura), splendida figura di
militare e patriota, insignito di ben 6 medaglie al Valor Militare:
una medaglia d'oro per la Campagna di Libia nel 1911, 4 d'argento e
una di bronzo per la campagna della I Guerra Mondiale, insignito
dell'alta onorificenza di cavaliere della Croce dell'Ordine Militare
di Savoia, nel 1918 fu al comando della spedizione italiana in
Russia contro le truppe rivoluzionarie bolsceviche in Murmania,
giudice del Tribunale Militare di Napoli fino al 1932, membro del
P.N.F (Partito Nazionale Fascista), commissario straordinario per
l'assistenza per gli orfani di guerra, presidente della Sezione
Napoletana dell'Istituto del Nastro d'Argento, sub-commissario regio
al Comune di Napoli nel 1934. Rappresentano il casato
nel XXI secolo il conte FABIO (1928) presidente Corte di Cassazione
in Napoli ed il figlio, architetto ALBERTO (1954).
Arma:
di rosso
con tre teste di leone recise e sanguinolenti poste due a uno, la
bordura d’oro e d’argento. |
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SIGINULFO
Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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SIGNORINO
Titoli:
barone di San Nicolò di Buonvicino
Dimora:
Messina, Polizzi
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla sbarra d’oro accompagnata in capo da un leone al naturale
rivoltato coronato d’oro e tenente con la branca anteriore sinistra
un giglio dello stesso. |
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SIGONA
Titoli:
barone di Villarmosa, barone di Castel d’Oscina.
Dimora:
Catania
Originaria della regione dell’Aragona; GIOVANNI ANDREA, cavaliere
aragonese, seguì re Pietro d’Aragona in Sicilia che in compenso per
i suoi servigi militari concesse al figlio PELLEGRINO rendite e
territori in Marzilliano di Lentini ed infeudandolo di primo barone
di Sigora nel 1291; altro PELLEGRINO creato maestro razionale del
Regno da re FEDERICO II; SIMONE senatore in Catania nel 1427; ENRICO
governatore della Camera Regia nel 1448; EUSEBIO cavaliere
dell’Ordine di Malta nel 1574. La famiglia ottenne i feudi di
Pantano nel 1452 di Monte Pellegrino nel 1455. Con D. M. del 1900
furono riconosciuti in persona di ANTONINO i titoli di barone di
Villarmosa e barone di Castel d’Oscina.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro al
palmizio di verde sostenuto da due leoni di rosso affrontanti. |
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SIMEONI
Titoli:
patrizio di Benevento
Dimora:
Napoli, Benevento, Roma
Famiglia del beneventano nota dal XVI secolo; ascritta la patriziato
di Benevento con ONOFRIO nel 1745.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento
all’ancora al naturale, mareggiata d’azzurro al campo d’argento. |
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DE
SIMONE
Titoli:
Nobile
Dimora:
Palermo,
Napoli
Si ritiene
provenga dalla Francia dalla regione d’Angiò, in Palermo nel XIII
secolo, diramatasi in Mazzara dove ottenne incarichi di senatore,
giurato e capitano di giustizia ed in Napoli.
GIOVANNI fu
castellano di Monte San Giuliano nel 1506, SIMONE capitano d’armi in
Marsala nel 1520; GIOVANNI NICCOLO’ ispettore generale delle
fortezze del Regno e capitano d’armi della città e delle marine
orientali di Val di Noto nel 1537.
Dichiarata nobile
con deliberazione della Commissione dei titoli di Nobiltà del Regno
delle Due Sicilie nel 1852. Hanno combattuto nella campagna del
1860/61 per la difesa del regno delle Due Sicilie: DOMENICO,
proveniente dalla scuola militare della Nunziatella, capitano di II
classe “Real Corpo d’Artiglieria”; DOMENICO tenente del “Reggimento
Fanteria di Linea Re”, decorato della Croce di Grazia dell’Ordine di
Ferdinando I, caduto in combattimento contro i garibaldini a Reggio
Calabria il 21 agosto 1860; GIUSEPPE capitano della “Gendarmeria
Reale a piedi” presente alla battaglia del Volturno.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone fissante un sole orizzontale il tutto d’oro. |
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DE
SIMONI
Titoli:
nobile di Orvieto
Dimora:
Benevento, Orvieto
Un membro della famiglia con la carica di monsignore e governatore
di Orvieto, della stessa famiglia originaria della Sicilia che si
stabilì a Napoli e Benevento, venne ascritto con la famiglia alla
nobiltà di Orvieto nel 1808, titolo trasmissibile a tutto il casato
e ad ambo i sessi.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero al naturale, il tronco accollato da un serpente
d’oro ed accostato da due rose dello stesso. |
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SINATRA
Titoli:
barone di Camemi
Dimora:
Catania
Famiglia siciliana nota dal XVII secolo, originaria di Mineo;ANTONIO,
che acquistò nel 1658 il feudo di Camemi;CARMELO, barone di Camemi,
che fu capitano di giustizia in Mineo nell’anno 1743/44, carica
tenuta da DOMENICO nell’anno 1750/1 e da FRANCESCO nell’anno
1753/54; FRANCESCO GIUSEPPE il 16 febbraio 1799 ottenne investitura
nel titolo di barone di Camemi; titolo, con il quale iscritto,
nell’Elenco Ufficiale definitivo delle Famiglie Nobili e titolate
della Regione Siciliana, CARMELO barone di Camemi nella prima metà
del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone coronato, accompagnato da tre stelle, una al capo
e due a destra il tutto d’oro. |
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SIPIONE
Titoli:
barone
Dimora:
Rosolini, Siracusa
Famiglia siciliana nota dal XVIII secolo; venne investita del censo
feudale di onze 93 annuali nel 1812 e decorata del titolo di barone
riconosciuto con D. M. del 26 novembre 1926.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro coronato d’oro, rivolto tenente con le branche anteriori
un giglio d’argento, attraversato da una sbarra dello stesso. |
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SISTO
Titoli:
nobile di
Viterbo
Dimora:
Viterbo,
Bitonto
Motto: “Sola
soli sistit”
BARTOLOMEO venne
ascritto nella nobiltà di Viterbo nel 1829; trasferitasi a Bitonto
nel XX secolo con i fratelli BARTOLOMEO e DOMENICO nobili di
Viterbo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
all’aquila dal volo spiegato, fissante un sole nel cantone destro. |
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