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I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

A-AM AN-AZ

 B-BI BL-BU

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 F-FE FI-FU

 G-GA GE-GI GO-GU

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SOFIO

Titoli: nobile di Messina

Dimora: Messina, Napoli

Famiglia messinese appartenente all’antico Ordine Civico e senatoriale della città; con Decreto Presidenziale del 21 aprile 1927 venne riconosciuto al casato il titolo di nobile di Messina per i maschi e le femmine; GIOVANNI PLACIDO, nobile di Messina, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia; FRANCESCO commendatore della Corona d’Italia, dell’Ordine del Merito del Cile, dell’Aquila Rossa di Prussia, console onorario del Cile, presidente dell’Ente Morale “Casa Famiglia Regina Elena” vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero al naturale nella punta dello scudo, sostenuto a destra da un leone d’oro rivolto, sormontato da una aquila d’argento.

SOLLIMA dei Merli e SOLLIMA degli Orinali

Titoli: nobile

Dimora: Sicilia

Famiglia siciliana, si crede originaria della Germania, fiorente in Sicilia nel XV secolo. Inserita nell’Ordine di Malta dal 1543, possedette i feudi di Acquasanta, Badalani, Barilo, Carolari, Castania, Portadimare, Rincione, Risignuolo, Saline di Valdemone e Solla, marchesati di Casale e San Marino ed il principato di Roccacolomba. Matteo giudice staticoziale nel 1462-63; SALVO negli anni 1487/8, 1494/5, 1506/7, 1511/2, 1514/5, 1519/0, avvocato della regia gran corte, sindacatore di Castroreale, Milazzo, Santa Lucia e Rametta nell’anno 1488; NICOLÒ regio segretario e capitano di giustizia di Salemi nel 1482;ANTONIO luogotenente e maestro giustiziere nell’ufficio di protonotaro nel 1488; DOMENICO venne nominato a 18 settembre 1488 credenziere della credenzeria e dogana di Messina; GIOVANNI maestro razionale del tribunale del Real Patrimonio e deputato del regno negli anni 1534, 1544, 1549; fra ANNIBALE, fra BALDASSARRE, ELIA, FRANCESCO MARIA, FRANCESCO e fra PIETRO iscritti nella mastra nobile del Mollica; GIOVANNI, barone di Catania, senatore di Palermo nell’anno 1614/5; GIUSEPPE Sollima degli Orinali, con privilegio dato il 13 dicembre 1648 esecutoriato il 31 maggio 1649, ottenne concessione del titolo di marchese di Santa Marina; NICOLÒ console nobile del mare di Messina nel 1701 e senatore nell’anno 1704/5; GIUSEPPE senatore di detta città negli anni 1714/5, 1728/9, 1743/4; FRANCESCO console nobile della seta in Messina nel 1746/7; GIOVAN VITO e ANTONIO nel 1759 facevano parte della nobiltà di Marsala; NICOLÒ, GIOVANNI, CRISTOFORO, ANTONINO, messer FRANCESCO, LETTERIO, GIUSEPPE e RAIMONDO sono iscritti nella mastra nobile di Messina nel 1798-1807; FRANCESCO giudice della gran Corte Criminale nell’anno 1808/9. Con deliberazioni del 22 gennaio e 10 aprile 1849 la Real Commissione dei Titoli di Nobiltà riconobbe la nobiltà della famiglia. IL casato si divide in due rami dei “Merli” e degli “Orinali”.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a due bande di rosso accompagnate nel cantone sinistro di un merlo di nero (Sollima dei Merli); d’azzurro a due bande d’argento alternate da dieci orinali dello stesso (Sollima degli Orinali).

 

 

 

 

 

 

 

 

DI SOMMA

Titoli: principe di Colle, marchese di Circello, patrizio Napoletano

Dimora: Napoli, Roma, Benevento

Motto: "Famam extendere factis"

Ci sono molte versioni sulla origine del casato: si ritiene che sia una diramazione della famiglia Gualandi di Pisa, o che avesse preso il nome della terra di Somma nel territorio vesuviano, o dalla famiglia Spinelli che aveva proprietà in Somma e detta per questo “De Summa”. Di fatto la certezza è che nel 1239 l’imperatore Federico II diede da custodire due ostaggi lombardi OBERTO e PERCIVALLE di Somma ai baroni di Piperno e Saponara, ed è attendibile che siamo loro i capostipite della famiglia in Napoli. Nel 1307 si trova NICOLA consigliere e maestro razionale del Regno di Napoli. ADINOLFO nel 1331 possedeva il Palazzo della Zecca. Il casato iscritto nel seggio di Capuana, patrizio napoletano, ricevuto per giustizia nel Sovrano Militare Ordine di Malta dal 1578, quale quarto della famiglia Buccino (Archivio Ordine di Malta 4095), di seguito con FABRIZIO nel 1582, con NICOLA MARIA nel 1589 e con FERRANTE nel 1666. TOMMASO iscritto quale cavaliere il 22 marzo 1775, ottenne il titolo di marchese di Circello ed iscritto nel Libro d’Oro della nobiltà Napoletana, consigliere di Stato, ministro degli Affari Esteri dopo la restaurazione del 1815, decorato dell’Ordine di San Gennaro, e della Gran Croce dell’Ordine di San Ferdinando e del Merito. Il casato investito del titolo di marchese di Circello nel 1580; principe del Colle (prov. di Benevento) nel 1607; i titoli di conte di Bisaccia, duca di Miranda, concessi a GIOVAN BATTISTA con diploma data in Valladolid il 9 settembre del 1601, passarono poi in altre famiglie. TOMMASO nel 1797 capitano delle “Regie Guardie del Corpo del Re di Napoli e Sicilia”. Vanno ricordati: FABRIZIO capitano di ventura al seguito di Prospero Colonna di cui ne sposò una sorella; COLA MARIA sindaco di Napoli al tempo di Ferdinando il Cattolico; SCIPIONE capitano degli eserciti dell’imperatore Carlo V, vicerè e vicario generale in Terra d’Otranto e Bari da cui scacciò i Veneziani, audace combattente contro i Turchi che mise in fuga dalle città di Castro, Ugento ed altre cittadine. Un ramo del casato, oggi estinto, aveva dimora in Catanzaro, AGAZIO vescovo nel 1559 creato da papa Alessandro VIII, della diocesi di Cariati, Cerenzia e poi di Catanzaro. NICOLA (1827 – 1903), figlio secondogenito di GENNARO principe di Colle e marchese di Circello, capitano di prima classe dell’Esercito delle Due Sicilie, passò a servire con i piemontesi come addetto allo Stato Maggiore del generale Cialdini partecipando dalla parte opposta a tutta la campagna dell’assedio di Gaeta del 1860/61, lasciò l’Esercito Italiano nel 1866 col grado di colonnello di stato maggiore; nel 1867 sposò Emilia Pignatelli Strangoli dalla quale ebbe sei figli.

Il casato iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a due torri di pietra al naturale, fondate nel mare d’azzurro ondato d’argento.

 

Archivio Ciro La Rosa

SORRENTINO

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Famiglia napoletana riconosciuta col titolo di nobile per i discendenti di ambo i sessi con Decreto regio del 13 marzo 1927 e RR. LL. PP. del 7 luglio stesso anno; LUIGI cavaliere della Corona d’Italia, ingegnere, nobile, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro linguato di rosso posto nel lato sinistro, accompagnato nell’angolo destro del capo di una bilancia a due coppe con una stella il tutto d’oro.

SORRENTINO MOLIGNANI

Titoli: nobile

Dimora: Napoli, Sorrento

Il casato ha avuto origine con i Molignano, patrizia di Sorrento, riconosciuta nobile nel 1507 da re Ferdinando il Cattolico in persona di FRANCESCO,(Archivio di Stato Napoli, Privilegiorum, volume IX anni 1507/1508), figlio di MARIANO Molignano milite al tempo degli Aragonesi detto il Sorrentino. Il casato ammesso nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” nel 1835, in base alla dichiarazione di “nobiltà generosa” (Verbali Regia Commissione Titoli di Nobiltà, volume I, folio 70, Archivio Stato di Napoli).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: 1° troncato d’azzurro a tre stelle d’oro; 2° d’oro a tre melanzane al naturale, con la fascia di rosso attraversante sulla troncatura, e un leone al naturale attraversante sul tutto.

SPADARO

Titoli: nobile

Dimora: Messina

Famiglia del messinese nota dal XVII secolo. Iscritti nella mastra nobile di Messina dal 1798/1807 GIUSEPPE di Antonino, GIOVANNI, LUIGI e MICHELE di Placido. Dichiarata nobile per Deliberazione della Commissione dei titoli di nobiltà in data 25 aprile 1841.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso a due spade decussate d’argento e sormontate da un giglio coronato d’oro.

SPADARO di Passanitello

Titoli: barone di Passanitello, col predicato di Passanitello

Dimora: Scicli, Mineo, Catania.

Famiglia siciliana nota dal XVI secolo in Caltagirone. GIOVANNI ANTONIO capitano di giustizia in Caltagirone nel 1549-50;GIACINTO con privilegio dato il 15 febbraio 1736, ottenne il titolo di barone e tenne la carica di capitano di giustizia in Corleone nell’anno 1745/6; GIACOMO nel 1693 giudice di Reggio Calabria; PLACIDO nel 1743 eletto dal Senato deputato per la salute pubblica durante la peste in Messina nello stesso anno; BENEDETTO proconservatore in Scicli nell’anno 1793/1800. GIUSEPPE senatore nel 1804; ottennero la stessa carica: GIOVANNI nel 1806, MICHELE nel 1820 e PLACIDO nel 1823. Riconosciuta del titolo di barone di Passanitello per acquisizione da casa Ferreri con D. M. del 1900. FRANCESCO, barone di Passanitello, saggista, storico, araldista, vivente nella prima metà del XX secolo, autore del tomo “Ordinamenti Municipali e classi sociali in Sicilia – Le Mastre Nobili” edito nel 1936.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.

Arma: di rosso alla torre d’argento di due palchi aperta di nero sulla campagna di verde, sostenuta a sinistra di un leone d’oro tenente in sbarra una spada d’argento.

SPALLICCI di Filottrano

Titoli: nobili di Filottrano

Dimora: Aversa, Milano

Famiglia originaria di Filottrano, che ottenne nobiltà nel 1800 in persona di GIUSEPPE DOMENICO; GIUSEPPE (Filottrano 1829- 1899) regio provveditore agli studi, fervente carbonaro, cavaliere della Corona d'Italia; figli: SALVATORE (†1926), LUIGI (Palermo 1870-1921) colonnello del Regio Esercito, cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, della Corona d'Italia, due medaglie d'argento al valor militare, croce di guerra, medaglia commemorativa della I Guerra Mondiale, due ferite di guerra; DOMENICO (1874) ingegnere civile elettrotecnico, direttore dell'Istituto Artistico Meccanico Provinciale di Aversa; di Luigi: GIUSEPPE (1909); di Domenico: EMILIO (1916); fratello SILVESTRO dottore in medicina.

Iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d'azzurro al busto di carnagione senza braccia e senza testa, sostenuto da uno scaglione di rosso, accompagnato in capo da una fascia d'argento sostenente un monte d'oro.

SPANÒ

Titoli: barone di San Giuliano

Dimora: Marsala

Famiglia di Marsala nota dal XVII secolo; ANTONIO, barone di San Giuliano, titolo in cui gli succedette il figlio GIOVAN VITO, che ne ottenne investitura il 10 aprile 1768 capitano di giustizia in Marsala nel 1804/5. ANTONIO, barone di San Giuliano, tenne la carica di senatore in Marsala nel 1812/3. ALESSANDRO, proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, tenente colonnello comandante del “1° Battaglione Gendarmeria Reale a piedi” dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie,di stanza in Napoli, presente nei ruoli attivi del 1860; FRANCESCO alfiere del “2° Reggimento Lancieri” ha partecipato alla difesa del Regno dall’invasione piemontese nella campagna del 1860/61. Il titolo di barone venne riconfermato con D. M. del 14 gennaio 1909 in persona di SCIPIONE, e in data 13 febbraio 1928 in persona di GIUSEPPE.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al palmizio in un ristretto di terra e sostenuto a sinistra da un leone al naturale, accompagnato nell’angolo destro da una crocetta di rosso.

SPARANO

Titoli: nobile

Dimora: Napoli

Iscritta nel primo ordine civico di Montecorvino Rovella con VITO nel 1204. GIACOMO nel 1362 fu ostiario (addetto alla custodia personale) dell’Imperatore di Costantinopoli, figlio di Carlo II, TOMMASO segretario della regina Giovanna I nel 1359; MATTEO tesoriere in terra d’Otranto per re Ladislao d’Angiò Durazzo; il casato diede valorosi capitani d’arme, così è riportato testualmente da “Descrizione del Regno di Napoli 1640, folio 187” del Beltramo “DECIO capitano degli Archibugieri nella guerra di Lombardia col duca di Savoia nel 1620; VINCENZO e GIULIO suoi figliuoli, emulando la fama paterna giunsero alle medesime cariche. FULVIO loro zio fu anch’egli capitano di Sant’Elia e col medesimo carico serve oggi MATTEO suo figliuolo in Milano”. ALFONSO barone di Poppano nel 1645 (Quinternione 147, folio 88 tergo, Archivio di Stato di Napoli). VITO ANTONIO, nobile, fu tra i cittadini di Montecorvino, deputati nel 1638 dall’Università di detta città, per conto dell’imperatore Filippo IV contro la infeudazione della città al principe di Noja Pignatelli; monsignor GIUSEPPE arcivescovo di Acerenza e Matera nel 1770.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso ad un monte di tre cime di verde sostenente un fascio d’asparagi e due leoni affrontanti, il tutto sormontato da tre gigli d’oro ordinati in fascia al capo.

SPASIANO

Titoli: patrizio di Sorrento

Dimora: Sorrento

Di antica iscrizione nel Patriziato di Sorrento al Seggio di Dominova, ricevuta nel Sovrano Ordine di Malta “per giustizia” dal 1603 (Archivio Ordine di Malta proc. 4795) e nel 1657 (Archivio di Stato di Napoli volume III, Priorato di Capua). Riconosciuta di “nobiltà generosa” nel 1858 per l’ammissione nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” in persona di FERDINANDO e VINCENZO (Archivio di Stati di Napoli, Regia Commissione per i Titoli Nobiliari, volume XII, pagina 5). IL casato iscritto nel Registro delle Piazze Chiuse per i discendenti di ANDREA patrizio di Sorrento.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato d’oro e di rosso al leone dell’uno e dell’altro, tenente nelle branche superiori uno scudetto d’azzurro carico di due spade al naturale senza guardia, decussate.

SPATAFORA o SPADAFORA

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

SPAVENTA

Titoli: marchese

Dimora: Aquila

Antica famiglia feudataria, decorata del titolo di marchese per Sovrana Concessione del 15 maggio 1841, e per successione della famiglia Resta del titolo pontificio di marchese di Sogliano, poi con riconoscimento del Regno delle Due Sicilie con Regio Rescritto del 21 settembre 1855, e successivamente con D. R. e RR. LL.PP. del 28 novembre 1908 TERESA fu autorizzata a succedere al titolo di marchese ed anche il marito Alessandro Paladino Brando.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro linguato di rosso fissante un sole d’oro e attraversato da una banda abbassata d’argento, carica di un monte di tre cime di verde al centro della pezza.

SPECCHI GAETANI

Titoli: marchese di Sortino, barone di Magazzinazzi

Dimora: Naro, Siracusa

ALESSANDRO senatore di Trapani 1616/7, 20/2,31/35, 39/40, capitano di giustizia negli anni 1623/4, 44/5; TIBERIO senatore in detta città 1665/6, 77/8; ALESSANDRO stessa carica 1701/2e quale erede di Niccolò Lo Giudice ebbe in data 31 luglio 1720 la baronia della tonnara di Magazzinazzi; IGNAZIO investito della baronia di Magazzinazzi 18 febbraio 1766; ALESSANDRO barone e patrizio di Naro 1805/6; BLASCO stessa carica nel 1812/3; IGNAZIO con Regio Rescritto del 10 ottobre 1851 ottenne il titolo di marchese di Sortino ed iscritto nell’Elenco col titolo di barone di Magazzinazzi al quale successe il figlio ALESSANDRO.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre bisanti (specchi) d’argento.

SPECIALE

Titoli: barone di Baccarizzo, signore di Santa Maria la Nova, di Mallia e dell’Officio di Segreto di Nicosia, barone di Sant’Andrea, barone del Pozzo

Dimora: Noto, Catania, Nicosia e Calabria.

Si ritiene d’origine pisana, nota dal XIII secolo. NICOLÒ viceré del Regno di Sicilia nel 1424, scrisse un saggio sui “Vespri Siciliani” e acquisì i feudi di Paternò, Spaccaforno, Castelluzzo, Graneri, Cassibile, Sammarco, e Cipulla. PIETRO vicerè nel1448, signore di Alcamo, Calatafimi,maestro razionale del Regno e pretore di Palermo nel 1461; VASSALLO ambasciatore di Sicilia presso re Giacomo d’Aragona; ANDREA duca di Valverde e Bologna, nel 1728 superiore della Compagnia della Carità di Palermo, e nel 1737 governatore del Monte di Pietà nel 1749; GIUSEPPE stesse cariche e signore di Ducco, Aquila e Gemaria in Val di Mazzara. Il ramo nobile di Messina possedette la baronia di Comiso nei secoli XIII, XIV, e XV; un altro ramo ebbe il titolo di duca di Valverde e Bologna l’ultimo investito fu FRANCESCO PAOLO il 20 febbraio 1807. Nell’elenco ufficiale definitivo delle famiglie nobili e titolate della regione siciliana sono notati: GABRIELE con i titoli di barone di Vaccarizzo, signore di Santa Maria la Nova, di Mallia e dell’Officio di secreto di Nicosia; PIETRO con i titoli di barone di Sant’Andrea e barone del Pozzo. La famiglia si divide nei seguenti rami: barone di Salinella, barone di Montegrosso, barone di Baccarizzo e Signore di Santa Maria la Nova, di Mallia e dell’Officio Segreto di Nicosia, barone di Sant’Andrea, barone del Pozzo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di verde alla banda d’oro caricata di una branca di leone di rosso recisa, in capo da una stella d’oro.

 

 

 

SPINA

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Spezzano, Cosenza

Famiglia originaria di Amalfi, passata a Scala e poi a Napoli, diramandosi a Firenze, un ramo si stabilì in Cosenza, ed iscritto a quel patriziato. Riconosciuta per “giustizia” nell’Ordine Costantiniano nel 1777, dichiarata ammissibile nelle “Regie Guardie del Corpo” nel 1843 (Verbali Regia Commissione per i Titoli di Nobiltà, volume III, pag. 209, volume IV, pag. 84 e volume VI pag. 17: Archivio di Stato Napoli) . Riconosciuta nel titolo di patrizio di Cosenza con Decreto Ministeriale del 10 gennaio 1889; PASQUALE patrizio di Cosenza, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a tre fasce spinate d’azzurro con la banda d’argento caricata di tre rose di rosso attraversante il tutto.

SPIRITI

Titoli: patrizio di Cosenza, duca di Castelnuovo

Dimora: Napoli, Cosenza

Originaria della Germania, passata prima a Viterbo e poi a Cosenza verso il 1300 ed in Gaeta. Ricevuta nel S. M. O. di Malta col ramo di Gaeta nel 1779 in persona del cavaliere PAOLO, il ramo di Cosenza in priorato con io cavaliere ANTONIO nel 1617 e col cavaliere LUIGI nel 1774 patrizio di Cosenza. Ottenne il feudo di Mortara col titolo di marchese concesso ad OTTAVIO dall’imperatore Carlo V; il ramo si estinse nella famiglia Vasaturo; mentre la famiglia Marotta si estinse negli Spiriti che incamerarono il titolo di duca di Castelnuovo con concessione di R. D. del 3 agosto 1855 in persona di NICOLA. ANDREA generale del pontefice Alessandro VI; GIOVAN BATTISTA ambasciatore della città di Viterbo presso il papa Giulio II e capo dell’esercito dell’imperatore Massimiliano d’Austria, dal quale ottenne il privilegio di inserire nello scudo l’aquila imperiale; CRISTOFORO creato da papa GIULIO III vescovo di Cosenza e patriarca di Costantinopoli. Il casato riconosciuto di “nobiltà generosa” nel 1850 per l’ammissione nelle Regie Guardie del Corpo: Il ramo di Cosenza è iscritto nei Registri dell’Ordine di Malta in persona dei discendenti di SALVATORE .

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.

Arma: d’argento a tre pali d’azzurro, col capo partito a destra d’oro alla mezza aquila di nero, a sinistra d’azzurro ad un mezzo seguito da altri due gigli, il tutto d’oro.

 

SPITALIERI

Titoli: barone di Muglia, signore di Sollicchiara, signore di Pietrabianca

Dimora: Adernò, Catania

Si crede originaria della Spagna partecipò alla prima crociata per la conquista della Terra Santa, ed assunse il nome di Spitalieri. ANTONIO regio milite nel 1465 ottenne da re Giovanni d’Aragona il permesso di armare a proprie spese delle triremi per combattere i Saraceni; GIOVAN VINCENZO vicario generale del Regno e nel 1500 passò con la famiglia ad Adernò come governatore; nel 1660 ottenne il titolo di barone della Cisterna con ANTONIO il 26 febbraio 1636; GIOVAN VINCENZO barone di Muglia il 2 gennaio 1637; barone di Sant’Elia con Rosario nel 1700; di marchese con FELICE nel 1800. Barone di Sollicchiara per acquisizione matrimoniale di ROSARIO con Dorotea Rametta; di barone di Sisto per il matrimonio di ANGELO ANTONIO con Carmela D’Alessio; di barone di Palazzo Ameno per il matrimonio di FELICE con Agata Contarella. Ad ANTONINO furono riconosciuti con D. M. i titoli su indicati.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso al leone tenente con le branche anteriori e per la lama una spada in palo e movente dalla pianura fissante il sole all’orizzonte il tutto d’oro.

SPOTO

Titoli: barone di Salici, signore di Solacio

Dimora: Sicilia

Originaria della Sicilia di Sant’Angelo Muzzaro (Muxaro) dal XVII secolo; STANISLAO proconservatore in Sant’Angelo Muxaro nel 1752; GIACOMO l’11 ottobre 1791 ottenne investitura del feudo Salacio, nel quale gli succedette il figlio STANISLAO, che ne ottenne investitura il 9 marzo 1803. Il casato ottenne la riconferma dei titoli di barone di Salici e signore di Solacio in persona di GIACOMO con D. M. del 1899.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due leoni coronati, affrontanti sostenenti una spada, accompagnati da tre stelle il tutto d’oro.

SPROVIERI

Titoli: nobile

Dimora: Acri in Calabria

Famiglia originaria di Montalto, passata in Acri nel 1640; VINCENZO sindaco di Acri nel 1798 e durante la repubblica Partenopea, prese parte ai moti del 1848, partecipò alla spedizione dei Mille, nel 1866 colonnello ispettore delle Guardie Nazionali Mobili, decorato della medaglia d’argento al valor militare, senatore del Regno; FRANCESCO anch’egli nella spedizione dei Mille, senatore, decorato di medaglia d’argento al valor militare; FILIPPO commendatore della Corona d’Italia, podestà della città di Acri nella prima metà del XX secolo

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento alla banda di rosso, accompagnata in capo da tre stelle d’oro, ed in punta da uno sparviero al naturale.

DE SPUCCHES

Titoli: principe di Galati, duca di Caccamo, duca di Santo Stefano, marchese di Schysò, nobile dei principi di Galati,

Dimora: Taormina, Palermo

Motto: Acutum splendentemque pro fide pro rege”

Originaria della Spagna, a questa famiglia appartiene anche il Gran Maestro dell’Ordine di Malta RAIMONDO de Spucches di Majorca. Le prime notizie si hanno con BERENGARIO che il 31 marzo 1296 ottenne la concessione del feudo di Calamonaci; GIOVANNI il 14 dicembre 1488 ottenne l’investitura del feudo di Nicchiara; SIMONE capitano di giustizia in Caltagirone negli anni 1520/1; ANGELO senatore in Catania nel 1525/6; GIUSEPPE iscritto nella “Mastra Nobile” de Mollica nel 1595; VESPASIANO giudice della corte pretoriana di Palermo nel 1599, giudice della Gran Corte nel 1605, riacquistò la baronia di Calamonaci con investitura del 7 agosto 1600; BIAGIO giudice della corte pretoriana di Palermo nel 1595, giudice della Regia Udienza di Messina nel 1706, maestro razionale giurisperito del Regio Patrimonio, presidente del Supremo Magistrato del Commercio, presidente del Concistoro nel 1737, del Tribunale del Regio Patrimonio nel 1742, acquistò il feudo di Kaggi con il titolo di barone “col mero e misto imperio” morì in Palermo senza figli il 4 settembre 1748 lasciando erede il nipote BIAGIO che sposò Agata Amato Cirino, baronessa di Santo Stefano di Briga, dei principi di Galati, al cui figlio GIOVAN BATTISTA andò il titolo di duca di Santo Stefano con investitura del 4 novembre 1753, morto senza figli il 7 dicembre 1780; MARCO ottenne la concessione del titolo di marchese col parere favorevole del Protonotaro del Regno in data 4 dicembre 1758, ottenne anche l’investitura del titolo di duca di Santo Stefano il 7 Marzo 1783, anch’egli morì senza eredi nel terremoto di Messina del 1783; ANTONINO de Spucches Amato duca di santo Stefano nel 1784; GIUSEPPE de Spucches Amato, per la morte del suddetto fratello ANTONINO senza eredi maschi, ebbe l’investitura del 26 gennaio 1802 del titolo di duca di Santo Stefano, ed il 4 ottobre 1818 ottenne il titolo di principe di Galati e di Caccamo, di Signore delle terre di Galati e di Caccamo per la morte senza figli di Giuseppe Amato; inoltre fu colonnello brigadiere dei reali Presidi di Portolongone, cavaliere dell’Ordine di Malta, fu padre di ANTONINO (Portolongone 13 luglio 1797) gentiluomo di camera di Sua Maestà il Re di Napoli, gran croce dell’Ordine Costantiniano, cavaliere dell’Ordine di Malta, presidente della “Deputazione della Salute Pubblica”, governatore della “Nobile Compagnia della Pace” in Palermo, “pari” del Regno nel 1848 col titolo di principe di Galati. Il figlio GIUSEPPE (Palermo 9 luglio 1819) principe di Galati e degli altri titoli annessi, letterato, grecista, numismatico,cavaliere dell’Ordine di Malta, pretore di Palermo nel 1850, sposò in prime nozze la poetessa Giuseppina Turriti Colonna ed in seconde nozze Ignazia Franco da cui ebbe i seguenti figli: GIAMBATTISTA che ottenne nel 1925 il titolo di marchese di Schysò, cavaliere dell’Ordine di Malta; ANTONINO (Palermo 14 ottobre 1860) dottore in giurisprudenza, cavaliere dell’Ordine di Malta, gentiluomo di Corte della Regina Margherita, con D. M. dell’8 febbraio 1903 ottenne il riconoscimento dei titoli di principe di Galati, duca di Caccamo, padre di GIUSEPPE (Palermo 17 novembre 1888) dottore in giurisprudenza, volontario nella prima guerra mondiale, tenente di cavalleria del Regio Esercito Italiano, riconosciuto per anticipata successione duca di Caccamo nel 1925.

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al monte di tre cime d’oro carico di una stella d’argento, sormontato da un giglio d’oro.

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SQUITTI

Titoli: barone di Palermiti e Guarna

Dimora: Napoli

Famiglia napoletana nota dal XVII secolo; TOMMASO ottenne il titolo di barone di Palermiti e Guarna con R. D. del 13 luglio 1886; NICOLA barone di Palermiti e Guarna nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla croce d’oro piena di nero accantonata nel 1° e 4° punto da una colomba ferma sopra un monticello e tenente nel becco un ramoscello di ulivo il tutto d’oro; nel 2° e 3° di una croce trifogliata accantonata da quattro stelle d’oro.

STABILE

Titoli: Barone

Dimora: Calatafimi, Palermo, Trapani

Gli appartennero i territori di Fastajazza, Fastaia di San Lorenzo, Fastaja di Morana, Fastaja o Cirviotto sotto la denominazione di Fastaja di Raguso e erano proprietari, anche, dell’isola di Santa Maria, di fronte l’isola di Mozia. STEFANO Stabile tenne la carica di giudice della corte pretoriana della città di Palermo nel 1743/44, del tribunale del Concistoro negli anni 1757/59. Non sappiamo se appartenne a questa stessa famiglia quel MARIANO Stabile insigne patriota e uomo politico, nato a Palermo il 25 gennaio 1806 e morto nel 1863, studioso di matematica ed economia, partecipò ai moti insurrezionali del 1848, dopo la restaurazione borbonica andò in esilio a Londra e Parigi. Nonostante fosse all’estero, fu sempre autore di accesa propaganda, con lettere di notevole impegno ed acume politico come anche quelle di Emerico Amari, di Domenico Peranni, di Filippo Parlatore, di Francesco Paolo Perez e di Vincenzo Fardella, rientrato nell’isola dopo l’avvento dei Savoia, fu presidente del Consiglio provinciale e segretario generale del Governo provvisorio di Ruggero Settimo, varie volte ministro del governo provvisorio, deputato alla camera dei comuni e nel 1862 eletto sindaco di Palermo, carica che mantenne per meno di un anno, fu anche senatore di Palermo. Durante questo periodo diede, comunque, notevole impulso ai Lavori Pubblici cercando in tal modo di supplire alla crisi dell’edilizia privata. Fece costruire nuove scuole, istituendone anche una serale per lavoratori, la sua salma è tumulata al Pantheon di San Domenico. GIUSEPPE, Barone di Monte Naone, ammiraglio. Nel giornale “Il Faro” del 28 ottobre 2005 (anno 47° numero 5) Salvatore Grillo scrive del Barone Giuseppe Stabile, “esponente trapanese, come unico candidato del Capoluogo, che ha partecipato e si è distinto nella prima guerra mondiale del 1914-1918, per le cui azioni militari è stato decorato, militando nella Regia Marina, comandò anche la nave da guerra “Conte di Cavour”, successivamente fu promosso Ammiraglio, insignito, inoltre, della commenda dell’Ordine di “Francesco Giuseppe d’Austria” per avere dato la sua valida collaborazione nel domare una rivolta”. Sempre per i suoi meriti ebbe l’ambito riconoscimento della Commenda della Corona d’Italia e fu anche cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, nel dopoguerra fu Giudice Militare e docente universitario, nella seconda guerra mondiale non rimase inoperoso, ma rese tutta la sua opera ed esperienza nel comando della protezione antiaerea di Trapani, compiuta tale notevole attività, si ritirò a vita privata a Roma; oltre il titolo di Barone di Monte Naone, gli fu riconosciuto il titolo di Barone di San Niccolò, per eredità della famiglia Barberi.

Famiglia iscritta nel Nobiliario di Sicilia, nel 1912.

Arma: di nero, al leone d’oro rampante ad una colonna d’argento.

Ammiraglio Giuseppe Stabile. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

STAGNO

Titoli: principe di Alcontres, principe di Montesalso, marchese di Roccalumera, barone della Floresta, delle Saline di Castrogiovanni e dei Terraggi di Licata, nobile dei principi.

Dimora: Messina

Le origini sono incerte, si crede originaria della Francia o della Spagna; si da per capostipite BERNARDO governatore dei ducati di Atene e Neopatria nel 1313; fu padre di TOMMASO barone di Scuderi, Passarelli e Calandrino in Sicilia; MANFREDI possedette l’ufficio di portulanotto di Girgenti con re Martino; PANTALEO giudice straticoziale di Messina dal 1444 al 1464; PIETRO, MANFREDI, NICOLO’ ANTONIO e GIOVANNI furono senatori in Messina tra il 1457 e il 1514; iscritti nella Mastra Nobile del Mollica dagli anni 1587 al 1607: FRANCESCO, FILIPPO, GIOVANNI ANTONIO, GIUSEPPE e ANTONINO; PIETRO per successione di casa Campolo ottenne in data 22 novembre 1736 investitura della baronia delle Saline di Castrogiovanni; GIUSEPPE, barone delle Saline di Castrogiovanni, senatore di Messina 1750/1, 1774, 1782, acquistò da casa Termini il titolo di principe di Casteltermini che, con lettere patrimoniali del 10 agosto 1759, tramutò in quello di principe di Montesalso con investitura del 9 luglio 1762; PIETRO, signore dei Terraggi di Licata, senatore di Messina, che oltre ad ottenere i titoli suddetti, per “maritali nomine” in seguito al matrimonio con Letteria Ardoino e Celestri acquisì i titoli di principe di Alcontres, Palizzi, marchese di Roccalumera, di Soreto, barone della Floresta e dell’ufficio di maestro notaro e segretario del Tribunale del Regio Patrimonio nel 1781; PIETRO ereditò tutti i titoli suddetti, gentiluomo di camera e sedette al Parlamento come “Pari del Regno” (deputati scelti con decisione del sovrano) nel 1848; CARLO iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Siciliano con tutti i titoli predetti. PIETRO principe di Alcontres, principe di Montesalso, marchese di Roccalumera, barone della Floresta, delle Saline di Castrogiovanni e dei Terraggi di Licata nella prima metà del XX secolo; nobile dei principi i fratelli GUGLIELMO e FERDINANDO.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro a cinque fasce ondate d’azzurro.

 

 

 

 

 

STAITI e STAITI di Cuddia

Titoli: barone

Dimora: Messina, Trapani, Taormina

Originaria di Pisa passata in Sicilia ai tempi di Federico II di Svevia con GUALDO nobile di fazione ghibellina; nobili in Messina, Taormina, Trapani; ha dato vari cavalieri all’Ordine Gerosolimitano; possedette la contea di Augusta, le baronie di Bambina e Casalotto, della “gabella della bilancia” di Messina le saline di Chiusicella e Chiusa grande in Trapani. GIOVANNI e GIACOMO, padre e figlio, tennero la carica di stratigò (giudici della corte criminale) di Messina e nel 1396 ottennero anche per i loro discendenti di godere del “foro Spagnolo”; NICOLÒ fu tra i fautori dei Vespri Siciliani, castellano e governatore di Sutera; GILIO senatore di Messina dagli anni 1413 al 1427; ANDREA tenne la stessa carica in detta città nell’anno 1414/15 “secreto” nell’anno 1441; ALFONSO senatore di Messina negli anni 1454/55, 1457/58;; GIOVANNI SALVO giudice straticoziale di Messina negli anni 1479/80, 1484/87; GIOVANNI ANDREA secreto di Messina e alla sua morte, con privilegio dato il 24 ottobre 1483 esecutoriato il 20 marzo 1484, l’ufficio venne concesso a GIOVANNI ERRICO Staiti; EGIDIO, con privilegio dato il 12 giugno esecutoriato il 31 ottobre 1501, ottenne concessione del titolo di “regio cavaliere”; MATTEO senatore in Messina nell’anno 1520/1; ANDREOTTO stessa carica in detta città nel 1523/4; GIACOMO acquistò nel 1557 le saline di Chiusicella e Chiusa Grande in Trapani e senatore in detta città negli anni 1534/5, 1545/46, 1556/57; SEBASTIANO senatore di Messina nel 1357/8; ANTONINO tenne la stessa carica in Trapani nel 1560/1 e, con privilegio dato il 12 dicembre 1564 esecutoriato il 31 marzo 1569, ottenne la concessione di una tonnara; ANDREA senatore di Trapani nel 1564/5 e capitano di giustizia nel 1566/7; GIACOMO, VITO, FRANCESCO, VINCENZO e MARGHERITA del fu Antonino, da Trapani, con privilegio dato il 23 dicembre 1564 esecutoriato l’8 aprile 1566, ottennero la concessione del titolo di nobile col predicato Don; FEDERICO acquistò nel 1562 da Vincenzo Marullo la contea di Augusta e, il 21 settembre 1565, ottenne di poter essere trattato col titolo di conte di Augusta; ANGELO minore, ANGELO di Pietro, GIUSEPPE del fu Angelo, MARIO del fu Vincenzo, VINCENZO di Pietro sono iscritti nella mastra nobile del Mollica; GIUSEPPE capitano di giustizia di Trapani negli anni 1594/5, 1608/9; FILIPPO capitano di giustizia di Trapani nell’anno 1626/7; GIUSEPPE senatore di Messina negli anni 1625/29, 1639/40, 1648/49; ANDREA tenne la stessa carica in detta città negli anni 1631-32, 1635-36; BARTOLOMEO capitano di giustizia di Trapani negli anni 1641/46, 1667/8;CARLO senatore di Messina nel 1663/4; GIUSEPPE, barone della Chiusa, capitano di giustizia in Trapani nel 1672/3, FILIPPO stessa carica in detta città negli anni 1686/7, 1710/11, 1717/18; e tale carica tennero GIROLAMO, barone delle Chiuse, nel 1706/7; FILIPPO di Bartolomeo nel 1709/10; FILIPPO Staiti e Burgio nel 1741/2; ALESSANDRO nel 1749/50; GIUSEPPE, barone delle Chiuse, nel 1752/53; BARTOLOMEO Staiti e Omodei investito dello stesso titolo nel biennio 1756/7; GIROLAMO, il 22 novembre 1762, ottenne investitura delle saline di Chiusicella e Chiusa grande o delle Chiuse.

Il ramo principale si è estinto nel XIX secolo al quale è succeduto il ramo secondario degli Staiti di Cuddia.

Il casato iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare della Regione Siciliana.

Arma: di rosso, al leone coronato d’oro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STATELLA

Titoli: ramo di Siracusa: principe di Sabuci, principe di Cassaro, marchese di Spaccaforno, barone di Bambina, di Casalotto e Sant’Andrea, barone di Mongiolino, barone di Monastero; ramo di Napoli: conte

Dimora: Siracusa, Napoli

Si crede originaria della Francia discendente dai duchi di Borgogna, portata in Sicilia con ACCURSIO padre di ENRICO che per “maritali nomine”, avendo sposato Costanza d’Aragona figlia dell’Infante Giovanni, abbia ricevuto le baronie di Castania, Limina, Randazzo, Francavilla e Castiglione. Il casato fu tra le famiglie fedeli sino all’ultimo a casa Borbone Due Sicilie.

ENRICO ottenne il feudo di Mongiolino in data 1° dicembre 1397 e la carica di stratigoto di Messina; FRANCESCO barone di Roccella, cameriere maggiore di re Giovanni, gran siniscalco del Regno, capitano d’armi e castellano di Ursino di Catania nel 1466; FRANCESCO il 12 luglio 1528 ebbe l’investitura dei feudi di Montecaffuri, Pietra Rosa, San Cataldo col nome di baronia di Mongiolino, senator di Catania dal 1508 al 1512, con privilegio del 12 febbraio reso esecutivo in data 4 giugno 1526 ottenne la conferma del privilegio conferitogli da re Ferdinando dell’8 giugno 1512 di siniscalco del Regno, castellano del castello Ursino di Catania, tesoriere dello “studio e molo “ della medesima città, sposatosi con Isabella Caruso, ereditò la baronia di Spaccaforno; ANTONIO pretore di Palermo 1554/6; BLASCO patrizio di Catania, capitano di giustizia, investito delle baronie do Mongiolino e Spaccaforno in data 19 giugno 1561; FRANCESCO con privilegio del 16 febbraio 1622 ottenne la concessione del titolo di marchese di Spaccaforno ed iscritto nella mastra nobile del Mollica nel 1600; ANTONIO primo marchese di Spaccaforno ed ebbe l’investitura in data 6 settembre 16338 dei feudi di Colla Soprana e Sottana Placa e Tamburello, annotato nella mastra nobile di Catania in data 16 gennaio 1696 tra i “regi cavalieri”; ANTONIO MARIA investito il 25 aprile 1711 del marchesato di Spaccaforno, del titolo di principe di Sabuci in data 29 febbraio 1716, sposò Maddalena Gaetani, da cui ebbe in dote il titolo di principe di Cassaro; il figlio FRANCESCO MARIA SAVERIO,fedele e devoto a casa Borbone, principe di Sabuci, marchese di Spaccaforno per investitura del 21 dicembre 1732, gentiluomo di camera di re Carlo di Spagna, cavaliere dell’Ordine di Malta, cavaliere del prestigioso Ordine di San Gennaro, aiutante di campo di Sua Maestà Carlo III, maresciallo dei reali eserciti, gran siniscalco del regno di Sicilia, grande di Spagna; il figlio ANTONIO principe di Sabuci e marchese di Spaccaforno in data 18 settembre 1773, cavaliere dell’Ordine di Malta, con sentenza del Tribunale della Gran Corte in data 27 giugno 1778 dichiarato successore di Cesare Gaetani nel principato di Cassaro e nelle baronie di Bambina, Casalotto, Sant’Andrea e Casalotto, principe di Bonformello; il figlio FRANCESCO ereditò tutti i titoli paterni, senatore di Palermo nel 1788/9, capitano di giustizia, pretore di detta città, gentiluomo di camera, cavaliere degli Ordini di San Ferdinando, di San Gennaro, capitano generale del Regno nel 1799, consigliere di Stato nel 1801, padre di ANTONIO ambasciatore presso le corti di Torino, Spagna, Vienna, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, della Santissima Annunziata, del Toson d’Oro e di molti altri, gentiluomo di camera, ministro degli Affari esteri del Regno delle Due Sicilie, mel 1840, Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1859; suoi figli: FRANCESCO che ereditò i titoli paterni, gentiluomo di camera di S.M. Ferdinando II, consultore di Stato, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, del Toson d’Oro e di altri prestigiosi cavalierati; CESARE e PIETRO. Nota storica di Ciro La Rosa: Il terzogenito figlio di Francesco fu GIUSEPPE tenente generale dell’Esercito delle Due Sicilie (Palermo 15 maggio 1797 – Roma 9 luglio 1862) fu tra i tanti ufficiali che seguirono fino all’ultimo le sorti del Regno fino alla sua caduta, aveva iniziato la carriera militare a 11 anni in uno dei Reggimenti Siciliani, partecipò nel 1812 alla campagna contro i francesi, presente allo sbarco in Genova, nel 1835 era maggiore del “2° Reggimento Lancieri”, nominato cavaliere di compagnia di Re Ferdinando II, molto caro alla persona del re, nel 1847 ebbe il comando del reggimento col grado di colonnello, generale di brigata nel 1848, di divisione nel 1855, aiutante generale di re Francesco II che seguì in Gaeta, promosso tenente generale l’8 ottobre 1860, fedele al suo re che seguì anche nel suo esilio in Roma dove si spense improvvisamente.

ERRICO (Napoli 7 febbraio 1834 – 7 novembre 1911) primo tenente del “1° Reggimento Ussari della Guardia Reale” partecipò alla difesa del Regno dall’invasione savoiarda, il suo reparto si sciolse nello Stato Pontificio l’8 dicembre 1860.

Il ramo di Napoli investito del titolo di conte, riconfermato dal Regno d’Italia con R.D. del 16 maggio e RR.LL.PP. del 18 novembre 1926 in persona di LUIGI (Napoli 28 novembre 1854) figli: FRANCESCO (1884), GIOVAN BATTISTA (1885), LUCIA (1889).

Il casato è iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, ed inoltre il ramo Napoletano nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.

Arma: ramo siciliano: inquartato nel 1° e nel 4° d’oro all’alabarda d’argento col manico di nero, nel 2° e 3° di rosso al castello d’oro.

ramo napoletano:inquartato nel 1° e 4° di rosso alla torre d’oro, nel 2° e 3° all’alabarda d’argento col manico al naturale.

Giuseppe Statella. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Vincenzo Statella. Archivio Ciro La Rosa, clicca sulle immagini per ingrandirle

 

Blasone Statella ramo Napoli. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Blasone Statella. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

Blasone Statella. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

 

STAZZONE

Titoli: marchese di Bonfornello

Dimora: Troina, Palermo

Famiglia siciliana originaria di Troina del secolo XVI; dottor GIOVAN ANTONIO proconservatore di detta città nel 1680; PAOLO capitano di giustizia in detta città nel 1740/1 e proconservatore nel 1745, 1758; ANTONINO capitano di giustizia nel 1762/63 e proconservatore negli anni 1769, 1793; GAETANO capitano di giustizia nel 1773/4; ANGELO proconservatore negli anni 1797 e 1804; SILVESTRO, acquistò il titolo di marchese di Bonfornello, di cui ottenne investitura il 26 febbraio 1782; SILVESTRE capitano di giustizia in Troina nel 1793/4; PAOLO, marchese di Bonfornello, giudice della Gran Corte Criminale del Regno nel 1810.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.

Arma: partito: 1° d’azzurro alla sbarra di rosso accompagnata da tre stelle d’oro; nel 2° di rosso ala banda d’azzurro sostenente un leone coronato d’oro, accompagnato in punta da due stelle dello stesso.

DE STEFANO

Titoli: marchese di Ogliastro, patrizio di Salerno

Dimora: Napoli, Ogliastro, Salerno, Roma

Famiglia patrizia di Salerno e feudataria da antico tempo, ricevuta nel S. M. O. di Malta dal 1664. La famiglia acquisì il feudo di Casalnuovo nel 1656 grazie al matrimonio tra FRANCESCO e PORZIA Claps che l’aveva ereditato l’anno precedente a seguito della morte di tutti i suoi familiari per la peste che infierì nel periodo 1655-56. In precedenza, nel 1552, PIETRO aveva acquistato i feudi di Caselle, Sicile e Morigerati (F. Germino, Cronologia di Casalnuovo, Salerno, 1913, pp.9-10). Appartenne a questa famiglia don ERMENEGILDO (1702-1787) abate-vescovo di Montecassino, "notissimo per prudente e savio consiglio e per aver promosso i buoni studi in quel celebre Cenobio e Convento" (ibidem, p.13). Feudataria di Ogliastro col titolo di marchese ed iscritta nell’ultima intestazione nel Cedolario di Principato Citra il 13 marzo 1782; PIETRO ne ottenne per successione eguale intestazione feudale nei Cedolari il 14 settembre 1741; il casato possedette anche i feudi di Casalnuovo, con intestazione del 22 dicembre 1797 in persona di GIOVAN BATTISTA e NICOLA. Riconosciuta di “nobiltà generosa” nel 1848 per l’ammissione nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” in persona di GIUSEPPE (Regia Commissione dei Titoli Nobiliari, Verbali, volume V, pag. 244, Archivio di Stato Napoli). Militari che hanno partecipato alla difesa del regno delle Due Sicilie dall'invasione Piemontese nella campagna del 1860/61: GIACOMO (1808-1887) maggiore del "1° Reggimento Dragoni" partecipò a varie azioni, il reggimento venne sciolto nel mese di novembre dopo lo sconfinamento nello Stato Pontificio; FRANCESCO (1832 - ?) alfiere della Gendarmeria Reale, presente nei ruoli attivi nel 1860; VINCENZO (1815-1902) 2° tenente del "5° Reggimento Borbone" partecipò alla difesa della cittadella di Messina capitolando nel marzo del 1861.

Iscritta al Registro delle Piazze Chiuse. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato: 1° d’azzurro ala banda accompagnata da due stelle il tutto d’oro; nel 2° d’argento al portico di tre arcate di pietra merlate, fondato nel mare, il tutto al naturale.

DI STEFANO

Titoli: barone di San Lorenzo, signore di San Giovanni

Dimora: Palermo

Famiglia originaria di Messina nota dal XV secolo; GIROLAMO giudice straticoziale di Messina nel 1650/1 e della Gran Corte Criminale del Regno nel 1652/3; GUGLIELMO con privilegio dato in Madrid il 7 marzo 1710 reso esecutivo in Messina il 15 gennaio 1711, ottenne la concessione del titolo di duca di San Lorenzo; CARLO LUIGI - figlio del precedente - duca di san Lorenzo, “regio cavaliere” per lettere osservatoriali del 7 dicembre 1726 e proconservatore in Scicli nell’anno 1734; GIUSEPPE senatore di Messina nel 1737/8; ANTONINO che acquistò nel 1787 il feudo San Lorenzo; ANTONINO FEDERICO (nipote del precedente) il 1 agosto 1797 ottenne investitura del feudo San Giovanni e il 16 giugno 1808 del feudo San Lorenzo. Con D. M. del 14 giugno 1925 i titoli di barone di San Lorenzo e signore di San Giovanni vennero confermati in persona di SALVATORE.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al leone d’oro rampante ed appoggiato al tronco di una quercia al naturale piantata su un terreno di verde.

STELLA

Titoli: barone di Bonagia, duca di Castel di Mirto

Dimora: Palermo, Catania

Famiglia siciliana si crede di origine Spagnola, venuta in Sicilia sotto gli Svevi in persona di GUERA GUGLIELMO al seguito di Costanza d’Aragona moglie dell’imperatore Federico II di Svevia; IMERANO arcivescovo di Capua, gran cancelliere del regno di Napoli nel 1320; ALBERTINO coppiere della regina Eleonora, GIAMPIETRO cappellano maggiore del regno nel 1414; GIROLAMO barone della Nunziata, capitano giustiziere, giurato di Catania, capitano d’arme del Regno, nominato “regio cavaliere”da re Filippo IV; GIUSEPPE vescovo di Mazzara del Vallo nel 1742; il casato possedette numerosi feudi, decorata del titolo di Barone di Bonagia, della Marca e Salina di San Todaro, marchese della Gran Montagna, della Scaletta, duca di Castel di Mirto.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a tre pianticelle di grano in fascia, sormontata da una stella, il tutto d’oro.

Blasone Stella. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

STENDARDO

Titoli: nobile

Dimora: Cava dei Tirreni, Trani

Di origine francese, della città di Berre in Provenza; dal nome Etendard italianizzato in Stendardo. Venne in Italia con GUGLIELMO maresciallo e grande ammiraglio di Carlo I d’Angiò.

Nobile in Napoli, al seggio di Montagna; in Sicilia con GALEAZZO i cui figli vennero tutti trucidati nelle giornata dei Vespri Siciliani. Il ramo napoletano si estinse con GIANNOTTO la cui figlia GIOVANNELLA sposò nel 1417 Masino Boffa, conte di Alife, nobile di Pozzuoli e gran cancelliere del Regno, i cui figli presero il cognome di Boffa Stendardo ed in seguito Stendardo. Da questi discesero i figli: MATTEO Boffa Stendardo conte di Alife con il quale si estinse il ramo di Pozzuoli, GIANNOTTO Boffa Stendardo barone di Sant’Antimo da cui discese GIOVANNI Stendardo che si stabilì in Cava dei Tirreni; da GIOVANNI ANDREA Stendardo nel 1611 discesero GIROLAMO che rimase in Cava dei Tirreni; e GIUSEPPE che fu aggregato al patriziato di Trani. Dichiarata di “nobiltà generosa” per l’ammissione nella “Compagnia delle Guardie del Corpo” nell’anno 1854 (Verbali Regia Commissione dei Titoli Nobiliari, volume IX, pag. 30).

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento al leone di nero con la banda di rosso attraversante sul tutto.

DE STERLICH

Titoli: Marchese di Cermignano

Dimora: Napoli,

Di origine germanica, stabilitasi in Abruzzo con i Normanni nel XII secolo; ascritta al primo ordine civico della città di Chieti con GIOVAN COLA nel 1459. Ricevuta nell’Ordine di Malta in Priorato nel 1664 e nel 1775 in persona di GIUSEPPE MARIA, passata in convento nel 1776 con frà GIOVANNI; decorata del titolo di marchese di Cermignano per riconoscimento della Regia Camera della Sommaria nel 1706. Ascritta nel Registro dei Feudatari in persona del marchese di Cermignano RINALDO.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla fascia d’argento.

STOCCO

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Cosenza

Si crede di origine inglese, iscritta nel patriziato di Cosenza dai più antichi tempi, si diramò in Taverna, Scigliano e Nicastro. Il casato ottenne la concessione di inserire nel campo dello scudo l’insegna dell’aquila imperiale su concessione dell’imperatore Carlo V e nel contempo la conferma dell’antica arma, parteggiò per gli Aragonesi, ed in ricompensa per i servigi militari resi, re Ferdinando II d’Aragona concesse a PAOLO il feudo di Porta detto della Ciambra, in terra di Nicastro, concessione riconfermata da re Federico nel 1497 e dal vicerè don Giovanni d’Aragona nel 1508; FERDINANDO, filosofo, matematico e poeta, restaurò l’Accademia letteraria Cosentina di cui fu il principe; ANSELMO prese parte alla congiura di Tommaso Campanella. Ricevuta per “giustizia” nel S. M. O. di Malta nel 1798 (Archivio Ordine di Malta, processo 4510) e nel 1662 (Archivio di Stato di Napoli, volume 4, Priorato di Capua) ed iscritta al Registro delle famiglie dei cavalieri di Malta per “giustizia”.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro a due spade al naturale all’elsa d’oro passante in croce di Sant’Andrea con le punte in basso, accompagnate da tre gigli d’oro col capo d’oro all’aquila bicipite di nero.

STRATIGÒ COZZO

Vedi rubrica "Le Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia"

 

STRUFFI

Titoli: nobile

Dimora: Sessa

Nobile famiglia originaria di Firenze, stabilitasi nel napoletano dal 1697 e riconosciuta nobile con Privilegio in pari data. Ammessa nella “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” in data 1836 in persona di BARTOLOMEO (Verbali Regia Commissione per i Titoli di Nobiltà, volume I, folio 46)che in veste di capitano del “1° Reggimento Granatieri della Guardia Reale” ha partecipato alla prima fase della difesa del Regno delle Due Sicile dall’invasione piemontese nel 1860.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato di rosso e d’azzurro. Nel primo una capra d’oro circondata dal motto: “Dat aureum vellus”; nel secondo allo scaglione d’argento.

STUART FITZ JAMES

Titoli: conte di Modica

Dimora: Inghilterra, Sicilia, Spagna, Francia

Motto: “Ortu et honore”

Originaria della Francia, un ramo si stabilì in Spagna, ed un altro in Sicilia; il figlio naturale di JAMES Stuart, duca di York, divenuto re d’Inghilterra col nome di GIACOMO II (ultimo re cattolico d’Inghilterra) e di Lady Arabella Churchill fu JAMES Stuart Fitz James (1671-1734) che si stabilì in Sicilia, in seguito si fece naturalizzare francese e divenne maresciallo di Berwick, elevato a ducato nel 1710 da re Luigi XIV di Francia. In Sicilia il casato acquisì per successione femminile alle famiglie De Silva e Alvarez de Toledo i seguenti titoli: conte di Modica, barone di Alcamo, di Bompietro, di Calatafimi, di Chiaramonte, di Monterosso, di Ragusa La Vecchia e La Nuova, di Scicli, di Vittoria, il cui ultimo possessore fu CARLO MICHELE, duca di Berwick, nel 1816. Venne riconosciuto il titolo di conte di Modica, in successione primogenita maschile, in persona di SANTIAGO con D. M. del 20 dicembre 1928, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

N.d.A.: Fitz o Fiz: è una antica parola anglo-normanna che significa “figlio della famiglia di… generato da…” e che fa parte della composizione dei cognomi indicandone la discendenza come ad esempio l’italico: De, Di, Della , La o il celtico: O’ , Mc , Mac, o il sassone: Von e Van, anteponendolo al cognome.

Arma: inquartato: 1° e 4° contro inquartato d’azzurro a tre gigli d’oro (Francia) e di rosso a tre leopardi d’oro passanti l’uno sull’altro (Inghilterra) nel 2° d’oro al leone di rosso chiuso in una cinta doppio fiorita e contro fiorita dello stesso (Scozia) nel 3° d’azzurro all’arpa cordata d’oro (Irlanda) con la bordatura composta da sedici pezzi, otto d’azzurro ad un giglio d’oro ed otto di rosso al leopardo di nero.

James Stuart Fitz James duca di Berwick

 

 

 

 

SYLOS LABINI, SYLOS CALÒ, SYLOS SERSALE

Titoli: nobile di Bitonto

Dimora: Bitonto, Bari, Roma

Originaria della Spagna. Le prime memorie risalgono al XI secolo con San DOMENICO Sylos (Santo) nato a Cannas o Cannos tra la Navarra e la Castiglia. Il casato giunse in Italia con DIEGO e ANDREA nel 1503, durante la guerra tra Luigi XII di Francia e re Ferdinando il Cattolico per la conquista del reame di Napoli, quali militi del capitano Consalvo di Cordova,

ricevettero in premio, dopo la vittoria di Cerignola, diverse terre tra cui Bitonto dove stabilirono la loro dimora. DIEGO che aveva sposato Minerva Vulcano l’ultima del casato, ammesso per sé e i suoi successori all’iscrizione nella Piazza della nobiltà e Sedile di Sant’Anna nel 1554. Il Candida riferisce: “ La famiglia Sylos delle più nobili e signorili di Burgos, e che Diego Sylos, passato militare in Italia, nasceva da don Michele e donna Isabella Pasquera, ed aveva sostenuto in Burgos la carica di alcalde maggiore”. Da Diego nacquero MICHELE, ORAZIO e LEONARDO che diedero origine a rami diversi. Da Michele i Sylos Labini, con GIOVANNI, capitano di cavalleria, che nel 1801 sposò Lucrezia Labini ultima del casato; da LEONARDO discendono i Sylos Calò che aggiunsero il cognome per estinzione della famiglia Calò di Bitonto, mentre da un ALFONSO discendono i Sylos Sersale per “maritali nomine” con Isabella Sersale; GIOVANNI ALFONSO con testamento del 1604 istituì un “Monte per i Maritaggi”. La famiglia ricevuta nel S. M. O. di Malta per “giustizia” dal 1603 in persona del cavaliere ALFONSO; il cavaliere FRANCESCO NICOLÒ’ capitano di galea per conto dell’Ordine di Malta, di cui era cavaliere, perito nella battaglia di Negroponte contro gli infedeli nel 1648 (Del Pozzo, tomo: Historia, parte II, pag. 174);il cavaliere ALFONSO COSTANZO ottenne la commenda di Melfi e resse il priorato di Barletta fino al 1639. Riconosciuta di “nobiltà generosa” nell’ammissione nella “Compagnia delle regie Guardie del Corpo” nel 1850; VINCENZO (1809-1880) nobile di Bitonto, senatore del regno dal 1864, sindaco di Bitonto nel 1858, presidente dell'Orfanotrofio "Maria Cristina di Savoia" di Bitonto, cavaliere del S.M.O. di Malta. Il casato è rappresentato dai rami Sylos Labini, Sylos Calò, Sylos Sersale.

Un personaggio famoso del casato è:

PAOLO Sylos Labini (Roma, 30 ottobre 1920 Roma, 7 dicembre 2005) economista italiano di fama internazionale. Si laureò in economia nel 1942, specializzatosi nelle Università di Harvard negli Stati Uniti , e di Cambridge in Gran Bretagna; è stato professore di economia presso l'Università di Sassari, di Catania, di Bologna e della Calabria. Nel 1962 divenne titolare della cattedra di Economia Politica all'Università "La Sapienza" di Roma, nella facoltà di Scienze Statistiche, Demografiche ed Attuariali. Socio “dell'Accademia Nazionale dei Lincei” dal 1991, “dell'Accademia delle Scienze” di Torino, “dell'Academie Europeenne”, “dell'Accademia Europea” di Londra, “dell'Associazione Economica Americana”, nonché dell'associazione di economisti italiani chiamata "Gruppo del Buongoverno". Nel 1984 vinse il Premio Saint Vincent per l'Economia, nel 1986 il premio A.P.E., nel 1988 il Premio speciale per la Cultura, nel 1990 il Premio Giangiacomo Feltrinelli per l'Economia e nel 1994 il Premio Invernizzi. È stato membro del Consiglio di amministrazione dell'Associazione per lo “Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno” (SVIMEZ).Oltre all'impegno universitario, è stato rilevante il suo impegno politico influenzato profondamente dal pensiero di Gaetano Salvemini. Autore di numerosi saggi politico-economici, tra cui l’ultimo pubblicato postumo “Ahi serva Italia: un appello ai miei concittadini”. Edizioni Laterza, anno 2006.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Palazzo Sylos Calò in Bitonto:

Fu fatto costruire a Bitonto da GIOVANNI ALFONSO Sylos nella prima metà del XVI secolo per esaltare la ricchezza e la nobiltà del casato. Il palazzo fu iniziato nel 1529 e completato nel 1583 con un elegante loggiato. L’edificio sorge sui resti di un’antica chiesa donata a FRANCESCO SAVERIO Sylos.

Palazzo Sylos a Sersale in Bitonto:

Il palazzo trae origine dal matrimonio, avvenuto nel 1574, tra LEONARDO Sylos, nipote del medico Leonardo Vulpano, con la nobile bitontina Livia Giannone. I Giannone avevano nella zona un complesso di fabbriche, che fu oggetto di completa ristrutturazione dopo il matrimonio tra ALFONSO Sylos e Isabella Sersale, di illustre casato napoletano. Da quel momento in poi il palazzo assunse la denominazione e architettura odierna, rappresentando uno splendido esempio del barocco bitontino.

N.d.A.: si ringrazia l’ing. Michele Calò per le notizie relative ai palazzi e per la gentile concessione alla pubblicazioni delle immagini.

Arma: interzato in fascia; nel 1° d'argento, alla croce di Tolosa di rosso; nel 2° di oro pieno; e nel 3° d'azzurro, a tre conchiglie d'oro, poste 2 e 1.

Palazzo Sylos, Sersale. Clicca per ingrandire

 

 

Cortile Palazzo Sylos, Sersale. Clicca per ingrandire

 

 

Cortile Palazzo Sylos, Bitonto. Clicca per ingrandire

 

 

Sen. Vincenzo Sylos Labini. Archivio Storico del Senato della Repubblica

 

 

Blasone Sylos. Clicca per ingrandire

 

 

 

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