Le pagine della cultura

 

 

I casati del Sud

di Ciro La Rosa

La Rosa

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 B-BI BL-BU

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TABASSI

Titoli: barone di Musellaro, nobile di Sulmona

Dimora: Sulmona

Famiglia aggregata al Primo Ordine Civico della città di Sulmona dalla sua fondazione avvenuta nel 1254 ad opera di Federico II di Svevia; decorata della “regia familiarità” ed aggregata alla nobiltà romana; ottenne il feudo di Musellaro; con RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 6 maggio 1891 venne riconosciuta del titolo di barone di Musellaro; FEDERICO barone di Musellaro e nobile di Sulmona nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento alla fascia sostenente due draghi affrontanti, frammezzati da un quadrifoglio gambuto e fogliato, la fascia accompagnata in punta da un quadrifoglio il tutto di rosso.

TABILI DE ANDRADE

vedi Vaaz de Andrade

 

TACCONE

Titoli: marchese di Sitizano, patrizio di Tropea

Dimora: Napoli, Sitizano, Tropea

Motto: “Fulgentia sidera tangit”

Si crede originaria di Pavia ed annoverata tra le famiglie nobili sin dal XIV secolo, mentre per alcuni studiosi si ritiene proveniente da Como; venuta nel Regno di Napoli nel XIV secolo, il Galluppi scrive “si trovava in Messina nel XIV secolo della cui nobiltà faceva parte” (dal tomo “Il Blasonario di Messina”). Trasferitasi in Calabria ed iscritta nella nobiltà di Tropea nel Sedile di Portercole; il primo di cui si hanno notizie è PAOLO (il Toraldo dal tomo “Il Sedile e la Nobiltà di Tropea”) vissuto in Tropea nel 1487; il figlio GIOVANNI da cui PAOLO. Venne concesso a MARCELLO, con diploma di re Sigismondo Augusto di Polonia, con diploma del 7 novembre 1568 “Ex nobili et illustri familia ortus” l'aggregazione alla nobiltà polacca e di poter aggiungere alle proprie armi quelle di Polonia “Aquilam candidam coronatam in scuto rubro” trasmissibile ai discendenti. NICOLA eletto tra i nobili di Tropea nel 1578; MARCELLO nel 1572 e 1584; VINCENZO padre di GIULIO CESARE e di PIETRO, quest'ultimo ebbe l'investitura di Sitizano con Regio Assenso del 14 luglio 1614; VINCENZO guardia del corpo a cavallo, combatté in favore della cada d'Austria, aiutante reale del Regno di Valenza, colonnello di cavalleria, governatore della piazza di Augusta, aiutante generale reale del Viceré di Sicilia. DOMENICO commissario generale di Sicilia nel 1720, e degli Affari Politici su ordine del Comandante Generale conte di Mercy; NICOLA barone di Sitizano, tesoriere generale del Regno, presidente della Regia Camera, per il matrimonio con Anna Maria Capalbi venne iscritto nella nobiltà della città di Stilo in data 23 ottobre 1740; NICOLA primo marchese di Sitizano con RR.LL. PP. del 12 agosto 1797; FRANCESCO tesoriere generale del Regno, presidente della Regia Camera, nel 1799 seguì re Ferdinando di Borbone in Sicilia, esperto bibliofilo formò una ricchissima biblioteca che venne espropriata da re Gioacchino Murat nel 1811, - attualmente, secolo XXI, il patrimonio librario è suddiviso tra la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca Universitaria di Napoli – egli insieme al precitato Nicola, suo fratello, furono riscritti nel patriziato di Tropea con Regio Assenso del 23 gennaio 1797; il figlio NICOLA, terzo marchese di Sitizano, sposò Luisa Sanseverino dei principi di Bisignano da cui discende l'attuale ramo.

NICOLA (1833) presidente della Corte d'Appello, medaglia d'argento al valor civile, commendatore della Corona d'Italia, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro; GIUSEPPE (1869) patrizio di Tropea, marchese di Sitizano, cavaliere d'onore e devozione del S.M. Ordine di Malta; PIETRO patrizio di Tropea, cavaliere d'onore e devozione del S.M. Ordine di Malta, commendatore della Corona d'Italia.

Iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922

Arma: d'azzurro alla fascia d'oro accompagnata da cinque stelle del medesimo, disposte in fascia tre in capo e due in punta.

TAFURI di Melignano

Titoli: nobile, predicato di Melignano

Dimora: Nardò, Lecce

Famiglia originaria di Nardò; ANTONIO ebbe il possesso di Molignano in Terra d’Otranto sino all’abolizione della feudalità nel 1806. TOMMASO 2° tenente del “15° Battaglione Cacciatori” ha preso parte alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nel 1860. Il casato ottenne il riconoscimento di nobiltà col predicato di Melignano con Decreto Presidenziale del 13 marzo 1924.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro al pino sulla pianura erbosa, sostenente una fenice mirante il sole d’oro uscente da una nuvola posta nell’angolo superiore destro dello scudo, con un’altra nuvola posta nell’angolo superiore sinistro, il tutto al naturale, da ciascuna nuvola una saetta di rosso fiancheggiante il pino.

TAGLIAVIA (1)

Titoli: marchese di San Giacomo

Dimora: Siacca

Si crede discenda da un MANFREDI di Svevia, che assunse il cognome da una riuscita impresa di guerra, nella quale tagliò la ritirata al nemico; egli portò la famiglia a Milano, che passò in Sicilia con GUIDO capitano d’arme al servizio di Errico VI. In Sicilia il casato possedette numerosi feudi tra cui il principato di Castelvetrano, i marchesati di Avola, di Favara, Terranova, San Giacomo contee e baronie. BARTOLOMEO con privilegio del 18 gennaio 1299 ottenne la terra di Castelvetrano; FEDERICO, milite, pretore di Palermo 1327/8; ANTONINO capitano di giustizia inSalemi 1404/6; GIOVANNI ANTONIO, barone di Castelvetrano, fondò la chiesa e il convento dei padri Domenicani in Castelvetrano nel 1470; GIOVAN VINCENZO con privilegio del 22 maggio 1538 ottenne il titolo di conte di Castelvetrano, stratigoto (giudice criminale) di Messina 1521/2 1526/7, reggente e capitano del Regno nel 1528, con privilegio del 9 settembre 1530 ottenne il titolo di marchese di Terranova; PIETRO cardinale di S. R. C., arcivescovo di Palermo e presidente del Regno sotto l’imperatore Carlo V; CARLO capitano di giustizia in Palermo 1545/6, deputato del Regno, gran contestabile, presidente e capitano generale del Regno 1566/8 – 71/77, grande di Spagna, ammiraglio, cavaliere del Toson d’oro, appellato come “magnus siculus” con privilegio del 8 agosto 1543 ottenne la concessione del tiolo di marchese d’Avola, con privilegio del 22 agosto 1561 ottenne il titolo di duca di Terranova, con privilegio del del 28 aprile del 1564 ottenne il titolo di principe di Castelvetrano, con privilegio del 31 marzo 1566 il tiolo di conte di Borgetto; GIORGIO ottenne la concessione d titolo di Don in data 15 settembre 1583; CARLO, principe di Castelvetrano, capitano generale della cavalleria Siciliana, deputato del Regno nel 1599, cavaliere del Toson d’oro nel 1609; DIEGO, fratello del precedente, commendatore dell’Ordine di San Giacomo, Grande di Spagna, generale della Cavalleria in Napoli, stratigoto di Messina nel 1606, principe del Sacro Romano Impero, capitan generale di Sardegna, consigliere di Stato, ambasciatore presso la Santa Sede e per il matrimonio conseguito con Stefania Cortes y Mendoza acquisì il titolo di marchese di Valle nelle Indie; MARIO con privilegio dato in Madrid il 22 marzo, reso esecutivo il 21 maggio 1671, ottenne il titolo di marchese di San Giacomo, posseduto sin all’abolizione della feudalità in persona di GIUSEPPE che lo aveva ottenuto con investitura del 20 gennaio 1787. MARIO investito del titolo di duca di Alagona in data 5 agosto 1771, che trasmise al figlio FRANCESCO ONOFRIO, che a sua volta trasmise alla figlia MARIA ANNA che lo trasmise per matrimonio in casa Capotumolo che assunse il cognome Tagliavia.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al palmizio di verde, fruttato nel campo - alias di rosso a quattro pali d’oro, la palma al naturale fruttifera d’argento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Blasone Tagliavia. Archivio Ciro La Rosa, clicca per ingrandire

 

TAGLIAVIA (CAPOTUMULO)

Titoli: duca di Alagona, barone del Castello di Bilici e Timparossa, Grandi di Spagna

Dimora: Sciacca, Palermo, Napoli

E’ un ramo della famiglia Tagliavia, antica e nobile famiglia palermitana che si estinse nella famiglia Capotumulo che ne assunse per “maritali nomine” il cognome, l’arma ed i titoli. Le prime memorie risalgono a COSTANZO, figlio di GUIDO, valoroso capitano dell’imperatore Enrico VI che nel 1255 eletto arbitro per appianare contrasti tra il monastero di San Francesco d’Assisi ed alcuni ministri di Federico II di Svevia; un ramo della famiglia si trasferì a Napoli con VINCENZO nel 1750; il casato ho posseduto vari feudi, marchesati e ducati. Nobile in Agrigento, e Napoli; inserita nel S. M. O. di Malta dal 1590, insignita dell’Ordine del Toson d’Oro e del Grandato di Spagna nel 1624, inseriti nelle più alte cariche di Stato, civili e militari. FRANCESCO governatore della Catalogna e di Milano, gran contestabile e presidente di Sicilia nel 1516; PIETRO cardinale, arcivescovo di Palermo e reggente di Sicilia nel 1553; CARLO, marchese di Avola, gran contestabile, grande ammiraglio, presidente e capitano generale del Regno d’Italia, governatore della monarchia spagnola, ministro di Filippo II re di Spagna; DIEGO principe del S.R.I. (Sacro Romano Impero) grande almirante (ammiraglio), grande contestabile di Sicilia, cavallerizzo maggiore, generale della cavalleria Napoletana, capitano generale delle milizie del Regno. Con D. M. del 1907 vennero riconosciuti i titoli di duca di Alagona, barone del Castello di Bilici e Timparossa in persona di GAETANO.

Iscritta nel libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla palma al naturale, fruttata d’oro e sradicata dello stesso.

 

 

 

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TAGLIAVIA D’ARAGONA

Titoli: marchese

Dimora: Napoli

Ramo della precedente famiglia discendente da BARTOLOMEO signore del Castelvetrano in data 18 giugno 1299. Aggiunse il cognome d’Aragona per il matrimonio di GIAN VINCENZO, primo conte di Catelvetrano, titolo conferitogli dall’imperatore Carlo V il 2 marzo 1522, con Beatrice d’Aragona nipote di re Federico II di Sicilia. Don OTTAVIO Aragona Tagliavia, (-1623) grand'ammiraglio di Spagna, fratello minore di Giovanni II. Nel 1608 il viceré don Juan Fernandez Pacheco de Vigliena y Ascalon, gli ordinò di salpare da Messina al comando di quattro galee per intercettare una galeotta che da Tunisi trasportava il bottino accumulato dai corsari barbareschi nell'assalto della nave Bellona: fra i prigionieri dei pirati c’era anche un figlio dello stesso viceré, Don Ottavio riuscì a liberarlo e a recuperare parte del bottino. Nel 1610 ottenne il comando della flotta siciliana e nel settembre dell'anno successivo, sotto il comando del marchese di Santa Cruz, ammiraglio della squadra di Napoli, prese parte all’impresa di Djerba con otto galee:ritornò con un ricco bottino dopo alcune incursioni a Cherchell in Algeria .Nell’estate del 1612 Don Ottavio aggiunge alla sua flotta una galea a 32 banchi e altre di minore stazza, e colpisce i porti de La Goletta e Biserta saccheggiandoli e dando alle fiamme tutte le navi dei corsari barbareschi che vi trova attraccate, Prosegue verso oriente, sbaragliando dieci galee turche e ne cattura sette. L’impresa più ardita avviene nel 1613 con l’attacco di Capo Corvo non lontano dal canale di Samo: a fine agosto porta la sua flotta a Cerigo (Kithira, isola greca a sud del Peloponneso) poiché è informato che la flotta ottomana con 50 galee al comando di Sinan Pascià si dirige da Costantinopoli ad Alessandria, trasferisce la squadra navale nel canale di Samo, e qui da battaglia. La nave capitana del Tagliavia attacca e conquista l'ammiraglia del Pascià, cinque navi della flotta ottomana vengono catturate, altre, danneggiate, fuggono o affondano. Ricco il bottino che finisce nelle mani della flotta siciliana: 500 prigionieri turchi, il comandante Sinan Pascià che morirà per le ferite riportate nello scontro, l'equivalente di 600.000 scudi in denaro e merci. Inoltre vengono liberati oltre mille cristiani utilizzati come schiavi ai remi delle galee ottomane. Dopo tante altre imprese al comando delle flotte siciliana e spagnola, don Ottavio si ritirò nel 1621.

Il ramo primogenito si estinse con GIOVANNA Tagliavia Aragona Cortes (1619–1692) che sposò Ettore Pignatelli principe di Nola, il quale acquisì “maritali nomine” i seguenti titoli ereditari: di gran contestabile, grande ammiraglio del Regno di Sicilia, del Grandato di Spagna annesso al ducato di Terranova concesso nel 1624, con l’aggiunta dei cognomi Aragona Cortes diventando Pignatelli Aragona Cortes. Il ramo di Napoli fu portato da Vincenzo nel 1750; decorato con Regio Privilegio del 31 agosto 1755 del titolo di marchese, da re Carlo di Borbone, in persona di EMANUELE, patrizio di Palermo, titolo registrato nel Regio Cedolario di Terra di Lavoro al folio 135 il 21 maggio 1774. Con sentenza della Gran Corte della Vicaria il 26 aprile 1794 e sentito il parere del Regio Fisco dichiarò che la famiglia era discendente di stirpe reale e spettante la franchigia dei suggelli (sigilli) nei Regi Tribunali. Ricevuta “per giustizia” nel S. M. O. di Malta il 29 marzo 1604, con GIROLAMO nel 1646 (Archivio Ordine di Malta n. 4471); CARLO marchese di Avola, duca di Terranova, principe di Castelvetrano, cavaliere del Toson d’oro ,ministro di re Filippo III di Spagna; FERDINANDO 2° tenente del “2° Reggimento Granatieri della Guardia Reale” ha partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie contro l’invasione piemontese del 1860.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla palma sradicata al naturale, fruttata d’oro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TAGLIAVIA (2)

Titoli: conte

Dimora: Palermo

Motto: “Semper vigilans”

Famiglia siciliana, non discendente dalle precedenti; con “motu proprio” di R. D. del 10 agosto 1918 e RR. LL. PP. del 18 febbraio 1919 di re Vittorio Emanuele III, venne concesso in linea maschile e di primogenitura in persona di SALVATORE, con concessione dell’arma con Decreto Luogotenenziale del 19 dicembre 1918.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito nel 1° di rosso a tre palmizi al naturale fruttati d’oro, nel terreno erboso; nel 2° d’argento all’ancora di nero uscente dal mare al naturale, sormontata a sinistra da una stella d’oro.

TALAMO ATENOLFI

Titoli: marchese di Castelnuovo Cilento

Dimora: Avellino, Napoli, Roma

Ramo della precedente famiglia: i figli di EDUARDO con R. D. dell’8 ottobre 1911 furono autorizzati ad aggiungere al loro, il cognome Atenolfi dell’ava paterna, ed autorizzata a portare l’arma descritta. GIUSEPPE addetto di ambasciata di Sua Maestà il re d’Italia nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: inquartata: 1° e 4° d’azzurro alla fascia d’argento sormontata da tre stelle d’oro in fascia (Talamo), 2° e 3° troncato d’azzurro e d’oro da una fascia d’argento caricata di tre pali di rosso e sostenente due leoni al naturale nascenti, sormontati di tre stelle d’argento in fascia.

TALAMO di Massanova

Titoli: marchese di Castelnuovo Cilento, col predicato di Massanova

Dimora: Napoli, Roma

Famiglia napoletana; GIUSEPPE 1° tenente del “15° Reggimento Fanteria di Linea Messapia”, MATTEO 2° tenente del “Reggimento Carabinieri a piedi” hanno partecipato alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemonte del 1860. La famiglia decorata del titolo di marchese di Castelnuovo Cilento per successione della famiglia Atenolfi; riconosciuto con R. D. del 9 gennaio e RR. LL. PP. (Regie Lettere Patenti) del 4 luglio 1915 in persona di ROBERTO deputato al regio Parlamento.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia d’argento sormontata da tre stelle d’oro.

TALLARIGO

Titoli: barone

Dimora: Catanzaro, Napoli

Con R. D. “motu proprio” del 15 marzo 1928 e RR. LL. PP. del 14 luglio stesso anno, il re d’Italia Vittorio Emanuele III concesse ad ARMANDO, generale del Regio Esercito, il titolo trasmissibile di barone, figli: CARLO FRANCESCO ufficiale della Regia Marina, FRANCESCO e PAOLO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato nel 1° d’azzurro, nel 2° d’argento a tre fasce di nero, attraversato da una colonna spezzata, accollata da un ramo d’alloro al naturale e ad un leone coronato d’oro, la colonna accompagnata alla sua base da tre palle d’oro.

TANZI

Titoli: patrizio di Bari

Dimora: Bari, Lecce

Famiglia originaria di Milano, il ramo primogenito decorato del titolo di conte di Belvio dal 1787, si estinse a Milano con il conte ADOLFO nel 1868. Il ramo secondario trasferitosi a Bari, fu insignito del titolo di conte palatino da papa Leone X in persona di ENRICO console generale dei Milanesi in Bari, deceduto in Trani nel 1534. Il terzo ramo aggregato al patriziato di Bari nel 1724 ed in data 4 luglio 1791 riconosciuto dal Magistrato Politico Camerale dello Stato di Milano come appartenente all’antica e nobile famiglia Tanzi di Lombardia. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1791, tra i quali il cavaliere GABRIELE che per il suo valore passò al grado di maresciallo di campo e decorato di numerosi Ordini Cavallereschi. I fratelli GIAN LUIGI e GIAN FERRANTE direttore del Regio Archivio di Lecce, patrizi di Bari nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento a due fasce di rosso accompagnate nel capo da due gigli del medesimo colore.

TARALLO

Titoli: duca di Miraglia, barone di Baida e di Ferla

Dimora: Noto

Famiglia palermitana, PIETRO, dottore in leggi, luogotenente tesoriere generale e collettore delle fiscalie di Sicilia nel 1667, nel 1676 acquisì la baronia di Baida in Val Mazara, poi il feudo di Miraglia con titolo di duca ed il marchesato di Ferla; FRANCESCO duca della Miraglia, governatore del Monte di Pietà in Palermo nel 1757/8; ANTONINO MARIA giudice della corte pretoriana in detta città nel 1761 e del tribunale del Concistoro negli anni 177/9; SIMONE il 5 agosto 1767, ottenne investitura dei titoli di duca della Miraglia, barone di Baida, barone della Ferla; GIUSEPPE dei duchi della Miraglia, ottenne il 24 novembre 1792, attestato di nobiltà dal senato di Palermo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro all’albero al naturale sinistrato da un leone coronato con la testa rivoltata, tenente una mazza, il tutto d’oro.

TARGIANI

Titoli: nobile dei marchesi

Dimora: Napoli

Famiglia napoletana decorata del titolo di marchese concesso da re Ferdinando IV di Borbone con Regio Diploma del 30 ottobre 1798 a DIODATO, consigliere del Sacro Regio Consiglio e consigliere della Real Camera di Santa Chiara. Il titolo passò per il matrimonio di SOFIA con Felice Herman in questa famiglia.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: troncato da una fascia di rosso: nel 1° d’azzurro al leone nascente accompagnato da tre stelle in fascia il tutto d’oro; nel 2° d’oro a due scaglioni d’azzurro.

TARTAGLIONE

Il casato dei Tartaglione ha un’origine molto remota, le prime notizie riguardanti il cognome Tartaglione risale al 1395 in cui compare come possessore di una “pezza di terra” in Marcianise un certo Cubellus Tartallonus (trad.:GIACOMO Tartaglione), secondo quanto riportato dallo storico capuano Jannelli nel libro “Qual è la storia vera della nuova città di Marcianise, ovvero Marcianise in rapporto alla Chiesa e città di Capua e suoi feudatari” edito nel 1879. Sotto il governo di uno dei primi re spagnoli, e propriamente sotto il viceré duca di Mendoza, GEROLAMO Tartaglione fu nominato da costui governatore di quasi tutta la provincia di Caserta avendo tutte le ottime qualità per nobiltà e per censo, da quanto riferito dal decreto originale con la firma del detto duca che si conserva nei documenti di famiglia;il cognome deriverebbe da un soprannome riferito ad un vizio di pronuncia, alla balbuzie cioè del capostipite. Esistono più ipotesi sull’origine del casato: secondo la prima durante i Vespri siciliani per scovare gli Angioini, che non avevano ancora abbandonato l’isola, fu imposto loro di pronunciare la parola “cicero” che i francesi pronunciano “sisero”: poiché i francesi non erano in grado di pronunciare correttamente questo termine si finsero balbuzienti e furono pertanto soprannominati “Tartaglioni”. Una loro colonia emigrò nella pianura capuana da cui la probabile origine dei Tartaglione di Marcianise. Sono esistiti numerosi personaggi di rilievo di questo casato che si sono distinti nel campo politico-amministrativo con don ANTONIO, sindaco di Marcianise nel 1753-54 che si adoperò a far ritornare i Padri Alcantarini nel convento che era stato chiuso fin dal 1650 e fu nominato primo procuratore dei Frati Minori; in quello religioso con don ANDREA che fu uno dei due “Maestri di Scola” della città di Capua nel XVII secolo; don FRANCESCO (1713-1774), laico della Congregazione del SS. Redentore ricordato dal Tannoja come una degli uomini più illustri dell’Ordine dei Redentoristi; con i canonici PAOLO e LUIGI (XIX secolo), Mons. DONATO (1845-1935) protonotario apostolico e cameriere segreto del sommo Pontefice Pio XI. Nel campo delle professioni con gli avvocati FRANCESCO e CAMILLO che parteciparono attivamente ai moti del 1848 presso S. Maria Capua Vetere; il capitano medico GIOVANNI (1844-1904); l’avvocato e banchiere GIACOMO (1889-1970).

A cura del sito www.risvegliculturali.it di Marcianise (Ce)

TAVERI

Titoli: nobile di Monopoli

Dimora: Monopoli

Motto: “Soli Deo”

Antica nella nobiltà di Monopoli, nota dal XV secolo; NICOLA MARIA governatore politico di Monopoli 1727/8; ammessa con la qualità di cadetto nel “Reggimento Nazionale Messapia” dell’Esercito del Regno di Napoli nel XVIII secolo FRANCESO PAOLO e successivamente il fratello GIUSEPPE; GIOVANNI ed ALESSANDRO sindaci dei nobili in Monopoli nel 1741 e 1752.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro al grifone rampante di nero sostenuto da una montagna al naturale e tenente con la zampa destra un nastro con il motto: Soli Deo.

TAVIANO

Titoli: barone di Frangioglio Sagani e Piano Croce

Dimora: Sant’Angelo in Brolo

Famiglia siciliana nota in Sant’Angelo di Brolo dal XVII secolo; insignita del titolo di barone di Frangioglio Sagani e Piano Croce in persona di DIEGO ANTONIO il 23 dicembre 1770. Titolo riconfermato in persona di GIUSEPPE, ed iscritta, in seguito, la famiglia nell’Elenco Ufficiale definitivo delle Famiglie Nobili e Titolate della Regione Siciliana nel XIX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: partito: nel 1° di verde alla banda d’argento seminata d’oro, con una colomba posta sulla banda, accompagnata da un giglio d’oro posto nel cantone sinistro ed in punta dal mare al naturale dal quale sorge un sole d’oro; 2° d’azzurro al leone d’oro; di verde al guerriero armato e tenente nella destra una clava.

TEDESCHI (1)

Titoli: barone della SS. Annunziata

Dimora: Catania

Famiglia siciliana, vata come capostipite RUGGERO Scandolf, cavaliere Teutonico, il quale nel 1354 ottenne la terra di Gagliano e il castello di Sutera da re Federico III d’Aragona. Dalla sua patria di nascita i suoi discendenti ne acquisirono il cognome; nobili in Catania, Messina; possederono vari feudi tra cui Santissima Annunziata, Castel d’Osimo, Fiumefreddo, Toscano, Villallegra, San Todaro; RINALDO, catanese, nel 1397 ebbe la capitania di Motta Sant’Anastasia e nominato “cavallerizzo regio”; ENRICO senatore in Catania 1415/28 e capitano di giustizia 1430/1; fra NICOLÒ dell’Ordine dei Benedettini fu arcivescovo di Palermo nel 1434 e cardinale di S. R. C. nel 1440; GIULIO patrizio di Catania anni 1590/1 e 1608/9, con privilegio del del 7 ottobre 1588 ottenne il titolo di “regio cavaliere”; GIOVAN BATTISTA giudice Regia Udienza in Messina 1686 e della Gran Corte del Regno 1688; DOMENICO barone di Toscano, MICHELANGELO barone di Villarmosa, VINCENZO barone di Oxima, annotati nella Mastra Nobile di Catania il 16 gennaio 1696 quali “regi cavalieri”; TOMMASO MARIA , barone della Santissima Annunziata, capitano di giustizia 1728/9 e patrizio nel 1734/5; PIETRO maestro notaro nobile del senato di Catania nel 1741/2; PIETRO, barone della Santissima Annunziata, capitano di giustizia in Catania nel 1758/9; insignita del titolo di barone della Santissima Annunziata con l’ultimo investito AGOSTINO il 12 aprile 1768; il titolo venne riconfermato in persona di FRANCESCO con D. M. del 15 gennaio 1927.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso a due bastoni gigliati decussati.

TEDESCHI (2)

Titoli: barone di Villallegra e di San Todaro

Dimora: Catania

Ramo della precedente famiglia; FRANCESCO PAOLO capitano di giustizia in Catania anni 1745/6 e primo barone di Villallegra; PIETRO barone di Villallegra e di San Todaro nel 1779; FRANCESCO PAOLO barone di Villallegra e di San Todaro in data 15 gennaio 1812 ed iscritto nell’Elenco Ufficiale Famiglie Nobili Siciliane; FRANCESCO, barone, vivente nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso alla fascia d’argento attraversata da due bastoni d’oro gigliati, decussati.

TEDESCHI o TEDESCO

Titoli: marchese della Floresta, barone di Sant’Antonino, di Scittibillini e di San Cono.

Dimora: Catania

Famiglia siciliana del XIV secolo, ha come capostipite CAU, cavaliere teutonico, che venne nominato, dall’imperatore Errico VI, ajo (persona di fiducia che nelle famiglie signorili attendeva all’educazione dei figli) di suo figlio Federico II di Svevia. RICCARDO ottenne da Errico VI la signoria dei castelli di Palermo e di San Basilio, il fratello ottenne la castellania e la terra di Gaultieri in Val Demone e il feudo di Racalaesi; ALDEBRANDO si stabilì ed ottenne la castellania di Castellammare del Golfo; CAU castellano di Mazzara dove si stabilì con la famiglia da questi NICOLÒ arcivescovo di Palermo nel 1434 e poi nominato cardinale nel 1440; un altro ramo si stabilì in Catania con i feudi di San Dimitri e del Toscano. Per successione della famiglia Trigona acquisì i titoli di marchese di Floresta, barone di Sant’Antonino, di Scittibilini e San Cono, convalidati con RR. LL. PP. del 15 giugno 1913 in persona di GUGLIELMO.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso a due bastoni d’argento gigliati decussati con la fascia d’argento attraversante.

TELESIO

Titoli: patrizio di Cosenza

Dimora: Napoli, Cosenza

Antica famiglia calabrese, nota dai tempi degli Svevi. BERNARDINO (Cosenza 1509-1588) famosissimo filosofo, studiò a Padova con Girolamo Amaltea e Federico Dolfino, rinunciò alla nomina di arcivescovo di Cosenza da parte di papa Paolo IV, si dedicò alla riforma della filosofia ritirandosi nel Monastero di San Benedetto, riaprì in Cosenza "L'Accademia Parrasiana", chiusa nel 1534 per la morte del Parrasio, la quale prese poi nome di "Accademia Telesiana", scrisse pregiatissime opere medico-filosofiche tra cui "De Rerum Natura, juxta propria principia"; ANTONIO consigliere della regina Giovanna: TOMASO arcivescovo di Cosenza; VINCENZO fondò un orfanotrofio nell’ex monastero dei Teresiani. Decorata dei titoli di principe di Bonifati e marchese di Sant’Agata. Il ramo primogenito dei principi di Bonifati si estinse nel 1698 con GIOVAN GIACOMO padre di GIULIA sposata a Saverio Sambiase Severino duca di Malvito a cui andò il titolo. Il casato ricevuto nell’Ordine di Malta dal 1588 ed aggregata da antico tempo al patriziato di Cosenza. VINCENZO patrizio di Cosenza; BERNARDINO duca di Toritto “maritali nomine” per l’acquisizione matrimoniale con Enrichetta Caravita duchessa di Toritto del 6 luglio 1892.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Cosenza, monumento a Bernardino Telesio in piazza XV Marzo. Sullo sfondo, l'Accademia Cosentina ex Telesiana. Archivio Ciro La Rosa

Arma: d’azzurro alla fascia d’oro.

 

 

 

Bernardino Telesio. Archivio Ciro La Rosa

TEODORO

Titoli: patrizio di Sorrento

Dimora: Napoli, Sorrento

Motto: “Securitatem parit”

Famiglia di origine germanica, stabilitasi in Italia con TEODORO, milite, che diede nome al casato e con privilegio dell’imperatore Errico VI di Svevia autorizzato a fregiarsi dell’attuale stemma; ANGELO consigliere dell’imperatore Federico II; GASPARE “capitano di cavalli” ai tempi del duca d’Alba; GIAN GIACOMO, capitano di galee, combatté e morì contro i saraceni alla battaglia di Lepanto del 7 dicembre 1571; GIOVAN BATTISTA ucciso nell’assedio di Casale del 1628; GIULIO CESARE consigliere di re Filippo II di Spagna; ORAZIO decano del Sacro Regio Consiglio nel XVI secolo. Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1590 e aggregata da antico tempo al patriziato di Sorrento al Seggio di Dominova fino all’abolizione dei Sedili; iscritta al Registro delle Piazze Chiuse del Regno.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: di rosso all’aquila col volo abbassato, accompagnata da due stelle il tutto d’oro; con la bordatura dentata d’oro.

TERMINE

Titoli: duca di Vatticani, barone di Vatticani

Dimora: Palermo, Trapani

Originaria della Catalogna, le prime memorie in Sicilia si hanno dal XIII secolo con GIOVANNI ed OLIVIERO di Termens al servizio di Costanza d’Altavilla, moglie dell’imperatore Federico II, la quale creò il primo prefetto della Casa Imperiale Sveva e gli dette la castellania di Termine, il secondo gran scudiero dell’imperatrice. Il casato possedette numerosi feudi tra cui Biribaida, Casteltermine, Calamonaci, Noce, Tonnara di Trapani, ducato di Vatticani i principati di Baucina e Casteltermine. MATTEO, ministro, giustiziere di Palermo, armò a proprie spese alcune galee al servizio del re Manfredi, prese parte alla battaglia di Benevento e fu gran giustiziere del Regno nel 1293; AGOSTINO beatificato nel 1309; FRANCESCO arcivescovo di Palermo nel 1411; GIROLAMO vescovo di Mazzara poi arcivescovo di Palermo nel 1561; ASDRUBALE vescovo di Siracusa nel 1713; IGNAZIO maresciallo di campo, governatore di Siracusa e tenente generale, e cavaliere dell’Ordine di San Gennaro nel 1781; GIROLAMO l’ultimo investito del titolo di duca di Vatticani e barone di Vatticani il 13 maggio del 1797.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia accompagnata da tre stelle poste 2 e 1 il tutto d’oro.

TERZI di Castelpizzuto

Titoli: conte, nobile, col predicato di Castelpizzuto

Dimora: Napoli

Famiglia discendente dal ramo di Parma, venuta nel Napoletano nel 1575, ottenne il feudo di Castelpizzuto dal 1575 al 1597 e dal 1713 sino all’abolizione della feudalità. Decorata del titolo di conte nel 1639; nel 1710 del titolo di conte di Castellone e nel 1711 di conte Palatino in persona di ELEUTERIO.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’argento alla banda di rosso, accompagnata da tre rose rosse dello stesso, due nel cantone sinistro e una nel cantone destro.

TESTA (1)

Titoli: conte del Sacro Romano Impero

Dimora: Napoli, Palermo

Famiglia di origine lombarda trasferitasi in Sicilia con FULVIO ai tempi dell’imperatore Federico II; GIOVANNI, palermitano, giudice della Real Gran Corte nel 1342, che comprò nel 1343 la Gabella dei Canali e magazzini di Sciarra da lui discese il ramo di Messina e Nicosia; ANTONIO acquistò sulla fine del XVI secolo il titolo di barone di San Basilio; ALESSANDRO giudice pretoriano di Palermo nel 1739, del Tribunale del Concistoro nel 1748, della Gran Corte Civile nel 1753; GIOVANNI MARIA ottenne il titolo di conte del Sacro Romano Impero con diploma imperiale del 221 luglio 1653 reso esecutivo in Napoli il 9 novembre stesso anno. Titolo che venne riconosciuto in persona di GIUSEPPE con D. M. dell’8 aprile 1825.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro all’aquila bicipite di nero, linguata di rosso coronata all’imperiale, carica di uno scudetto d’argento, alla croce d’azzurro caricata di cinque crescenti montanti d’argento

TESTA (2)

Titoli: nobile

Dimora: Messina

Famiglia d’origine longobarda, venuta in Sicilia nel XII secolo ed in Palermo dal XIV secolo; si crede si un ramo della precedente famiglia, godette di nobiltà in Messina nei secoli XVI e XVII; dichiarata nobile dalla Regia Commissione per i Titoli di Nobiltà il 23 dicembre 1843.

Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’oro alla testa di cinghiale di nero, armata d’argento.

TESTAFERRATA

Titoli: marchese di San Vincenzo, cavaliere del S.R.I. (Sacro Romano Impero), patrizio di Messina

Dimora: Napoli, Pisa, Malta, Messina

Motto: “Non nisi per ardua”

La famiglia ha origine dai Capo di Ferro di Roma, dalla quale trassero origine anche gli Orsini, Crescenti, Capranica, Ricci, Spada ed altre.

Ai Capo di Ferro appartengono PANDOLFO principe di Capua e di Benevento e marchese di Camerino; GIROLAMO cardinale nel 1554; PAOLO cavaliere gerosolimitano; ROMANO arcivescovo di Benevento. ARFIO Capo di Ferro emigrò in Malta nel 1498 dove è menzionato nei documenti depositati presso l’Archivio di Malta “magnifico Arfio de Capoferro e Nobile Arfio de Testaferrata”. Il casato ha dato grandissimo lustro all’Ordine di Malta. MARIANO Testaferrata si stabilì in Messina nel 1553 ed iscritto al suo patriziato, il quale ebbe tre figli GIACOMO e ANTONIO formarono le linee dei marchesi di San Vincenzo e di marchesi sul cognome; riconfermati nella iscrizione al patriziato di Messina nel il 17 settembre 1788 e 1792.

PIETRO dei baroni di Gomerino. ANTONIO “depositario” del Sant’Uffizio dell’Inquisizione in Malta nel 1578; GIOVAN DOMENICO protonotario apostolico, ed arcivescovo del Sant’Uffizio; SALVATORE maestro di sanità in Malta nel 1581; GIACOMO ufficiale di cavalleria dell’Ordine gerosolimitano in Malta nel 1588; GIUSEPPE giurato della Valletta e fondatore della Chiesa di santa Maria ad Nives; GIOVAN TOMMASO giurato di Malta, ambasciatore, sindaco e procuratore di Malta in Sicilia dal 1610 al 1630, edificò in Valletta la Cappella di San Trofino nella chiesa di Santa Maria di Gesù; GIACOMO dottore in legge, governatore (Capitano di Verga – detti così perché erano seguiti da un paggio con una verga con su le armi del Sovrano) dell’isola di Malta per conto del Gran Maestro Lascaris nel 1636, per le sue doti morali e di dottrina gli venne concesso, dall’imperatore di Germania Ferdinando III, il titolo di Cavaliere del Sacro Romano Impero trasmissibile ai suoi discendenti; PAOLO depositario del Sant’Uffizio nel 1697, segreto del Serenissimo Gran Maestro Perellos dal quale fu nominato barone di Gomerino, iscritto con la sua famiglia al Patriziato di Roma; FABRIZIO barone di Cicciano, patrizio Romano, governatore di Malta, segreto magistrale nel 1714; MARIO capitano di cavalli dell’armata dell’Ordine di Malta, capitano di guerra di Licata e dell’isola di Malta, ambasciatore in Sicilia e primo giurato della Valletta, ottenne il titolo di “Illustrissimo” per se ed i suoi eredi dal Gran Maestro Vilhena, nel 1715 ottenne la concessione del titolo di marchese di San Vincenzo ereditario per tutti i suoi discendenti; PIER GIACOMO appartenente al clero di Roma, commendatore dell’Ordine di Malta, legato ( governatore) in Ravenna, e di Ascoli nel 1730, ed aggregato alla nobiltà di Città di Castello; DANIELE, marchese di San Vincenzo, magistrato della “Grascia” di Malta, i suoi fratelli PANDOLFO, MARIO e PIETRO iscritti nella nobiltà di Messina; PANDOLFO, marchese di San Vincenzo, maggiore di cavalleria di Malta, quando l’isola passò sotto la giurisdizione britannica venne nominato colonnello dei veterani, il figlio SALVATORE ereditò le proprietà dello zio Giovan Battista Cassar Desain con l’obbligo di assumerne il cognome e lo stemma; MARIO, marchese di San Vincenzo, luogotenente delle milizie urbane di Malta, fu tra i firmatari del patto di non aggressione tra la Repubblica Francese e il governo dell’Isola di Malta nel 1798, ma per evitare poi un invasione dell’isola da parte delle truppe di Napoleone Bonaparte che non rispettò i patti, fu di nuovo tra gli inviati sulla fregata francese Orient a stipulare una capitolazione con i francesi, e dovette riparare poi in Inghilterra; GIUSEPPE GIACOMO patrizio di Messina, canonico di Malta, autore di opere letterarie pubblicate nel 1799; FILIPPO, marchese, luogotenente di cavalleria dell’Ordine di Malta, capitano nel Reggimento Nazionale, combatté per la difesa di Milazzo e di Capri nel 1808 contro i francesi; GIUSEPPE VINCENZO giurato di Malta 1809/18, Lord luogotenente del distretto di Malta cavaliere dell’Ordine dei SS. Michele e Giorgio, ottenne il distintivo di Sir; PIETRO PAOLO, barone, patrizio di Messina e di Malta, Lord luogotenente dell’isola di Gozo nel 1815; ETTORE, barone, cavaliere di devozione dell’Ordine di Malta nel 1852; rappresentati del casato nella prima metà del XX secolo: EMANUELE marchese, titolo riconfermato con D.M. del 1903, cavaliere del S.R.I., patrizio di Messina,; LORENZO ANTONIO Testaferrata Cassar Desain; PIETRO PAOLO tutti con i su menzionati titoli nobiliari.

Iscritta nel Libro d’oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Esistono ancor oggi monumenti eretti dalla famiglia in chiese delle seguenti città: Napoli, Pisa, isola di Malta.

Arma: d’argento al toro infuriato di rosso, al capo d’oro con l’aquila spiegata di nero e linguata di rosso.

TESTASECCA

Titoli: conte

Dimora: Caltanissetta, Roma

Motto: Contigit ex merito”

Famiglia di Caltanissetta a cui re Umberto I concesse, con R. D. “motu proprio” del 1893, il titolo di conte, con successione di primogenitura maschile ad IGNAZIO; VINCENZO conte nella prima metà del XX secolo.

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Arma: d’azzurro alla fascia d’oro in capo da un’aquila dello stesso, ed in punta di una testa e collo reciso di un levriere, sormontata da tre mezze lune, la centrale rovesciata, il tutto d’argento.

 

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