|
I casati del Sud
di
Ciro La Rosa La Rosa
AN-AZ
D’ANCORA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli,
Amalfi, Roma
Motto:
"Tenax Funditus"
Famiglia originaria
di Amalfi, LENZIO o ALBENZIO vivente nel 1396; venne detta anche
Ancoraria; passò definitivamente in Napoli nel XVII secolo; PAOLO
cavaliere di Malta; VESPASIANO arcivescovo teatino di Trani nel
1635; lo studioso Ricca ricorda che la famiglia godette nobiltà in
Amalfi, Barletta; con diploma dell’imperatore Giuseppe I d’Asburgo,
dato in Vienna il 10 marzo 1708, NICOLA venne nominato consigliere
imperiale, ed i suoi figli creati nobile del Sacro Romano Impero e
“cavalieri aurati” (Ordine del Cingolo Militare). PAOLO, nobile,
vivente nella prima metà del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
N.d.A.: si ringrazia il prof. Giuseppe Reale,
presidente dell'Associazione Culturale "Oltre il Chiostro" di
Napoli, per l'autorizzazione della ripresa fotografica nella chiesa
di Santa Maria La Nova.
Arma:
d’argento alla banda di rosso accostata da due ancore di ferro. |
|
D’ANDREA Titoli: marchesi di Pescopagano Dimora: Napoli, Roma Originari della Francia, regione della Provenza, stabilitisi a Napoli al seguito di Carlo I d’Angiò. GERARDO fu nominato castellano di Castel Capuana nel 1311 e Signore di Motola in Taranto. Nel 1401 PERRETTO conte di Troia e capitano di guerra - per conto del re Ladislao Durazzo d’Angiò - in Ungheria, Dalmazia e Croazia.
Il casato ottenne nel 1413 il feudo di Minervino e le terre di Ursara, Precina, Tresanto e Castelluccia.
GIOVANNI Cavaliere di Malta anno 1707; DIEGO iscritto nel 1801
nell’elenco del priorato di Capua dell’Ordine di Malta; SAVERIO
(† 1799) giurista e Regio Consigliere di Sua Maestà re Fedinando
IV di Napoli e Sicilia; il figlio GIOVAN FRANCESCO (1776-1841)
ministro delle finanze del Regno delle Due Sicilie nel 1821,
eccellente studioso di letteratura, tradusse il XV Libro della
"Storia" di Tacito, cavaliere del Sovrano Militare Ordine di
Malta e di altri ordini cavallereschi; entrambi sepolti nella
cappella della chiesa di San Domenico Maggiore.
Il
casato ha in juspatronato le cappelle nelle chiese di: San
Lorenzo Maggiore e di San Domenico Maggiore, mentre ha sepolture
nella chiesa di San Pietro a Maiella.
Il casato ha il titolo di marchese di Pescopagano. Ammesso nelle prove di nobiltà, per le Regie Guardie del Corpo nell’anno 1710. Aggregato alla nobiltà romana nell’anno 1816.
La famiglia possedette altri feudi tra cui: Panette, Panetelli in Terra di Lavoro, Sassano e Varallo nel Molise. Iscritto nell’elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro alla croce di Sant’Andrea d’oro, con al capo un giglio d’oro, nella punto un pugnale d’argento e manico d’oro. |
| ANDREOTTI Titoli: patrizi di Cosenza Dimora: Cosenza, Napoli Originaria di Cosenza, iscritta nel patriziato già nel XIII secolo; nobili anche in Benevento. Il casato è iscritto come cavaliere di giustizia nell’Ordine di Malta dall’anno 1796; decorato del titolo di marchese. Ottenne, negli anni, i titoli di principe di Montefalcone e di duca di Canzano, passati, poi, alla famiglia de Liguoro, acquisì poi, il casato, il titolo di patrizio di Cosenza. Iscritti nell’elenco Ufficiale Nobiliare Italiano nell’anno 1922. Arma: d’oro al leone impugnate una spada, affrontato da una torre merlata al naturale, al capo d’oro all’aquila imperiale | |
D’ANDRIA
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Dichiarata nobile
dall’imperatore Carlo V il 20 ottobre 152; riconfermato, in seguito, con
diploma di re Filippo IV dato in Madrid il 6 novembre 1663 sia il titolo
che l’arma gentilizia, in persona di PAOLO e ai suoi discendenti; NICOLA
capitano del “9° Reggimento Fanteria di Linea Puglia” ha partecipato
alla difesa del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese,
presente alla battaglia del Volturno nell’ottobre del 1860, capitola con
il reparto nel novembre dello stesso anno in Capua.
Iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla
banda di rosso accostata da sei rose di rosso, tre in capo e tre in
punta. |
|
ANDRUZZI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
|
ANFORA
Titoli:
patrizio di Sorrento,
duca di Licignano
Dimora:
Napoli
Famiglia di origine
Normanna, della quale si hanno notizie fondate dal XIII secolo, nobile
in Sorrento ed iscritta al seggio di Porta nel XIV secolo circa, ed
insignita del titolo di duca; NICOLÒ vescovo di Castellammare nel 1447;
trasferitasi a Napoli ed iscritta nel Registro delle Piazze Chiuse;
GIOVANNI RANIERO (†1474) milite di Ferrante I d'Aragona, sepolto nella
chiesa di San Lorenzo Maggiore in Napoli. Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1565. RINALDO regio consigliere della
Vicaria; ETTORE generale dei Teatini nel 1639; dichiarata ammissibile
nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” di S. M. il re del Regno
delle Due Sicilie; il casato fedele alla “Patria Napoletana” ed alle sue
istituzioni, FRANCESCO generale di brigata dell’Esercito delle Due
Sicilie maggiordomo di settimana di re Ferdinando II; RAFFAELE
brigadiere della “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo a Cavallo” nel
1860; FRANCESCO SAVERIO (1833-1871) proveniente dalla Scuola Militare
della Nunziatella, colonnello del genio, figlio di Raffaele duca di Licignano, fu uno dei più valorosi difensori di Gaeta assediata dalle
truppe piemontesi, egli sotto il fuoco nemico non mancò di animare i
soldati e di adoperarsi per le opere difensive, decorato con la Croce di
Diritto di San Giorgio, a solo ventisette anni fu tra i più giovani
ufficiali superiori, dopo la resa della piazza avvenuta il 14 febbraio
1861 rientrò in famiglia e riprese i suoi studi d’ingegneria, scrisse un
interessante lavoro, insieme al collega Gaetano Nagle, sulla sua
esperienza militare dal titolo “Difesa di Gaeta”, opuscolo che fu
molto apprezzato anche dagli ex avversari. Ai principi del XIX secolo la
famiglia si divise in due rami: di patrizi di Sorrento e duchi di
Licignano. Il titolo di duca di Licignano venne riconfermato con R. D.
del Regno d’Italia il 21 giugno 1891.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro alla fascia di
rosso, accompagnata in capo da due rose rosse, nella punta da nove punte
di lancia disposte cinque, tre, uno. |
|
ANFOSSI
Titoli:
marchese di Sant’Onofrio
Dimora:
Palermo
Famiglia nota
in Palermo dal XVIII secolo; GIOVANNI giudice delle Appellazioni
in Palermo nel 1726/7, corte pretoriana 1730/1, del tribunale
della Gran Corte del Regno anni 1754 e 1760, maestro razionale
del tribunale del Regio Patrimonio nel 1764; PIETRO ottenne
attestato di nobiltà dal Senato di Palermo il 3 dicembre 1796;
BARTOLOMEO acquistò da casa Del Castillo il titolo di marchese
di Sant’Onofrio con investitura del 29 gennaio 1782.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al sinistrochero uscente dalle nubi, al naturale,
accompagnato da una stella ed impugnante un tridente, il tutto
d’argento, sopra il mare fluttuante d’argento e d’azzurro. |
|
DE ANGELIS
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" | |
D’ANGELO Titoli: baroni, marchesi Dimora: Napoli, Palermo Originaria di Napoli. VITO acquistò il feudo di Bertolino e Mezzocatuso con l’investitura regia del 29 aprile 1652; OLIVA barone di Torreforte con privilegio del 31 agosto 1773; FRANCESCO nominato barone di Bertolino il 16 agosto 1776 e marchese di San Calogero con lettera patrimoniale del 5 ottobre 1782, ebbe poi la tramutazione del titolo in marchese di Bertolino con privilegio del 17 ottobre 1782.
ACHILLE 2° tenente dell’ “11° Battaglione Cacciatori” partecipò alla
campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due Sicilie, combatté
sul Volturno, capitolò a Capua il 2 novembre
Iscritti nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro alla fascia d’oro. accompagnata da due stelle dello stesso una in capo ed una in punta. | |
ANGELO
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" | | ANGELONI Titoli: Barone di Montemiglio e Varallo Dimora: Roccaraso, Napoli Già nota a Napoli nel XVI secolo, ottenne investiture feudali anche nel Molise nel XVIII. Dai Regi Cedolari del Molise risulta che LORENZO, in data 28 aprile 1772, ebbe in eredità dalla madre Agata Floriano l’intestazione del feudo di Montemiglio (Valle di Montemiglio) che rimase di proprietà della famiglia sino all’abolizione della feudalità. Ha dato vari cavalieri all’ordine di Malta. Inoltre, il casato, possedette il feudo di Varallo (Varavallo) con riconoscimento del titolo di barone di Montemiglio e Varallo nel 1881 solo per i maschi primogeniti. Iscritta nell’Albo d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: di rosso alla sbarra d’azzurro, orlata d’argento accompagnata dalla figura di un Serafino (angelo) posta in sbarra, in punta di una torre merlata alla guelfa sopra un ristretto di pianura erbosa il tutto d’oro. | |
ANGUISSOLA di San
Damiano
Titoli:
conte
Dimora:
Napoli
Famiglia di
gloriosi militari, nel ramo degli Anguissola di Napoli sono
rappresentati i discendenti del casato col predicato di San Giorgio
e di San Damiano staccatisi dalla storica famiglia di Piacenza nel
1300. Vennero nel Regno di Napoli, al seguito di Carlo di Borbone,
con il conte CESARE colonnello delle “Regie Guardie del Corpo”,
presente alla battaglia di Velletri per la conquista del Regno di
Napoli nel 1744, nominato governatore del Castello di Trani;
presenti con lui alla battaglia il conte GALEAZZO Anguissola di San
Polo, nominato poi governatore del castello di Barletta col grado di
generale brigadiere; il conte GAETANO Anguissola di Podenzano
generale di cavalleria; il conte ANTONIO Anguissola di Podenzano
generale delle Regie Guardie del Corpo; da quest'ultimo nacque il
conte FRANCESCO maresciallo di campo e comandante il Castel dell'Ovo
nel periodo della effimera Repubblica Partenopea, consigliere di
Stato ed intendente di Terra d'Otranto con re Gioacchino Murat. Il
conte Cesare ritornò a Piacenza lasciando a Napoli il figlio
terzogenito conte GIOVAN BATTISTA il quale fu cavallerizzo di campo
di re Carlo III, da cui il conte FERDINANDO (1774-1858) prestigioso
militare, vice ammiraglio della Marina delle Due Sicilie, partecipò
a tutte le campagne contro l'invasione francese in Italia, combattè
con le truppe inglesi all'assedio di Tolone, alla battaglia di Capo
Noli, alla presa di Malta, presente con la flotta di Nelson nel
contrastare la marina francese nel Mediterraneo, dal matrimonio con
Luisa de Langèle ebbe tre figli: CESARE, GIOVAN BATTISTA e AMILCARE,
un nipote CAMILLO (Napoli 1836-1896) guardia a cavallo delle Regie
Guardie del Corpo presente nei ruoli attivi del 1860
Nota storica di
Ciro La Rosa:
“dei tre figli
solo Amilcare non tenne fede al giuramento alla Patria legittima per
suoi interessi personali, macchia indelebile del casato, a cui
riscattarono con onore i fratelli Cesare e Giovan Battista:
CESARE
(Palermo
5 ottobre 1813
– Napoli
10 gennaio 1883)
colonnello comandante il “7° Reggimento Fanteria di Linea Napoli”, a
14 anni per voler del re fu nominato 2° tenente del “1° Granatieri
della Guardia Reale”, maggiore nel 1859, nominato colonnello il 1°
maggio 1860, assunse il comando del “7° Reggimento di fanteria di
Linea Napoli” di stanza nella cittadella di Messina dove partecipò
alla sua difesa fino alla capitolazione avvenuta nel marzo del 1861,
venuto a sapere del tradimento del fratello Amilcare, nel maggio del
1860, chiese insieme all’altro fratello Giovan Battista in una
lettera al generale Clary “di poter combattere come semplici soldati
potendo trovare in una morte onorata quella gloria che ci spetta e
dimostrare al Re la nostra fedeltà e cancellare in parte quella
macchia imperitura sul nostro casato che, incontaminato, il vecchio
padre mio mi lasciava in geloso retaggio”. Venne promosso generale
l’8 ottobre 1860,
dopo la resa si ritirò a vita privata.
GIOVAN
BATTISTA
(Palermo 30 marzo 1814-Napoli
26 agosto 1891)
maggiore del “4° Reggimento Fanteria di Linea Principessa”, a 18
anni ebbe la nomina ad alfiere per grazia sovrana, maggiore nel
marzo del 1860, dopo lo sfacelo in Calabria si recò sul Volturno
dove con i resti del reggimento condusse l’assalto di Castelmorrone
il 1° ottobre 1860,di rincalzo al “6° Reggimento Fanteria di Linea
Farnese”, ricevette la croce di grazia dell’Ordine di San Giorgio,
capitolò a Capua il 2 novembre dello stesso anno, anch’egli si
ritirò a vita privata.
AMILCARE
(Napoli
23 dicembre 1820
– Napoli
16 maggio 1901)
nel 1837 nominato guardiamarina, partecipò come tenente di vascello
alla campagna di Sicilia nel 1848 meritandosi la medaglia d’argento,
nel 1858 era capitano di fregata, nel luglio del 1860 era comandante
la fregata Veloce. Egli faceva parte di quegli ufficiali oramai
pronti alla diserzione e all’aperta collaborazione col nemico, i
piemontesi, quasi esclusivamente per ragioni di mero tornaconto ed
interesse personale non certo per patriottismo ed italianità,
infatti dopo aver svolto una missione invece di rientrare a Messina
fece rotta per Palermo con la bandiera bianca e offrendo la nave a
Persano, ma questi per non compromettersi lo invitò a consegnare al
nave a Garibaldi che la ribattezzò Tukory, e nominando l’Anguissola
capitano di vascello, il quale fece azioni di pirateria sequestrando
i vapori appartenenti alla Marina Napoletana: Elba, Duca di
Calabria; riuscì poi a farsi nominare ministro della Marina
Dittatoriale, scalzando Scrugli, ma venne destituito dall’ammiraglio
Persano per incompatibilità, nominato il 18 ottobre 1861
controammiraglio, la nomina mandò su tutte le furie Cavour, il quale
ribadì in una lettera al Persano tutto il disprezzo per
l’ufficialità traditrice napoletana; l’Anguissola venne messo a
“disposizione” e solo nel 1863 riammesso al servizio attivo. Nel
1868inviato in missione presso una stazione navale italiana in
America del Sud, mentre era di comando sul piroscafo Cavour col
quale doveva raggiungere la sua sede, il vascello si incagliò su di
una spiaggia, abbandonò la nave e inviò da terra richiesta di
soccorsi, la nave riuscì con le sue forze a disincagliarsi
raggiungendo il porto di Valparaiso senza il suo comandante, per la
figura fatta il ministro della marina Riboty fece in modo di
inserirlo nel personale da mandare in congedo, fu deputato al
Parlamento del Regno d’Italia, egli incarnò la figura del traditore
per lunghissimo tempo nell’opinione pubblica napoletana insieme al
generale Nunziante.”
Da questi tre
fratelli sono generati i tre rami napoletani della famiglia:
da Cesare:
MARIA ELEONORA, GUIDO, FRANCESCO e FILIPPO;
da Giovan
Battista:
FERDINANDO (1857) cavaliere di giustizia dell'Ordine Costantiniano,
GUGLIELMO (1870) commendatore dell'Ordine del Santo Sepolcro,
cavaliere di giustizia dell'Ordine Costantiniano, decorato della
Croce “Pro Ecclesia et Pontefice”, fu tra i fondatori ed
animatori del partito legittimista in Napoli nei primi anni del XX
secolo, da cui MARIA IMMACOLATA.
Da Amilcare:
FERDINANDO (1855) tenente colonnello di artiglieria del Regio
Esercito Italiano, da cui: LUIGI maggiore d'artiglieria, LUIGI MARIA
capitano dei carabinieri, LUCIO colonnello d'artiglieria, LUISA,
GINEVRA, ANNIBALE colonnello di fanteria mutilato della I Guerra
Mondiale.
Il casato
iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: nel
primo e nel quarto troncato cuneato d'argento e di rosso, nel
secondo e terzo d'azzurro alla biscia d'oro ondeggiante in palo. |
|
D’ANNA Titoli: marchese Dimora : Sicilia Nota a Marsala ed a Corleone nel XVII secolo; GASPARE con privilegio del 14 luglio e 29 ottobre dell’anno 1627 ebbe la concessione di fregiarsi del titolo onorifico di “Don”; CARLO proconservatore della città di Corleone nel 1702; BERNARDO nel 1759 venne iscritto nei seggi della nobiltà di Marsala; ROSARIO capitano di giustizia nel biennio 1797/8; GIUSEPPE ottenne il privilegio del titolo marchese il 12 dicembre 1812, a cui venne poi intestato il feudo di Canneto in data 23 gennaio 1813. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922 Arma : di verde al giglio d’oro, accompagnata da due rose d’oro | |
D’ANNA (2)
Titoli:
duca di Laviano, marchese di Rapone
Dimora:
Napoli
Il casato discenderebbe, secondo lo storico
Scipione Mazzella nel libro “Descrittione del
Regno di Napoli” edito nel 1601,
dalla “gens Annea”, trasferitasi nel napoletano, in
Ravello, quando Alarico prese Roma nel 410. Il cognome ha subito
varie trasformazioni nei secoli da Anneus, de Annis, de Anna e
infine nella forma attuale d’Anna.
LUCIUS Annaeus fu Vescovo di Montiacum (Magonza) nel 330; PIETRO
d’Anna è citato come consigliere del Papa Gregorio IV (827 -
844)
La famiglia fu fedele a casa d’Angiò sin dai tempi di
Carlo I
d’Angiò : ROBERTO fu tra i cavalieri, tra cui Pietro
de Laurentiis,
Marino
Agnese, Riccardo di Chiaromonte, Marino e Tommaso
Pignatelli, Vito di Lettere, che festeggiarono le seconde nozze
di Carlo I con Margherita di Borgogna ed in premio ottenne la
collazione dell’Ordine Militare del “Cingolo militare” detto
anche della “Milizia Aurata” nel 1272. Nella stessa epoca
LANCILLOTTO ottenne il privilegio della nomina ad “Alto Barone”
di Cantalupo con il castello e un Feudo nel contado di
Sanseverino. MATTEO giudice nel 1340. Il casato iscritto tra le
famiglie patrizie del Sedile di Portanova in Napoli. Alla fine
del XIV secolo alcune famiglie patrizie del citato sedile,
sostenitrici della Regina Margherita di Durazzo e del figlio
Ladislao d’Angiò Durazzo, futuro re di Napoli, opposti al
partito del pretendente al trono Luigi d’Angiò, fondarono
l’Ordine della Leonza, la cui insegna consisteva in una Leonessa
d’argento, del quale ordine i membri della famiglia d’Anna ne
furono cavalieri. ANGELO patrizio napoletano, camaldolese,
Vescovo della corte vescovile di Sommariva di Lodi, creato
Cardinale nel 1384 da Urbano VI è seppellito in Napoli nella
chiesa di Santa Maria di Portanova.
Un personaggio di gran valore della famiglia fu INNICO, detto
“il Monaco”, nipote del cardinale ANGELO, fu capitano di “cento
cavalli” di re Ladislao d’Angiò Durazzo (1386-1413) suo
ambasciatore plenipotenziario, firmò in nome del re di Napoli la
pace con Firenze il 31 dicembre 1410; “maggiordomo di corte”
della regina Giovanna II d’Angiò Durazzo. Dopo l’uccisione di
Sergianni Caracciolo
gli subentrò nella carica di “Gran
Siniscalco del Regno” per nomina della stessa regina, che
lo designò anche tra gli esecutori testamentari e custode
nominandolo tra i “sedici Baroni Governatori del Regno” tra cui
Raimondo Orsini Conte
di Nola, Baldassarre della
Ratta Conte di Caserta, Giorgio della Magna Conte di
Baccino,Ottino Caracciolo
Conte di Nicastro Gran Conestabile del Regno, affinché lo
conservassero, alla morte della regina, avvenuta nel 1435, per
poi consegnarlo al suo erede Renato d’Angiò. Quando Renato
giunse dalla Francia nel 1438 e divenne re di Napoli diede ai
d’Anna, quale ringraziamento, la facoltà di alzare i gigli di
Francia nelle armi, inquartandone lo stemma; egli è sepolto
nella chiesa di Santa Maria del Carmine in Napoli. Il casato si
diramò in varie città del Regno di Napoli, ottenne importanti
feudi e cariche ecclesiastiche. Distintasi tra le più importanti
di Barletta; BARTOLOMEO giustiziere in terra di Bari nel 1282.
La famiglia acquisì il titolo di duca di Laviano il 13 marzo
1716, e di duca di Castelgrandine il 21 luglio 1701, marchese di
Rapone il 30 settembre 1724. Per successione della famiglia
Falletti ottenne la proprietà della terra di San Gregorio Magno
nel 1794.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
inquartato 1° e 4° d’azzurro di tre gigli d’oro, tre bande di
rosso e d’argento, 2° e 3° troncato d’azzurro, montato d’oro e
due stelle dello stesso, tre bande rosso e d’argento.
| |
DE
ANNA
Titolo:
nobile
Dimora:
Turku
Finlandia
Motto:
"In Sapientia sapiens in Militia militans"
La
famiglia de Anna o d'Anna trova le proprie radici
genealogiche nel casato dei d’Anna di Napoli, dal quale a sua
volta deriva quello siciliano. Don GIUSEPPE fu doctor fisicus
a Palermo nella prima metà del XVII secolo. Figlio di costui è
CARLO GIUSEPPE, nato nel 1647 o 1648, da cui GIOVAN BATTISTA,
che nel 1686 sposa la nobile Elisabetta Alfano e Vicario. Da
loro nasce GIUSEPPE (1701-1772), sposato con la nobile Maddalena
Grifo, di professione gentiluomo da cui SALVATORE
(1730-1792), pure di professione gentiluomo, come da atto
di matrimonio con la nobile Giuseppa Amari, sepolto nella Cripta
dei Cappuccini di Palermo. Suo figlio fu MICHELE d'Anna
(1780-1845) che, profugo politico, si rifugia in Canneto nel
1806. A partire dal 1840 circa userà in Puglia il cognome
nell'attuale forma de Anna. Suo figlio CARLO
(1813-1903) si sposò con la nobile Rosa Ximenes, figlia di un
ufficiale dell'esercito spagnolo, e da loro nacque il Cavaliere
MICHELE (1845-1929), volontario garibaldino nella Terza
guerra di indipendenza e cittadino onorario della città di
Giovinazzo. Suo figlio è Cavaliere ufficiale CARLO
(1874-1943), notaio e commissario prefettizio di Giovinazzo.
Dalla sua unione con la possidente Lucia Pugliese di Putignano,
nasce il Cavaliere. dottor MICHELE (1912-1995),
volontario di guerra, dirigente superiore delle II.DD. (Imposte
Dirette) Dal suo matrimonio con Giuseppina Palombella, di antica
famiglia di possidenti di Giovinazzo, nasce LUIGI GIULIANO
de Anna (Giovinazzo 3.8.1946), professore ordinario di
lingua e cultura italiana presso l'università di Turku in
Finlandia, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare
Ordine di Malta. Dal suo matrimonio con Pauliina Haponen,
docente universitaria, nasce MIKAEL Rikhard Julius Arvid
de Anna (Turku 7.8.1985), attuali rappresentanti del casato.
N.d.A:
si ringrazia il professor Luigi Giuliano per le notizie preziose
sulla storia del casato e del consenso alla pubblicazione dello
stemma
Arma:
registrata e certificata (anno 2001) presso “l'Archivo
genealogico, nobiliario y armero del Cronista Rey de Armas”
del Regno di Spagna: “D'azzurro partito da una fascia di
rosso: nel 10 al giglio d'oro, nel 2o a
due rose al naturale poste in croce di S. Andrea” |
| ANSALDI Titoli: barone di Sant’Antonio, nobili dei Baroni di Sant’Antonio Dimora : Nicosia, Palermo. Di origine Lombarda, si crede che derivi dal casato degli Ansaldi di San Miniato, ma non si hanno fondatezze certe, si stabilì in Sicilia nel XIII secolo, dove venne iscritta nella Mastra Nobile di Nicosia. FILIPPO con privilegio acquisito del 17 agosto 1520 ebbe conferito il titolo di Cavaliere; lo stesso venne riconfermato per il figlio SIMONE con privilegio del 5 settembre 1564. SIMONE il 16 agosto 1730 venne investito del titolo di barone di Butti e Mangaliviti. DIEGO il 4 marzo 1761 ricevette attestato di nobiltà dal senato di Palermo; GIOVANNI con privilegio del 31 agosto 1761 venne nominato primo marchese di Spataro; il nipote GIOVANNI fu l’ultimo con tale investitura e con quella di barone di Sant’Antonio poiché i titoli passarono alla figlia GIUSEPPA BEATRICE in Bertini.
GREGORIO capitano del “9° Reggimento fanteria di Linea Puglia”,
partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie nel 1860, capitolò il
2 novembre a Capua. FERDINANDO in data 20 settembre 1902 ottenne il riconoscimento del titolo di barone e nobile di Sant’Antonio. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro al destrochero d’argento impugnante un giglio d’oro, la campagna d’argento con tre rose unite al fusto. | | ANSALONE o ANZALONE Titoli: baroni di Realcaccia Dimora: Catania Secondo il Mugnos la famiglia discende da LADISLAO Cavaliere normanno al servizio di Enrico VI; nota in Sicilia nel XIII secolo. Suoi discendenti furono FEDERICO che nel 1212 fu stratico di Messina; NATALE fu uno dei fautori della sollevazione del Vespro contro la presenza francese sull’isola nel 1282, da re Pietro d’Aragona venne eletto Maestro Giustiziere delle Valli di Castrogiovanni, Demina e Milazzo, nell’anno 1282; GIACOMO nominato capitano dell’esercito. PIETRO ottenne il castello di Cosimo e l’Ufficio di protonotaro del Regno di Sicilia. BONSIGNORE senatore in Messina nell’anno 1302, barone di vari feudi; la famiglia ottenne i diritti censuali del Regio Casato con privilegio del 6 marzo 1339 conservando tale prerogativa fino al XVI secolo. GIOVANNI barone di Cameni, Migaido, Ogliastro e Penineo con regia conferma del 26 settembre 1504; BONSIGNORE barone di Flumendisi; GIACOMO capitano generale della città di Patti; PIETRO cavaliere di Malta. ASCANIO barone di Montagna Reale di cui fu anche primo duca per concessione reale di re Filippo IV in data 20 gennaio e 4 giugno dell’anno 1642, nominato Maestro Razionale del Real Patrimonio, reggente del Real Consiglio d’Italia in Madrid ( organo di vigilanza amministrativa, fiscale e militare sui possedimenti spagnoli in Italia – il Viceregno - ), principe di Patti nel 1665, Vicario generale del Regno in Val Demone, presidente della Gran Corte in Sicilia, maestro Portolano del Regno, marchese di Sorrentino e conte di Tindaro, titoli che passarono al nipote ANTONIO di PIETRO con investitura dell’anno 1681. PAOLO principe di Roccapalomba con concessione del 1630 e capitano di giustizia in Palermo anni 1672/3. NICOLA con decreto Ministeriale del 10 giugno 1898 gli venne riconosciuto il titolo di barone di Reacalcaccia quale eredità della madre Anna Paternò Castello Iscritto nel Libro d’Oro della nobiltà Italiana. Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro a tre gemelle (barre) d’oro poste in banda | |
DELL'ANTOGLIETTA
Titoli:
nobile
Dimora:
Lecce
Si crede che il
casato sia d'origine francese, stabilitosi in Lecce nel XIV secolo;
ottenne possedimenti di numerosi feudi tra cui la terra di
Fragagnano fino all'abolizione della feudalità, ultimo intestatario
FRANCESCO MARIA nel 1780, il quale nel 1701 aveva ricevuto anche il
titolo di marchese sullo stesso feudo, titolo passato poi ad altra
famiglia.
Famiglia iscritta
nell'Elenco Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato:
nel primo d'azzurro al corvo di nero avente nel becco un anello
d'oro, accompagnato nell'angolo destro da un crescente d'argento
avente tra le corna una stella d'oro, nel secondo d'oro alla croce
di rosso caricata nell'estremità da quattro stelle d'argento e nel
centro una cometa d'oro accompagnata nel lato destro superiore da un
leone. |
|
ANTONELLI
Titoli:
patrizio
dell’Aquila
Dimora:
L’Aquila
Iscritta da tempo
remoto al patriziato dell’Aquila; ottennero il privilegio di battere
moneta nel 1496 da re Federico d’Aragona; ricevuta per “giustizia”
nell’Ordine di Malta; CLAUDIO, GREGORIO, SIMONE, GIOVANNI e
FERDINANDO patrizi di L’Aquila nel 1789; loro discendenti RAFFAELE,
ENRICO e GIOVANNI viventi nella prima metà del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fascia di rosso caricata da una stella d’argento,
accompagnata da altre tre stelle d’oro, due nel capo ed una in
punta. |
| DE ANTONELLIS Titoli: barone Dimora: Montefusco, Avellino Famiglia già nota nel XVI secolo in Avellino. SERAFINO con Regio Decreto del 22 dicembre 1857 ottenne il titolo di barone; riconfermato al figlio ALFONSO ed in seguito al discendente SERAFINO con Decreto Ministeriale in data 25 luglio 1927. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933, Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro all’aquila d’oro, afferrante una serpe verde accompagnata da due stelle d’oro. | | APRILE Titoli: barone di Gima e Soprana Dimora: Caltagirone, Noto, Modica Il Mugnos fa discendere la famiglia dalla Spagna e precisamente dalla città di Valenza col nome di “Avril” italianizzato in Aprile, passata in Sicilia con Federico II d’Aragona. CARLO capitano di giustizia e conservatore in Caltagirone anni 1635/37; VINCENZO barone di Gima e Soprana con investitura del 20 aprile 1727;
PASQUALE alfiere (sottotenente) dell’ “11 Reggimento Cacciatori”
partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie nel 1860, presente
alla battaglia del Volturno il 1 ottobre, capitolò a Capua il 2 novembre; titolo ancora in possesso di VINCENZO negli anni ‘20 del XX secolo. Iscritta Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma : d’argento alla fascia di rosso, accompagnata da tre rose dello stesso | |
DELL’AQUILA Titoli: baroni di Ginestra della Montagna, Patrizi di Benevento Dimora: Benevento Di origine Normanna, le prime memorie certe risalgono a RICCARDO I, feudatario in Terra di Lavoro, intorno al 1090. Il casato accrebbe la sua potenza con l’avvento degli Svevi; possedette numerosi feudi tra cui Carinola, Traetto, Itri, Riardo, Avellino, Calvi, Montesantangelo, Fondi. RICCARDO II, conte di Fondi, fu un potente feudatario nel XII secolo, RICCARDO III grand’Ammiraglio dei re Guglielmo I il Malo, e Guglielmo, II il Buono; RUGGERO e RICCARDO IV valorosi capitani dell’imperatore Federico II. PIETRO cardinale di Santa Romana Chiesa nel 1294. Il ramo primogenito di Fondi si estinse nel 1327 con GIOVANNA che sposò Loffredo della casa dei Caetani il quale aggiunse il cognome al proprio. Nobili in Benevento sin dal 1268. Dichiarata ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due Sicilie dalla Commissione per i titoli di nobiltà nell’anno 1855 per le “prove di antica nobiltà”. Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma: d’azzurro all’aquila spiegata d’argento e coronata d’oro. |
|
ARDITI
Titoli:
marchese di Castelvetere
Dimora:
Presicce, Napoli
Originaria
della Lombardia dal nome Conti, si trapiantò a Napoli con gli
ostaggi lombardi presi dall’imperatore Federico II, e cambiò il
cognome in Arditi; nel 1444 ottennero il feudo di Valentino in
Principato Ultra; GIUSEPPE LEONARDO “regio squadriere” al tempo
degli aragonesi, TROILO, nominato da re Federico, cavaliere
dell’Ermellino; GERONIMO nominato cavaliere aurato (dell’Ordine
del Cingolo Militare) e gli fu conferita l’arma gentilizia in
data 8 marzo 1554 dall’imperator Carlo V; Il casato decorato del
titolo di marchese in data 20 settembre 1682, che con privilegio
del 5 luglio 1797 venne incardinato sul feudo di Castelvetere.
Il titolo venne poi riconosciuto in persona di GIUSEPPE con
Regio Rescritto del 3 agosto 1855 e nel 1895 al nipote FRANCESCO
ed ai suoi eredi.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fenice sulla sua immortalità, fissante un sole a
destra il tutto d’oro. |
|
ARDIZZONE Titoli: nobili di Sicilia Dimora : Catania, Siracusa Di origine genovese, nobili in Messina, Palermo, Catania, Siracusa. Messer NICOLA giudice della Gran Corte del Regno, iscritto alla mastra nobile di Catania; GIUSEPPE e MICHELE, cugini, dottori in legge iscritti nella mastra nobile di Siracusa il 30 ottobre 1755; ONOFRIO giudice della Gran Corte ed avvocato fiscale del Regio Tribunale del Patrimonio, uditore generale delle “Genti di Guerra” ( tribunale militare) anni 1786/89; ANTONINO presidente del Concistoro, ottenne il titolo di marchese il 24 aprile 1788. Iscritti nell’ Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma : d’azzurro, al castello, leoni e corona d’oro, alla torre in punta di rosso, alle porte in nero | |
ARONE
Titoli:
barone di Valentino, nobile dei signori di
Bertolino
Dimora:
Palermo, Sciacca
Originaria di
Milano, passata in Sicilia e stabilitasi in Sciacca nel XVII
secolo; DOMENICO ottenne il titolo di barone di Valentino in
data 20 gennaio 1656; FRANCESCO ottenne il feudo di Bertolino il
1 luglio 1729; GIOVAN BATTISTA ottenne il titolo di barone di
Bonfiglio il 17 aprile 1757; il titolo di barone di Valentino
riconosciuto con R. D. del 29 gennaio 1903 e con RR. LL. PP. del
24 maggio in persona di FRANCESCO, e il titolo di nobile dei
signori di Bertolino a GIUSEPPE.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro al braccio vestito d’oro, impugnante una verga di
nero, un monte di verde nel cantone destro, da cui scaturisce un
ruscello d’argento. |
| ARTALE Titoli : Marchesi di Collalto, Baroni di Colla Soprana, Sottana, Cannata Dimora: Palermo Di origine francese, venuta in Sicilia con TRISTANO de ARTAL, il quale ottenne nel 1396 la cestellania del palazzo reale di Palermo, nel 1399 quella del castello della Cuba. FILADELFIO, dottore in legge, giudice Pretoriano di Palermo, giudice del Concistoro della Gran Corte , reggente consultore della suprema Giunta di Sicilia ottenne con privilegio del 2 gennaio e dell’8 giugno 1779 il titolo di marchese, il 14 giugno 1780 la baronia di Colla Soprana, Sottana e Cannata. GIUSEPPE di FILADELFIO, dottore in legge, cavaliere dell’Ordine di Malta, giudice ed avvocato fiscale del Tribunale della Gran Corte, presidente del Concistoro ebbe il titolo di marchese di Colla Soprana, Sottana e Cannata il 22 giugno 1784. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922 Arma: di rosso al leone d’oro, tenente con le zampe anteriori un martello di nero | | ASCENSO Titoli: barone di Mazzarrà, marchese di San Martino e Roccella Dimora: Trapani, Agrigento, Palermo. Il Mugnos fa risalire il casato alla Francia poi passato in Spagna; di qui GIOVANNI, cavaliere catalano, nel 1283 si recò in Sicilia quale cameriere dell’infante Federico. MATTEO eletto barone e “famigliare” di re Federico II nel 1340. FRANCESCO con privilegio del 7 dicembre 1527 e del 19 agosto 1528 venne inserito nei domestici e “famigliari” di Carlo V e creato cavaliere regio, barone di Favarolo e autorizzato ad aggiungere alle proprie armi l’aquila imperiale. PIETRO il 20 febbraio 1697 ottenne il titolo di barone di Santa Rosalia; ERASMO con privilegio del 7 febbraio e del 9 marzo 1795 investito del titolo di barone di Camemi, Cammello e Plana. PIETRO venne nominato duca di Santa Rosalia il 26 marzo 1812, fu senatore in Palermo anni 1793/95, cavaliere di giustizia dell’Ordine di Malta, principe di Alcara per eredità materna, per matrimonio con Alessandra Spatafora Colonna acquisì il titolo di principe di Maletto, di Venetico, marchese di San Martino e Roccella, barone di Mazzarrà; titoli passati al nipote DOMENICO generale dell’Esercito Italiano anno 1876. Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma : trinciato 1° d’oro 2° aquila bicipite spiegata di nero, tre bande in oro caricate di 6 palme di verde a 3,2,1 | | ASCIONE Titoli: barone, nobili Dimora: Napoli Originaria di Napoli noti già nel XV secolo, il casato ha dato vari personaggi alla magistratura ed all’Ordine Costantiniano dal 1782 in poi; GUGLIELMO, professore batteriologo, capitano medico del Regio Esercito Italiano, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, barone con riconoscimento del 18 giugno 1926. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933; iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma : d’azzurro alla fascia d’argento, sostenente un uccello ascione al naturale. | | ASMUNDO Titoli: marchese, principe di Gisira, nobile dei principi, barone di San Dimitri, conti Dimora: Sciaccca, Catania Riferisce il Mugnos che sia originaria di Pisa, discendente da SISMONDO, capitano tedesco, al servizio di Carlo Magno. Un ramo della famiglia si stabilì in Sicilia con ADAMOTTO, maggiore scudiero del conte Ruggiero il Normanno, da questi ottenne la castellania di Jace nel 1089. Il casato ebbe nell’anno 1173 il feudo di Baldirone in Agrigento. Nel XIII secolo il feudo di Taormina e Mazzara. ADAMO, signore di Callura, avvocato fiscale del tribunale Regio del Patrimonio nell’anno 1416. NICOLO’ ANTONIO nominato regio cavaliere con privilegio del 20 aprile 1446, barone di Targia in data 22 febbraio 1453; GIROLAMO marchese di San Giuliano il 4 marzo 1669; MICHELE primo barone di Gisira il 6 agosto 1730, tramutato in principe con privilegio del 15 luglio 1763. Titoli in possesso del casato all’abolizione della feudalità. La linea di Gisira: principi con riconoscimento del 22 giugno 1907; linea cadetta: cavaliere e nobile dei principi con decreto ministeriale del 25 aprile 1911; linea dei conti con regio decreto del 3 aprile 1900; linea dei baroni di San Dimitri decreto del 1919.
Appartiene a
questa famiglia la nobildonna MARIANNA che sposò il nobiluomo
napoletano don FERDINANDO De Roberto, Ufficiale di Stato maggiore
dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie, madre di FEDERICO
(1861-1927).
FEDERICO De Roberto,
giornalista,critico letterario e romanziere che, con Verga e
Capuana, forma la triade dei grandi veristi siciliani. Autore, tra
l’altro, de “I
Vicerè”(1894), celebre romanzo che appartiene al ciclo narrativo
degli Uzeda (facente parte della trilogia con “l’Illusione” del 1891
e dell’incompiuto “L’Imperio” uscito postumo) e si inscrive di
diritto nel contesto letterario verismo-naturalismo-psicologismo di
fine ‘800-inizio ’900;
“I Vicerè fu
censurato e screditato per un secolo in quanto inaccettabile per la
sua condanna del clericalismo e dell’opportunismo politico dei
potenti. Lo scarso successo editoriale fece dire al suo autore:
Sognavo di raggranellare una sommetta per riscattare gli stocks
invenduti per darli fuoco...” ( nota
critica di M. Borgomaneri) Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922 Arma: d’oro a tre fasce in oro, sormontato da un capo d’oro caricato di un leone leopardito dello stesso. |
| ASTUTO Titoli: barone, nobile dei duchi di Lucchese Dimora: Noto, Roma Le prime memorie risalgono al XVII secolo in Noto. SEBASTIANO barone di Meti e Santa Domenica con privilegio del 6 luglio 1649; FELICE barone di Camilla con privilegio del 25 maggio 1762, barone di Fargione il 20 settembre 1768; ANTONINO patrizio di Noto dal 1799 al 1801, barone di Fargione, signore di Menzagni e Pagano con investitura del 24 marzo 1790 e del 1791 e 1798; ANDREA ottenne la carica di capitano di Noto dal 1812 al 1814. Con decreto ministeriale del 4 ottobre 1909 il casato venne riconosciuto nobile dei duchi di Lucchese. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922 Arma: d’argento alla biscia di nero in fascia accompagnata da tre stelle in capo d’azzurro, ed in punta di tre fiamme rosse. | |
ATENASIO
Titoli:
barone
di Montededero
Dimora:
Palermo
Venuta in Sicilia
da Taranto, nobile in Messina e Taormina come Atenasio ed Atanasio;
GIOVAN BATTISTA giudice della corte Pretoriana di Palermo 1756/7,
del tribunale del Concistoro 1767/), uditore generale delle genti di
guerra nel 1784 (Tribunale Militare), maestro razionale giurisperito
del Tribunale del Regio Patrimonio nel 1787; FRANCESCO PAOLO seniore,
primo barone di Montededero, quale marito di Giovanna Battifora;
titolo in seguito riconosciuto con RR. LL. PP. (Regie Lettere
Patenti) del 15 ottobre 1904 in persona di FRANCESCO PAOLO juniore
ed un successione primogenita maschile.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla fenice di nero, posta sopra la sua immortalità di
rosso, guardante il sole figurato d’oro nel cantone sinistro. |
|
ATENOLFI
Titoli:
marchese di Castelnuovo
Dimora:
Cava dei Tirreni, Napoli
Antica famiglia
di Cava nota dal XV secolo; decorata il 16 dicembre 1724 del
titolo di marchese di Castrelnuovo in persona di NICOLA.
Possedettero le baronie di Massanova, e di Acropoli;di seguito
FULVIO, FLAMINIO marchese di Castelnuovo, PASQUALE ultimo
intestatario del feudo; FULVIO con Regio Rescritto del 15
febbraio 1841 ottenne il riconoscimento del titolo.
PASQUALE
(1826-1908) marchese di Castelnuovo, senatore del Regno,
presidente della Croce Rossa Napoletana, presidente del Comitato
di Soccorso del terremoto di Casamicciola, presidente della
Società Risanamento di Napoli, socio dell'Accademia dei
Georgofili nel 1864, grand'Ufficiale dell'Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro, commendatore dell'Ordine della Corona
d'Italia.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento al cuore sormontato da due stelle, il tutto di rosso. |
|
Sen. Pasquale Atenolfi. A.S.Senato |
|
ATTOLINI
Titoli:
patrizio di Bari
Dimora:
Bari, Modugno, Napoli
Famiglia
originaria di Modugno, passata in Bari alla fine del XVI secolo,
ed aggregata al suo patriziato nel 1789, nel 1805 ascritta al
Registro delle Piazze Chiuse del Regno in persona di STEFANO; il
casato ebbe il possesso della baronia di Licignano.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro, linguato di rosso, ed accompagnato nel
cantone sinistro del capo da un’aquila di nero. |
|
AVATI
e
AVATI
di Pago
Titoli:
marchese; nobile dei marchesi, duca di San
Pietro, marchese col predicato di Pago
Dimora:
Napoli, Bari
Motto:
“Per aspera ad astra”
Famiglia
originari della Spagna, trapiantatasi nel Regno di Napoli nel
XVI secolo con FRANCESCO quale Maestro di Campo dell’Esercito
dell’imperatore Carlo V, cavaliere dell’Ordine di San Giacomo
della Spada; GIOVAN TOMMASO ebbe da re Filippo II nel 1595 il
titolo trasmissibile di marchese “ in vista dell’antica
nobiltà della famiglia, e l’inviolata fedeltà”.
Il titolo venne
annotato nel Cedolario di Terra di Lavoro in data 8 ottobre 1798
in persona di VINCENZO, ed in seguito in persona di DOMENICO in
data 12 luglio 1853; ricevuta nel S. M. O. di Malta nel 1612 (Archivio
di Stato di Napoli volume XXVI, Priorato di Capua) e nel
1624 in persona di GIUSEPPE come cavaliere di ”giustizia”. Un
ramo del casato ottenne nel 1717 l’aggregazione alla nobiltà
napoletana Fuori Piazza ed aggregato al Patriziato di Bari nel
1791 ed iscritto al Registro delle Piazze Chiuse nel 1805; con
D. M. del 17 ottobre 1912 vennero riconosciuti in persona di
DOMENICO per maritali nomine, dal matrimonio avvenuto
nell’anno 1885 con la nobile Maria dei conti De La Tour, i
seguenti titoli: nobile dei marchesi, duca di San Pietro,
marchese col predicato di Pago, trasmissibili ai maschi
primogeniti.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al monte roccioso di tre cime uscenti dal lato destro
dello scudo, sinistrato da un leone rampante sullo stesso, il
tutto d’oro sormontato da una stella d’argento. |
| AVERNA Titoli: barone di Centineo Dimora: Sicilia Sostiene lo Spreti che, il casato, sia la diramazione della famiglia Avarna, la quale vanterebbe come capostipite GOFFREDO, uno dei dodici figli di TANCREDI d’Altavilla, fratello di Ruggero il Normanno di Sicilia. Nel XIII secolo tornati dall’esilio in Germania, quali prigionieri dopo la lotta che vide soccombere i Normanni di Tancredi contro gli Svevi di Enrico IV, si stabilirono in Messina nel 1251, dove un ramo fu detto Varna poi Avarna ed un altro Averna. CESARE il 3 febbraio 1776 ottenne l’investitura di barone di Centineo. Iscritto nell’elenco Ufficiale Nobiliare italiano anno 1922. Arma: d’oro alla banda d’azzurro | | AVITABILE Titoli: nobili napoletani Dimora: Napoli Il primo del casato a cui si fa riferimento è MASELLO, condottiero napoletano, il quale ricevette dalla regina Giovanna II d’Angiò Durazzo il diploma di “famigliare” di casa reale nel XV secolo. GIACOMO nel settembre del 1749 ottenne da re Carlo di Borbone il titolo di marchese. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. Arma : d’azzurro al monte di verde, di un palmizio al naturale di due leoni d’oro controrampanti. | |
D'AYALA e
D'AYALA VALVA
Titoli:
conte,
conte di Recalmuto, nobile dei conti, duca di Valverde, marchese di
Valva, nobile dei marchesi di Valva, nobile di Taranto, trattamento
di donna e don.
Dimora:
Napoli, Roma,
Taranto
Famiglia
originaria della Spagna, passò nel Regno di Napoli nel XVI secolo,
ricevuta per giustizia nell'Ordine Costantiniano in persona di
GIUSEPPE (1834). Nel casato si estinse la nobile famiglia dei Valva
poiché l'ultima intestataria Gaetana sposò un d'Ayala ed il titolo
venne ereditato dal di lei figlio FRANCESCO SAVERIO d'Ayala, che
ebbe riconosciuto il solo titolo di marchese e l'aggiunta del
cognome Valva con Regio Rescritto del 1 maggio 1831, che così fu
portato anche dal suo erede GIUSEPPE (†1858) suo figlio FRANCESCO
(1846), nobile di Taranto, cavaliere d'Onore e devozione dell'Ordine
di Malta con Bolla dell'8 aprile 1900, dimostrò alla Consulta
Araldica del Regno d'Italia il suo diritto al predicato di Valva e
del titolo di marchese di Valva, riconosciutogli con D. M. dell'8
giugno 1896 ed iscritto nel Libro d'oro della Nobiltà Italiana.
Il casato venne
riconosciuto di “nobiltà generosa” dalla Commissione del Titoli di
Nobiltà del Regno delle Due Sicilie nel 1837 in persona di MATTEO (Archivio
di Stato di Napoli, Verbali Regia Commissione volume I, folio 107).
Figlio di
Francesco (1846) titolato di marchese di Valva e nobili di
Taranto: GIUSEPPE (1871) ammiraglio della Regia Marina, fratello
PIETRO conte, “motu proprio” del 13 febbraio 1902, senatore
del Regno, commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro,
grand'ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia .
Conte di
Recalmuto, nobile di Taranto (R.D. Motu proprio del
4 marzo 1900 e Regie LL.PP. Del
19 aprile 1900)
FRANCESCO di Matteo (Napoli 1854) balì e Gran Priore di Napoli e
Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, a cui successe il
fratello ANTONIO (1857) conte di Recalmuto riconosciuto con D. C. G.
del 22 settembre 1932, figli: DIEGO (1900) missionario in Cina,
PLACIDO (1901), FERDINANDO (1905), LUCIA (1902), CATERINA (1910),
figli di Placido: MARIA ANTONIA (1932)
Nobile di Taranto
e nobile dei marchesi di Valva: FRANCESCO di Achille (Palermo 1854) figli: ACHILLE
(1892-1927) ufficiale d'artiglieria, medaglia di bronzo al valor
militare I Guerra Mondiale, ANNA (1891), LUIGI (1894), LIVIO (1897),
GIUSEPPE (1901), VINCENZO (1905; di Achille FRANCESCO (1924), di
Giuseppe FRANCESCO (1927)
FRANCESCO SAVERIO
(1821) con Regio Decreto del 21 agosto 1872 ottenne la concessione,
per refuta della madre donna Agata Gravina principessa Partanna, il
titolo di duca di Valverde, di seguito ai suoi eredi veniva concesso
con R.D. del 4 aprile 1929 e RR. LL. PP. del 16 maggio i titoli di
duca di Valverde, nobile dei marchesi di Valva, nobile di Taranto e
trattamento di Don e Donna: FRANCESCO SAVERIO (1867) cavaliere
d'Onore e Devozione dell'Ordine di Malta, commendatore dell'Ordine
della Corona d'Italia, da cui GIOVANNI (1909).
ROBERTO (1846) di
Francesco, venne concesso il titolo di conte, nobile di Taranto,
nobile dei marchesi di Valva con R.D. “motu proprio”
27 maggio 1900 e RR. LL. PP. Del
3 febbraio 1901,
figli: TERESA (1875), ARTURO (1879)
Iscritto nel
Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, iscritto nell'Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922/33.
Arma:
partito: nel primo d'argento a due lupi di nero passanti uno
sull'altro con la bordura di otto decusse d'oro (d'Ayala), nel
secondo d'argento alla fascia di rosso accompagnata da nove uccelli
di nero, cinque in capo quello di mezzo coronato d'oro, quattro in
punta rivoltati (Valva)
alias:
partito: nel primo d'argento a due lupi di nero passanti uno
sull'altro, sormontati da un lambello di rosso (per spezzatura),
con la bordura di otto decusse d'oro (d'Ayala), nel secondo
d'argento alla fascia di rosso accompagnata da nove uccelli di nero,
cinque in capo quello di mezzo coronato d'oro, quattro in punta
rivoltati (Valva). |
|
Sen. Pietro D'Ayala Valva. A.S. Senato |
|
D'AYALA y
GODOY
Titoli:
conte, nobile
Dimora:
Napoli,
Milano, Padova
Originaria della
Spagna dalla stessa radice dei d'Ayala Valva. Si stabilì nel
Meridione d'Italia ai principi del XVIII secolo. MARIANO (Messina
14 giugno 1807 – Napoli
26 marzo 1877)
generale, scrittore di storie militari, a cui è stata dedicata in
Napoli una strada. Incominciò la sua carriera militare come allievo
della Scuola Militare della Nunziatella, nominato alfiere nel 1828,
insegnò presso la stessa Nunziatella, ma ne venne allontanato per le
sue idee liberali nel 1843, venne poi arrestato nel 1844 e nel 1847,
fece parte del governo costituzionale nel 1848, quando il governo
venne sciolto si rifugiò in Toscana e poi in Piemonte dal 1852 al
1860 ritornando a Napoli ed assumendo il comando della Guardia
Nazionale, nominato senatore del Regno il 15 maggio 1876; tra le su
opere “Memorie storico-militari dal 1734 al
1815”, “Le vite
dei più celebri capitani e soldati Napoletani dalla giornata di
Bitonto fino a' giorni nostri 1843”, “Napoli Militare 1847”, “I
piemontesi in Crimea”.
Con R. D. di
Concessione del 29 luglio 1927, RR. LL. PP. dell'8 dicembre dello
stesso anno veniva concesso a CARLO (1864-1932) il titolo di conte
trasmissibile alla figlia MARIA LUCIA (1890), il figlio MARIANO
(1895), ufficiale di cavalleria, decorato al valor militare morto in
guerra il
2 febbraio 1918. Fratello di Carlo vivente nella prima metà del
XX secolo EMILIO (1870).
Iscritto
nell'Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1933.
Arma:
d'argento a due
lupi di nero linguati di rosso passanti l'uno sull'altro, con la
bordura di rosso carica di otto decusse d'oro. |
|
AZZIA
Titoli:
marchese
Dimora:
Capua
Non si
conoscono bene le origini della famiglia, alcuni credono che
discenda dalla gens romana degli Actia, altri sostengono che sia un
ramo della casa d’Este, o dei Beccadelli. Certa è la su la sua
comparsa in Capua nel XIII secolo; un ramo si trasferì in Napoli nel
XVI secolo ed iscritto al seggio di Nido, ottenendo il grandato di
Spagna estinguendosi nella famiglia Albertini nella quale confluì il
titolo di marchese della Terza e conte di Noja, posseduti a sua
volta dalla famiglia Perez Navarrete. Il casato inserito nell’Ordine
di Malta dal 1456.
RAONE
siniscalco di re Federico II di Svevia nel 1243; GIACOMO familiare
dei re Carlo I e Carlo II d’Angiò; SIMONETTO creato barone da re
Roberto d’Angiò; RAONE vicario in Basilicata, ambasciatore in
Francia per conto di re Roberto d’Angiò; NICOLÒ familiare della
regina Giovanna II d’Angiò Durazzo; ALFONSO generale dell’esercito
di re Alfonso I d’Aragona; ANTONIO cavaliere e familiare di re
Alfonso I d’Aragona; GIOVANNI e PERROTTO strenui combattenti contro
i turchi, valorosi combattenti nella “guerra d’Otranto” nel 1481;
GIACOMO ANTONIO gran maestro dell’Ordine di Malta e dell’Ordine di
San Lazzaro nel 1499; ALFONSO stesse cariche dal 1525 al 1563; MUZIO
stesse cariche nel 1564; ANTONIO conte di Noja, marchese della
Terza, grande di Spagna, capitano d’arme combattè per Carlo V contro
i Veneziani; CESARE capitano di cavalli, governatore di Civitella
del Tronto nel 1557; SILVIO valoroso capitano d’arme in Capua nel
1582; CESARE capitano d’arme combattente nelle Fiandre nel 1594;
GIOVAN BATTISTA marchese della Terza, socio dell’Accademia dei
“Sereni”; CARLO maestro di campo, cavaliere dell’Ordine di San
Giacomo e consigliere del Consiglio Collaterale durante la rivolta
di Masaniello, governatore dell’isola d’Ischia; rappresentate del
casato nella prima metà del XX secolo il marchese ALESSANDRO vivente
in Capua.
Esistono
monumenti del casato nella chiesa di San Domenico in Capua.
Arma:
di nero
alla banda merlata d’argento. |
| |
Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino - il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2008: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino. Sito derattizzato e debossizzato |