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I casati del Sud
di
Ciro La Rosa La Rosa
CE-CO
CEDRONIO
Titoli:
marchese
di Rocca d’Evandro, nobile dei marchesi
Dimora:
Napoli,
Rocca d’Evandro
Originaria di Roma,
si stabilì nel Regno di Napoli con PROSPERO, siniscalco della regina
Giovanna I d’Angiò, creato conte di Castelnuovo e Palombara;
ALESSANDRO “familiare” di re Ladislao d’Angiò Durazzo; LUIGI
castellano di Castel Nuovo di Napoli nel 1429; il casato nobile in
Napoli fuori seggio, ricevuto per “giustizia” nell’Ordine di Malta
dal 1712, decorata del titolo di marchese sul feudo di Rocca
d’Evandro dal 1677. FRANCESCO marchese, GUGLIELMO nobile dei
marchesi, viventi nella prima metà del XX secolo.
Arma:
d’argento al cedro di verde sradicato e fruttato di tre pezzi d’oro. |
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CELENTANO
Titoli:
marchese
Dimora:
Foggia
Iscritta al patriziato di Terra di Lavoro dal XVI secolo; il 7
luglio 1797 ottenne il titolo di marchese da re Ferdinando IV di
Borbone in persona di GIUSEPPE LIBORIO, concessione poi passata al
fratello FRANCESCO PAOLO e registrata il 27 settembre 1797 al
Cedolario di Terra di Lavoro al foglio 2934; MICHELANGELO alfiere
(sottotenente) del “4° Reggimento Fanteria di linea Principessa” ha
partecipato alla campagna del 1860 per la difesa del Regno delle Due
Sicilie dall’invasione piemontese nelle formazioni di guerriglia ad
Itri, capitolando col suo reparto a Capua nel novembre del 1860.
Iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922
Arma:
d’azzurro alla fascia rossa orlata d’oro caricata di tre gigli del
medesimo, in capo un lambello di rosso.
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CELESIA
Titoli:
nobile
dei marchesi
Dimora:
Palermo
Antica e nobile
famiglia genovese, passata in Sicilia nella seconda metà del XVII
secolo con LORENZO, tesoriere della Crociata,maestro marammiere del
Senato di Palermo, acquistò l’ufficio di nobile mastro notaro per se
e la sua discendenza; LORENZO con privilegio del 26 maggio 1733
ottenne il titolo di marchese; GAETANO investito dello stesso titolo
con privilegio del 11 luglio 1744, NICCOLÒ abate di San Martino
delle Scale col nome di Michelangelo; LORENZO, marchese, governatore
magazziniere dell’olio del Senato di Palermo, deputato
all’illuminazione della città; GAETANO sesto marchese, vivente nel
1900; PIETRO GEREMIA monaco Cassinese, col nome di Michelangelo,
abate di Montecassino, procuratore generale dell’Ordine Cassinese in
Roma, vescovo di Patti, arcivescovo di Palermo, cardinale col titolo
di San Marco; GAETANO, nobile dei marchesi, capitano della milizia
territoriale del Regio Esercito, cameriere segreto di cappa e spada
dei pontefici Leone XIII e Pio X, commendatore dell’Ordine
Gerosolimitano del Santo Sepolcro.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al ciliegio sradicato al naturale, sinistrato da un leone d’oro,
coronato dello stesso, accompagnato da cinque stelle d’argento. |
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CELESTE o
CELESTRI
Titoli:
marchese
di Santa Croce, signore di Santa Croce
Dimora:
Noto,
Palermo, Licata
Si crede sia di
origine francese, venuta in Sicilia con PIETRO, milite regio, con re
Martino; PIETRO barone di Santa Croce nel 1450, castellano di Noto,
stratigoto (giudice criminale) di Messina nel 1458; GIOVAN BATTISTA
maestro razionale del tribunale del Regio Patrimonio nel 1594,
protonotaro del Regno, vicario generale di Val di Noto, reggente del
Consiglio d’Italia, presidente del tribunale del Regio Patrimonio
con privilegio del 21 marzo 1600 ottenne la concessione del titolo
di marchese di Santa Croce; PIETRO barone di Alia nel 1600,
cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, deputato del Regno,
conservatore del Regio Patrimonio e pretore di Palermo nel 1611/2;
BIAGIO con privilegio del 30 dicembre 1570 ottenne il titolo di
“regio cavaliere”; CAMILLO di Cameni e Caminello nel 1636; ANTONINO
capitano di giustizia in Licata 1695/6; TOMMASO marchese di Santa
Croce e barone di Alia per investitura del 1 agosto 1775, capitano
di giustizia in Palermo 1780/2, pretore 1784/5; GIOVAN BATTISTA
ultimo investito del titolo di marchese di Santa Croce e barone di
Alia con investitura del 12 novembre 1798; GIOVAN BATTISTA capitano
di giustizia di Licata 1792/3; CALOGERO senatore detta città 1812/3.
Riconosciuta nobile dalla Regia Commissione per i Titoli di Nobiltà
con deliberazione del 1 marzo 1850.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla mezzaluna d’oro. |
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CENTOMANI
Titoli:
marchese
di Macchiagodena
Dimora:
Napoli
NICOLA ottenne la
concessione del titolo di marchese sulla terra di Macchiagodena l’8
settembre 1780; l’intestazione venne poi ripetuta il 27 settembre
1781 per essersi ottenuto su Macchiagodena il titolo di marchese.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’oro
seminato da mani di rosso. |
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DE
CESARE
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Di origine calabrese della città di Squillace, passati a Napoli nel
XVI secolo. Titolati di nobiltà con Privilegio Sovrano del 11 marzo
1536 e del 10 marzo 1545, in persona di OTTAVIANO regio
consigliere, e dei suoi discendenti.
Riconosciuta di “nobiltà generosa” nel 1857 per l’ammissibilità
nelle Regie Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due Sicilie in
persona di FEDERICO tramite la Regia Commissione per i titoli di
Nobiltà; RAFFAELE 1° Tenente del “10° Reggimento Fanteria di Linea
Abruzzo” ha preso parte alla campagna del 1860/61 per la difesa del
Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone rampante e al pino il tutto d’oro. |
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CESAREO
Titoli:
nobile
Dimora:
Tropea
Originaria di Verona portata in Sicilia al seguito dei cavalieri di
Enrico VI di Svevia.
Nobile in Messina dal XIII secolo. NICCOLO’ conte di Montalbano,
barone di Tripi e di Naso, stratico di Messina nel 1278; NICCOLO’ ,
milite, conte di Montalbano, governatore di Messina nel 1356,
tesoriere del regno di Sicilia nel 1357; FEDERICO pretore di Palermo
anni 1371/72, 1386/92. ANTONINO il 28 marzo 1751 ottenne il
“Privilegio di Nobiltà” dalla consulta araldica del Regno. Il casato
si trasferì a Tropea nel XVIII secolo. GIUSEPPE nominato console dei
siciliani nel 1737; NICCOLO’, cavaliere della Corona d’Italia
(ordine del Regno d’Italia), cavaliere dell’Ordine di Malta nella
prima metà del XX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922. |
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CESAREO
Titoli:
nobile, conte di Montalbano
Dimora:
Tropea, Nicotera, Roma
Diramazione della precedente famiglia.
BARTOLOMEO vescovo di Nicotera venne catturato dai Saraceni e
martirizzato nel 1284 per non aver abiurato la propria fede ( era in
atto il processo di beatificazione negli anni ’30 del XX secolo);
NICCOLO’ conte di Montalbano, legato reale (ambasciatore) presso la
Repubblica di Firenze nel 1366; DAMIANO capostipite del ramo di
Nicotera; GERONIMO vescovo di Nicotera dal 1645 al 1456 e vicario
capitolare, insieme al fratello GIOVANNI TOMMASO sedarono i tumulti
avvenuti in Nicotera nel 1648; GIUSEPPE capostipite del ramo in
Tropea, console dei Siciliani in Tropea nel 1737; IGNAZIO console e
senatore in Messina nel 1722, fu fondatore dell’Accademia Peloritana
che aveva il compito di Consulta Culturale presso il senato;
GIUSEPPE guardia d’onore dal 1844 del re delle Due Sicilie
Ferdinando II, poi 2° tenente della “Gendarmeria Reale a piedi” ha
partecipato alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno delle
Due Sicilie dall’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’aquila d’oro caricata in petto di uno scudetto
d’azzurro a due bande d’oro. |
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CEVA GRIMALDI
Titoli:
marchese, patrizio genovese
Dimora:
Napoli
Famiglia originaria
del Piemonte, nel 1390 GERARDO, secondogenito del marchese di Ceva,
si stabilì in Genova; FRANCESCO nel 1520 venne aggregato
“all’Albergo Grimaldi”; da allora i Ceva aggiunsero il cognome
Grimaldi. CRISTOFORO si trasferì in Napoli nel 1545 ed ottenne i
feudi di Telese, Pietracatella, Solopaca, Magliano: GIOVAN FRANCESCO
primo marchese di Pietracatella nel 1606;il fratello GIOVANANTONIO
ottenne il titolo di duca di Telese nel 1609 e da allora i Ceva
Grimaldi si divisero nei rami di Telese e Pietracatella MARCELLO
maestro di campo nel 1690, creato marchese dal re Carlo II di
Spagna; GIUSEPPE primo sovrintendente generale degli archivi del
Regno delle Due Sicilie, nel 1840 nominato presidente interino del
Consiglio dei Ministri. Il ramo primogenito si estinse con la morte
di MARCELLO sesto ed ultimo duca di Telese il casato venne insignito
del titolo di duca delle Pesche nel 1793 per successione materna
della famiglia Pisanelli; per successione materna della famiglia
Mastrogiudice nel titolo di marchese di Montorio nel 1743, passati
poi alla famiglia Petra Grimaldi con decreto del 1900 e 1908 per
estinzione del ramo primogenito; nobile in Genova, Benevento e
Napoli fuori piazza, insignita del Grandato di Spagna e dell’Ordine
del Toson d’Oro, ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1347;
riconosciuta con D.R. del 24 marzo 1901 del titolo di marchese,
patrizio genovese; FRANCESCO (+1937) marchese e patrizio genovese,
padre di MARCELLO, rappresentante della linea secondogenita ottenne
i titoli di marchese (mpr), patrizio genovese (pm), nobile dei
marchesi di Pietracatella e di Montorio, nobile dei duchi delle
Pesche con i predicati di Macchia, Venifro e Gambatesa (pm/f) con
decreto del 24 marzo 1901, a sua volta padre dell’odierno
rappresentate del ramo secondogenito ALERAMO Leopoldo Maria nel
secolo XXI.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
inquartato: 1° e 4° fasciato d’oro e nero (Ceva), 2° e 3° fusato
d’argento e di rosso (Grimaldi). |
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CHIARAMONTE o
CHIAROMONTE
Titoli:
conte
di Chiaramonte, nobile
Dimora:
Sicilia
Si
crede d’origine normanna venuta in Sicilia al seguito di Ruggero il
Normanno; UGO, milite, assistette all’incoronazione di re Ruggero;
NICOLO’ fu creato, da Papa Onorio III, vescovo di Tusculo e
cardinale di S. R. C.;GIACOMO, governatore di Nicosia ed ebbe il
privilegio di “coniare e spender moneta di rame con l’impronta
della sua effige” e con lo stemma della sua famiglia, moneta che
fu detta “Giacobina”. FEDERICO, fratello di ANASTASIO
patriarca di Alessandria nel 1219, col matrimonio con Marchisia
Praefolia, generò MANFREDI, primo conte di Modica; GIOVANNI conte di
Chiaramonte, FEDERICO II signore di Racalmuto e Siculiana. MANFREDI
sposò Isabella Mosca, figlia di Federico conte di Modica, contea che
per la ribellione del Mosca venne da re Federico II d’Aragona
concessa ai Chiaramonte .MANFREDI siniscalco del Regno, signore di
Caccamo, ambasciatore del senato di Palermo presso il pontefice
Bonifacio VIII e ambasciatore del re all’imperatore Enrico VII di
Lussemburgo. MANFREDI II (figlio di GIOVANNI conte di Chiaramonte,
gran siniscalco del regno e capitano giustiziere di Palermo nel
1321/2) fu capitano giustiziere di Palermo nel 1340/1, 1348/9, gran
siniscalco del Regno e “vero signore ed arbitro” di Palermo;
FEDERICO, suo fratello, pretore di Palermo nel 1355/6 e maestro
giustiziere di Sicilia 1357; ENRICO, altro fratello, fu maestro
razionale del regno. MANFREDI III (che si vuole bastardo di Giovanni
iuniore, figlio di Manfredi I), governatore di Siracusa, ammiraglio
di Sicilia, vice reggente di Sicilia e del ducato di Calabria, sotto
gli Angioini, riunì in suo potere il patrimonio della casa, conte di
Chiaramonte, di Modica e di Caccamo, signore di Naro, Delia, Sutera,
Mussomeli, Manfreda, Bivona, Gibellina, Favara, Muxaro, Guastanella,
Misilmeri, e di altri feudi, riconquistò, con le armi, l’isola delle
Gerbe, della quale otteneva da Urbano VI l’investitura, dava la
propria figlia COSTANZA in moglie a Ladislao d’Angiò Durazzo re di
Napoli, lasciò al figlio ANDREA la sterminata potenza, e l’ufficio
di Vice reggente insieme agli altri tre Vicari del Regno. A
Castronovo, il 10 luglio 1391, ANDREA e gli altri vicari, insieme
con i principali magnati, giuravano di opporsi alla minacciata
occupazione straniera ma non all’avvento al trono di Sicilia di
Maria, figlia del re Federico il semplice; ma molti dei convenuti
rinnegarono il giuramento l’indomani ad Andrea “sdegnoso,
disdetta la sua partecipazione ai patti, apparecchiavasi,
solitario Capaneo, alla resistenza”. scatenando la vendetta di
re Martino che, contro il giuramento e la garanzia dei
salvacondotti, lo faceva arrestare mentre era suo ospite, sottoposto
ad una parvenza di processo veniva il 1° giugno 1392 pubblicata la
sentenza di morte dal gran giustiziere Bernardo Cabrera, sentenza
che si vuole sia stata eseguita dinanzi allo Steri cronista del
tempo. Con la morte di Andrea non si estinse la famiglia
Chiaramonte: ENRICO, il quale portò pure i titoli di conte di Modica
e di Chiaramonte, signore di Ragusa e di Naro, ammiraglio del regno
di Sicilia, diede filo da torcere a re Martino. PIETRO, milite,
castellano di Catania, che ottenne tutti i diritti competenti alla
regia Corte sopra i feudi di Callari e Buraxi nel 1492. GIORLANDO
ottenne la carica di capitano di giustizia in Caltagirone nel 1575/6
e, con privilegio dato il 20 maggio esecutoriato il 2 agosto 1576,
ottenne la concessione del titolo di nobile col don; ANTONIO,
dottore in leggi, fu giudice pretoriano di Palermo nel 1592/3, e,
con privilegio dato a 26 giugno esecutoriato il 30 agosto 1622,
venne nominato giudice del tribunale del Concistoro; CARLO capitano
di giustizia della città di Caltagirone negli anni 1679/81 e
proconservatore in detta città 1680, 1694.
Arma:
troncato: nel 1° di rosso, al monte a cinque vette d’argento; nel 2°
d’argento. |
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CHIARAMONTE BORDONARO
Titoli:
barone
Dimora:
Palermo,
Roma
ALESSANDRO acquistò
il feudo di Gebbiarossa del quale ottenne investitura il 10 luglio
1803; con D. M. del 12 settembre 1899 il titolo venne riconfermato
in persona di GIUSEPPE; GABRIELE con R. D. del 1926 ottenne la
concessione del titolo di barone.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro inquartato da un filetto di nero; 1à a tre stelle
d’argento; 2° a tre monti di verde ordinate in banda, al 3° al leone
d’argento coronato d’oro, al 4° all’elmo d’argento. |
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CHIARANDÀ
Titoli:
barone di
Friddani, Signore di Magasinazzo
Dimora:
Catagirone,
Sicilia
Nobile della
città di Caltagirone, ANTONINO capitano di giustizia nel 1559/60;
PIETRO PAOLO stessa nomina nel 1593/4; VINCENZO patrizio di
Caltagirone 1603/4; GIUSEPPE capitano di giustizia nel 1698/1700,
l'8 giungo 1725 ebbe l'investitura del feudo di Friddani; VINCENZO
l'11 aprile 1776 ottenne il “marcato” di Magasinazzo; GIUSEPPE
barone di Friddani il
12 giugno 1794, patrizio di Caltagirone 1797/8; MICHELE barone
di Friddani con investitura del
10 novembre 1810.
Barone di
Friddani FRANCESCO ed il figlio CORRADO viventi nella prima metà del
XX secolo, i discendenti di VINCENZO signori di Magasinazzo
Il casato
iscritto nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1933.
Arma:
d'azzurro alla
fascia d'oro sostenente un uccello d'argento. |
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CHIURLÌA
o
DI BARI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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CIAFAGLIONE o
CIAFFAGLIONE
Titoli:
duca di
Villabona
Dimora:
Sicilia
Famiglia nota già
dal XVI secolo; ANTONINO giudice pretoriano di Palermo nel 1649/50,
del tribunale della Gran Corte nel 1657/9, del tribunale del
Concistoro 1688, avvocato fiscale della Gran Corte nel 1676,
presidente del tribunale del Regio Patrimonio nel 1678, con
privilegio del 22 settembre, reso esecutivo il
13 novembre 1682, ottenne il titolo di duca di Villabona
trasmissibile ai suoi eredi. Ultimo titolato, all'abolizione della
feudalità, fu GIUSEPPE VITTORIO per investitura del
18 ottobre 1789.
Il casato
iscritto nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'azzurro
all'albero di ciafaglione al naturale, sormontato da un'aquila di
nero coronata d'oro. |
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CIANCIO
Titoli:
barone di Martina, barone della Poira
Dimora:
Sicilia
Famiglia di antica nobiltà nota dal XV secolo.
MARTINO giudice pretoriano di Palermo 1771/2, del Tribunale del
Concistoro dal 1783/5 e della Gran Corte Civile nel 1790; EMANUELE barone di Martina con investitura del 30 gennaio 1778, proconsole
della città di Adernò dal 1779 al 1797; ANTONINO investito del
titolo di barone di Poira il 7 agosto 1797.
Iscritta nell’Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a una torre d’oro finestrata di nero nella campagna dello
stesso ad una scala d’oro appoggiata alla torre trattenuta alla
sommità da un braccio armato d’argento, a tre stelle d’oro. |
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CIANCIULLI
Titolo:
Marchesi (mpr.)
Dimora:
Montella, Napoli
Cianciulli è un
cognome italiano di origine longobarda, deriva da Zaczul
latinizzato in Zaczullis e poi Cianciulli nel 1200. L'origine
della famiglia è dell’alta Irpinia e di Montella, nel Principato
Ultra, dove risulta in alto stato sin dal XVIII secolo. La casata,
che possedeva i feudi di Starze e Starzetelle fra Serino e S.
Stefano, dette nei secoli illustri giuristi, militari e uomini di
Stato, tra cui:
MICHELANGELO (Montella,
1 agosto 1734 – Napoli,
16 maggio 1819), marchese, avvocato, giudice della Gran Corte
della Vicaria Civile,
reggente del Regno di Napoli nel 1806 in seguito alla partenza di
Ferdinando IV per Palermo e affidò la corona del regno a Giuseppe
Bonaparte dopo
aver trattato per un’occupazione pacifica della capitale, essendosi
ritirate a sud anche le truppe del Principe Ereditario,
ministro di
Giustizia, nel 1806 compose la legge che aboliva i privilegi
feudali, decorato il
18 marzo 1813 con la Collana dell’Ordine delle Due Sicilie e il 1°
novembre 1814 con la Medaglia d’Onore dell’Ordine delle Due Sicilie,
morì in Napoli la domenica del
16 maggio 1819.
Degnissimi rappresentanti della famiglia furono i suoi figlioli:
FILIPPO, avvocato
generale di Cassazione; ALESSANDRO, magistrato, assessore dei Reali
Presidi di Toscana, possedimenti del Regno di Napoli donati da
Filippo V al figlio Carlo III, e successivamente Governatore di
Aversa; PIETRO, cappellano del Tesoro di S. Gennaro; CARLO, “Pari
del Regno” e Prefetto di Napoli; LUIGI, colonnello dell’Esercito del
Regno delle Due Sicilie e “Pari del Regno”.
N.d.A.: un
vivissimo ringraziamento al dottor Federico La Longa Mancini per le
notizie relative al casato
Arma:
d’oro all’uomo nudo, sulla pianura erbosa, affrontato ad un leone
di
rosso con la coda controrivoltata, |
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CIANI PASSERI
o
CIANI PASSARI
Titoli:
nobile,
barone della Statera di Molfetta, patrizio di Molfetta,
Giovinazzo e Ruvo
Antichissima è la
famiglia Passeri di Molfetta, detta di “nobiltà di rango”.
Al nobile ANGELO
Passaro, rappresentante di questo casato, la Regina Giovanna II
d’Angiò Durazzo nel 1423 concesse in feudo un ufficio nella dogana
di Molfetta detto “Jus Staterae”. In seguito la concessione
fu confermata dal re Ferdinando d’Aragona con diploma del 1465 ai
suoi discendenti legittimi “in perpetuo”, ed a GIACOMO Passari
(Passeri) per servigi resi alla corona fu dal medesimo re confermato
“domestico e familiare”. Si tramandò questo feudo in linea diretta
fino al barone ALESSANDRO Passeri (ultimo maschio del casato). Passò
nel 1695 al nipote GIAN DONATO CIANI PASSERI nato dal matrimonio tra
BEATRICE Passeri (sorella del barone Alessandro) e CLETO Ciani,
discendente da nobile famiglia di origine veneta. Al detto figlio
GIAN DONATO Ciani Passeri furono riconosciuti i titoli e il cognome
materno.
Arma:
Spaccato: nella prima metà: inquartato, nel 1° di rosso; nel 2°
d’argento a tre gigli d’oro posti due sopra e uno sotto, Nel 3°
d’argento a tre gigli d’oro posti due sopra e uno sotto, Nel 4° di
rosso (Ciani); nella seconda metà partito nel 1° d’azzurro al sole
splendente d’oro; nel 2° d’oro al monticello sormontato da una
piantina tutto al naturale
Arma:
inquartato, nel 1° e 4° partito d'azzurro e di verde, ad una faccia
bifronte d'argento, muliebre a destra e maschile a sinistra,
attraversante sulla partizione (Ciani); nel 2° e nel 3° d'azzurro,
allo scaglione cucito di rosso, accompagnato da 3 passeri d'oro, 2
in capo e 1 in punta (Passari). |
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CICCARELLI
Titoli:
marchese di Cesavolpe
Dimora:
Napoli
Famiglia nota nel XVI secolo e nel XVIII secolo. Con il Regno di
Napoli di Gioacchino Murat il casato venne decorato del titolo di
barone il 10 aprile 1815 per i servigi resi; FRANCESCO con Regio
Decreto del 5 luglio 1857 venne insignito del titolo di marchese di
Cesavolpe da re Ferdinando II di Borbone, passato in eredità al
figlio FRANCESCO; GIUSEPPE maggiore del
“1° Reggimento Fanteria di Linea Re” ha preso parte alla difesa del
Regno delle Due Sicilie contro i piemontesi, presente il 20 ottobre
del 1860 alla battaglia di Macerone combattendo valorosamente contro
di loro ritardandone l’avanzata.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.
Arma:
d’argento a due orsi affrontanti e sostenenti una bomba. |
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CIGALA
Titoli:
principe
di Tiriolo, duca di Gimigliano, conte del S.R.I. (Sacro Romano
Impero), nobile di Roccafelluca, nobile dei principi
Dimora:
Napoli,
Arienzo, Triolo
Originaria di
Genova, dal cognome Cicala, dove fu annoverata nel 1528 tra le 28
famiglie che tennero “Albergo” (seggio di famiglie nobili). Si
diramò in Lentini, Palermo, Messina, Aquila, Lecce, Cosenza. Un ramo
della famiglia imparentato con i Buoncompagni venne aggregato alla
nobiltà romana; decorata del titolo di principe di Tiriolo nel 1630;
duca di Gimigliano dal 1713, conte del S. R. I. per concessione del
1597 reso esecutivo nel Regno dal 1703, principe di Marsicovetere
per successione della famiglia Caracciolo dal 1629; ricevuta per
“giustizia” nell’Ordine di Malta dal 1706, dichiarata ammissibile
nella “Compagnia delle Regie Guardie del Corpo” nel 1844.
Iscritta
nell’Elenco ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso
all’aquila spiegata d’argento con la bordura d’azzurro caricata da
sette cicale d’oro. |
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DE
CILLIS
Dimora:
Napoli, Roma
Titoli:
ramo primogenito patrizio beneventano; ramo secondogenito
conte, marchese di San Giovanni di Celsito, patrizio beneventano.
Si ritiene
originaria di Cordova in Spagna, venuta nel Regno di Napoli con il
capitano Consalvo. Stabilitasi in Benevento ed iscritta al suo
patriziato, decorata del titolo di conte palatino per concessioni
pontificie del 1690 e del 1721. Decorata nuovamente del titolo di
conte per concessione del Re d’Italia in data 1 maggio1902 in
persona di FRANCESCO SAVERIO ed in persona del figlio LUIGI in data
13 febbraio 1927 e per successione della famiglia Blanco del titolo
di marchese di San Giovanni di Celsito trasmissibile ai maschi
primogeniti.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Nobiliare Italiano anno1922.
Arma:
d’azzurro al cane
levriere d’argento, coronato d’oro rampante ad un monte di verde
alla destra dello scudo, col capo cucito d’azzurro caricato da tre
gigli d’oro. |
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CIMAGLIA GONZAGA
Titoli:
marchese
Dimora:
Napoli, Foggia, Vieste, Messina
Si ritiene che la
famiglia sia di origine normanna, come asserisce lo studioso Bolvito,
discendente dai dell’Aquila conti di Fondi. Il De Raho fa discendere
la famiglia da un ramo dei Cicinelli, era detta prima dei Cimulia
( da un documento del 1628 in Foggia “Ligorius Cimaglia qui
dicebatur Cimulia”). Il casato si stabilì in Foggia nel 1550 con
i fratelli MICHELE e FLAVIO da cui un ramo si stabilì in Vieste per
parentela acquisita con i Fazzini, un altro ramo della famiglia si
stabilì in Messina alla fine del XV secolo.
LORETO cameriere
della regina Giovanna II nel 1432, capitano della difesa del passo
del Garigliano; EZIO “secreto” della Basilicata nel 1480, chiamato
da re Ferrante “fideli dilecto militi Etio Cimulii”. PROSPERO
maestro portolano della Puglia nel 1442, ottenne da re Alfonso
l’esenzione dei pagamenti fiscali, nel 1450 divenne cancelliere del
duca di Milano; GIACOMO maestro di campo degli Italiani al servizio
di Carlo V, detto “Jacobo de Cimulia militi de Neapoli”;
LIGUORIO capitano al servizio della Spagna, morì combattendo nelle
Fiandre; NICOLA vescovo di Vieste; ORAZIO “avvocato dei poveri”
ministro del Tribunale di Foggia, uomo di grande umanità morì di
peste nell’aiutare gli appestati di Foggia; VINCENZO tenente
colonnello della Marina, cavaliere dell’Ordine di Cristo del
Portogallo; ORAZIO priore dei Celestini di Sulmona; NATALE giudice
della Gran Corte della Vicaria nel 1798, commissario generale per la
Campagna di Terra di Lavoro; ORAZIO marchese, barone di Trilingue,
presidente del Tribunale Criminale di Terra di Bari durante il regno
di Gioacchino Murat nel 1808; DOMENICO ANTONIO vescovo di Molfetta
nel 1818.
Arma:
d’azzurro all’aquila spiegata di nero coronata d’oro, poggiata sopra
tre monti di verde, accompagnata nel capo da una stella d’argento. |
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CIMINO
Titoli:
marchese di Casolla Valenzano
Dimora:
Napoli
originaria di Napoli, trasferitasi in Taranto con URBANO consigliere
della regina Giovanna II d’Angiò Durazzo; la famiglia ritornò poi a
Napoli nella seconda metà del XVI secolo; PLACIDO capitano
nell’Esercito del re di Spagna si distinse nelle guerre contro i
Portoghesi ottenendo il riconoscimento di nobiltà in data 18
settembre 1585.
GIOVANNI ANDREA comandante “delle armi” della provincia di Otranto e
Bari; VINCENZO con real Diploma del 1788 ottenne il titolo di
marchese di Casolla Valenzano da re Ferdinando IV di Borbone.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero di cimino sostenuto da due leoni rampanti al
naturale. |
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CINI
Titoli: barone di
Portocannone
Dimora: Molise
Famiglia molisana dalla nobiltà togata nota dal XVI
secolo.
Nel 1736 CARLO ottenne la terra di Portocannone in
Capitanata (oggi Molise), rimasta della famiglia fino all’abolizione
della feudalità in persona di CARLO DIEGO. Con RR. LL. PP. (Regie
Lettere Patenti) del 21 settembre 1901 venne riconosciuto al casato
il titolo di barone di Portocannone.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: d’azzurro al cigno al
naturale su di un mare d’argento. |
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CIRINO
Titoli: barone di
Montegrosso
Dimora: Palermo, Nicosia
Nobili in Messina nel XIV secolo. ANTONELLO ottenne
il feudo di Favara nel 1373; BERGO il feudo di Lando e San Basilio
nel 1394: PAOLO barone di San Basilio, maestro “secreto” (gran
segretario) del Regno; ANGELO giudice straticoziale di Messina nel
1443; RICCARDO giudice del tribunale del concistoro nel 1625;
MARCELLO governatore della tavola pecuniaria (banca) di Messina.
Un ramo si stabilì in Nicosia con GRAZIANO giudice d’appello 1800/1;
GIOVANNI vescovo di Derbi e Cianuro, della Cappella Palatina di
Palermo; FRANCESCO MARIA generale ordinario dell’ordine religioso
dei Teatini. GRAZIANO con Regio decreto del 9 febbraio e dell’8
luglio 1887 ebbe il riconoscimento del titolo di barone di
Montegrosso.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana,
iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: d’oro alla fascia
d’azzurro caricata di cinque losanghe d’oro. |
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CITO
o
ZITO
Titoli:
principie di Rocca d'Aspro e di Mesagna, duca di Perdifumo, marchese
di Torrecuso, Torrepalazzo, Cegli e Chirico, conte di Castello
Dimora:
Campania,
Sicilia
Motto:
“Tutus ab uno”
Si crede
originaria dalla Croazia.
Ha goduto nobiltà in Capua, Napoli, Palermo, Messina. Decorata dei
seguenti titoli:
Principi di Rocca d'Aspro e di Mesagna dal 1610, duchi di Perdifumo
dal 1626, marchesi di Torrecuso, Torrepalazzo, Cegli e Chirico dal
1560, conti di Castello dal 1549. ANTONIO regio portolano in
Salerno nella seconda metà del XIII secolo; GIOVANNI, signore di
Matina, gran giustiziere in Calabria nel 1303; FRANCESCO cancelliere
di re Ladislao Durazzo; BALDASSARRE presidente del Sacro Regio
Concistoro e consigliere di Stato;
In Palermo
FRANCESCO giudice del Tribunale del Concistoro nel 1781/3.
La famiglia
era iscritta nell’Elenco delle famiglie Nobili di Sicilia nel XIX
secolo.
Ascritta al Libro d'Oro della nobiltà Napoletana ed aggregata al
Patriziato napoletano del Seggio di Portanova.
Arma:
d’argento, a due mani al naturale, vestite di verde, moventi dai
fianchi dello scudo, trattenenti due ramoscelli di verde,
accompagnati da tre rose di rosso, situate una in capo e due in
punta.
Alias: troncato di rosso e di verde, al leone
rampante contro una colonna, sormontata da un giglio, il tutto
d’oro. |
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CLEMENTE
(di San
Luca)
Titoli: Marchese di San
Luca
Dimora: Napoli
Famiglia nota in Napoli fin dal XII secolo.
Proprietaria del feudo di San Luca in Calabria già dal XV secolo,
terra sulla quale fu concessa il titolo di marchese nel 1693, ultimo
intestatario del feudo, iscritto nel Cedolario della “Calabria
Ultra” nell’anno 1792, fu ALESSANDRO; PLACIDO cavaliere e priore di
Capua dell’Ordine di Malta nel 1796.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano
nell’anno 1922.
Arma: d’oro al pellicano
nero in atto di nutrire i suoi 3 piccoli con il proprio sangue, al
monte di 3 cime di verde. |
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COCOZZA
Titoli:
nobile di
Nola, marchese di Montanara
Dimora:
Napoli, Nola
Originaria di
Nola aggregata a quella nobiltà dal XVI secolo. Dichiarata
ammissibile nelle Regie Guardie del Corpo dell’Esercito delle Due
Sicilie in persona dei fratelli FELICE e FILIPPO, Guardie del Corpo
a cavallo, che presero parte con la “Compagnia delle Regie Guardie
del Corpo a Cavallo” insieme al cugino MICHELE, alfiere
(sottotenente) del “Reggimento Reali Carabinieri a Cavallo”, alla
campagna del 1860/61 per la difesa del Regno dall’invasione
piemontese.
Decorata nel 1906
del titolo di marchese di Montanara per successione della famiglia
D’Amico, e di nobili di Nola.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
alla fascia d’oro al capo di una zucca al naturale, sormontata da
una stella d’oro,nella punta a tre bande d’oro. |
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COGLITORE
Titoli:
nobile dei baroni di Sant’Agostino
Dimora:
Palermo
Antica
famiglia palermitana che possedette il feudo di Salice nel XV
secolo. GIUSEPPE con privilegio del 5 marzo 1761 ottenne il titolo
di barone di San Vincenzo; PIETRO il 7 giugno 1793 ebbe il titolo di
barone di Sant’Agostino in Palermo. Con Regie Lettere Patenti il 7
settembre 1901 CARLO ottenne per eredità materna il titolo di barone
di Pampinello, non trasmissibile.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla campana sormontata da una stella accompagnata da un
drappeggio con due pendenti, il tutto d’oro. |
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COLETTI
Titoli:
barone,
nobile dei baroni
Dimora:
Roma,
Potenza
Famiglia originaria
degli Abruzzi; feudatari della Val dè Varri con privilegio del 28
febbraio 1749 dato da re Carlo III di Borbone, e Real Beneplacido,
di re Ferdinando IV di Borbone, del 9 luglio 1788 sull'acquisto di
detto feudo e sul marchesato di Tufo e Pietrasecca; GAETANO secondo tenente del “15° Battaglione
Cacciatori” partecipò alla difesa del Regno delle Due Sicilie
dall’invasione piemontese, venendo encomiato per l’azione in
Sant’Angelo del 1° ottobre 1860; la famiglia decorata del titolo di
barone con concessione sulla primogenitura maschile con R. D. del
4 marzo 1926
in persona di ALFONSO e di seguito al figlio LUIGI.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano anno 1933.
Arma:
troncato
di verde e di rosso da una fascia d’oro abbassata, sostenente una
gazza di nero tenente col becco un cuore di rosso, sormontata da due
stelle frammezzate da una cometa ondeggiante in fascia, il tutto
d’oro. |
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COLICCHIA
Titoli:
nobile
Nobile
Famiglia siciliana originaria di Castroreale nella provincia di
Messina, nella quale, nella metà del XVIII secolo, viveva il nobile
dottor don ERASMO Colicchia, di anni 52 nell’anno 1756, nato nel
1704) appellato “Nobile” sia negli “Squittini” di
Castroreale dell’anno 1755 che in quelli degli anni 1756-1757,
nominato giudice capitaniale per il biennio
1756-1757 e che, più volte, ricoprì anche le cariche di giurato e di
giudice civile (notizie tratte da Spadaro di Passanitello F., “Le
Mastre Nobili”, pagg. 337-362, Roma, 1938). Il detto Erasmo,
inoltre, aveva il diritto di “sentir dire messa”, per sè e
per i suoi, nel giorno di domenica presso l’altare del SS.
Crocifisso sito nella Chiesa Sacramentale del SS. Salvatore di
Castroreale, nella quale, unitamente alla Chiesa Madre di
Castroreale, era Cappellano Don FRANCESCO Colicchia, appartenente
alla medesima Casata.
(notizie
tratte da Comune di Castroreale (ME), e da: “Giuliana delle
Chiese di Castroreale e sue Borgate”, Relazione compilata nell’anno
1731 dall’Arciprete Giovanni Cutrupia - Introduzione, Trascrizione e
Note di Biliardo A.”, Collana Quaderni del Museo Civico di
Castroreale (ME), Edizioni Spadafora (ME), 1997, Vol. II, pagg.
42-48).
N.d.A.: si ringrazia l’avvocato Nicola Pesacane per
le notizie reperite sul casato. |
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COLICCHIO
Famiglia Notabile di Venafro, originaria di Cerro al Volturno, nel
Contado del Molise, oggi in Provincia di Isernia, anticamente
denominata “de Colicchio”, il cui capostipite fu CRESCENZO vivente
nella metà del XVII secolo, in casa propria, nel Villaggio di Cupone
di Cerro sotto il tenimento della Parrocchia di San Pietro Apostolo
della quale, nel medesimo periodo, fu Arciprete don GIOVANNI
BATTISTA Colicchio, esponente di maggior rilievo della Famiglia in
Cerro.
LEONARDO, figlio di Crescenzo, che ricopriva la carica di notaio
trasferì
la Famiglia
in Venafro, nell’allora Provincia di Terra di Lavoro, ed anch’esso
oggi in Provincia di Isernia, alla fine del XVII secolo, ove si
stabilì in una casa di 16 stanze nel tenimento della Parrocchia di
San Simeone (Cfr. Catasto Antico del Comune di Venafro dell’anno
1713).
Tra i figli del Notaio Leonardo, anche CARLO e CARMINE esercitarono
l’Ufficio di Notaio ma mentre Carlo, nell’anno 1721, si trasferì in
Napoli dando origine al ramo napoletano della Famiglia, Carmine
rimase in Venafro ove, oltre ad esercitare il detto Ufficio, assunse
importanti cariche nel governo della Città.
FILIPPO, invece, divenne Sacerdote con la carica ecclesiastica di
Canonico.
Nel Catasto Onciario del Comune di Venafro dell’anno 1750 si deduce
che il predetto Magnifico notaio Don Carmine, qualificato “Nobilis
Vir”, era proprietario di ben due case di 16 stanze ciascuna,
una nel tenimento della parrocchia di San Giovanni de Grecis, ove
abitava con la sua famiglia e che ereditò dal nonno materno Nicola
Marino e l’altra di 15 stanze ereditata dal padre Notaio Leonardo,
oltre ad alcuni fondi e che “viveva nobilmente”, ossia
apparteneva al 1° Ceto dei Nobili e dei Notabili della Città.
Nel Catasto Onciario del 1775, invece, il “magnifico Notar Nobilis
Vir” Don Carmine che, nel frattempo aveva mutato il Cognome in
Colicchi - oltre a continuare a vivere nobilmente e ad appartenere
sempre al 1° Ceto dei Nobili e dei Notabili della Città, era
divenuto, addirittura, Sindaco del citato 1° Ceto ed in tale veste
partecipò alla redazione del detto Catasto.
Il fratello Canonico Filippo risultava, invece, proprietario dei beni
della Famiglia rimasti in Cerro ed, in particolare, della casa del
nonno paterno Crescenzo sita nel Villaggio di Cupone, come detto
luogo di origine della Famiglia, e di ben 15 fondi siti in quel
Comune.
STEFANO Colicchi, figlio del Notaio don Carmine, fu avvocato e si
trasferì anch’esso, come lo zio Carlo, in Napoli ma non perse mai il
rapporto con
la Sua Città di
origine tanto che nell’anno 1779 sulla base di quella che era stata
la casa del padre Notaio Carmine sita nella Strada del Plebiscito al
n°52 (oggi non più esistente in quanto inglobata nel Palazzo
Nola-Macchia) nel Borgo antico di Venafro, egli fece costruire il
bel Palazzo Colicchio (alias Colicchi) - di cui parla, con
dovizia di particolari l’Architetto Franco Valente, anche autore del
progetto di restauro del detto Palazzo poi, effettivamente,
eseguito, nella sua opera “Venafro-Origine e crescita di una
Città”- ancora oggi esistente, detto Palazzo, ed appartenente ai
discendenti diretti di Stefano ai quali appartiene, anche, la
Cappella Gentilizia della Famiglia sita nella parte antica del
Cimitero di Venafro. La facciata principale del palazzo presenta un
bel Portale con arco a tutto sesto ed elementi a bugnato e da questo
Portale esterno si accede al cortile interno ove vi è un secondo
Portale interno, anch’esso ad arco a tutto sesto, al di sopra del
quale vi è una epigrafe fatta apporre all’epoca della costruzione d
che recita testualmente:”STEPHANUS COLICCHI ADVOCATUS IN CIVITATE
NEAPOLIS PRO SE SUISQUE FECIT. A.D.
1779”, cioè: “Stefano Colicchi, Avvocato nella Città
di Napoli, fece costruire per sé e per i suoi nell’Anno del Signore
1779”.
Ritornando al ramo del Notaio Carlo, figlio del Notaio Leonardo e
trasferitosi nell’anno 1721 nella Città di Napoli, costui si stanziò
dapprima nel tenimento della Parrocchia di Santa Maria della Catena
in Santa Lucia e, poi, in quello della Parrocchia di San Marco di
Palazzo, nella zona di Monte di Dio.
Tra i figli del Notaio Carlo, GIUSEPPE medico e LEONARDO (nato in
Venafro) fu anch’esso notaio dimorante in Napoli.
Un figlio di Leonardo, CARLO, fu notaio in Napoli con ultimo studio
alla Strada di Chiaia n° 179 (il Palazzo è ancora esistente), fu
attivo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo ed i cui atti
sono conservati nell’Archivio Notarile di Napoli.
Tra gli attuali rappresentanti della Famiglia in Napoli risultano vari
avvocati, oltre che medici, sociologi, commercialisti, antiquari ed
Orafi.
Attualmente un ramo discendente dal Notaio Carlo Colicchio,
trasferitosi nella Città di Napoli da Venafro nell’anno 1721, è
rappresentato da: GUSTAVO, sposato con Angelina Tammaro, da
cui ANNAMARIA Medico; SILVANA, biologa, sposata con Rosario Valentini, biologo
analista, da cui CHIARA e MARTA; MARINA avvocato del Foro di Napoli;
ROBERTO Sociologo sposato con Valentina Bartone da cui SIMONE e
GABRIELE.
N.d.A.:Si
ringrazia l’avvocato MARINA Colicchio per le notizie fornite sul
casato
Arma:
non reperita |
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COLLETTA
Titoli:
barone,
nobile
Dimora:
Napoli
Originaria del
napoletano, appartiene a questa famiglia lo storico PIETRO
(1773-1831), scrisse la “Storia del reame di Napoli dal 1734 al
1825”, cadetto d’artiglieria nel 1796, Direttore Generale dei
ponti e strade nel 1812, maresciallo di campo nel 1813, consigliere
di Stato nel 1814, fu tra gli alti ufficiali dell’Esercito Borbonico
presenti nel 1815 alla stipula del trattato di Casalanza
del 20 Maggio, nei possedimenti dei baroni Lanza presso Capua, che
chiuse il decennio napoleonico del Regno di Napoli ai danni di
Gioacchino Murat riportando sul trono di Napoli casa Borbone; venne
decorato del titolo di barone con la trasmissibilità agli eredi;
DONATO presidente di Corte d’Appello, in favore del quale con RR.
LL. PP. del 22 maggio 1904 venne riconfermato il titolo di barone.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
a tre monti con un pino sulla vetta di quella di mezzo, un gallo
attraversante lo stesso monte, il pino sormontato da tre quadrifogli
d’argento in fascia. |
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COLLUCCIO o
COLLUZZIO
Titoli:
Signore
di Celsareale
Dimora:
Sicilia
Originaria della
Spagna; ANTONINO precettore del Val di Mazzara 1684; GIUSEPPE
precettore del Val Demone 1767; ANTONINO il 20 luglio 1807 ottenne
l’investitura del feudo di Celsareale.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al castello di tre torri d’oro con la porta guardata da
due cani d’argento, accostato ai lati da due alberi al naturale, con
la bordura di rosso carica di otto conchiglie d’oro;
alias:
d’azzurro
al castello torricellato di un pezzo d’oro, aperto e finestrato del
campo, e due cani d’argento passanti, posti ai fianchi del castello. |
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COMITE o
COMITO e
COMITE MASCAMBRUNO
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli,
Amalfi, Sorrento, Bari, Messina
Si crede di origine longobarda diede ben tre conti (dogi)
alla Repubblica di Amalfi da cui il cognome Comite; PIETRO
doge di Amalfi nel 829, MAIONE nel 884, SERGIO, da cui ebbe origine
la famiglia, nel 952. Il casato iscritto nel seggio Capuana in
Napoli, in Salerno nel seggio Portanova.
RODOLFO strenuo difensore di Benevento nel 1078, quando la
città venne posta sotto assedio dai soldati di Roberto il Guiscardo;
LEONE arcivescovo si Napoli nel 1082; ALFERIO gran siniscalco del
Regno nel 1140; MATTEO barone di Acquara nel XIII secolo; UGOLINO arcivescovo di Benevento nel 1238; ARRIGO
tesoriere di Carlo I d’Angiò e senatore di Messina nel 1266; UO e
RICCARDO straticò di Salerno nel XIII secolo; RICCARDO maestro
razionale e consigliere di re Roberto d’Angiò; PIETRO governatore di
Gaeta, maestro razionale, consigliere di Roberto d’Angiò; TOMASO
maestro portolano delle Puglie, luogotenente del giustiziere della
provincia di Bari e cubiculario di Roberto d’Angiò; FRANCESCO
governatore di San Germano, “ostiario e familiare” di Roberto
d’Angiò; FILIPPO camerlengo e familiare della regina Giovanna I;
GIACOMO segreto delle Calabrie e medico personale della regina
Giovanna I; FRANCESCO e LUCA consiglieri e segretari della regina
Giovanna II; MATTEO e PETRILLO consiglieri di re Ferrante I
d’Aragona, CESARE maestro giurato di Bari nel 1563. Il casato
nell’Ordine di Malta dal 1556; PIETRO giudice della Vicaria nel
1673; il ramo di Salerno si estinse nel
1682 in persona
del conte NICOLA il quale prese come suo rappresentate la famiglia
Mascambruno con l’obbligo di anteporre al proprio il cognome Comite.
ANTONIO Comite Mascambruno (1832-1863) proveniente dalle "Guardie
del Corpo", 2° tenente del "1° Granatieri della Guardia Reale" si
comportò con onore durante la campagna del 1860/61 nel contrastare
l'invasione piemontese del Regno delle Due Sicilie.
Esistono tutt’ora monumenti edificati dalla famiglia nelle
seguenti chiese di Napoli: di San Severino, ed in quella di San
Giovanni Maggiore; in Salerno nella chiesa di Santa Maria della
Porta, e di San Matteo,
Arma:
d’argento, alla fascia d’azzurro, caricata da tre stelle d’oro, e
due bande ondate d’azzurro attraversanti;
alias: bordata di
rosso al centro d’argento a due bande di azzurro. |
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COMO
Titoli:
barone di Santo Stefano, patrizio di Trani
Dimora:
Napoli, Trani
Si crede che
il capostipite della famiglia sia RICCARDO, signore di Alvignano
in Terra di Lavoro. Ma le prime notizie certe risalgono a
GIOVANNI di Girolamo, vissuto a Napoli ai principi del XV
secolo. Suo figlio ANGELO iniziò la costruzione del palazzo oggi
sede del Museo Filangieri in Via Duomo in Napoli:
“L’edificio, molto imponente, conosciuto anche come Palazzo
Cuomo, si rifà per quanto riguarda la struttura architettonica a
forte bugnato e finestre crociate, ai modelli fiorentini, su
disegno di
Giuliano
da Maiano. Tuttavia è stata avanzata anche una
tesi secondo la quale, il progetto fu degli architetti
Rubino
di Cioffo ed
Evaristo
da San Severo .Le strutture interne furono
rivestite di piperno e marmo. Nel XVII fu trasformato in un
convento dalla attigua chiesa di
San
Severo al Pendino. Nel XIX secolo in parte
divenne sede di una fabbrica di birra gestita da
Antonio
Mennel e in parte sede dell’archivio delRegno,
successivamente fu affidato ad altri ordini monastici che però
ne furono presto espulsi. Si discusse molto sulla possibilità di
demolire l’edificio a causa del taglio di Via Duomo, in
esecuzione del piano del Risanamento della città, e proprio a
causa di questo, venne arretrato di una ventina di metri. In
seguito a quest’ultimo intervento, venne realizzata una
ristrutturazione degli interni che conferì all’intera struttura
un aspetto più eclettico. Il palazzo in principio era un tipico
esempio di architettura rinascimentale. Ancora tipicamente
rinascimentale è invece il cortile, dal quale si accede alle
sale del museo. Dal 1888 è la sede del “Museo
Civico Gaetano Filangieri”. Il principe donò la
sua magnifica raccolta d’arte al Comune di Napoli in quarto
parte di un progetto di un Museo Artistico industriale ispirato
ai più famosi della Francia, dell’Inghilterra e anche a quello
italiano di Torino. L’eterogeneità delle collezioni, che
annoverano oltre 2.000 prodotti artistici, più di 10.000
medaglie e monete, libri, pergamene e documenti d’archivio, è
stata menomata dal bombardamento del 1943, durante il quale
buona parte dei pezzi è andata distrutta.- testo di Amanda
de Simone.” Attualmente, secolo XXI, il Museo è chiuso,
da circa un decennio, per infiniti lavori d’inventario o di
ristrutturazione voluti dalla Civica Amministrazione.
Il casato legato agli Aragonesi, il suddetto ANGELO ospitò
il duca di Calabria, poi re Alfonso, il
17 agosto 1488,
in occasione della festa del figlio LEONARDO. Il quale fu
procuratore del duca di Calabria, “regio consigliere” e conservatore
del real patrimonio dal 1487 al 1494., ottenne da re Alfonso, il 20
gennaio 1495, il feudo del passo di Canne sull’Ofanto; inquisito
alla caduta degli Aragonesi, venne in seguito prosciolto, ed ottenne
il possesso di Pietra Vairana nel 1512; feudo che cedette ad Elvira
duchessa di Sessa, figlia del vicerè Consalvo di Cordova,
ricevendone in cambio la baronia di Carife. Il nipote GIOVANNANGELO,figlio
di FRANCESCO, perpetuò la famiglia, ebbe il feudo di Carife e di
Casalnuovo. Il feudo di Carife passò ai Capobianco, mentre quello di
Casalnuovo rimase al casato ottenendone nel 1710 il titolo di duca.
Un ramo della famiglia si stabilì in Trani, all’inizio del XVIII
secolo, ed iscritto al seggio di Portanova. La linea di Casalnuovo
si estinse con LAURA,nel 1875, moglie di Federico Berlingieri di
Valle Perrotta. Nella prima metà del XX secolo era ancora fiorente
il ramo di Trani con ARTURO (1867) barone di Santo Stefano e
patrizio di Trani ed i fratelli GENNARO e AUGUSTO.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922, iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.
Arma:
d’azzurro
ad un crescente d’argento accompagnato da tre stelle d’oro, due in
capo ed una in punta. |
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COMPAGNA
Titoli:
Principe
di Marsico Novo, nobile di Messina, col trattamento di Don, barone
Dimora:
Napoli,
Roma
Famiglia originaria
di Corigliano Calabro. LUIGI venne autorizzato ad usare il titolo di
principe di Marsico Novo (R.D. del 17 maggio 1925 e RR. LL.PP. del 4
marzo 1926) per successione primogeniale anticipata alla madre donna
Maria Bianca Gallone dei principi di Tricase e principessa di
Marsico Novo,vedova di FRANCESCO, senatore del Regno d’Italia,
gentiluomo di Corte di Sua Maestà la regina Margherita di Savoia. Ai
fratelli ed allo zio ALFONSO venne riconosciuto il titolo di nobile
di Messina per maschi e femmine, con D.P.del13 settembre 1927.
FRANCESCO, di Luigi, decorato del titolo di barone con R.D. del 18
marzo 1929 con successione maschile primogeniale. LUIGI, di
Francesco, gentiluomo di Palazzo di sua Maestà la regina Elena di
Savoia; ANTONIA dama di Palazzo della regina Elena; GIUSEPPE barone
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1933.
Arma:
troncato
di oro e di nero, al leone dell’uno e dell’altro. |
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CONFALONE
Titoli:
duca e patrizio di Ravello
dimora:
Napoli, Ravello
Originaria
della costiera amalfitana, le prime memorie certe risalgono al XII
secolo nella città di Scala, si trasferirono a Ravello nel 1384 con
i fratelli MARCO e ANIELLO iscritti nel patriziato di detta città
nel XIV secolo vi restarono, come casato, sino all’abolizione dei
sedili; CARLO, cavaliere gerosolimitano, decorato del titolo di
marchese di Petina il 31 agosto 1659 da re Filippo III di Spagna;
GIOVANNI BATTISTA giureconsulto, presidente della regia Camera della
Sommaria.
Il casato
venne riconosciuto del titolo di duca e patrizio di Ravello con
Regio Decreto nel 1915.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro tenente un gonfalone rosso caricato di una
croce bianca |
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CONTARINI
Titoli:
duca di
Castrofilippo, nobile dei duchi, marchese
Dimora:
Girgenti,
Agrigento
Nobile famiglia
veneziana, trasferitasi in Sicilia nel XIV secolo. LUIGI nel 1395
ottenne la conferma dei feudi di San Giacomo Belmineo e Solarino,
senatore in Siracusa anni 1413/4 e 1419/20; IGNAZIO capitano di
giustizia in Naro 1694/5; GIUSEPPE proconservatore in Girgenti 1719;
GIUSEPPE ufficiale maggiore della Tesoreria politica
(amministrativa) di Palermo; GAETANO nel 1812 ottenne la carica di
segretario referendario del Regno in Sicilia; GIUSEPPE con
esecutoria del
3 settembre 1799 ottenne il titolo di marchese; LUIGI, marchese,
tesoriere di Girgenti 1801/2; LUIGI FILIPPO riconosciuto in tale
titolo con D. M. del
14 aprile 1900, deputato al Regio Parlamento e senatore del
Regno che con R. D. del
15 maggio 1902 e
RR. LL. PP. del 29 settembre dello stesso anno ottenne il titolo di
duca di Castrofilippo.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
partito: 1° d’oro
a tre bande d’azzurro (Contarini), 2° inquartato: 1° e 4° d’argento
al castello di nero, 2° e 3° alla croce di rosso accantonata da
quattro crocette di rosso (Correale);
alias
troncato 1° d’argento all’aquila di nero col volo abbassato coronata
di nero, 2° di rosso al leone d’oro coronato dello stesso colore. |
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CONTESTABILE
Titoli:
patrizio
di Cosenza
Dimora:
Cosenza
Antica famiglia del
patriziato della città di Cosenza; si dice che sia originaria di
Bari, trasferita in Cosenza per controversie con i della Marra i
quali, invece, si trasferirono a Napoli. Il primo a trasferirsi a
Cosenza fu PIETRO, durante il regno di re Ladislao d’Angiò Durazzo.
Riconosciuta di “nobiltà generosa” nel 1834 nelle prove di
ammissione nella Compagnia delle Regie Guardie del Corpo in persona
di GIUSEPPE (Archivio di Stato di Napoli,verbali della Regia
Commissione dei Titoli, volume I, foglio 4).
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro
al leone d’oro. |
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CONTESTABILE
CIACCIO
Titoli:
patrizio di
Cosenza
Dimora:
Cosenza
Antica famiglia
nobile di Cosenza, originaria di Bari, trasferitasi in Cosenza per
controversie con la famiglia Marra; il primo a stabilirsi in Cosenza
fu PIETRO al tempo di re Ladislao.
Riconosciuta di
“nobiltà generosa” nelle prove di ammissione nelle Regie Guardie del
Corpo del re delle Due Sicilie in persona di GIUSEPPE (Archivio
di Stato di Napoli, Verbali della Regia Commissione dei Titoli di
Nobiltà, volume I, foglio 4)
Iscritta
nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d'azzurro al
leone d'oro. |
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COPPOLA
(1)
Titoli:
patrizio napoletano, duca di Canzano, principe di Montefalcone
Dimora:
Napoli
Originaria di Napoli, antica famiglia che h lasciato memorie
indelebili nella storia del Meridione d’Italia, si hanno notizie
certe sin dal tempo dell’imperatore romano d’occidente Alessio
Angelo Comneno in persona di GIOVANNI che donò alcuni beni al
monastero di San Pietro. Nel 1275 TOMMASO, della città di Scala,
prestò mille once d’oro al re Carlo d’Angiò, ricevendo in pegno la
corona reale. GUGLIELMO nominato “collettore” (raccoglitore e
depositario) nel seggio di Portanova per la raccolta della dote di
Isabella figlia di re Carlo; LUIGI maestro portolano nel 1454 nel
seggio di Portanova; FRANCESCO, conte di Sarno e Cariati, grand’ammiraglio
dei re d’Aragona, fu uno degli artefici della “Congiura
dei Baroni”
contro gli stessi Aragonesi per reinserire sul trono gli
Angioni, la congiura fallì con l’arresto dei baroni ribelli il 13
agosto 1486 nella sala del “Tinello” di Castel Nuovo (Maschio
Angioino) in Napoli, che da allora fu chiamata “Sala dei Baroni”.
Non essendo il luogo adatto per narrare gli avvenimenti che
seguirono, a conclusione dei fatti, egli venne giustiziato insieme
agli altri baroni l’11 maggio 1487. Il ramo di Sarno si estinse nel
XVII secolo; altro ramo, tuttora vivente, è quello di Canzano,
originato da DONATO, duca di Canzano, principe di Montefalcone,
cavaliere d’Alcantara e segretario del Regno nel 1640, “Grande di
Spagna”; il secondogenito si trasferì in Calabria dando origine ad
un altro ramo della famiglia; altro ramo in Salerno nel XIV secolo.
Ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1470; DOMENICO 1° tenente del “14
Reggimento Fanteria di Linea Sannio” dell’Esercito delle Due Sicilie
partecipò alla campagna del 1860 sul Volturno e sul Garigliano per
la difesa del Regno dall’invasione piemontese.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’azzurro alla coppa d’oro accompagnata da 5 gigli dello stesso |
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COPPOLA
(2)
Titoli:
conte, patrizio di Scala
Dimora:
Napoli, Castellammare di Stabia
Di origine amalfitana, è un ramo dei Coppola di Napoli discendenti
da TOMMASO della città di Scala. Nel 1567 questo ramo era annoverato
tra i patrizi di Tropea, decorata del titolo di conte nel 1731 e nel
1734 in persona di RODOLFO, ricevuta nel Sovrano Militare Ordine di
Malta nel 1799 col cavaliere di giustizia FILIPPO. Riconosciuta di
“nobiltà generosa” dalla regia Commissione dei Titoli di Nobiltà per
l’ammissione nelle Regie Guardie del Corpo nel 1843 del Regio
Esercito del Regno delle Due Sicilie; FILIPPO, guardia a cavallo
della “Compagnia delle Reali Guardie del Corpo” partecipò alla
campagna del 1860/61 per la difesa del Regno dall’invasione
piemontese.
Con Decreto Presidenziale del 9 ottobre 1927 in persona di VINCENZO
venne riconfermato il titolo di conte e patrizio di Scala.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana anno 1933, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla coppa d’oro, modificata, accompagnata da 5 gigli
dello stesso |
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COPPOLA
(3)
Titoli:
nobile di Sicilia
Dimora:
Palermo, Monte San Giuliano
Originaria di Amalfi, non è certa la discendenza con le precedenti
famiglie, passata da Napoli in Sicilia diramandosi in varie città
dell’isola.
BERNARDO senatore in Messina dal 1286 al ’94; GIACOMO giurato in
Monte San Giuliano nel 1488; GIOVANNI ANTONIO capitano di Giustizia
in San Giuliano nel 1556; ASCANIO giudice razionale del Tribunale
regio del Patrimonio in San Giuliano anno 1592; SCIPIONE giudice
della Corte Pretoriana in Palermo dal 1683 all’86, del Concistoro
dal 1688 al ’96, della corte civile dal 1690 al ’93; VINCENZO
capitano di Giustizia in San Giuliano dal 1695 al ’96; FRANCESCO
stessa carica dal 1697 al ’98; ALBERTO dal 1742 al ’43; GABRIELE
tesoriere in San Giuliano dal 1799 al 1800; SCIPIONE barone di
Gattaino e Forestavecchia nel 1742; GIUSEPPE capitano di Giustizia
dal 1802 al ’03 e senatore dal 1812 al 1813 in San Giuliano.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla coppa d’oro seminata di 7 gigli dello stesso. |
|
DE
CORDOVA o CORDOVA
Titoli:
nobile dei Marchesi della Giostra
Dimora:
Palermo
Portata dalla Spagna in Palermo da FRANCISCO CORDOBA nella prima
metà del XVI secolo. PAOLO cavaliere dell’Ordine di San Giacomo
della Spada; FRANCESCO acquistò nel 1622 l’ufficio di maestro notaro
per il Tribunale del Concistoro, della Regia Monarchia, delle Cause
Delegate, con privilegio del 7 marzo 1627 e con privilegio del 14
marzo 1628 ottenne la concessione del titolo di “Don”; GIUSEPPE
senatore in Palermo anno 1677/8; FILIPPO senatore anno 1712/31 e
governatore del Monte di Pietà di Palermo; PIETRO tenente colonnello
di Cavalleria dell’Esercito del Regno di Napoli e Sicilia nel 1778;
FILIPPO abate di San Martino delle Scale e procuratore generale
della Congregazione Cassinese in Roma nell’anno 1778; FRANCESCO, per
acquisizione matrimoniale con Laura Nicosia, ottenne il titolo di
marchese della Giostra con investitura dell’8 marzo 1748, senatore
dal 1777al 78 in Palermo, rettore dell’Ospedale di San Bartolomeo
dal 1760 al 1785; FILIPPO marchese della Giostra con investitura del
23 settembre 1782, governatore del Monte di Pietà anno 182, rettore
dell’Ospedale di San Bartolomeo dal 1800 al 1810.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
d’oro a 3 fasce di rosso e un re moro vestito di verde,al manto di
porpora, incatenato per il collo. |
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CORIGLIANO
Titoli:
marchese
di Rignano, patrizio di Lucera, predicato dei marchesi di Rignano
Dimora:
Napoli,
Lucera
Antica famiglia
patrizia di Lucera, ricevuta nel S. M. O. di Malta dal 1599 (Gran
Magistero Roma 204, Priorato di Napoli) nel 1795 con DOMENICO
ANTONIO e SALVATORE (Archivio di Napoli, volume XLIII, Priorato
di Barletta e Gran Magistero di Roma 279, Priorato di Napoli),
nel 1801 ascritta al Registro delle famiglie dei cavalieri di Malta,
per “giustizia”. Possedette il feudo di Rignano sul quale
venne decorata del titolo di marchese nel 1798; riconosciuta di
“nobiltà generosa” nel 1843 e nel 1851 e 1855 nelle prove di
ammissione nella Compagnia delle Regie Guardie del Corpo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro alla banda accompagnata in capo da un leone linguato di
rosso e coronato, il tutto d’oro. |
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CORREALE
Titoli:
barone, patrizio di Sorrento, conte di Terranova
Dimora:
Napoli, Sorrento, Salerno
Originaria di Amalfi,il cui cognome primitivo era Curriale
trasformato poi in Correale, le prime memorie certe si hanno dal
XIII secolo quali nobili in Napoli nel seggio di Porto, in Salerno
nel seggio di Portaretese ed in Sorrento.
Il ramo di Salerno si trasferì in San Severino nel 1381. GABRIELE,
ramo di Sorrento, “paggio e cavallerizzo” di corte di re Alfonso
d’Aragona che gli donò il feudo di Vico, Massa, Castellammare di
Stabia, marchese di Gerace, morto giovanissimo all’età di vent’anni,
seppellito nella chiesa di Monteoliveto (Sant’Anna dei Lombardi) in
Napoli; MARINO, fratello del precedente, “cameriere maggiore” e
consigliere dello stesso re nel 1458, insignito del titolo di conte
di Terranova in Calabria, Gran Capitano delle Armi. Il casato
ricevuto nell’Ordine di Malta nel 1583, nel 1588 e nel 1773 in
persona del cavaliere NICOLA VINCENZO; MATTEO capitano di vascello,
ramo di Salerno, decorato del titolo di barone da re Gioacchino
Murat il 7 settembre 1814; il cugino GIUSEPPE, anch’egli capitano
di vascello, nominato barone da re Gioacchino Murat il 1° gennaio
1811; FRANCESCO capitano del “1° Reggimento Granatieri della Guardia
Reale” ottenne la croce di diritto dell’Ordine di San Giorgio da re
Francesco II per la difesa del Regno delle Due Sicilie nella
battaglia del 1 ottobre 1860 contro i piemontesi che invasero il
Regno.
Un grande dono che il casato ha dato al patrimonio culturale
dell’Italia è il Museo “Correale” di Sorrento ricco di opere d’arte, nato, agli inizi del XX secolo, da una fondazione privata voluta
dai fratelli ALFREDO e POMPEO, Conti di Terranova, ultimi
discendenti dell’antico casato. Nei loro testamenti essi disposero
che le loro collezioni d'arte, ordinate nella villa Correale,
costituissero un Museo intitolato a loro nome, le collezioni sono
ordinate su tre piani, per un totale di ventiquattro sale più il
sottotetto recuperato come spazio espositivo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’argento alla croce di Sant’Andrea di 4 rose rosse (ramo
di Sorrento);
d’azzurro alla banda dentata d’oro (ramo
di Salerno)
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CORSI
(di Turri e Moggio)
Titoli:
barone di Turri, nobile col predicato di Turri e Moggio
Dimora:
Napoli
Originaria di Finizzano in Toscana, passata nel XVIII secolo in
Abruzzo nella città di Capestrano.
GIANDOMENICO signore di Capestrano e di Amatrice luogotenente
generale del cardinale De Medici; LEOPOLDO con R.D. del 28 giugno
1849 ottenne il titolo di Barone di Turri e Moggio, cavaliere di
Gran Croce, segretario particolare di re Ferdinando II di Borbone
del regno delle Due Sicilie. LEOPOLDO con D. M. del 21 agosto 1901
ottenne il titolo di nobile di Turri e Moggio
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone d’oro attraversato da una sbarra di rosso
caricata di 3 stelle d’oro, al sole radioso del medesimo. |
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CORSO
Titoli: ascritta al
patriziato cittadino di Palermo, famiglia notabile
Dimora: Palermo, Paceco
Originaria di
Genova, venuta in Sicilia con un NICCOLÒ Corso nel 1494.
In Palermo, notiamo MARIO, il quale indossò la toga senatoria
nel1599/1600 e 1602/03.
Un ramo venne da Palermo in Paceco con GIROLAMO. GIUSEPPE, nella
prima metà del 1900, fu proprietario del Mulino di Paceco e di altre
aziende agricole.
Il casato iscritto nel Nobiliario di Sicilia del 1912.
Si ringrazia il signor Pietro Voltaggio per le notizie relative al
casato
Arma:
d’azzurro al cane corso rampante di grigio. |
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CORVAJA
Titoli:
nobile
Dimora:
Enna
Originaria di Pisa,
nobile in Messina, Palermo, Catania; BERTO giudice della corte
straticoziale (corte criminale) di Messina nel 1456/7; GIROLAMO
senatore di Messina 1511/2 e 1534/5; PANCRAZIO, come marito di
Bianca Barrile, nominato marchese di Kaggi e Margiuffi nel 1686;
FILIPPO duca di Montagna Reale nel 1720; MICHELE, dottore in legge,
aggregato alla Mastra Nobile di Catania il 24 settembre 1732,
giudice della Gran Corte del Regno; DOMENICO maestro notaro nobile
del Senato di Catania 1798/9; con D. M. del 22 aprile 1929 venne
riconosciuto in persona di PIETRO e per i suoi discendenti di ambo i
sessi, il titolo di nobile.
Iscritta nel Libro
d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano anno 1933.
Arma:
d’azzurro al gonfalone in palo di rosso, carico di una cornacchia al
naturale, sormontata da tre stelle d’oro;
alias:
d’argento
allo stendardo di rosso, posto in banda. |
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CORVI
Titoli :
Barone di Fontecchio, nobile di Sulmona
Dimora:
Sulmona
Di antica nobiltà nota già dal XV secolo, ascritta al primo ordine
civico di Sulmona. Ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1597.
Proprietari dei feudi di Pietrabbondante, Fontecchio ed altri. Con
Regie Lettere Patenti del 21 agosto 1901 riconosciuti in persona di
VINCENZO il titolo di barone di Fontecchio e nobile di Sulmona.
Iscritti nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritti
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma: d’oro
al corvo nero fermo sulla maggiore delle tre vette di verde;
Alias: d’oro al corvo nero fermo sulla maggiore delle tre vette
di verde sormontato da un giglio di rosso. |
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CORVINO
Titoli:
principe di Mezzoiuso, di Villanova, duca di Altavilla, barone di
San Pietro sopra Patti, signore della Terra di Mezzoiuso
Dimora:
Palermo, Mezzoiuso
Nobili in Palermo, BLASCO senatore in Palermo nel 1595/6, barone di
Mezzoiuso, con privilegio del 9 agosto 1638 ratificato il 7
dicembre 1639 ottenne il titolo di principe di Mezzoiuso; MARIANO
senatore di Palermo 1606/7; FRANCESCO senatore 1662/3; BLASCO,
principe di Mezzoiuso, capitano di giustizia in Palermo anni 1661/2,
pretore anni 1671/2; GIUSEPPE, principe di Mezzoiuso, cavaliere
dell’Ordine di San Giacomo della Spada, capitano di giustizia e
pretore di Palermo dal 1682 al 1689; GIROLAMO, duca di Altavilla con
investitura del 3 ottobre 1783, principe di Mezzoiuso, di Villanova,
barone di San Pietro sopra Patti con investitura del 20 maggio 1783,
nominato maestro razionale sopranumerario di cappa corta del
Tribunale del Regio Patrimonio con provvedimento del 28 febbraio
1801 esecutivo il 3 marzo stesso anno. Iscritta nell’Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
Trinciato il primo d’oro, il secondo d’azzurro al bue d’oro uscente
dal mare d’argento. |
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COSCIA
Titoli:
duca di
Paduli
Dimora:
Napoli,
Torino
Lo storico Scipione
Ammirato fa risalire la famiglia dall’isola d’Ischia, e che
derivasse dai Cosso di Roma. In Napoli furono signori di Procida,
come testimoniato dal Regio Assenso di re Roberto in data 21 marzo
1340 con il quale MARINO acquistò l’isola da Adinolfo da Procida;
tale signoria la tennero per cento anni fino a MICHELE VIII, ultimo
signore di Procida, al figlio GIOVAN VINCENZO venne tolta la
signoria di Procida il 4 maggio 1529 per aver seguito i francesi con
la venuta di Lautrech, i suoi discendenti ebbero la signoria di
Vairano.
BALDASSARRE
(1370-1419), cardinale di S.R.C., eletto papa col nome di GIOVANNI
XXIII a Bologna il 17 maggio 1410, consacrato papa il 25 maggio
dello stesso anno. Al Concilio di Costanza, tenutosi tra il 1414 ed
il 1418, egli venne accusato di molti comportamenti delittuosi,
costretto a fuggire, catturato venne imprigionato nell'isola di San
Marco presso la città di Costanza e obbligato ad abdicare il 2 marzo
1415, morì in Firenze e riposa nel Battistero con un monumento a lui
dedicato eseguito da Donatello.
La famiglia possedette i feudi di Sant’Agata dei Goti nel 1585 col
titolo di duca, ed il feudo di San Giorgio La Molara. Il casato ricevuto nell’Ordine di Malta per “giustizia” nel 1576 con
LUCIO (Archivio Ordine di Malta 4278) e con MARIO stesso anno
(Archivio Ordine di Malta 4219), iscritta al patriziato
Napoletano nei Seggi di Capuana e di Nido. Il ramo di Benevento,
duchi di Paduli, aggregato al patriziato di detta città in persona
di CESARE nel 1695 e per i suoi discendenti. NICOLÒ cardinale nel
1725;il casato acquisì la terra di Paduli con privilegio del
22 dicembre
1734 di re Carlo III di Borbone; su questa terra ottennero il titolo
di duca il 18 ottobre 1727. BALDASSARRE duca di Paduli ed in seguito
al figlio RAFFAELE; CESARE duca di Paduli , vivente nella prima metà
del XX secolo.
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
troncato: il 1° di rosso alla coscia d’oro con la bordura dentata
del medesimo; 2° argento con tre sbarre di verde;
alias
troncato 1° di rosso alla gamba d’oro recisa a mezza coscia; 2°
sbarrato d’argento e di verde, il tutto con la filiera dentata
d’oro. |
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COSENTINO
(1)
Titoli:
nobile dei marchesi di Aieta
Dimora:
Sorrento
Originaria di Sorrento, le prime memorie certe risalgono al XV
secolo.
Decorata del titolo di marchese di Aieta nel 1642.
GIUSEPPE, marchese di Aieta, cavaliere del Sovrano Militare Ordine
di Malta con nomina del 23 settembre 1725; casato di antica
feudalità ed iscritto nel Registro dei Feudatari per il possesso di
feudi da più di duecento anni; RAIMONDO, guardia reale della
“Compagnia delle Reali Guardie del Corpo a Cavallo” dell’Esercito
delle Due Sicilie ha partecipato alla difesa del Regno nella
campagna del 1860/61 contro l’invasione piemontese.
Il ramo principale dei marchesi di Aieta si estinse nel XIX secolo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro all’albero di verde sopra un monte di tre cime dello
stesso, di un leone d’oro contro rampante al tronco. |
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COSENTINO
(2)
Titoli:
barone di Rondè
Dimora:
Catania
Noti dal XV secolo in Trapani. GIACOMO tenne la carica di senatore
in Trapani dal 1436 al 1448; SALVATORE ottenne il titolo di barone
di Rondè il 30 luglio 1786; riconosciuto poi con D.M. del 6 febbraio
1899 in persona di GIUSEPPE; PASQUALE alfiere del “3° Reggimento
Fanteria di Linea Principe” dell’Esercito delle Due Sicilie ha preso
parte alla campagna del 1860/61 per la difesa del Regno
dall’invasione piemontese.
Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922
Arma:
di rosso alla banda accompagnata da tre stelle, da un cane passante
su di una pianura il tutto d’argento, tenente in bocca un ramoscello
di verde. |
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COSTA
(1)
Titoli:
Marchese di Arielli, conte Palatino
Dimora:
Napoli
Di origine piacentina, un ramo si trasferì in Napoli nel XVI secolo
con OTTAVIO capitano dell’Armata Reale distintosi nella battaglia di
San Quintino; PIERMARIA maestro di campo del re Carlo V,
riconosciuto di “nobiltà generosa” e da questi ebbe la concessione
di aggiungere allo stemma l’aquila imperiale. Il ramo di Piacenza
ottenne il titolo di conte Palatino nel 1660, il ramo napoletano
venne iscritto nei seggi fuori piazza con privilegio del 7 luglio
1704 dal Sacro Regio Consiglio; decorato del titolo di marchese da
re Carlo di Borbone nel 1747 in persona di IGNAZIO; OTTAVIO ebbe
riconfermato il titolo nel 1755 ed il 12 luglio 1773 il feudo di
Arielli in Abruzzo che rimase in possesso del casato fino
all’abolizione della feudalità nel 1806; RAFFAELE 1° tenente,
proveniente dalla Scuola Militare della Nunziatella, del “Real Corpo
del Genio” ha preso parte alla difesa del Regno delle Due Sicilie
nella campagna del 1860/61 capitolando il 14 febbraio 1861 a Gaeta.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano 1922.
Arma:
d’argento al braccio di carnagione tenente in mano una costola
sormontata da una stella d’oro, al capo d’oro caricato dell’aquila
bicipite di nero coronata d’oro. |
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COSTA
(2)
Titoli:
nobile
Dimora:
Napoli
Motto:
“Magna parens refero costarum stemmata mundi”
Originaria di Pavia, passata in Spagna, ritornata in Italia e
precisamente a Napoli nel XVII secolo.
GAETANO ottenne il titolo di barone nel 1815 da re Gioacchino Murat
e partecipò alle guerre napoleoniche, maresciallo di campo del duca
di Calabria, vicario generale del Regno delle Due Sicilie; LUIGI
alfiere del “5° Reggimento Fanteria di Linea Borbone” ha partecipato
alla difesa del Regno delle Due Sicilie capitolando nel marzo del
1861 a Messina; GABRIELE riconosciuto con D. R. del 26 maggio 1927
nobile, con R. D. “motu proprio” del 11 febbraio 1929 e RR. LL. PP.
(regie lettere patenti) del 16 agosto 1929 riconosciutogli il
titolo di barone “ad personam”.
Iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana 1933; iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
di rosso alla costa al naturale attorcigliata dal nastro carico del
motto “Costa mihi cognomen odest” col capo d’oro carico dell’aquila
di nero. |
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COSTANTINO
o
COSTANTINI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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DI
COSTANZO
Titoli:
duca di Barrano e Paganica
Dimora:
Napoli, Pozzuoli
Di
antica nobiltà napoletana conosciuta dal XII secolo. Si ritiene di origine
germanica provenienti dalla città di Costanza, passata in Italia nel XI secolo.
Stabilitasi a Pozzuoli ed indicata come “de Puteoli”. Iscritta nel seggio
di Capuana e Portanova in Napoli. GIACOMO milite di Pozzuoli, sepolto
nell’Arcivescovado di Napoli nel 1344; ENRICO chiamato “Spata” comprò il feudo
di Brusciano e Ciminola nel 1303; ALESSANDRO possedette Teverola, giustiziere
della provincia di Capitanata, capitano generale di casa d’Angiò; CRISTOFORO
cavaliere del prestigioso Ordine del Nodo, Gran Siniscalco, barone di Misiano e
Rosarno, possedette la terra di Somma;TOMMASO signore di Somma, di Cisterna, San
Vitagliano, capitano e Vicerè del Principato. Un ramo si stabilì in Messina:
MUTIO almirante (ammiraglio) e Vicerè nel 1479; TOMMASO governatore di Ravenna e
Treviso nel 1529; FULVIO reggente della cancelleria di Napoli. Iscritta
nell’Ordine di Malta nel 1590, 1609 e 1764. Un ramo è tutt’ora vivente in
Torino. FULVIO il 7 marzo del 1625 ottenne il titolo di principe di Colle D’Anghise
in Molise,titolo che si estinse nel XVIII secolo; il ramo esistente ottenne da
re Carlo III il 14 luglio 1753 il titolo di duca dei feudi di Barrano e Paganica
in persona di IGNAZIO.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro a sei costole d’argento, col capo d’azzurro al leone
d’oro, sostenuto di rosso.
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Palazzo Di Costanzo,
affresco raffigurante i Sedili di
Napoli sulla volta dell'androne, chi sa per quanto
ancora. E' in pessime condizioni...un poco alla volta
scomparirà...nessuno lo ha mai notato, nessuno si è
interessato a farlo restaurare… E’ una memoria storica
notevole, unica e rara di grande importanza per la città
di Napoli, testimone silente. L’edificio in cui è
situata la pittura parietale è Palazzo Di Costanzo –
Della Porta sito in via Toledo angolo piazza Carità.
Foto di Ciro La Rosa .
Clicca per ingrandire. |
N.d.A.: il palazzo dei Di Costanzo venne edificato nei primi
anni del XVI secolo, venne ereditato da Giambattista Della
Porta, il quale vi trascorse la sua vita, infatti l'immobile è
più conosciuto come Palazzo Della Porta, la cui figlia Cinzia
sposò COSTANZO di Costanzo passando così in eredità al casato
maritale, nell'androne del palazzo vi è uno stupendo affresco,
ora in rovina, che rappresenta i Sedili della città di Napoli.
FRANCESCO MARIA, duca di Camposano, donò l'immobile alla
"Deputazione del Tesoro di San Gennaro".
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GIOVAN BATTISTA DELLA PORTA nacque a Vico Equense nel 1735 e
morì a Napoli nel 1615, figlio di uno dei più facoltosi armatori
della costiera Sorrentina. Personaggio di grande cultura,
versatile dalle scienze all'alchimia, filosofo e commediografo.
Inventò la camera oscura, con la quale pose le basi per la
fotografia. Venne accusato di eresia e perseguitato dalla Chiesa
Cattolica; membro dell'Accademia della Crusca, fondò
"L'Accademia dei Segreti" alla quale si poteva accedere solo se
si dimostrava di aver dato luogo ad una scoperta scientifica.
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COTRONEI
Vedi rubrica "Le
Famiglie Greco-Albanesi del Sud Italia" |
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COTTRAU
Titoli:barone
Dimora:
Napoli
Motto:
“Labor hominem honorat”
Famiglia
napoletana di origine francese, (il cui cognome da leggersi Cottrò)
venuta a Napoli al seguito de re Giuseppe Bonaparte nel 1806 in
persona di GIUSEPPE GUGLIELMO (Strasburgo 1757 – Napoli 1825) il
quale nel 1792 in Francia era primo Segretario generale del
Ministero della Marina e delle Colonie, nel Regno di Napoli ottenne
la carica di capo divisione del Ministero dell’Interno, nel 1809
diresse la 3a divisione del Lavori Pubblici ed è grazie a
lui che si deve la magnifica realizzazione della strada di
Capodimonte (attuale Corso Amedeo di Savoia) ed il Ponte della
Sanità che collega, ancora tuttora, le colline di Santa Teresa e di
Capodimonte in Napoli, nel 1810 nominato Maresciallo di Campo,
presidente dell’Accademia delle Belle Arti, membro della Società
Reale di Napoli, dell’Istituto di Incoraggiamento, della Reale
Accademia Militare e della Giunta dei Teatri, per questi meriti
scientifici, al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli nel 1815,
gli venne concessa con D.R. del 29 settembre dello stesso anno la
cittadinanza napoletana; il figlio GUGLIELMO (1797-1847), sposò
Giovanna Cirillo (nipote di Domenico Cirillo), insigne cultore della
canzone napoletana, fondò la rivista “Passatempi Musicali”
nel 1820 con la quale salvò dall’oblio decine di canzoni napoletane,
amico dei più grandi musicisti dell’epoca; ebbe otto figli i più
famosi furono TEODORO (1827-1879) autore delle musiche della
celeberrima canzone “Santa Lucia” scritta da Enrico Cossovich; PAOLO
(1838-1896), ufficiale di marina, nel 1853 era alfiere di vascello
dell’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie, passò a servire con
la Regia Marina Italiana nel 1860, meritandosi una medaglia
d’argento al valor militare e terminando la carriera col grado di
Vice Ammiraglio; ALFREDO (1839-1899) valente ingegnere industriale
che fondò e diresse le “Imprese Industriali Meccaniche”, uno dei
maggiori progettisti di strutture in
ferro
per le
stazioni
e ponti ferroviari a traliccio, nonché di opere di alta ingegneria
in ferro; costruì in Italia grandi opere come il ponte sul
Po
a
Mezzanacorti
a trave doppia per ferrovia e strada costruito a tempo di record tra
il
1865
e il
1867,
la struttura era lunga 824 metri ed era composta di 10
campate
su
piloni
costruiti con una tecnica molto innovativa. A soli trent'anni aveva
già acquisito un grande credito al punto che gli venne conferito il
titolo di
Ingegnere
ispettore delle costruzioni metalliche. Nel
1866
il
Ministro
dei
Lavori
Pubblici
Jacini
lo incaricò di studiare un progetto di
Ponte sullo
Stretto tra
Calabria
e
Sicilia;
costruì il ponte girevole di
Taranto
e nel
1868,
per conto della “Società
Italiana per le Strade Ferrate Meridionali”, il viadotto
di
Castellaneta
sulla linea ferroviaria
Bari
-
Taranto,
opera insolita per l'Italia perché costituito da una travata
continua di 230 metri sostenuta da pile metalliche a traliccio alte
fino a 70 metri; nel
1870
fondò ed assunse la conduzione “dell'Impresa Industriale Italiana di
Costruzioni Metalliche” di
Castellammare
di Stabia producendo fino al
1887
oltre 4000 lavori; nel contempo ottenne la libera docenza presso la
“Regia Scuola di applicazione degli
Ingegneri
ed
Architetti
di Napoli”; nel
1881
venne decorato di
Medaglia
d'oro
al merito industriale.
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Strade Ferrate Meridionali. Archivio Ciro La Rosa. |
Il casato venne
decorato con R. D. del 20 maggio 1902 del titolo trasmissibile di
barone in persona di ALFREDO, figlio di Alfredo. Recentemente è
stato pubblicato un libro biografico che narra delle opere di
quest'ultimo, edito dalla casa editrice Electa dal titolo "Alfredo
Cottrau 1839-1898. L'architettura del ferro nell'Italia delle grandi
trasformazioni" di Ugo Carughi.
Iscritta nel
Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare italiano anno 1922.
Arma:
di rosso al palo
d’oro carico di un cuore di rosso sostenente la cifra 4 di nero. |
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Teodoro Cottrau.
Archivio Ciro La Rosa. |
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COTTONE
Titoli:
principe di Villarmosa, signore di Santa Caterina
Dimora:
Messina, Palermo
Motto:
“Potentior”
Originaria della Francia dal cognome Cottoner trasferitasi in
Sicilia nel XII secolo.
MICHELE consigliere razionale di re Roberto e cavaliere dell’Ordine
del Cingolo Militare; MAINITTO giudice in Messina nel 1346; STEFANO
primo conte di Bavuso, confratello dell’ospedale di Messina e
governatore della Compagnia Azzurra in Messina nel XIV secolo;
GIUSEPPE, conte di Bavuso, cavaliere dell’Ordine Militare della
Stella in Messina, governatore della Compagnia dei Bianchi in
Palermo nel 1602 e degli Azzurri in Messina anno 1614; CARLO,
principe di Castelnuovo, principe dell’Ordine Militare della Stella
anno 1665; SCIPIONE principe dell’Ordine Militare della Stella anni
1657-63, marchese di Altamira, cavaliere dell’Ordine di San Giacomo
della Spada, maestro razionale del Tribunale del regio Patrimonio in
Palermo, presidente della Confraternita della “Redenzione dei
Cattivi” (Riscatto dei Prigionieri) nel 1632; RAFFAELE nel 1660 e
NICCOLO’ nel 1663 furono Gran Maestri dell’Ordine di Malta; GAETANO, principe di Castelnuovo, senatore in Palermo 1779/80,
Vicario Generale in Girgenti (Agrigento) nel 1784; CARLO, principe
di Castelnuovo e di Villarmosa con privilegio del 20 ottobre 1803,
senatore in Palermo dal 1792 al 1795, lasciò il suo patrimonio per
la fondazione di un Istituto Agrario, ancora esistente nella prima
metà del XX secolo, intitolato “Regio Istituto Agrario Principe di
Castelnuovo” nella città di Palermo.
Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Arma:
d’azzurro al leone coronato d’oro tenente un ramo di cotone al
naturale, fiorito d’argento. |
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COTTÙ
Titoli:
marchese
di Roccaforte, barone di Nadore, barone di Godrano
Dimora:
Palermo
GIOVANNI acquistò
nel 1749 la baronia di Nadore, che acquistò il titolo di barone di
Jannò che commutò con Lettere Patrimoniali del 16 marzo 1750 in
quello di marchese di Roccaforte; ultimo investito dei titoli
GIOVANNI in data 18 dicembre 1789
Iscritta
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare anno 1922.
Arma:
di rosso
alal fede di carnagione vestita d’argento, in punta un monte di tre
cime dello stesso, carico di una biscia di nero ondeggiante, nel
capo d’azzurro a tre stelle d’oro. |
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