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Piano dell'opera di Angelo Renzi

La Barra di Napoli nella storia

4. Il Periodo Normanno (1140-1194)

di Angelo Renzi

Ti amo e ti odio. Come questo sia possibile,

non lo so. Ma lo sento. E mi tormento.

(da Catullo)

Né con te, né senza di te,

io posso vivere.

(da Ovidio)

olio su tela, 129x100 cm – anno 1705 (ca.). Tolosa, Musée des Augustins. Francesco Solimena (Canale di Serino, Avellino, 4 ottobre 1657 - La Barra di Napoli, 5 aprile 1747) "Ritratto di donna" Una donna, di cui non si conosce il nome, con i suoi gioielli deposti (o da indossare?) in un piatto d’argento: rappresenta forse, allegoricamente, la città di Napoli ... e perché non La Barra?

 

Il Regno

1. Il periodo normanno si caratterizza per l’unificazione territoriale di tutta l’Italia meridionale e la centralizzazione del potere politico nelle mani di un forte monarchia ereditaria.

I Normanni costruirono, nel sud della penisola, “lo stato meglio organizzato del Medioevo” (Jamison).

2. Al posto della precedente partizione fra territori bizantini, arabi e longobardi, e delle innumerevoli spinte particolaristiche delle varie aristocrazie locali, in perenne conflitto tra loro e con i rispettivi poteri centrali, instaurarono quello che fu detto “il primo stato opera d’arte” (Burckhardt).

3. Infatti, sottolinea il Croce, “l’unità territoriale non fu il solo retaggio che i principi normanni lasciarono all’Italia meridionale, perchè con essa le trasmisero l’unità monarchica, nel senso di uno stato governato dal centro, con uguali istituzioni e leggi, magistrati e funzionari.

Per questa sua unità ed egualità di governo, che collegava tutti i fili dell’amministrazione nella persona del monarca... esso appariva cosa singolare nell’Italia dei comuni, delle repubbliche patrizie e delle signorìe, ed era guardato non senza ammirazione e spesso non senza desiderio, e i suoi re venivano circonfusi da una sorta di reverenza.

Quel processo onde, in altre parti d’Europa, e più spiccatamente in Francia, si maturò la forma politica progressiva della vita europea, che era appunto la monarchia, aveva in Italia il suo esempio nel regno di Napoli, nel Regno, come fu chiamato per antonomasia” [1].

Ruggiero II, statua di Palazzo Reale Napoli

La conquista

4. Discendenti dei famosi Vichinghi (e precisamente di quelli che avevano conquistato la Normandia, nella Francia del nord), i Normanni (=uomini del nord) cominciarono ad arrivare alla spicciolata in Italia meridionale qualche anno dopo il 1000, come semplici avventurieri, soldati mercenari o predoni, divisi in varie bande, spesso fra loro rivali.

5. La loro condizione sociale era quella di “cavalieri”, nel senso di uomini addestrati alle armi che, essendo figli non-primogeniti di feudatari della Normandia e non avendo quindi diritto all’eredità in patria, cercavano altrove gloria militare e fortuna politica, desiderosi di “in-signorirsi” di nuove terre.

6. Si sa, ad esempio, che uno dei più famosi tra loro, Roberto d’Altavilla, detto “il guiscardo” (cioè il furbo, l’astuto) perchè era “più sottile di Cicerone e più accorto di Ulisse”, arrivò nel 1046-1047 con soli cinque cavalli e trenta pedoni, e subito “ordinò ai suoi soldati di saccheggiare, incendiare, devastare le terre occupate e di ricorrere ad ogni accorgimento per infondere il terrore negli abitanti” [2].

7. La tattica della “terra bruciata” fu infatti quella prediletta dai Normanni, perchè permetteva di prendere le città per fame, sottraendo agli abitanti la possibilità di rifornirsi dai territori circostanti.

8. Fisicamente più alti e robusti delle popolazioni locali, erano anche dotati di armi e tecniche militari più micidiali: portavano la maglia di ferro, elmo conico, scudo a forma di mandorla, spada e lancia lunghe e pesanti, e praticavano la “carica di cavalleria” per disperdere i nemici.

9. Partendo all’inizio da ripari semplici ma sicuri, costruiti con palizzate di legno e fossati circostanti, come in Normandia, riuscirono a conquistare l’intero territorio nell’arco di circa un secolo (in pratica, il secolo XI), sfruttando le croniche divisioni fra i pre-esistenti potentati dell’Italia meridionale.

10. I principali artefici della conquista furono i componenti della famiglia Altavilla, “il forte ed astuto Roberto il Guiscardo, il cauto e perseverante conte Ruggiero e l’accortissimo politico che fu il secondo Ruggiero” [3], figlio del primo.

Quest’ultimo, col nome appunto di Ruggiero II, venne incoronato a Palermo, la notte di Natale dell’anno 1130, primo re di quello che fu chiamato “regnum Siciliae”.

Pietro da Eboli. "Fatti della vita di Ruggero II. Nascita di Costanza. Enrico VI e Costanza sposi. Loro partenza per la Germania".

I Normanni e Napoli

11. Napoli fu l’ultima città dell’Italia meridionale a capitolare di fronte ai Normanni. La popolazione napoletana, guidata dai suoi nobili e dagli abati dei suoi monasteri, resistette eroicamente e respinse ben tre lunghi assedi dei conquistatori: prima nel 1077-78 contro Roberto “il guiscardo”; poi, nel 1134 ed ancora nel 1135-37, contro Ruggiero II, quando questi era già stato proclamato re.

12. “Magister militum, et ejus fideles, qui libertati invigilabant civitatis, quippe antiquorum suorum sequebantur honestatem, mori prius famis morte malebat, quam sub nefandi Regis potestate colla submittere” [4].

“Il duca (magister militum) ed i suoi fedeli, che vigilavano sulla libertà della città, nel rispetto delle regole morali degli avi, preferivano piuttosto morire di fame che sottomettere il collo alla potestà di un nefando re” [4].

13. Di fronte, però, alla soverchiante forza normanna, ed alla morte in battaglia di Sergio VII, ultimo duca, che chiudeva così con onore la storia della dinastia iniziata nel 840 con Sergio I, la classe dirigente napoletana (nobili ed alto clero) si convinse che “affinché tutto restasse come prima, era necessario che tutto cambiasse” [5], ed offrì la propria sottomissione e fedeltà al re normanno.

14. Così, nell’autunno del 1140, Ruggiero II, “accolti i suoi cavalieri, mosse alla volta di Napoli. Allora l’arcivescovo napoletano, di nome Marino (1118-1151), fece riunire tutto il clero della città insieme ai cittadini e, partecipando loro alla venuta del re, li esortò ad accoglierlo con onore e molta allegrezza.

Cavalieri e cittadini uscirono fuori dalla Porta Capuana ed accolsero Ruggiero con onore e grande sollecitudine oltre ogni stima, e così fu accompagnato fino alla detta Porta Capuana, dove lo attendevano i monaci ed il clero cittadino che, levando al cielo inni e lodi, lo introdussero con pompa solenne.

Subito quattro nobili, tenendo le redini del cavallo e i piedi del re, insieme con altri quattro, lo guidarono alla volta del Duomo, tra una folla giubilante di popolo” [6].

15. Napoli cessava così, dopo tre secoli, di essere un ducato autonomo ed entrava a far parte del regno normanno di Sicilia, che aveva Palermo come capitale.

Pietro da Eboli: Malattia e morte di Guglielmo II. Popolo e magnati di Palermo piangenti.

Signori e contadini nel periodo normanno

16. La resa della classe dirigente napoletana consentì senza dubbio di evitare alla popolazione ed ai contadini ulteriori ed ormai inutili spargimenti di sangue e devastazioni, ma consentì anche ad aristocrazia ed alto clero di mantenere sostanzialmente inalterati il proprio ruolo ed il proprio prestigio sociale.

17. La nuova ripartizione della terra, per far posto tra i feudatari ai cavalieri al seguito del re, venne effettuata senza infliggere grossi danni all’aristocrazia napoletana ed anche la Chiesa mantenne intatti, ed anzi accresciuti, sia i propri feudi che il proprio prestigio morale e culturale.

18. Ruggiero II, il giorno dopo il suo arrivo in città, convocò i membri più influenti dell’aristocrazia e concesse a ciascuno “cinque moggi di terra e cinque villani”, promettendo altri doni finché fosse vissuto.

19. Le pre-esistenti famiglie nobili rimasero quindi come colonne portanti del nuovo potere e furono largamente inserite nell’amministrazione del nuovo regno, alla pari e forse di più delle famiglie di origine normanna, alle quali del resto erano mediamente superiori per cultura ed esperienza di governo delle popolazioni.

20. Anche dal punto di vista delle popolazioni povere e dei contadini, i mutamenti non furono, tutto sommato, sostanziali.

Per essi, l’arrivo dei Normanni comportò anzitutto, per tutto il secolo XI, solo un ulteriore aumento delle scorrerie e dei furti, delle devastazioni e delle violenze, insomma delle vessazioni alle quali erano del resto già abbastanza abituate.

21. Solo dopo il 1140, con la definitiva instaurazione del regno, poterono cogliere anche alcuni frutti benèfici della nuova situazione.

22. Si ebbero infatti una complessiva stabilità e sicurezza sociali, garantite in modo eguale dalle leggi e dai soldati del re: gli abitanti del regno “summa pax et tranquillitate maxima fruebatur” (“godevano di pace somma e massima tranquillità”) e “viatores et peregrini... in viis et campis sine custode dormiunt” (“viaggiatori e pellegrini...lungo le vie e nei campi dormono senza custode”), tanto “maior pax et securitas... quam in aliorum regnorum urbibus invenitur” (“si trova maggior pace e sicurezza... che in qualsiasi altro regno del mondo”) [7].

23. Non stupisce il fatto che la maggiore sicurezza sociale rendesse nuovamente possibili normali rapporti di compra-vendita delle terre, anche nel nostro Tresàno:

24. “Da altra (carta), datata 7 marzo della VII Indizione nell’anno VIII del Regno di Guglielmo I Normanno [8], segnata 245 dell’archivio di S. Liguoro, si legge che Sergio Quindazo vendé a Giovanni Aurimina  terram positam in loco Trasano parte foris flubeum” [9].

25. Nelle campagne fu possibile la applicazione sistematica dei nuovi strumenti di produzione [10], l’uso dei quali venne introdotto e generalizzato in tutto il regno proprio in questa epoca.

26. In particolare, i Normanni introdussero, in Napoli e nelle campagne circostanti, le tecniche di orti-coltura che essi avevano appreso in Sicilia dagli Arabi (cosa di importanza fondamentale per i contadini dei nostri villaggetti di Sirinum, Casabalera, etc. che, come si è detto, vivevano essenzialmente proprio di orti-coltura).

27. Gli “uomini del nord”, inoltre, promossero studi pratici (come quello della geografia) che contribuirono grandemente a migliorare l’agricoltura ed introdussero su larga scala l’arte della seta, che andò ad affiancarsi alla tradizionale lavorazione del lino, come possibilità di lavoro per le popolazioni.

28. In definitiva, anche gli abitanti delle nostre contrade di Casabalera e di Sirinum dovettero presumibilmente sperimentare, in epoca normanna, un complessivo miglioramento delle loro condizioni di vita.

29. Ma cambiamenti ben più radicali stavano sopraggiungendo per essi: dopo una travagliata fase di transizione, il regno pervenne infatti (1220) nelle imperiali ed accorte mani di Federico II di Svevia, detto dai contemporanei “stupor mundi” (“stupore del mondo”).

Pietro da Eboli: Tancredi rattristato pensando al futuro. Il conte Riccardo d’Acerra si avvia verso Capua.

Cronologia  dei  Re  Normanni  di  Sicilia

1130-1154     Regno di  Ruggiero II d’Altavilla

1130 - Nasce il “Regnum Siciliae”, con capitale Palermo, comprendente anche tutta l’Italia meridionale (ma non ancora Napoli).   

1140 - Ingresso trionfale di Ruggiero II d’Altavilla in Napoli. Ma la capitale del Regno rimane Palermo.

1154-1166    Regno di  Guglielmo I d’Altavilla,  detto “il malo”,                 

                    quartogenito di Ruggiero II

Guglielmo I

1154 - Guglielmo I ottiene dal papa il consenso a togliere il corpo di S. Gennaro da Benevento; il corpo non viene però riportato a Napoli, da dove il principe Sicone l’aveva trafugato nel 831, ma traslato nel Santuario di Montevergine, dove, per alcuni secoli, viene quasi dimenticato.

1162   Sergio Quindazo vende a Giovanni Aurimina un terreno posto in loco Trasano parte foris flubeum.

1166-1189    Regno di  Guglielmo II d’Altavilla,  detto “il buono”,

   secondogenito di Guglielmo I  e morto senza figli

Guglielmo II

1189-1194    Regno di  Tancredi d’Altavilla  di Lecce,

                    cugino di Guglielmo II, in quanto

                    figlio di un Ruggiero, fratello di Guglielmo I

Tancredi

1191 - Napoli respinge l’assedio di Enrico VI, imperatore del Sacro Romano Impero, figlio di Federico I di  Hohenstaufen (detto “Barba rossa”) e marito della normanna  Costanza d’Altavilla,  ultima figlia di Ruggiero II.

1194 - Guglielmo III d’Altavilla, figlio di Tancredi e di Sibilla dei conti di Acerra, spodestato ed imprigionato, all’età di soli 8 anni, da Enrico VI di Svevia.


Note

[1] Benedetto Croce - “Storia del Regno di Napoli” - Napoli, 1924.

[2] Guglielmo di Puglia in “Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti” - Napoli, Stamperia dell’Iride, 1845-1868, Vol. I.

[3] B. Croce, op. cit.

[4] Falcone Beneventano-“Chronicon” in “Cronisti..”, op. cit.

[5] Espressione, divenuta ormai proverbiale, del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa - ”Il gattopardo”-Ed.Feltrinelli, Torino, 1958, cap I.

[6] Falcone Beneventano, op. cit.

[7] Ugo Falcando in “Cronisti...”, op. cit.

[8] Dovrebbe quindi essere l’anno 1162, che è appunto l’ ottavo del Regno di Guglielmo I Normanno, detto “il malo” (1154-1166).

[9] Cozzolino, op. cit.

[10] Vedi il paragrafo “Abbandono e rinascita del territorio plagiense” nel capitolo dedicato a “Il periodo del ducato (661-1140)”.

Angelo Renzi


Pubblicazione de Il Portale del Sud, settembre 2016

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