Il Regno
1. Il periodo normanno si caratterizza per
l’unificazione territoriale di tutta l’Italia
meridionale e la centralizzazione del potere politico
nelle mani di un forte monarchia ereditaria.
I Normanni costruirono, nel sud della penisola, “lo
stato meglio organizzato del Medioevo” (Jamison).
2. Al posto della precedente partizione fra territori
bizantini, arabi e longobardi, e delle innumerevoli
spinte particolaristiche delle varie aristocrazie
locali, in perenne conflitto tra loro e con i rispettivi
poteri centrali, instaurarono quello che fu detto “il
primo stato opera d’arte” (Burckhardt).
3. Infatti, sottolinea il Croce, “l’unità
territoriale non fu il solo retaggio che i principi
normanni lasciarono all’Italia meridionale, perchè con
essa le trasmisero l’unità monarchica, nel senso
di uno stato governato dal centro, con uguali
istituzioni e leggi, magistrati e funzionari.
Per questa sua unità ed egualità di governo, che
collegava tutti i fili dell’amministrazione nella
persona del monarca... esso appariva cosa singolare
nell’Italia dei comuni, delle repubbliche patrizie e
delle signorìe, ed era guardato non senza ammirazione e
spesso non senza desiderio, e i suoi re venivano
circonfusi da una sorta di reverenza.
Quel processo onde, in altre parti d’Europa, e più
spiccatamente in Francia, si maturò la forma politica
progressiva della vita europea, che era appunto la
monarchia, aveva in Italia il suo esempio nel regno di
Napoli, nel Regno, come fu chiamato per
antonomasia”
.
|
Ruggiero II, statua di Palazzo Reale Napoli |
La conquista
4. Discendenti dei famosi Vichinghi (e precisamente di
quelli che avevano conquistato la Normandia, nella
Francia del nord), i Normanni (=uomini del nord)
cominciarono ad arrivare alla spicciolata in Italia
meridionale qualche anno dopo il 1000, come semplici
avventurieri, soldati mercenari o predoni, divisi in
varie bande, spesso fra loro rivali.
5. La loro condizione sociale era quella di “cavalieri”,
nel senso di uomini addestrati alle armi che, essendo
figli non-primogeniti di feudatari della Normandia e non
avendo quindi diritto all’eredità in patria, cercavano
altrove gloria militare e fortuna politica, desiderosi
di “in-signorirsi” di nuove terre.
6. Si sa, ad esempio, che uno dei più famosi tra loro,
Roberto d’Altavilla, detto “il guiscardo” (cioè il
furbo, l’astuto) perchè era “più sottile di Cicerone e
più accorto di Ulisse”, arrivò nel 1046-1047 con soli
cinque cavalli e trenta pedoni, e subito “ordinò ai suoi
soldati di saccheggiare, incendiare, devastare le terre
occupate e di ricorrere ad ogni accorgimento per
infondere il terrore negli abitanti”
.
7. La tattica della “terra bruciata” fu infatti quella
prediletta dai Normanni, perchè permetteva di prendere
le città per fame, sottraendo agli abitanti la
possibilità di rifornirsi dai territori circostanti.
8. Fisicamente più alti e robusti delle popolazioni
locali, erano anche dotati di armi e tecniche militari
più micidiali: portavano la maglia di ferro, elmo
conico, scudo a forma di mandorla, spada e lancia lunghe
e pesanti, e praticavano la “carica di cavalleria” per
disperdere i nemici.
9. Partendo all’inizio da ripari semplici ma sicuri,
costruiti con palizzate di legno e fossati circostanti,
come in Normandia, riuscirono a conquistare l’intero
territorio nell’arco di circa un secolo (in pratica, il
secolo XI), sfruttando le croniche divisioni fra i
pre-esistenti potentati dell’Italia meridionale.
10. I principali artefici della conquista furono i
componenti della famiglia Altavilla, “il forte ed astuto
Roberto il Guiscardo, il cauto e perseverante conte
Ruggiero e l’accortissimo politico che fu il secondo
Ruggiero”
, figlio del primo.
Quest’ultimo, col nome appunto di Ruggiero II, venne
incoronato a Palermo, la notte di Natale dell’anno 1130,
primo re di quello che fu chiamato “regnum Siciliae”.
|
Pietro da Eboli. "Fatti della vita di Ruggero II. Nascita di Costanza.
Enrico VI e Costanza sposi. Loro partenza per la Germania". |
I Normanni e Napoli
11. Napoli fu l’ultima città dell’Italia meridionale a
capitolare di fronte ai Normanni. La popolazione
napoletana, guidata dai suoi nobili e dagli abati dei
suoi monasteri, resistette eroicamente e respinse ben
tre lunghi assedi dei conquistatori: prima nel 1077-78
contro Roberto “il guiscardo”; poi, nel 1134 ed ancora
nel 1135-37, contro Ruggiero II, quando questi era già
stato proclamato re.
12. “Magister militum, et ejus fideles, qui libertati
invigilabant civitatis, quippe antiquorum suorum
sequebantur honestatem, mori prius famis morte malebat,
quam sub nefandi Regis potestate colla submittere”
.
“Il duca (magister militum) ed i suoi fedeli, che
vigilavano sulla libertà della città, nel rispetto delle
regole morali degli avi, preferivano piuttosto morire di
fame che sottomettere il collo alla potestà di un
nefando re”
.
13. Di fronte, però, alla soverchiante forza normanna,
ed alla morte in battaglia di Sergio VII, ultimo duca,
che chiudeva così con onore la storia della dinastia
iniziata nel 840 con Sergio I, la classe dirigente
napoletana (nobili ed alto clero) si convinse che
“affinché tutto restasse come prima, era necessario che
tutto cambiasse”
, ed offrì la propria sottomissione
e fedeltà al re normanno.
14. Così, nell’autunno del 1140, Ruggiero II, “accolti i
suoi cavalieri, mosse alla volta di Napoli. Allora
l’arcivescovo napoletano, di nome Marino (1118-1151),
fece riunire tutto il clero della città insieme ai
cittadini e, partecipando loro alla venuta del re, li
esortò ad accoglierlo con onore e molta allegrezza.
Cavalieri e cittadini uscirono fuori dalla Porta Capuana
ed accolsero Ruggiero con onore e grande sollecitudine
oltre ogni stima, e così fu accompagnato fino alla detta
Porta Capuana, dove lo attendevano i monaci ed il clero
cittadino che, levando al cielo inni e lodi, lo
introdussero con pompa solenne.
Subito quattro nobili, tenendo le redini del cavallo e i
piedi del re, insieme con altri quattro, lo guidarono
alla volta del Duomo, tra una folla giubilante di
popolo”
.
15. Napoli cessava così, dopo tre secoli, di essere un
ducato autonomo ed entrava a far parte del regno
normanno di Sicilia, che aveva Palermo come capitale.
|
Pietro da Eboli: Malattia e morte di Guglielmo II. Popolo e magnati di
Palermo piangenti. |
Signori e contadini nel periodo normanno
16. La resa della classe dirigente napoletana consentì
senza dubbio di evitare alla popolazione ed ai contadini
ulteriori ed ormai inutili spargimenti di sangue e
devastazioni, ma consentì anche ad aristocrazia ed alto
clero di mantenere sostanzialmente inalterati il proprio
ruolo ed il proprio prestigio sociale.
17. La nuova ripartizione della terra, per far posto tra
i feudatari ai cavalieri al seguito del re, venne
effettuata senza infliggere grossi danni
all’aristocrazia napoletana ed anche la Chiesa mantenne
intatti, ed anzi accresciuti, sia i propri feudi che il
proprio prestigio morale e culturale.
18. Ruggiero II, il giorno dopo il suo arrivo in città,
convocò i membri più influenti dell’aristocrazia e
concesse a ciascuno “cinque moggi di terra e cinque
villani”, promettendo altri doni finché fosse vissuto.
19. Le pre-esistenti famiglie nobili rimasero quindi
come colonne portanti del nuovo potere e furono
largamente inserite nell’amministrazione del nuovo
regno, alla pari e forse di più delle famiglie di
origine normanna, alle quali del resto erano mediamente
superiori per cultura ed esperienza di governo delle
popolazioni.
20. Anche dal punto di vista delle popolazioni povere e
dei contadini, i mutamenti non furono, tutto sommato,
sostanziali.
Per essi, l’arrivo dei Normanni comportò anzitutto, per
tutto il secolo XI, solo un ulteriore aumento delle
scorrerie e dei furti, delle devastazioni e delle
violenze, insomma delle vessazioni alle quali erano del
resto già abbastanza abituate.
21. Solo dopo il 1140, con la definitiva instaurazione
del regno, poterono cogliere anche alcuni frutti
benèfici della nuova situazione.
22. Si ebbero infatti una complessiva stabilità e
sicurezza sociali, garantite in modo eguale dalle leggi
e dai soldati del re: gli abitanti del regno “summa pax
et tranquillitate maxima fruebatur” (“godevano di pace
somma e massima tranquillità”) e “viatores et
peregrini... in viis et campis sine custode dormiunt”
(“viaggiatori e pellegrini...lungo le vie e nei campi
dormono senza custode”), tanto “maior pax et securitas...
quam in aliorum regnorum urbibus invenitur” (“si trova
maggior pace e sicurezza... che in qualsiasi altro regno
del mondo”)
.
23. Non stupisce il fatto che la maggiore sicurezza
sociale rendesse nuovamente possibili normali rapporti
di compra-vendita delle terre, anche nel nostro Tresàno:
24. “Da altra (carta), datata 7 marzo della VII
Indizione nell’anno VIII del Regno di Guglielmo I
Normanno
, segnata 245 dell’archivio di S.
Liguoro, si legge che Sergio Quindazo vendé a
Giovanni Aurimina terram positam in loco Trasano
parte foris flubeum”
.
25. Nelle campagne fu possibile la applicazione
sistematica dei nuovi strumenti di produzione
, l’uso dei quali venne introdotto
e generalizzato in tutto il regno proprio in questa
epoca.
26. In particolare, i Normanni introdussero, in Napoli e
nelle campagne circostanti, le tecniche di
orti-coltura che essi avevano appreso in Sicilia
dagli Arabi (cosa di importanza fondamentale per i
contadini dei nostri villaggetti di Sirinum, Casabalera,
etc. che, come si è detto, vivevano essenzialmente
proprio di orti-coltura).
27. Gli “uomini del nord”, inoltre, promossero studi
pratici (come quello della geografia) che
contribuirono grandemente a migliorare l’agricoltura ed
introdussero su larga scala l’arte della seta,
che andò ad affiancarsi alla tradizionale lavorazione
del lino, come possibilità di lavoro per le popolazioni.
28. In definitiva, anche gli abitanti delle nostre
contrade di Casabalera e di Sirinum dovettero
presumibilmente sperimentare, in epoca normanna, un
complessivo miglioramento delle loro condizioni di vita.
29. Ma cambiamenti ben più radicali stavano
sopraggiungendo per essi: dopo una travagliata fase di
transizione, il regno pervenne infatti (1220) nelle
imperiali ed accorte mani di Federico II di Svevia,
detto dai contemporanei “stupor mundi” (“stupore del
mondo”).
|
Pietro da Eboli: Tancredi rattristato pensando al futuro. Il
conte Riccardo d’Acerra si avvia verso Capua. |
Cronologia dei Re Normanni di
Sicilia
1130-1154 Regno di Ruggiero II d’Altavilla
1130 - Nasce il “Regnum Siciliae”, con capitale Palermo,
comprendente anche tutta l’Italia meridionale (ma non
ancora Napoli).
1140 - Ingresso trionfale di Ruggiero II d’Altavilla in
Napoli. Ma la capitale del Regno rimane Palermo.
1154-1166 Regno di Guglielmo I d’Altavilla, detto
“il malo”,
quartogenito di Ruggiero II
|
Guglielmo I
|
1154 -
Guglielmo I ottiene dal papa il consenso a togliere il
corpo di S. Gennaro da Benevento; il corpo non viene
però riportato a Napoli, da dove il principe Sicone
l’aveva trafugato nel 831, ma traslato nel Santuario di
Montevergine, dove, per alcuni secoli, viene quasi
dimenticato.
1162
Sergio Quindazo vende a Giovanni Aurimina un terreno
posto in loco Trasano parte foris flubeum.
1166-1189 Regno di Guglielmo II d’Altavilla, detto
“il buono”,
secondogenito di Guglielmo I e morto senza figli
|
Guglielmo II
|
1189-1194 Regno di Tancredi d’Altavilla di Lecce,
cugino di Guglielmo II, in quanto
figlio di un Ruggiero, fratello di
Guglielmo I
|
Tancredi |
1191 - Napoli respinge l’assedio di Enrico VI,
imperatore del Sacro Romano Impero, figlio di Federico I
di Hohenstaufen (detto “Barba rossa”) e marito della
normanna Costanza d’Altavilla, ultima figlia di
Ruggiero II.
1194 - Guglielmo III d’Altavilla, figlio di Tancredi e
di Sibilla dei conti di Acerra, spodestato ed
imprigionato, all’età di soli 8 anni, da Enrico VI di
Svevia.
Pubblicazione de Il Portale del Sud, settembre 2016 |