Le Pagine di Storia

Il Regno Siculo-Partenopeo

Dalla Rivoluzione Francese al Congresso di Vienna

di Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

Parte 1ª: 1798, La fine del sogno illuminista

La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino

La Rivoluzione Francese

Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione Francese. L'evento travolgerà l’ancien régime, segnando l’inizio di una nuova era. La Rivoluzione avrà conseguenze fatali sul Regno siculo-napoletano, per una serie di motivi che vengono più avanti esposti, ed anche perchè fece scomparire nel tempo molti degli stati non fondati su di una nazione, o quelli che non furono capaci di affermare il predominio dell’obbedienza civica allo Stato su ogni altra forma di obbedienza, compresa quella religiosa.

La Francia prerivoluzionaria di Luigi XVI era per molti versi in condizioni peggiori di quelle del Regno meridionale. Lo stato era profondamente indebitato, sia per l’appoggio dato in chiave anti-inglese alla Guerra d'Indipendenza Americana, sia per gli sprechi causati dal lusso sfrenato in cui vivevano nobili e clero [1]. I vari tentativi di introdurre riforme e di far pagare le tasse ai nobili ed al clero abortirono per la resistenza dei parlements (corti di giustizia), dominati dalla nobiltà, che insorsero contro quella che avevano definito "tirannia ministeriale". La Francia era a tutti gli effetti un paese feudale: il governo del re non poteva agire senza il consenso della nobiltà e del clero.

Nel 1787 si concretizzò lo spettro della bancarotta: nessuno era più disposto a concedere crediti. La crisi politica e finanziaria costrinse Luigi XVI a convocare gli Stati Generali [2], per la prima volta dal 1614. Era l’8 agosto 1788.

A Napoli, il 21 luglio dello stesso anno, moriva prematuramente Gaetano Filangieri, il grande pensatore dell’illuminismo napoletano. La politica riformista da lui tracciata (e da altri pensatori quali Giannone, Genovesi, Vico, Galiani) fu, come si vedrà, travolta dagli eventi rivoluzionari francesi, e mai più ripresa. Ciò avvenne sia perché il Regno siculo-napoletano non fu più in grado di generare un modello politico autonomo, sia perché alla fine prevalse il liberismo borghese d’importazione, di stampo anglosassone.

Il 5 maggio 1789 gli Stati Generali si riunirono a Versailles. Dopo un anno di discussioni sterili, nonostante la divieto del re ed il suo ordine di disperdersi, il 9 luglio 1789 il Terzo Stato si costituì in Assemblea Nazionale. Il 14 luglio a Parigi si passò dalla disputa politica all’insurrezione, con la presa della Bastiglia, la prigione-fortezza simbolo dell’oppressione tirannica e clericale (la Rivoluzione Francese ebbe un forte connotato anti-ecclesiastico, che ha assicurato allo Stato francese una matrice laica rivelatasi anche in seguito “motore” di democrazia, civiltà e cultura).

La presa della Bastiglia

Furono aboliti il feudalesimo e tutti i privilegi signorili e del clero. Il 26 agosto 1789 fu emanata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che diventerà la magna charta per la libertà dei popoli: sancì la sovranità popolare ed il conseguente diritto del popolo a sceglersi i propri rappresentanti. L’anno seguente i terreni della Chiesa furono incamerati dallo Stato. I preti, trasformati in impiegati statali, ebbero l’obbligo di giurare fedeltà allo Stato [3]. L’opposizione del papato ai provvedimenti contribuì ad aggravare la crisi: da un lato, i controrivoluzionari della Vandea sfruttarono la credulità popolare atteggiandosi a paladini della fede, dall’altro i rivoluzionari più fanatici si lasciarono andare a violenze contro i preti.

A metà del 1791 l'Assemblea Nazionale, ancora dominata da esponenti della ricca borghesia, emanò una costituzione moderata fondata sulla separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e che dava diritti politici solo ai cittadini che avevano un certo reddito. Il re non seppe cogliere l'occasione di collaborare con la parte moderata della Rivoluzione, ed il 20 giugno 1791 decise addirittura di fuggire con tutta la famiglia, per unirsi ai nobili fuoriusciti. Luigi XVI fu riconosciuto e arrestato, e dovette accettare formalmente la costituzione. In effetti, il re continuò segretamente a sollecitare l’intervento straniero per restaurare il vecchio regime. Il 20 aprile 1792, la Francia dichiarò guerra all’Austria di Francesco I e di Maria Teresa, figlia di Ferdinando IV di Borbone. Il Regno siculo-napoletano si proclamò neutrale, ma la flotta francese si presentò minacciosa nel golfo di Napoli. Al fianco dell’Austria si schierarono Prussia e Regno di Sardegna.

La guerra in Europa

L’esercito francese subì iniziali sconfitte che aumentarono il clima di sospetto attorno alla monarchia. Nell’agosto 1792 i giacobini e sanculotti [4] presero il sopravvento nella Comune [5] e nell'Assemblea: Luigi XVI fu dichiarato decaduto, ed imprigionato con la famiglia. Il governo passò nelle mani del Consiglio Esecutivo Provvisorio, in attesa di una nuova assemblea, la Convenzione, da eleggersi a suffragio universale maschile, con il compito di trasformare la Francia in Repubblica. Prussiani e Austriaci erano intanto penetrati in terra francese, e in alcuni dipartimenti i controrivoluzionari davano luogo a violenti tentativi di restaurazione.

un salotto di Maria Antonietta

Mentre a Valmy l'artiglieria francese fermava gli invasori ed i lealisti, a Parigi si riunì la Convenzione, ed il 21 settembre fu proclamata la Repubblica. Il potere esecutivo venne attribuito al Comitato di Salute Pubblica. Nella Convenzione, la destra era rappresentata adesso dalla Gironda, impegnata a mantenere il predominio della ricca borghesia. Il centro era rappresentato dalla Pianura (o Palude). La sinistra era la Montagna, costituita dai giacobini, borghesi intellettuali seguaci delle teorie illuministiche. Nel gennaio del 1793, la Convenzione condannò a morte il re, per "cospirazione contro le libertà pubbliche e la sicurezza generale". Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI fu ghigliottinato. A Napoli, Ferdinando IV si affrettò a firmare un trattato di alleanza con gli Inglesi. Intanto alcuni intellettuali napoletani, guidati da Ferdinando Pignatelli, principe di Strongoli e da Ettore Carafa, conte di Ruvo, accarezzavano l’idea di un’insurrezione, e si mantenevano in contatto con l'ambasciatore francese Mackau. Si susseguivano intanto le vittorie francesi ed a novembre iniziò l'occupazione del Belgio. Questo fatto portò l'Inghilterra a dichiarare guerra alla Francia, trascinando con sé la Russia, la Spagna, il Portogallo, lo Stato Pontificio ed il Regno siculo-napoletano: nacque così la prima coalizione antifrancese, che costrinse le truppe francesi ad arretrare del Belgio. La Convenzione, in cui La Montagna di Robespierre aveva preso la maggioranza, dovette affrontare anche l’insurrezione della Vandea, dove le condizioni di arretratezza avevano favorito l’influsso monarchico ed ecclesiastico: sotto la guida di aristocratici e di prelati vennero massacrati i repubblicani.

Il Terrore

La coalizione antifrancese riportò nell'estate del 1793 numerosi successi. La Corsica era in rivolta indipendentistica. Tolone, massacrati i giacobini, passò agli Inglesi. Marat, una delle figure di maggior spicco della Rivoluzione fu assassinato da Charlotte Corday. Di fronte a tutto ciò, i giacobini con un colpo di mano assunsero il pieno potere, decretarono leva in massa e adottarono provvedimenti drastici contro la speculazione che affamava il popolo. Nel giugno 1793, entrò in vigore la Costituzione dell'anno I che eliminava ogni distinzione tra i cittadini e riformava il calendario (Calendario Rivoluzionario Francese). Inoltre fu riorganizzato l'esercito. Furono istituiti i Tribunali rivoluzionari che mandarono alla ghigliottina almeno un migliaio di sospetti contro-rivoluzionari.

i club femminili

Nella prima metà del 1794 l'esercito francese ricacciò i coalizzati e riconquistò il Belgio; la rivolta della Valdea fu repressa con inflessibile energia. Lo stesso anno a Napoli il ministro de' Medici, che aveva fatto arrestare alcuni congiurati rivoluzionari, fu lui stesso accusato di far parte del complotto. Inquisito su sua stessa richiesta, fu prosciolto con formula piena; diventerà in seguito primo ministro, morirà nel 1830, sempre apprezzato per l'equilibrio. Robespierre, intanto, adottava le leggi eccezionali per eliminare i nemici, veri o presunti: fu il periodo del Terrore, che terminò il 27 luglio 1794 (9 Termidoro) con la Rivolta di Termidoro. Robespierre e molti altri giacobini furono ghigliottinati. Il Comitato di Salute Pubblica fu nuovamente dominato dai moderati. La Costituzione dell’anno I fu sostituita con quella dell’anno III che restringeva l’esercizio dei diritti politici della cittadinanza, instaurava un sistema bicamerale, affidava il potere esecutivo a un Direttorio di cinque membri. Il 5 ottobre 1795 un giovane generale, Napoleone Bonaparte domò un’insurrezione monarchica a Parigi. Anche la congiura dei giacobini di François-Noèl Babeuf fu scoperta e repressa nel sangue.

Napoleone alla conquista dell'Italia

Nell'aprile del 1796 l'esercito francese, sotto il comando di Napoleone, invase la Penisola italiana entrando dal Piemonte, allo scopo di esportare la rivoluzione ai popoli fratelli. Il 15 maggio Napoleone entrò in Milano. Ferdinando IV incaricò il principe di Belmonte di trattare la pace. Il 5 giugno fu concluso l'armistizio e Napoli si impegnò a versare ben 80 milioni di franchi. Bonaparte mosse quindi sullo Stato Pontificio, a cui impose un tributo di 33 milioni di franchi. Anche l'Austria fu costretta a firmare un armistizio.

Napoleone agli inizi del 1798 ruppe il trattato con il Papa e invase la città il 10 febbraio, proclamando in Campidoglio la nuova repubblica. Il Papa fu arrestato, deportato prima a Siena, quindi in Francia, dove morirà nell'agosto del 1799.

Nel 1798 tutta l'Italia era in mano francese, con l’eccezione dei Regni di Napoli e di Sicilia, da cui il generale francese Berthier pretese il tributo dovuto a Roma (la Chinea, che però era stata da tempo abolita), la cessione di Benevento e Pontecorvo, ed il licenziamento del ministro Acton. Ferdinando cedette: Acton si dimise da ministro degli esteri. Il Re rinunziò ai suoi beni personali di Roma (palazzo Farnese) e si impegnò a pagare 20 milioni di franchi. Il 19 maggio 1798 la flotta francese diresse verso l'Egitto. Il 12 giugno Malta cadde in mano francese. Il 1° agosto 1798 la flotta inglese di Nelson distrusse ad Aboukir la flotta francese. Il 22 settembre Nelson fu accolto a Napoli da trionfatore: il Re e l'ammiraglio Francesco Caracciolo vollero stringergli la mano.

Napoleone

A seguito di un tentativo di golpe dei monarchici, il Direttorio dovette richiamare Napoleone. La Francia, temporaneamente sulla difensiva, arrivò ad offrire, per la neutralità del Regno, la cessione di Malta, che peraltro non poteva più mantenere. Nelson premette perché si passasse invece all'azione. Il 9 novembre 1799 (18 brumaio dell'anno VIII) Napoleone instituiva a Parigi il Consolato, divenendo di fatto dittatore.

Ferdinando dichiara la guerra alla Francia

Il 21 novembre 1798 Ferdinando dichiarò guerra alla Francia e si pose alla testa delle truppe, 40 mila uomini. Il 24 novembre si proclamò difensore della fede e principe della libertà italiana. Il 28 novembre entrò in Roma, accolto dalla popolazione come un liberatore. Anche le truppe francesi di Livorno si arresero. Le potenze alleate contro Napoleone erano: Austria, Inghilterra, Regno di Napoli e di Sicilia, Russia, Turchia [6]. Ben presto i Francesi si riorganizzarono e passarono alla controffensiva: Il 19 dicembre 1798 il generale Championnet rioccupò Roma, cui impose una "taglia" di 100 mila scudi. Iniziò quindi con 30 mila uomini la marcia su Napoli. L'esercito napoletano, comandato dall'austriaco Mack, fu travolto.

La battaglia navale di Aboukir 1° agosto 1798

La notte tra il 21 ed il 22 dicembre i Reali si imbarcarono alla volta di Palermo, abbandonando Napoli ed avendo posto in salvo su alcune navi il denaro dell'erario nazionale. Fu nominato quale Vicario Generale il principe Pignatelli di Strongoli. La flotta mosse verso Palermo con Caracciolo al comando del vascello Sannita. Il Re si imbarcò sulla nave di Nelson: Caracciolo, anche se non lo diede a vedere, si offese mortalmente. Durante la traversata, la notte di Natale, morì il piccolo Alberto, terzogenito di Ferdinando.

La fortezza di Gaeta era caduta senza colpo ferire, mentre quella di Capua resisteva. Il Vicario firmò una tregua di 2 mesi a Sparanise, il 12 gennaio del 1799. In cambio Capua, Acerra e Benevento furono cedute alla Francia, i porti del Regno furono interdetti alla flotta inglese e ci si impegnò a pagare alla Francia 10 milioni di franchi. Giunto a Palermo, Ferdinando vi trasferì la corte e il governo sotto la protezione dell’Inghilterra.

Quando in Francia la rivoluzione era finita da tempo, a Napoli … scoppiava la rivoluzione! I giacobini escono allo scoperto e proclamano la Repubblica.

Fara Misuraca e Alfonso Grasso

dicembre 2006

Parte II: 1799, la Repubblica Napoletana e il primo soggiorno a Palermo di Ferdinando III

Parte III: 1806, l'esilio siciliano di Ferdinando III


Note

[1] La regina Maria Antonietta si era fatta costruire, tra l’altro, di un costosissimo complesso residenziale, Le Petit Trianon, mentre il popolo di Parigi soffriva la fame.

[2] Assemblea consultiva che riuniva le tre caste in cui era suddivisa la società francese pre-rivoluzionaria: il Primo Stato era il clero, il Secondo la nobiltà, il Terzo il resto della popolazione.

[3] La maggioranza dei prelati si rifiutò, per ordine di Pio VI che non accettava di rinunciare ai privilegi. Il papa, condannò pubblicamente la Rivoluzione.

[4] All’interno del movimento rivoluzionario si erano formati diversi gruppi politici, come quello dei giacobini (democratici), con Robespierre e Desmoulins; i cordiglieri (democratici rivoluzionari), con Danton e Marat; i foglianti (monarchici costituzionali), i girondini (liberali). I sanculotti rappresentavano la parte più derelitta della popolazione.

[5] La camera dei rappresentanti del popolo di Parigi.

[6] Le alleanze erano state strette con i seguenti trattati: Ferdinando firmò il patto d'alleanza 19 maggio dei 1798 con l'Austria (ratificato il 18 luglio), il 1° dicembre 1798 con l'Inghilterra, quello con lo Zar Paolo 1° il 24 dicembre1798, il 21gennaio 1799 con la Turchia. Altri trattati erano stati sottoscritti tra la Russia e l'Inghilterra, tra le corti di Londra e Pietroburgo col Sultano (3 e 5 gennaio del 1799).


Bibliografia

  • Gleijeses Vittorio, La Storia di Napoli, Società Editrice Napoletana, 1977

  • Gleijeses Vittorio, La guida storica, artistica, monumentale, turistica della città di Napoli e dei suoi dintorni, Società Editrice Napoletana, 1979

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