Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione Francese. L'evento travolgerà l’ancien
régime, segnando l’inizio di una nuova era. La Rivoluzione
avrà conseguenze fatali sul Regno siculo-napoletano, per una serie
di motivi che vengono più avanti esposti, ed anche perchè fece
scomparire nel tempo molti degli stati non fondati su di una
nazione, o quelli che non furono capaci di affermare il predominio
dell’obbedienza civica allo Stato su ogni altra forma di
obbedienza, compresa quella religiosa.
La Francia prerivoluzionaria di Luigi XVI era per molti versi in
condizioni peggiori di quelle del
Regno meridionale. Lo stato era profondamente indebitato, sia
per l’appoggio dato in chiave anti-inglese alla Guerra
d'Indipendenza Americana, sia per gli sprechi causati dal lusso
sfrenato in cui vivevano nobili e clero
.
I vari tentativi di introdurre riforme e di far pagare le tasse ai
nobili ed al clero abortirono per la resistenza dei parlements
(corti di giustizia), dominati dalla nobiltà, che insorsero contro
quella che avevano definito "tirannia ministeriale". La
Francia era a tutti gli effetti un paese feudale: il governo del re
non poteva agire senza il consenso della nobiltà e del clero.
Nel 1787 si concretizzò lo spettro della bancarotta: nessuno era più
disposto a concedere crediti. La crisi politica e finanziaria
costrinse Luigi XVI a convocare gli Stati Generali
,
per la prima volta dal 1614. Era l’8 agosto 1788.
A Napoli, il 21 luglio dello stesso anno, moriva prematuramente
Gaetano Filangieri, il grande pensatore dell’illuminismo
napoletano. La politica riformista da lui tracciata (e da altri
pensatori quali
Giannone, Genovesi,
Vico,
Galiani) fu, come si vedrà, travolta dagli eventi rivoluzionari
francesi, e mai più ripresa. Ciò avvenne sia perché il Regno
siculo-napoletano non fu più in grado di generare un modello
politico autonomo, sia perché alla fine prevalse il liberismo
borghese d’importazione, di stampo anglosassone.
Il 5 maggio 1789 gli Stati Generali si riunirono a Versailles. Dopo
un anno di discussioni sterili, nonostante la divieto del re ed il
suo ordine di disperdersi, il 9 luglio 1789 il Terzo Stato si
costituì in Assemblea Nazionale. Il 14 luglio a Parigi si passò
dalla disputa politica all’insurrezione, con la presa della
Bastiglia, la prigione-fortezza simbolo dell’oppressione tirannica e
clericale (la Rivoluzione Francese ebbe un forte connotato
anti-ecclesiastico, che ha assicurato allo Stato francese una
matrice laica rivelatasi anche in seguito “motore” di democrazia,
civiltà e cultura).
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La presa della Bastiglia |
Furono aboliti il feudalesimo e tutti i privilegi signorili e del
clero. Il 26 agosto 1789 fu emanata la Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino, che diventerà la magna charta
per la libertà dei popoli: sancì la sovranità popolare ed il
conseguente diritto del popolo a sceglersi i propri rappresentanti.
L’anno seguente i terreni della Chiesa furono incamerati dallo
Stato. I preti, trasformati in impiegati statali, ebbero l’obbligo
di giurare fedeltà allo Stato
.
L’opposizione del papato ai provvedimenti contribuì ad aggravare la
crisi: da un lato, i controrivoluzionari della Vandea sfruttarono la
credulità popolare atteggiandosi a paladini della fede, dall’altro i
rivoluzionari più fanatici si lasciarono andare a violenze contro i
preti.
A metà del 1791 l'Assemblea Nazionale, ancora dominata da esponenti
della ricca borghesia, emanò una costituzione moderata fondata sulla
separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e che
dava diritti politici solo ai cittadini che avevano un certo
reddito. Il re non seppe cogliere l'occasione di collaborare con la
parte moderata della Rivoluzione, ed il 20 giugno 1791 decise
addirittura di fuggire con tutta la famiglia, per unirsi ai nobili
fuoriusciti. Luigi XVI fu riconosciuto e arrestato, e dovette
accettare formalmente la costituzione. In effetti, il re continuò
segretamente a sollecitare l’intervento straniero per restaurare il
vecchio regime. Il 20 aprile 1792, la Francia dichiarò guerra
all’Austria di Francesco I e di Maria Teresa, figlia di Ferdinando
IV di Borbone. Il Regno siculo-napoletano si proclamò neutrale, ma
la flotta francese si presentò minacciosa nel golfo di Napoli. Al
fianco dell’Austria si schierarono Prussia e Regno di Sardegna.
L’esercito francese subì iniziali sconfitte che aumentarono il clima
di sospetto attorno alla monarchia. Nell’agosto 1792 i giacobini e
sanculotti
presero il sopravvento nella Comune
e nell'Assemblea: Luigi XVI fu dichiarato decaduto, ed imprigionato
con la famiglia. Il governo passò nelle mani del Consiglio Esecutivo
Provvisorio, in attesa di una nuova assemblea, la Convenzione,
da eleggersi a suffragio universale maschile, con il compito di
trasformare la Francia in Repubblica. Prussiani e Austriaci erano
intanto penetrati in terra francese, e in alcuni dipartimenti i
controrivoluzionari davano luogo a violenti tentativi di
restaurazione.
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un salotto di Maria Antonietta |
Mentre a Valmy l'artiglieria francese fermava gli invasori ed i
lealisti, a Parigi si riunì la Convenzione, ed il 21 settembre fu
proclamata la Repubblica. Il potere esecutivo venne attribuito al
Comitato di Salute Pubblica. Nella Convenzione, la destra era
rappresentata adesso dalla Gironda, impegnata a mantenere il
predominio della ricca borghesia. Il centro era rappresentato dalla
Pianura (o Palude). La sinistra era la Montagna,
costituita dai giacobini, borghesi intellettuali seguaci
delle teorie illuministiche. Nel gennaio del 1793, la Convenzione
condannò a morte il re, per "cospirazione contro le libertà
pubbliche e la sicurezza generale". Il
21 gennaio 1793 Luigi XVI fu ghigliottinato. A Napoli, Ferdinando IV
si affrettò a firmare un trattato di alleanza con gli Inglesi.
Intanto alcuni intellettuali napoletani, guidati da Ferdinando
Pignatelli, principe di Strongoli e da Ettore Carafa, conte di Ruvo,
accarezzavano l’idea di un’insurrezione, e si mantenevano in
contatto con l'ambasciatore francese Mackau. Si susseguivano intanto
le vittorie francesi ed a novembre iniziò l'occupazione del Belgio.
Questo fatto portò l'Inghilterra a dichiarare guerra alla Francia,
trascinando con sé la Russia, la Spagna, il Portogallo, lo Stato
Pontificio ed il Regno siculo-napoletano: nacque così la prima
coalizione antifrancese, che costrinse le truppe francesi ad
arretrare del Belgio. La Convenzione, in cui La Montagna di
Robespierre aveva preso la maggioranza, dovette affrontare anche
l’insurrezione della Vandea, dove le condizioni di arretratezza
avevano favorito l’influsso monarchico ed ecclesiastico: sotto la
guida di aristocratici e di prelati vennero massacrati i
repubblicani.
La coalizione antifrancese riportò nell'estate del 1793 numerosi
successi. La Corsica era in rivolta indipendentistica. Tolone,
massacrati i giacobini, passò agli Inglesi. Marat, una delle figure
di maggior spicco della Rivoluzione fu assassinato da Charlotte
Corday. Di fronte a tutto ciò, i giacobini con un colpo di mano
assunsero il pieno potere, decretarono leva in massa e adottarono
provvedimenti drastici contro la speculazione che affamava il
popolo. Nel giugno 1793, entrò in vigore la Costituzione dell'anno I
che eliminava ogni distinzione tra i cittadini e riformava il
calendario (Calendario Rivoluzionario Francese). Inoltre fu
riorganizzato l'esercito. Furono istituiti i Tribunali rivoluzionari
che mandarono alla ghigliottina almeno un migliaio di sospetti
contro-rivoluzionari.
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i club femminili |
Nella prima metà del 1794 l'esercito francese ricacciò i coalizzati
e riconquistò il Belgio; la rivolta della Valdea fu repressa con
inflessibile energia. Lo stesso anno a Napoli il ministro de'
Medici, che aveva fatto arrestare alcuni congiurati rivoluzionari,
fu lui stesso accusato di far parte del complotto. Inquisito su sua
stessa richiesta, fu prosciolto con formula piena; diventerà in
seguito primo ministro, morirà nel 1830, sempre apprezzato per
l'equilibrio. Robespierre, intanto, adottava le leggi eccezionali
per eliminare i nemici, veri o presunti: fu il periodo del
Terrore, che terminò il
27 luglio 1794
(9 Termidoro) con la Rivolta di Termidoro. Robespierre e
molti altri giacobini furono ghigliottinati. Il Comitato di Salute
Pubblica fu nuovamente dominato dai moderati. La Costituzione
dell’anno I fu sostituita con quella dell’anno III che
restringeva l’esercizio dei diritti politici della cittadinanza,
instaurava un sistema bicamerale, affidava il potere esecutivo a un
Direttorio di cinque membri. Il
5 ottobre 1795 un giovane generale, Napoleone Bonaparte domò
un’insurrezione monarchica a Parigi. Anche la congiura dei giacobini
di François-Noèl Babeuf fu scoperta e repressa nel sangue.
Napoleone alla conquista dell'Italia |
Nell'aprile del 1796 l'esercito francese, sotto il comando di
Napoleone, invase la Penisola italiana entrando dal Piemonte, allo
scopo di esportare la rivoluzione ai popoli fratelli. Il 15 maggio
Napoleone entrò in Milano.
Ferdinando IV
incaricò il principe di Belmonte di trattare la pace. Il 5 giugno fu
concluso l'armistizio e Napoli si impegnò a versare ben 80 milioni
di franchi. Bonaparte mosse quindi sullo Stato Pontificio, a cui
impose un tributo di 33 milioni di franchi. Anche l'Austria fu
costretta a firmare un armistizio.
Napoleone agli inizi del 1798 ruppe il trattato con il Papa e invase
la città il 10 febbraio, proclamando in Campidoglio la nuova
repubblica. Il Papa fu arrestato, deportato prima a Siena, quindi in
Francia, dove morirà nell'agosto del 1799.
Nel 1798 tutta l'Italia era in mano francese, con l’eccezione dei
Regni di Napoli e di Sicilia, da cui il generale francese Berthier
pretese il tributo dovuto a Roma (la
Chinea, che però era stata da tempo abolita), la cessione di
Benevento e Pontecorvo, ed il licenziamento del ministro Acton.
Ferdinando cedette: Acton si dimise da ministro degli esteri. Il Re
rinunziò ai suoi beni personali di Roma (palazzo Farnese) e si
impegnò a pagare 20 milioni di franchi. Il 19 maggio 1798 la flotta
francese diresse verso l'Egitto. Il 12 giugno Malta cadde in mano
francese. Il 1° agosto 1798 la flotta inglese di Nelson distrusse ad
Aboukir la flotta francese. Il 22 settembre Nelson fu accolto a
Napoli da trionfatore: il Re e l'ammiraglio Francesco Caracciolo
vollero stringergli la mano.
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Napoleone |
A seguito di un tentativo di golpe dei monarchici, il
Direttorio dovette richiamare Napoleone. La Francia, temporaneamente
sulla difensiva, arrivò ad offrire, per la neutralità del Regno, la
cessione di Malta, che peraltro non poteva più mantenere. Nelson
premette perché si passasse invece all'azione. Il 9 novembre 1799
(18 brumaio dell'anno VIII) Napoleone instituiva a Parigi il
Consolato, divenendo di fatto dittatore.
Ferdinando dichiara la guerra alla Francia |
Il 21 novembre 1798 Ferdinando dichiarò guerra alla Francia e si
pose alla testa delle truppe, 40 mila uomini. Il 24 novembre si
proclamò difensore della fede e principe della libertà italiana. Il
28 novembre entrò in Roma, accolto dalla popolazione come un
liberatore. Anche le truppe francesi di Livorno si arresero. Le
potenze alleate contro Napoleone erano: Austria, Inghilterra, Regno
di Napoli e di Sicilia, Russia, Turchia
.
Ben presto i Francesi si riorganizzarono e passarono alla
controffensiva: Il 19 dicembre 1798 il generale Championnet rioccupò
Roma, cui impose una "taglia" di 100 mila scudi. Iniziò quindi con
30 mila uomini la marcia su Napoli. L'esercito napoletano, comandato
dall'austriaco Mack, fu travolto.
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La battaglia navale di Aboukir 1° agosto 1798 |
La notte tra il 21 ed il 22 dicembre i Reali si imbarcarono alla
volta di Palermo, abbandonando Napoli ed avendo posto in salvo su
alcune navi il denaro dell'erario nazionale. Fu nominato quale
Vicario Generale il principe Pignatelli di Strongoli. La flotta
mosse verso Palermo con Caracciolo al comando del vascello
Sannita. Il Re si imbarcò sulla nave di Nelson: Caracciolo,
anche se non lo diede a vedere, si offese mortalmente. Durante la
traversata, la notte di Natale, morì il piccolo Alberto, terzogenito
di Ferdinando.
La fortezza di Gaeta era caduta senza colpo ferire, mentre quella di
Capua resisteva. Il Vicario firmò una tregua di 2 mesi a Sparanise,
il 12 gennaio del 1799. In cambio Capua, Acerra e Benevento furono
cedute alla Francia, i porti del Regno furono interdetti alla flotta
inglese e ci si impegnò a pagare alla Francia 10 milioni di franchi.
Giunto a Palermo, Ferdinando vi trasferì la corte e il governo sotto
la protezione dell’Inghilterra.
Quando in Francia la rivoluzione era finita da tempo, a Napoli …
scoppiava la rivoluzione! I giacobini escono allo scoperto e
proclamano la Repubblica.
Fara
Misuraca e Alfonso Grasso
dicembre
2006
Note
[1] La regina
Maria Antonietta si era fatta costruire, tra l’altro, di un
costosissimo complesso residenziale, Le Petit Trianon,
mentre il popolo di Parigi soffriva la fame.
[2] Assemblea
consultiva che riuniva le tre caste in cui era suddivisa la
società francese pre-rivoluzionaria: il Primo Stato era il
clero, il Secondo la nobiltà, il Terzo il resto della
popolazione.
[3] La
maggioranza dei prelati si rifiutò, per ordine di Pio VI che
non accettava di rinunciare ai privilegi. Il papa, condannò
pubblicamente la Rivoluzione.
[4] All’interno
del movimento rivoluzionario si erano formati diversi gruppi
politici, come quello dei giacobini (democratici), con
Robespierre e Desmoulins; i cordiglieri (democratici
rivoluzionari), con Danton e Marat; i foglianti (monarchici
costituzionali), i girondini (liberali). I sanculotti
rappresentavano la parte più derelitta della popolazione.
[5] La camera dei
rappresentanti del popolo di Parigi.
[6] Le alleanze
erano state strette con i seguenti trattati: Ferdinando
firmò il patto d'alleanza 19 maggio dei 1798 con l'Austria
(ratificato il 18 luglio), il 1° dicembre 1798 con
l'Inghilterra, quello con lo Zar Paolo 1° il 24
dicembre1798, il 21gennaio 1799 con la Turchia. Altri
trattati erano stati sottoscritti tra la Russia e
l'Inghilterra, tra le corti di Londra e Pietroburgo col
Sultano (3 e 5 gennaio del 1799).
Bibliografia -
Gleijeses Vittorio, La Storia di Napoli, Società Editrice
Napoletana, 1977
-
Gleijeses Vittorio, La guida storica, artistica, monumentale,
turistica della città di Napoli e dei suoi dintorni, Società
Editrice Napoletana, 1979
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