La
Chinea (dal francese haquennée) era la mula bianca
(o il cavallo ambiatore delle Asturie)
che veniva annualmente offerta al papa, in forma solenne,
per il pagamento del censo per il Regno di
Napoli. L'animale, opportunamente ammaestrato,
s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma
di danaro, 7000 ducati, contenuta in un vaso d'argento
fissato alla sella.
L'uso
in questa "guisa" si instaurò in seguito agli accordi tra
Carlo D'Angiò e papa Clemente IV per la conquista del
regno di Sicilia contro Manfredi. Da allora i re di Napoli e
Sicilia la vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo, il
29 giugno, a scadenza triennale dal 1265 al 1472, ed ogni
anno da questa data in poi, versarono il tributo in segno di
sottomissione e omaggio.
Il pagamento di un censo al papa risale tuttavia al 1058 quando con l'accordo di
Melfi gli Altavilla ottengono il "privilegio" di considerarsi vassalli del
pontefice, guadagnandosi il riconoscimento dei diritti feudali sull'Italia
meridionale e sulla Sicilia, ancora da conquistare.
La
cerimonia della Chinea durò fino al 1788, quando D.
Caracciolo stabilì che il "solo" censo, in denaro, fosse
versato al pontefice dall'incaricato di affari napoletano a
Roma.
Nonostante le proteste di papa Pio VII, l'antica forma di
sottomissione ed omaggio non fu più ripresa. Il censo venne
comunque regolarmente depositato ogni anno fino a quando,
nel 1855, Ferdinando II promise a Pio IX che avrebbe
concorso con la somma di 10.000 scudi all'erezione del
monumento dell'Immacolata Concezione in cambio della
rinuncia da parte della Santa Sede ad ogni pretesa sul Regno
delle Due Sicilie.
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