La
celeberrima moneta d’argento chiamata “Coronato”, prende il nome da
una famosa incoronazione che avvenne nel 1459 di cui fra poco vi
parlerò; c’è da dire però che l’esistenza di questa moneta affonda
le proprie radici nel sistema monetario fatto dagli
Angioini circa due secoli prima, difatti, nel 1266, quando
questi ultimi scesero nel regno di Napoli, trovarono una situazione
monetaria molto caotica e uno dei tanti obiettivi del loro buon
governo era quello di portare ordine in essa. Nel 1278
Carlo I d’Angiò, con apposito decreto, fece chiudere le antiche
zecche dell’Italia meridionale e istituì a Napoli un’unica zecca
reale, ponendo fine al lungo periodo di oscurantismo, che però aveva
vissuto il suo massimo splendore ed operatività durante il periodo
della città greca
Neapolis fra il V ed il III secolo a.C.
Per
impadronirsi di quanto più metallo nobile possibile allora
circolante, gli Angioini arrivarono addirittura ad imporre al popolo
il divieto di circolazione delle monete precedentemente coniate
sostituendole con denari di biglione contenenti una percentuale
d’argento molto bassa, questo provvedimento, che accresceva gli
introiti per la corte angioina fu causa di malcontento popolare che
terminò solo dopo ripetuti richiami da parte del pontefice Martino
IV nel 1280.
Una volta
padroni di ingenti quantità d’oro e d’argento, cominciarono a far
coniare nella zecca di Napoli i pregiatissimi “Carlini” e “mezzi
Carlini”, conosciuti anche come “Saluti” e “mezzi Saluti”,
riportanti al dritto la scena dell’annunciazione con il motto tratto
dal Vangelo di San Luca, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”, (ave, o
piena di grazia, il Signore è con te). Il Carlino che è considerato
insieme ai suoi multipli e sottomultipli la pietra miliare posta
dagli Angioini dalla quale si sono avute le successive monetazioni
del Regno di Napoli, fu coniato in argento 934 millesimi e pesava
grammi 3,341, il “Saluto d’oro” invece, pesava grammi 4,43 e valeva
15 Carlini.
Nel 1302,
durante il regno di
Carlo II d’Angiò, per il mutato rapporto tra l’oro e l’argento,
il Carlino fu portato da grammi 3,341 a grammi 4 e fu chiamato
“Gigliato”, (per la presenza al rovescio della croce gigliata), con
il passare dei secoli vedremo che il Carlino perderà lievemente e
progressivamente alcuni decimi di grammi, fino ad arrivare a pesare
nel 1859 grammi 2,29.
Nel 1421
la sovrana napoletana
Giovanna II di Durazzo pensò di adottare come protettore del
regno di Napoli e futuro suo successore
Alfonso V d’Aragona, un potentissimo principe di quei tempi.
L'amante della regina ser Gianni Caracciolo malvedeva la presenza di
un aragonese e così convinse la regina a farlo allontanare dal
regno. Alfonso V non ingoierà mai questo boccone amaro e non
rinuncerà mai alla conquista di Napoli, tanto che dopo numerosi
tentativi, riuscì a strappare al successore di Giovanna II,
Renato d’Angiò, l’amato
meridione d’Italia nel 1442.
Già re di
Sicilia, Alfonso divenne I delle
due Sicilie e fu accolto a Napoli come un trionfatore. Grazie
alle sue doti di re e di guerriero riuscì a riportare nel regno di
Napoli l’antico splendore che gli ultimi sovrani angioini avevano
trascurato per un secolo, favorì l’arte e la scienza e nella
capitale si formò in pochi anni una fastosa opulenza, per questo fu
soprannominato “il magnanimo”. Prima di morire fece in modo che il
suo figlio prediletto,
Ferrante, diventasse suo successore, ed i notabili giurarono
fedeltà a quest’ultimo. Alla morte di Alfonso, il pontefice Callisto
III si rifiutò però di riconoscere il nuovo sovrano, e questa fu la
miccia che fece scoppiare una serie di rivolte e di guerre,
fomentate anche dai Francesi che non avevano perso la speranza di
ritornare a Napoli. Ferrante riuscì comunque a farsi incoronare il 4
Febbraio 1459 a Barletta dal cardinale Orsini, un legato del nuovo
pontefice Pio II. In ricordo di quell’avvenimento fu coniata una
nuova moneta d’argento: il “Coronato”.
Il peso
ufficiale di quest’ultimo era di grammi 4 contro i 3,6 del Carlino,
e valeva perciò 22 Tornesi contro i 20 del Carlino.
Dal 1459
al 1472 circa, fu coniato il Coronato avente al dritto la scena
dell’incoronazione con il motto “CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT”
(incoronato perché lottò giustamente), al rovescio vi era la croce
potenziata con la leggenda in latino “FERDINANDUS DEI GRATIA REX
SICILIE IERUSALEM UNGARIAE”, alla base della croce vi è la sigla del
maestro di zecca. La leggenda, sia al dritto che al rovescio, è
abbreviata in diversi modi, formando in questo modo decine e decine
di varianti riguardanti la punteggiatura, le abbreviazioni, le
diverse sigle dei maestri di zecca e i vari simboli presenti fra le
lettere, ma oltre alle varianti riportate nelle varie opere come ad
esempio il monumentale Pannuti-Riccio, il Cagiati e il Corpus,
esistono certamente altre varianti sconosciute.
Il
Pannuti-Riccio, elenca diverse tipologie di queste monete e il
Coronato in questione fa parte della tipologia del quarto tipo,
elencato con diversi numeri progressivi a secondo delle diverse
sigle dei maestri di zecca e delle varie posizioni di queste ultime.
Gli
autori di questa opera presero in considerazione numerosissimi
cataloghi d’asta, opere e vendite pubbliche, visitarono addirittura
di persona collezioni pubbliche e private e decisero per questioni
di probabile incomprensibilità da parte dei lettori, di omettere le
centinaia di varianti riguardanti la leggenda, fecero un opera
davvero straordinaria e a distanza di qualche anno pubblicarono
anche alcuni opuscoli riportanti le diverse variazioni ed
aggiornamenti dell’opera, ciò nonostante ogni tanto si scopre
qualche sorpresa.
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Fig. 1a. Onde evitare che la sigla W possa essere
erroneamente interpretata come una M capovolta, si riporta un
ingrandimento che mette in evidenza la differenza tra le due
sigle. |
Il
Coronato illustrato nella fig. 1 (coniato dal 1472 al 1488 circa), è
di grande importanza numismatica: esso presenta al dritto il volto
del sovrano con l’oramai indimenticabile motto mentre al rovescio vi
è la croce potenziata e alla base di essa c’è una W (sigla
non riportata in nessuna opera), oltretutto stando ad alcune
ricerche effettuate da vari studiosi nei documenti originali della
zecca non esiste nessun maestro di zecca che abbia il cognome, (o il
nome in alcuni casi), che inizi con la W.
[...] Nel
1488 Ferrante
I per celebrare la vittoria del 1485 sui baroni del Regno [vedi
La Congiura dei Baroni, N.d.R.], fece coniare forse a titolo di
propaganda il famoso
“Coronato con il drago dal volto umano”, oggi moneta rarissima e
di grandissimo fascino: l’Arcangelo Michele che rappresenta il
giusto potere regale trafigge il male (i baroni), che viene
rappresentato da un drago avente il volto umano anziché la testa del
comune rettile.
Ho
ritenuto opportuno riportare in questo articolo anche le figure di
altri tipi di Coronati, inoltre nella fig. 2 viene illustrato un
altro Coronato inedito che rientra, secondo il Pannuti-Riccio, nel
5° tipo e non è riportato in quest’ultimo poiché manca sia al dr.
che al rov. la sigla del maestro di zecca. Ho ritenuto opportuno
invece escludere da questo articolo il Coronato presente sul P.R. al
n° 14 perché coniato a L’Aquila.
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Fig. 2. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate
Ferrante I d'Aragona. Inedito con la croce potenziata al
rovescio. Esso non presenta nessuna sigla di maestro di zecca,
(P.R. 5° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Fig. 3. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate
Ferrante I d'Aragona. Coniato dal 1459 al 1472 circa, detto
“dell’incoronazione”, presenta al dritto la scena
dell’incoronazione avvenuta a Barletta nel 1459, (P.R 2° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Fig. 4. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate
Ferrante I d'Aragona. Coniato subito dopo il 1472, presenta
al dritto il busto del sovrano in giovane età, (P.R. 3° tipo), è
la prima moneta napoletana a riportare il busto di un sovrano. Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Fig. 5. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate
Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486, presenta al
rovescio l’Arcangelo Michele che trafigge il drago, (P.R. 6°
tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Fig. 6. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate
Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486, presenta al
rovescio la stessa scena della moneta precedente, varia lo stile
del ritratto del sovrano, e del rovescio. Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Fig. 7. Coronato d'argento da 22 Tornesi,
regnate
Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486. Moneta di
finissimo stile, presenta al rovescio il drago con il volto
umano. Clicca sull'immagine per ingrandire |
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Articolo pubblicato nel Novembre 2001
Pubblicazione on-line del Maggio 2008 |