Numismatica

Un coronato inedito

di Ferdinando I d’Aragona

a cura di Francesco Di Rauso

Fig. 1. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Inedito con sigla al rovescio del maestro di zecca W. (P.R. 4° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire

La celeberrima moneta d’argento chiamata “Coronato”, prende il nome da una famosa incoronazione che avvenne nel 1459 di cui fra poco vi parlerò; c’è da dire però che l’esistenza di questa moneta affonda le proprie radici nel sistema monetario fatto dagli Angioini circa due secoli prima, difatti, nel 1266, quando questi ultimi scesero nel regno di Napoli, trovarono una situazione monetaria molto caotica e uno dei tanti obiettivi del loro buon governo era quello di portare ordine in essa. Nel 1278 Carlo I d’Angiò, con apposito decreto, fece chiudere le antiche zecche dell’Italia meridionale e istituì a Napoli un’unica zecca reale, ponendo fine al lungo periodo di oscurantismo, che però aveva vissuto il suo massimo splendore ed operatività durante il periodo della città greca Neapolis fra il V ed il III secolo a.C.

Per impadronirsi di quanto più metallo nobile possibile allora circolante, gli Angioini arrivarono addirittura ad imporre al popolo il divieto di circolazione delle monete precedentemente coniate sostituendole con denari di biglione contenenti una percentuale d’argento molto bassa, questo provvedimento, che accresceva gli introiti per la corte angioina fu causa di malcontento popolare che terminò solo dopo ripetuti richiami da parte del pontefice Martino IV nel 1280.

Una volta padroni di ingenti quantità d’oro e d’argento, cominciarono a far coniare nella zecca di Napoli i pregiatissimi “Carlini” e “mezzi Carlini”, conosciuti anche come “Saluti” e “mezzi Saluti”, riportanti al dritto la scena dell’annunciazione con il motto tratto dal Vangelo di San Luca, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”, (ave, o piena di grazia, il Signore è con te). Il Carlino che è considerato insieme ai suoi multipli e sottomultipli la pietra miliare posta dagli Angioini dalla quale si sono avute le successive monetazioni del Regno di Napoli, fu coniato in argento 934 millesimi e pesava grammi 3,341, il “Saluto d’oro” invece, pesava grammi 4,43 e valeva 15 Carlini.

Nel 1302, durante il regno di Carlo II d’Angiò, per il mutato rapporto tra l’oro e l’argento, il Carlino fu portato da grammi 3,341 a grammi 4 e fu chiamato “Gigliato”, (per la presenza al rovescio della croce gigliata), con il passare dei secoli vedremo che il Carlino perderà lievemente e progressivamente alcuni decimi di grammi, fino ad arrivare a pesare nel 1859 grammi 2,29.

Nel 1421 la sovrana napoletana Giovanna II di Durazzo pensò di adottare come protettore del regno di Napoli e futuro suo successore Alfonso V d’Aragona, un potentissimo principe di quei tempi. L'amante della regina ser Gianni Caracciolo malvedeva la presenza di un aragonese e così convinse la regina a farlo allontanare dal regno. Alfonso V non ingoierà mai questo boccone amaro e non rinuncerà mai alla conquista di Napoli, tanto che dopo numerosi tentativi, riuscì a strappare al successore di Giovanna II, Renato d’Angiò, l’amato meridione d’Italia nel 1442.

Già re di Sicilia, Alfonso divenne I delle due Sicilie e fu accolto a Napoli come un trionfatore. Grazie alle sue doti di re e di guerriero riuscì a riportare nel regno di Napoli l’antico splendore che gli ultimi sovrani angioini avevano trascurato per un secolo, favorì l’arte e la scienza e nella capitale si formò in pochi anni una fastosa opulenza, per questo fu soprannominato “il magnanimo”. Prima di morire fece in modo che il suo figlio prediletto, Ferrante, diventasse suo successore, ed i notabili giurarono fedeltà a quest’ultimo. Alla morte di Alfonso, il pontefice Callisto III si rifiutò però di riconoscere il nuovo sovrano, e questa fu la miccia che fece scoppiare una serie di rivolte e di guerre, fomentate anche dai Francesi che non avevano perso la speranza di ritornare a Napoli. Ferrante riuscì comunque a farsi incoronare il 4 Febbraio 1459 a Barletta dal cardinale Orsini, un legato del nuovo pontefice Pio II. In ricordo di quell’avvenimento fu coniata una nuova moneta d’argento: il “Coronato”.

Il peso ufficiale di quest’ultimo era di grammi 4 contro i 3,6 del Carlino, e valeva perciò 22 Tornesi contro i 20 del Carlino.

Dal 1459 al 1472 circa, fu coniato il Coronato avente al dritto la scena dell’incoronazione con il motto “CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT” (incoronato perché lottò giustamente), al rovescio vi era la croce potenziata con la leggenda in latino “FERDINANDUS DEI GRATIA REX SICILIE IERUSALEM UNGARIAE”, alla base della croce vi è la sigla del maestro di zecca. La leggenda, sia al dritto che al rovescio, è abbreviata in diversi modi, formando in questo modo decine e decine di varianti riguardanti la punteggiatura, le abbreviazioni, le diverse sigle dei maestri di zecca e i vari simboli presenti fra le lettere, ma oltre alle varianti riportate nelle varie opere come ad esempio il monumentale Pannuti-Riccio, il Cagiati e il Corpus, esistono certamente altre varianti sconosciute.

Il Pannuti-Riccio, elenca diverse tipologie di queste monete e il Coronato in questione fa parte della tipologia del quarto tipo, elencato con diversi numeri progressivi a secondo delle diverse sigle dei maestri di zecca e delle varie posizioni di queste ultime.

Gli autori di questa opera presero in considerazione numerosissimi cataloghi d’asta, opere e vendite pubbliche, visitarono addirittura di persona collezioni pubbliche e private e decisero per questioni di probabile incomprensibilità da parte dei lettori, di omettere le centinaia di varianti riguardanti la leggenda, fecero un opera davvero straordinaria e a distanza di qualche anno pubblicarono anche alcuni opuscoli riportanti le diverse variazioni ed aggiornamenti dell’opera, ciò nonostante ogni tanto si scopre qualche sorpresa.

Fig. 1a. Onde evitare che la sigla W possa essere erroneamente interpretata come una M capovolta, si riporta un ingrandimento che mette in evidenza la differenza tra le due sigle.

Il Coronato illustrato nella fig. 1 (coniato dal 1472 al 1488 circa), è di grande importanza numismatica: esso presenta al dritto il volto del sovrano con l’oramai indimenticabile motto mentre al rovescio vi è la croce potenziata e alla base di essa c’è una W (sigla non riportata in nessuna opera), oltretutto stando ad alcune ricerche effettuate da vari studiosi nei documenti originali della zecca non esiste nessun maestro di zecca che abbia il cognome, (o il nome in alcuni casi), che inizi con la W.

[...] Nel 1488 Ferrante I per celebrare la vittoria del 1485 sui baroni del Regno [vedi La Congiura dei Baroni, N.d.R.], fece coniare forse a titolo di propaganda il famoso “Coronato con il drago dal volto umano”, oggi moneta rarissima e di grandissimo fascino: l’Arcangelo Michele che rappresenta il giusto potere regale trafigge il male (i baroni), che viene rappresentato da un drago avente il volto umano anziché la testa del comune rettile.

Ho ritenuto opportuno riportare in questo articolo anche le figure di altri tipi di Coronati, inoltre nella fig. 2 viene illustrato un altro Coronato inedito che rientra, secondo il Pannuti-Riccio, nel 5° tipo e non è riportato in quest’ultimo poiché manca sia al dr. che al rov. la sigla del maestro di zecca. Ho ritenuto opportuno invece escludere da questo articolo il Coronato presente sul P.R. al n° 14 perché coniato a L’Aquila.

Fig. 2. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Inedito con la croce potenziata al rovescio. Esso non presenta nessuna sigla di maestro di zecca, (P.R. 5° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Fig. 3. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Coniato dal 1459 al 1472 circa, detto “dell’incoronazione”, presenta al dritto la scena dell’incoronazione avvenuta a Barletta nel 1459, (P.R 2° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Fig. 4. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Coniato subito dopo il 1472, presenta al dritto il busto del sovrano in giovane età, (P.R. 3° tipo), è la prima moneta napoletana a riportare il busto di un sovrano. Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Fig. 5. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486, presenta al rovescio l’Arcangelo Michele che trafigge il drago, (P.R. 6° tipo). Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Fig. 6. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486, presenta al rovescio la stessa scena della moneta precedente, varia lo stile del ritratto del sovrano, e del rovescio. Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Fig. 7. Coronato d'argento da 22 Tornesi, regnate Ferrante I d'Aragona. Coniato dopo il 1486. Moneta di finissimo stile, presenta al rovescio il drago con il volto umano. Clicca sull'immagine per ingrandire

 

Articolo pubblicato nel Novembre 2001


Pubblicazione on-line del Maggio 2008

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