Le Pagine di Storia

Gli ultimi Angioini

di Alfonso Grasso

Giovanna II d’Angiò-Durazzo

La regina Giovanna I non aveva avuto figli dai quattro mariti. Nel 1376 nominò erede alla successione Carlo di Durazzo (1345-1386), suo pronipote, anche per esigenze diplomatiche: ristabilire in via definitiva buone relazioni con l’Ungheria, paese del primo marito di Giovanna. Carlo di Durazzo aveva sposato nel 1369 una sua cugina, Margherita di Durazzo (1348-1412), nipote della regina.

Nel 1378 scoppiò la grave crisi politico-religiosa, che ebbe conseguenze di portata storica, ricordata come lo Scisma d'Occidente. I rapporti di potere e i già fragili equilibri dell’epoca ne vennero pesantemente compromessi. A Napoli, la regina Giovanna si schierò con l'antipapa Clemente VII, e perciò venne scomunicata dal pontefice Urbano VI.

L’erede designato, Carlo di Durazzo, si schierò invece con il papa legittimo, in ciò sospinto dall’intento di difendere i propri interessi in Ungheria. Attaccò militarmente il Regno di Napoli, e Giovanna reagì estromettendolo immediatamente dalla successione. Nel 1380 adottò, nominandolo legittimo erede al trono, Luigi d'Angiò (1339-1384), fratello di Carlo V, re di Francia. Giovanna tentò di resistere ai durazzeschi, frattanto penetrati a Napoli nel 1381, rinchiudendosi in Castel Nuovo. Sopraffatta dalle forze avversarie, fu presa prigioniera e relegata nel castello di Muro Lucano, dove l'anno successivo venne fatta strangolare dal suo antagonista.

Intanto Luigi veniva incoronato re dall’antipapa Clemente VII. Nel 1383 mosse contro Carlo di Durazzo, ma l’anno successivo morì durante la spedizione, a Bisceglie.

Carlo di Durazzo, proclamato Re di Ungheria nel 1385, a sua volta rimase vittima di una congiura: venne assassinato a Buda, nel 1386. Margherita, dopo l'assassinio del marito, governò fino al 1393 il regno per il figlio Ladislao (1374-1414 Napoli), coadiuvata dal cardinale Acciaiuoli e sotto la protezione di papa Bonifacio IX. Nel 1393 Margherita lasciò la reggenza del regno e abbandonò la corte. Ladislao entrò così nella pienezza dei poteri.

Ladislao, bassorilievo in marmo, Napoli Museo di S. Martino

Nel 1399 contro di lui mosse Luigi (Ludovico) II d'Angiò (1377-1417), figlio di Luigi I e di Maria di Blois, che scese in Italia per far valere i suoi diritti su Napoli e sul Regno, appoggiato dai Sanseverino e dall’antipapa Clemente VII, che lo aveva incoronato re.

Luigi (Ludovico) II d'Angiò

Il 30 luglio 1399 Ladislao riuscì a sconfiggere Luigi II d'Angiò e nel 1404 si proclamò "protettore di Roma", cercando di sottrarsi all’influenza papale. Il papato allora si appoggiò al rivale di sempre, ossia a Luigi II d’Angiò, che nel 1410 ritentò l’impresa, subendo una dura sconfitta navale alla Meloria. L’anno successivo colse una parziale vittoria a Roccasecca, che non seppe sfruttare e dovette tornarsene in Provenza. Ladislao fu detto “il Magnanimo” e dimostrò saggezza e capacità, in un’epoca peraltro difficile, anche a causa delle continue guerre e delle rivolte dei baroni.

Alla morte di Ladislao, gli successe nel 1414 la sorella Giovanna II (1371-1435 Napoli), detta Giovannetta, passata alla storia più per la vita licenziosa che per meriti politici. Nel 1386 andò sposa a Guglielmo d'Asburgo e, rimasta vedova, sposò in seconde nozze Giacomo II di Borbone contro il quale, espressione della strapotenza francese nel regno, i baroni si ribellarono. Giovanna elesse allora nel 1417 gran siniscalco il proprio amante, il nobile Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, fino ad allora un oscuro notaio. Sergianni divenne il vero detentore del potere a Napoli e ben presto si inimicò anch’egli i baroni, che offrirono nel 1419 la corona del regno a Luigi III d'Angiò (1403-1434), figlio di Luigi II. Contavano sull’aiuto del papa Martino V. Credettero di avere gioco facile perché Giovanna, nonostante i numerosi amanti, non aveva figli. La regina però scoprì la congiura e invocò l'aiuto del giovane Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, Aragona e Catalogna, nominandolo nel 1421 suo erede. Alfonso, che poi sarà detto “il Magnanimo”, ai primi di settembre del 1421 giunse a Napoli. Per due anni egli si prodigò per farsi riconoscere i diritti ereditari dal papa; pazientemente attendeva che la regina abdicasse in suo favore. Non avvenne niente di tutto ciò: anzi la regina si rimangiò la parola data e nel 1423 nominò nuovo erede proprio Luigi III d'Angiò, creandolo duca di Calabria!

Alfonso non accettò di farsi da parte, e nell'ottobre del 1423 assediò militarmente Napoli con l'intenzione di imprigionare la regina e spedirla in Catalogna. La città capitolò: la regina Giovanna riuscì a salvarsi a stento. Alfonso, affidato il governo di Napoli al fratello don Pietro, fece rotta su Ischia, dove resisteva nel Castello una forte guarnigione angioina. Tre soldati si arrampicarono tra le rocce, da un lato ritenuto dagli assediati inattaccabile, e quindi presidiato da poche guardie. Presero così di sorpresa le sentinelle e dall'alto della rupe calarono le corde consentendo l’invasione. Dopo cinque ore di combattimento, la cittadella era espugnata.

L'anno dopo Luigi III d'Angiò riuscì a rioccupare Napoli. Nel 1432 Sergianni Caracciolo rimase ucciso in una congiura di palazzo. Giovannetta revocò l'adozione e decise di riadottare Alfonso! Alfonso sfruttò l'occasione per impossessarsi della corona. Giovanna si rivolse nuovamente a Luigi III d'Angiò, che però morì nel 1434, a Cosenza. Neanche un anno dopo, a 64 anni, moriva Giovanna II: prima di spirare, la regina nominò erede Renato d'Angiò (1409-1480), fratello del defunto Luigi III.

Il 12 giugno 1442, dopo altri sette anni di guerra e ripetuti successi militari su Renato, Alfonso entrava trionfalmente a Napoli, diventando re della principale potenza occidentale nel Mediterraneo.

Caracca aragonese XIV sec. in un dipinto d'epoca

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