A
decidere la caduta della Destra non fu certo il deputato
siciliano Morana con la sua interrogazione né le proteste che
agitavano la Sicilia per il caro-pane. Ad influire maggiormente
furono i risultati elettorali del 1874. Rispetto alle elezioni
del 1861 la destra, che aveva avuto l’80% dei deputati, era
scesa al 54% mentre la sinistra dal 20% era passata al 46%. La
crescita della sinistra, contrariamente a quanto si verifica
oggi, era praticamente concentrata nel Mezzogiorno e
particolarmente in Sicilia
. In Sicilia
per ogni deputato di destra, ne erano stati eletti ben 9 di
sinistra. Inizialmente la Destra cercò di delegittimare il
voto meridionale, risultato determinante, sostenendo che esso non
aveva rilevanza nazionale (sic!) e questo perché la sinistra,
oltre ad aveva ricevuto il supporto dall’Internazionale
Socialista
, aveva
innegabilmente raccolto i voti – che oggi definiremo “di
protesta” dei legittimisti borbonici e dei clericali, e tratto
vantaggi elettorali anche dalla mafia, dalla camorra, dal
brigantaggio. Particolarmente offensivo nei riguardi del
Mezzogiorno fu l’intervento di Diomede Pantaleoni che arrivò a
scrivere che “il sud votava diversamente dal centro e dal nord
perché ne era inferiore il grado di civiltà”
. Analogo
giudizio esprimeva anche Pasquale Villari in una lettera a
Giustino Fortunato. Entrambi gli studiosi, pur essendo
meridionali, erano però contrari sia alla riforma agraria ed
alla modifica della legge elettorale.
La
accusa mossa dalla destra della presunta immaturità meridionale
era palesemente infondata. Bisogna ricordare infatti che il
sistema elettorale censitario ristretto, voluto proprio dalla
destra, coinvolgeva al voto soltanto il 2% della popolazione
maschile italiana. E questo 2% era rappresentato da
aristocratici o professionisti, quali medici e avvocati.
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Palermo, Porta Felice, foto del 1883
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La
Sinistra sentiva l’esigenza di porre fine al dualismo che
divideva il paese in due parti diseguali. Si chiedeva allo stato
di porre fine al divario Nord-Sud, di consentire al paese e alle
persone le stesse condizioni di sviluppo. Per realizzare questi
progetti servivano un’azione politica continua e coerente ed il
concorso di tutto il ceto politico nazionale. Cosa che
puntualmente non si sarebbe verificata. Pur non di meno, i
risultati elettorali del 1874 crearono le premesse della caduta
della Destra e la creazione di un nuovo governo e, cosa ancora
più importante, la nascita all’interno della sinistra
tradizionale, di un nuovo gruppo “La Nuova Sinistra”,
presentato da Francesco De Sanctis fin dal 23 aprile 1874, che
intendeva collocare esigenze e aspettative del Mezzogiorno come
parte centrale della futura azione di governo
.
Così
parlava Giovanni Nicotera in un suo intervento: “… Io e i
miei amici abbiamo sempre votato con piacere le spese per i
lavori nelle altre provincie italiane, poiché non ammettiamo
differenza alcune tra le varie regioni d’Italia. Ma l’onorevole
Minghetti col minacciare per ogni nuova spesa una nuova imposta,
par che dica ai contribuenti delle regioni d’Italia che si
trovano in condizioni ben altrimenti floride delle provincie
meridionali e in cui estese reti ferroviarie han dato sviluppo
importante all’industria e al commercio: badate che se si votano
nuove spese per i lavori nelle provincie meridionali, dovremo
aggravarci di nuove imposte”
. Ancora
più radicale era la posizione di Francesco Crispi che in un suo
discorso del 25 gennaio 1875 durante la discussione parlamentare
per l’interpellanza presentata per gli arresti di Villa Ruffi in
Romagna
e di
Castrogiovanni in Sicilia, oltre a giudicare gli arresti “un
atto illegale e di cattiva politica” dichiarava che “ …le
province del
mezzogiorno
sentono dolori ai quali non si è ancora riparato; hanno
bisogni che ancora non furono soddisfatti. E questo non ha a che
fare con l’opposizione politica. L’opposizione, pur partendo dal
mezzogiorno è tutta nazionale. (…) Che cosa oggi vuole il
mezzogiorno? Vuole la libertà e non la vuole per se, la vuole
per tutti. Vuole libertà vuole buon governo, amministrazione
ragionevole, vuole giustizia e chiedendo queste cose non le
chiede per se ma le chiede per tutti, nell’interesse dell’Italia
e anche della monarchia.”.
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Palermo, Giardino Garibaldi, foto del 1883
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La Sinistra ed il Meridione |
Prima
di arrivare alle dimissioni del governo di destra del 18 marzo
del 1876, la Sinistra dovette attraversare due anni irti di
difficoltà. Il governo era interessato solamente a controllare
le opposizioni politiche con feroci repressioni di polizia e
trascurava le emergenze sociali ed economiche. La Sicilia dopo
la sconfitta locale della destra, dovette, tra l’altro, subire
ulteriori disposizioni eccezionali di polizia e una commissione
parlamentare d’inchiesta sulle sue condizioni. L’argomento
cardine fu la lotta alla mafia e al brigantaggio ed a tal
proposito, all’insaputa della stessa Commissione parlamentare,
il presidente della Camera presentò una serie di relazioni di
prefetti e magistrati, quasi tutti settentrionali, che se da una
parte davano un quadro realistico della malvivenza dall’altro
erano chiaramente tendenziosi e antimeridionali. Come quello del
prefetto di Caltanissetta Fortuzzi secondo cui i mali della
Sicilia erano ereditari e che “con questo popolo, il
siciliano, era inutile applicare leggi e ordinamenti come nel
resto della penisola”; per Fortuzzi i siciliani non erano
erano abbastanza umani, e “l’unica via percorribile [per
domarli, ndr] era la forza”. La pubblicazione di questi
rapporti faziosi non servì ad altro che ad esacerbare gli animi:
da un lato i siciliani che si ritenevano ingiuriati e diffamati,
dall’altro il centro-nord che diede libero sfogo
all’antimeridionalismo più becero. In questo clima di tensione
si aprì un dibattito parlamentare al quale partecipò pure, per
via epistolare, Garibaldi invitando il governo a rispettare il
meridione e la Sicilia che tanto avevano contribuito all’unità
d’Italia. Ed era vero, perché solo la connivenza dei meridionali
e il tradimento di alcuni generali poté consentire a Garibaldi
la rapidissima conquista militare del Regno delle due Sicilie e
solo con i capitali sottratti alle casse del meridione poté
decollare lo stato sabaudo.
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Palermo, San Giovanni degli Eremiti, foto del 1872
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Di
notevole impatto furono gli interventi di Crispi e di Tajani che
rivelarono tra l’altro le malefatte, le collusioni, la
corruzione, le illegalità e i delitti perpetrati dagli organi
della questura di Palermo. Le accuse erano talmente gravi da
richiedere l’istituzione di un’ulteriore Commissione di
inchiesta. Benedetto Cairoli a questo punto presentò un ordine
del giorno che proponeva la sospensione dei provvedimenti
eccezionali per la Sicilia in attesa dei risultati delle
inchieste. La proposta fu bocciata dalla destra che impose la
votazione della legge delega per inasprire le repressioni, che
fu approvata senza il voto della sinistra che per protesta era
uscita dall’aula. Anche al Senato la legge fu approvata seppure
per soli 5 voti. Visto il risultato della votazione alle camere,
a Palermo, un gruppo di ingenui cittadini pensò di inviare una
petizione a Vittorio Emanuele con preghiera di non avallare la
legge. Il governo dispose l’immediato sequestro della petizione
e dei giornali che l’avevano pubblicata, Vittorio Emanuele firmò
(con soddisfazione, presumiamo) la legge che una volta
pubblicata sella Gazzetta fu resa efficace. I provvedimenti
speciali prevedevano tra l’altro la possibilità di applicare il
domicilio coatto fino a 5 anni a tutti coloro che venivano anche
soltanto indicati come favoreggiatori di associazione a
delinquere o di associazioni contro la proprietà, comprensiva
pertanto anche di coloro che caldeggiavano la riforma agraria e
coloro che venivano ritenuti colpevoli non avevano la
possibilità di ricorrere in appello. Questi provvedimenti
eccezionali che avevano il solo e primario scopo di eliminare
brutalmente qualsiasi dissenso non furono tuttavia mai
applicati, perché vennero travolti con tutta la Destra.
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Palermo, 1879
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Dobbiamo per giusto dovere di cronaca riportare che
contemporaneamente alla commissione di inchiesta parlamentare
rivelatasi faziosa e tendenziosa si istituì un’altra
Commissione, privata, coordinata da Franchetti e Sonnino. Questi
studiosi erano stati assunti da quella parte di Destra colta che
“seriamente” intendeva capire le condizioni della Sicilia.
Originariamente la commissione avrebbe dovuto occuparsi della
Romagna, anch’essa terra di briganti ma essendo poi rientrato
questo stato di cose, l’inchiesta fu dirottata in Sicilia.
Franchetti e Sonnino fecero il loro lavoro evitando sì di
esprimere giudizi sul grado di “civiltà” della popolazione ma,
certamente a causa delle fonti d’informazione usate (grandi
proprietari terrieri, alto-media borghesia e aristocratici) si
occuparono ben poco del problema mafia e del problema della
riforma agraria e conclusero il loro rapporto assolvendo il Nord
da qualsivoglia manchevolezza verso il Sud che, così come era, a
loro avviso costituiva un danno per se stesso e per la nazione,
e che pertanto andava cambiato anche con la forza. In sintesi
nella loro relazione Franchetti e Sonnino hanno avallato e
legittimato la supremazia del Nord nei confronti del Sud.
Destra e Sinistra: le differenze |
A
partire dal 18 marzo 1876, quando finalmente il governo
Minghetti è costretto alle dimissioni sale al potere la
Sinistra. E’ bene non intendere i termini Destra e Sinistra in
senso moderno. Stare a destra o stare a sinistra significava
semplicemente seguire gli orientamenti di singoli personaggi e
ciò dava luogo ad una serie di fazioni e gruppi assai variegati.
Ad esempio gli uomini di Destra siciliani non erano certamente
paragonabili agli uomini di destra del centro o del nord e fatti
salvi alcuni leader di specchiata moralità, sia a nord
che a sud ognuno aveva perseguito interessi più o meno
personali, più o meno locali. Analogamente avveniva per la
sinistra dove troviamo una Sinistra tradizionale, definita
“storica” da De Sanctis e guidata da Depretis, una Sinistra
giovane o Nuova Sinistra, una Sinistra progressista del lombardo
Cairoli, l’estrema sinistra di Bertani e la Sinistra meridionale
rappresentata da Crispi in Sicilia e dal salernitano Nicotera
nella penisola
. Non erano
rari i passaggi (trasformismo) di politici da una
corrente all’altra.
La
differenza tra i governi della Destra e quelli della Sinistra
consiste quindi soprattutto nella diversità del loro
atteggiamento morale e politico: gli uomini della Destra,
aristocratici e proprietari terrieri, facevano politica per
difendere lo status quo sociale ed i propri patrimoni. Avevano
stabilizzato lo Stato unitario con una ricetta liberista al
prezzo del sacrificio di una parte di esso, cioè del Sud
“governato” con l’esercito. Gli uomini della Sinistra, invece,
erano invece per lo più professionisti e avvocati maggiormente
sensibili all’interesse generale ed al progresso.
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Palermo, foto del 1883
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La Sinistra Storica al governo |
Poiché la caduta della Destra era stata determinata dal voto
meridionale del 1874, il governo che Depretis si accingeva a
formare dovette tenere conto di questo e ben 5 ministeri su 8
furono affidati a meridionali. L’avvento del nuovo governo,
formatosi all’interno della legislatura precedente si venne a
trovare però con una maggioranza di destra, e ciò rese
inevitabile nuove elezioni che furono indette per il 5 novembre
del 1876. La Sinistra vinse in maniera trionfale in tutta Italia
e Depretis ottenne il 60% dei voti. Nonostante la maggioranza
schiacciante Depretis fu costretto a dimettersi nel dicembre del
1877 quando fu sfiduciato per aver criticato la scarsa libertà e
segretezza del servizio telegrafico. Riavuto però l’incarico
riformò il governo e scelse come ministro dell’interno il Crispi.
Tuttavia Crispi fu presto costretto a dimettersi perché accusato
di bigamia
.
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Napoli, Castel dell'Ovo, 31 marzo 1885
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La
Sinistra in campo economico attuò una politica protezionista per
limitare le importazioni e favorire il commercio interno. Grazie
agli incentivi statali nacquero grandi industrie come le
Acciaierie di Terni, e la produzione industriale aumentò. Per il
Sud, una tale politica sarebbe stata salvica dopo l’unità,
quando era in vantaggio grazie all’industria protetta creata dai
Borbone. Introdotto invece dopo 15 anni di liberismo selvaggio,
il protezionismo finì paradossalmente per danneggiare ancor più
il Meridione. In politica estera, si cercò di aumentare il
prestigio internazionale del Paese: per questo motivo venne
acquistata nel 1882 la Baia di Assab, da cui partì in seguito
l'avventura coloniale nell'Africa orientale.
All’interno, la Sinistra storica cercò di migliorare le
condizioni di vita della popolazione e fu abolita la tassa sul
macinato. Con la legge Coppino del 1877 fu istituita
l'istruzione obbligatoria (due anni). La riforma elettorale del
1882 estese il diritto di voto a tutti gli alfabetizzati (il 7%
della popolazione). Depretis avviò una serie di inchieste sulle
condizioni di vita dei contadini nella penisola, la più famosa
delle quali fu l'inchiesta Jacini. Tali iniziative rivelarono
una situazione di grande miseria, con l'infanzia spesso vittima
della difterite mentre gli adulti soffrivano di pellagra per
malnutrizione. Tuttavia le finanze dello Stato vennero impiegate
per gli aiuti all’industria, e non si riuscì a realizzate il
programma di edilizia scolastica nè bonifiche agricole di cui il
Paese aveva urgentemente bisogno.
La
libertà dell'insegnamento contribuì comunque all'espandersi
della cultura. Risorsero le due accademie napoletane: la
Pontaniana e la Società Reale, e ne fecero parte il Bonghi, lo
Spaventa, il Fiorentino e il De Sanctis stesso che fondò nel
1876 il famoso Circolo Filologico
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Napoli, Via Santa Lucia, 1880 ca.
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Nei 7
governi di sinistra si avvicendarono vari ministri siciliani e
meridionali. Infine nell’ultimo governo Depretis, aprile 1887,
Crispi riebbe il ministero degli interni e il 29 luglio dello
stesso anno, morto Depretis, divenne presidente del Consiglio,
ministro degli Interni e ministro degli Affari esteri.
Della
storia politica di Francesco Crispi che certamente non si
esaurisce solo in ambito siciliano né in quello della sua classe
dirigente parleremo più diffusamente in seguito.
continua ...
Fara Misuraca
Alfonso
Grasso
Giugno
2008
Note
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L'eruzione del Vesuvio del 26 aprile 1872
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Bibliografia aggiuntiva della
parte seconda