Sud Illustre


 

Matilde Serao

La scrittrice di Napoli

di Alfonso Grasso

 

“Matilde Serao coincide con il ritratto della città, il ritratto segreto e commosso, trepidante e acceso, vibrante e straziato di una città che esprime la sua grandezza non già attraverso l'opulenza ed il sorriso, ma con la miseria ed il pianto” [1].

 

Matilde Serao nacque nel 1856 a Patrasso da padre napoletano e da madre greca [2]. Alla caduta del Regno borbonico, la famiglia si trasferì a Napoli [3], dove Matilde nel 1874 conseguì il diploma di maestra presso l’istituto Pimentel Fonseca [4] di Piazza del Gesù. Si impiegò quindi come ausiliaria ai Telegrafi di Stato, mentre nel tempo libero iniziò a coltivare interesse per la letteratura ed il giornalismo. L’esordio come scrittrice avvenne nel Giornale di Napoli, dapprima con articoli d’appendice, poi con novelle in cui si firmava con lo pseudonimo di Tuffolina [5].

La passione ed il talento per il giornalismo le assicurarono una rapida carriera. Iniziò come redattrice del Corriere del Mattino di Napoli, a cui aveva inviato la novella Opale. Dopo aver collaborato al Piccolo, nel 1882 si trasferì a Roma, come redattrice del Capitan Fracassa e collaboratrice di altri periodici: la Nuova Antologia, il Fanfulla della Domenica, la Domenica letteraria. Nel 1885 sposò Eduardo Scarfoglio che dirigeva il Corriere di Roma [6]. Rientrati a Napoli, insieme fondarono il Corriere di Napoli e poi il Mattino, che sarebbe divenuto tra i maggiori quotidiani del sud. La popolarità della Serao aumentò grazie alla sua vivace rubrica “Api, Mosconi e Vespe” (semplicemente “Mosconi” sul Mattino): un nuovo genere, fatto di cronaca spicciola popolare e mondana, che rappresentava la vita cittadina con spunti arguti, capaci di suscitare l’interesse e la complicità del lettore.

Nel 1900 ci fu l'inchiesta del senatore Giuseppe Saredo [7] su Napoli. Scarfoglio e moglie furono accusati di corruzione. I due non si lasciarono intimidire, denunciando dalle colonne del giornale la malafede di coloro che li avevano messi sotto accusa. Ma i dispiaceri della Serao avevano principalmente origine dalla vita coniugale, dovendo subire i continui tradimenti del marito, e nel 1903 si giunse alla separazione [8]. Nel 1904, lasciò il Mattino e fondò il Giorno di Napoli che diresse fino alla morte. Cominciò per lei una nuova vita con l’avvocato Giuseppe Natale, che le sarà accanto fino alla fine.

Con Il Giorno, la Serao mantenne un attento controllo della situazione politica e sociale napoletana. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, si schierò per la neutralità dell'Italia.

Dopo la Grande Guerra, consumatasi nel 1921 la scissione di Livorno, Il Giorno appoggiò i socialisti per favorirne l'ingresso al governo centrale e nell’amministrazione comunale. Ed fu solo Il Giorno, insieme a Il Mondo di Amendola, a individuare subito dopo la pericolosità del governo fascista e l’imminente rischio che ne deriva per la libertà. La Serao fu poi costretta ad allentare la linea polemica, in quanto i piccolo-borghesi che sovvenzionavano il quotidiano nutrivano simpatia per il regime [9]. Ma la battaglia antifascista costò alla Serao il mancato gradimento da parte di Mussolini alla sua candidatura al premio Nobel, che infatti fu assegnato a Grazia Deledda.

Matilde Serao morì a Napoli il 25 luglio 1927, mentre era al lavoro, per un improvviso attacco. Si spense così un’appassionata voce che aveva dimostrato quello spirito di libertà che dorebbe sempre animare un giornalista.

L’opera letteraria

“Questo dono di vita, questa magìa di rappresentare delle persone reali ... tutto il turbinìo di intiere folle rumorose [...] di un'intiera città! ecco la caratteristica di questa affascinante artista.” [10]

Già nel 1884 la Serao riuscì a farsi notare come scrittrice con Il Ventre di Napoli, in cui descrisse le tristi condizioni di vita della popolazione, vittima delle ricorrenti epidemie di colera. La secolare visione di una città solare e pittoresca veniva così infranta dalla Serao che, sullo sfondo dei quartieri fatiscenti e pullulanti della città, descriveva nei particolari le miserie, la rassegnazione fatalistica, l’ignoranza e le superstizioni di una popolazione avulsa dai percorsi della modernità e del progresso.

Con II Paese di cuccagna (1891) riprese con ancor più forza il tema, imprimendovi tutta la sua amarezza, delle sofferenze del popolo napoletano. È l'opera più celebre della Serao che, a dire dello Stefanile [11]: “È uno dei romanzi più significativi della letteratura veristica italiana. È un lavoro di grande potenza deduttiva”. Attingendo dalla vita di ogni giorno, il racconto degli usi e costumi del sottoproletariato e dei piccoli artigiani, che affidano tutte le loro speranze alla mitica vincita al Lotto, ripreso anche nei successivi scritti, offre una visione sorprendentemente realistica della vita napoletana di fine Ottocento, che può essere facilmente riconosciuta ancor oggi rileggendo l’opera (purtroppo!).

Nella novella Le virtù di Checchina (1884) la Serao aveva già affrontato il tema dell’arrivismo borghese che, con il miraggio dei soldi e del lusso, segna di vuoto l’esistenza. Notevole è il ritratto che fa la Serao della protagonista femminile, tanto che la novella sembra precorrere il genere femminista che verrà.

Ma nella Serao convivevano anche altri interessi, in apparenza disparati: scrisse romantici racconti d’amore che oggi apparirebbero un po’ stucchevoli, nonché romanzi “commerciali”. Il pubblico femminile, inoltre, continuava a riconoscerla come complice e confidente per cronache mondane, gli intriganti pettegolezzi, come esperta di ricette di cucina e depositaria di auree norme di "buona creanza" [12].

Queste apparenti contraddizioni si spiegano alla luce della sua propensione per il giornalismo, che in lei veniva prima di ogni altra forma di comunicazione. Una giornalista deve saper osservare, comunicare, coinvolgere i lettori. In questo la Serao non si risparmiò, e la forza narrativa delle sue opere si fonda sul suo eccezionale spirito di osservazione di quel grande teatro a cielo aperto rappresentato dalla città di Napoli. La sua sensibilità le permetteva di avere una visione più ampia dello spettacolo che si svolgeva sotto i suoi occhi, una grande finestra aperta sul proscenio. Così raccontò l’essenza di Napoli, con i suoi aristocratici, surreali e inadeguati, i borghesi vacui e invadenti, i popolani, veri anche se mai riscattati. La Serao ci ha fatto soprattutto vivere della plebe napoletana, gioie e disperazioni, miserie e speranze, sensualità e debolezze, furbizie e innocenza.

Lo stile narrativo, che le costò più di una critica dai contemporanei, è invece un coerente risultato: lo spettacolo che vede e cui partecipa è tanto vario da richiedere vivacità, tempi rotti, calore e passione. La priorità della Serao non è quindi quella stilistica, bensì quella di comunicare al lettore le cose che la sua maggiore sensibilità le permetteva di vedere, farlo partecipare, coinvolgerlo, ottenere la sua comprensione della trama dello spettacolo offerto da Napoli, più spesso tragedia che commedia.

Non so quanti odierni napoletani abbiano letto il Paese di Cuccagna. Pochi, suppongo, ed è un peccato. L’opera avrebbe potuto essere uno strumento per spronare alla conciliazione tra le caste sociali della città, plebe borghesia e classe intellettuale, che convivono senza veramente conoscersi (e riconoscersi) da 500 anni. Matilde Serao può renderci capaci di vedere Napoli, attraverso e con la sua sensibilità e genialità. Ma se non leggiamo…

Alfonso Grasso

Ottobre 2008


Note

[1] Mario Stefanile, Labirinto napoletano: studi e saggi letterari su scrittori di ieri e di oggi. Napoli, 1958, p. 44.

[2] Il padre, Francesco, era un avvocato che nel 1848 si era rifugiato in Grecia per sfuggire alle repressioni borboniche susseguenti alla rivolta del 15 maggio. In Grecia condusse una vita povera, lavorando come insegnante e scrivendo articoli per giornali locali. Sposò la greca Paolina Borely, della piccola nobiltà locale, donna colta ed intelligente. Dall'unione nacque Matilde, il 7 marzo 1856 a Patrasso.

[3] La famiglia Serao tornò a Napoli il 15 agosto 1860, nell'ormai imminente caduta di Francesco II.

[4] Si racconta che Matilde fino all’età di otto anni non sapesse né leggere né scrivere.

[5] In seguito adoperò un altro pseudonimo, Ciquita.

[6] Dall’unione nacquero Antonio, Carlo, Paolo e Michele.

[7] Giuseppe Saredo (1832 Savona - Roma 1902), fu giurista e politico della Destra Storica, la stessa che tanti danni arrecò al Mezzogiorno post-unitario. Nel 1900 ottenne dal Senato la presidenza di una commissione che aveva come scopo dichiarato quello di indagare sull’amministrazione comunale napoletana, ma che in realtà doveva servire la causa dei nazionalisti guerrafondai, per tacitare voci indipendenti e moderatamente progressiste qual’era quella de il Mattino dell’epoca. La stessa relazione d’apertura della commissione si basava sull'assunto dell'inferiorità civile e culturale dei napoletani.

[8] L’epilogo del matrimonio fu tragico: un’amante di Scarfoglio, la cantante Gabrielle Bessard, un giorno bussò alla porta, lasciò sulla soglia una bimba e si sparò. Morirà poco dopo agli Incurabili. La Serao adottò la bambina dandole perfino il nome della madre, ma si separò dal marito. Edoardo Scarfoglio morirà a Napoli il 5 ottobre 1917.

[9] Gli anni passano ma, ahimé, le predilezioni dei piccolo-borghesi napoletani restano le stesse! Forse dovrebbero leggere qualche libro … uno ogni tanto!

[10] Dalla prefazione di Paul Bourget (1852-1935) a Il Paese di cuccagna. Il Bourget era tra i più famosi scrittori francesi dell’epoca.

[11] Narratori di Campania a cura di Mario Stefanile. Milano 1966 p. 25.

[12] Di concerto, anche i giudizi dei suoi contemporanei furono molto differenziati. Renato Serra, autorevole critico dell'epoca, espresse su di lei severe riserve. Nel 1883 Edoardo Scarfoglio, che di lì a poco sarebbe divenuto suo marito, scrisse a proposito di una novella della Serao “si può dire che essa sia come una materia inorganica, come una minestra fatta di tutti gli avanzi di un banchetto copioso, nella quale certi pigmenti troppo forti tentano invano di saporire la scipitaggine dell'insieme … vi si dissolve sotto le mani per l'inesattezza, per l'inopportunità, per la miscela dei vocaboli dialettali italiani e francesi”. Per Benedetto Croce invece la Serao fu “tutta osservazione mossa dal sentimento” ed in un saggio del 1903 le riconosceva una “fantasia mirabilmente limpida e viva”. Il Momigliano definì la Serao: “la più grande pittrice di folle che abbia dato il nostro verismo”. Il Carducci la giudicò “la più forte prosatrice d'Italia”. D'Annunzio le dedicò un romanzo. Di se stessa, la Serao scrisse: “Dal primo giorno, io non ho mai voluto né saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria”.


Le principali opere di Matilde Serao

  • Opale, Tipografia De Angelis (con lo pseudonimo di Tuffolina), Napoli 1878.

  • Dal vero, Casa Editrice Sociale Perussia e Quadrio, Milano 1879.

  • Raccolta Minima, Casa Editrice Sociale Perussia e Quadrio, Milano 1881.

  • Leggende napoletane, Ottino, Milano 1881.

  • Cuore infermo, Casanova, Torino 1881.

  • Pagina azzurra, Quadrio, Milano 1883.

  • Fantasia, Francese Casanova Editore, Torino 1883.

  • La virtù di Checchina, Giannotta, Catania 1884.

  • Il ventre di Napoli, Treves, Milano 1884.

  • La conquista di Roma, Barbera, Firenze 1885.

  • Il romanzo della fanciulla, Treves, Milano 1886.

  • Vita e avventure di Riccardo Joanna, Giuseppe Galli Editore, Milano 1887.

  • L'Italia a Bologna, Treves, Milano 1888.

  • Fior di passione, Giuseppe Galli Editore, Milano 1888.

  • All'erta sentinella! Racconti napoletani, Treves, Milano 1889.

  • Addio amore! Tipografia di Francesco Giannini e Figli, Napoli 1890.

  • Il paese di cuccagna. Romanzo napoletano, Treves, Milano 1891.

  • Piccolo romanzo, Pierro, Napoli 1891.

  • La donna dall'abito nero, Pierro, Napoli 1892.

  • Castigo, Francesco Casanova Editore, Torino 1893.

  • Gli amanti, Treves, Milano 1894.

  • Le amanti, Treves, Milano 1894.

  • Beatrice, Pierro, Napoli 1895.

  • L'indifferente, Pierro, Napoli 1896.

  • Donna Paola, Vogherà, Roma 1897.

  • L'infedele, Editrice Brigola, Milano 1897.

  • Storia di una monaca, Giannetta, Catania 1898.

  • Nel Paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina, Tipografia Aurelio Tocco, Napoli 1899.

  • La ballerina, Giannetta, Catania 1899.

  • Come un fiore, Tipografia Salvatore Landi, Firenze 1900.

  • Fascino Muliebre, Istituto Italiano di Arti Grafiche, Bergamo 1901.

  • Suor Giovanna della Croce, Treves, Milano 1901.

  • Lettere d'amore, Giannetta, Catania 1901.

  • La Madonna e i Santi, Tipografia Angelo Traili, Napoli 1902.

  • Novelle sentimentali, Belforte, Livorno, 1902.

  • L'anima dei fiori, Libreria Editrice Nazionale, Milano 1903.

  • Storia di due anime, Roma 1904.

  • Santa Teresa, Giannetta, Catania 1904.

  • L'Italia e Stendhal, Giannetta, Catania 1904.

  • Saper vivere. Norme di buona creanza, Perrella, Napoli 1905.

  • Tre donne, Vogherà, Roma 1905.

  • Sognando, Giannotta, Catania 1906.

  • La leggenda di Napoli, Perrella, Napoli 1906.

  • Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione. Aprile 1906, Perrella, Napoli 1906.

  • Dopo il perdono, Roma 1906.

  • Dopo il perdono. Dramma in quattro atti, Perrella, Napoli 1908.

  • Lettere di una viaggiatrice, Perrella, Napoli 1908.

  • I capelli di Sansone, Perrella, Napoli 1909.

  • San Gennaro nella leggenda e nella vita, Carabba, Lanciano 1909.

  • La Dernièrefée. Conte pour les enfants, Devambetz, Parigi, 1909.

  • Il Pellegrino Appassionato, Perrella, Napoli 1911.

  • Evviva la guerra! Primavera Italica, Perrella, Napoli 1912.

  • La mano tagliata, Salani, Firenze 1912.

  • Ella non rispose, Treves, Milano 1914.

  • Idillio di Pulcinella, Casa Editrice Italiana di A. Quattrini, Firenze 1914.

  • La leggenda di Napoli e Piccole Anime, Tipografia Bideri, Napoli 1916.

  • Parla una donna. Diario femminile di guerra. Maggio 1915-marzo 1916, Treves, Milano 1916.

  • Temi il leone, Salani, Firenze 1916.

  • La vita è così lunga, Treves, Milano 1918.

  • La moglie di un grand'uomo, Quintieri, Milano 1919.

  • Ricordando Neera. Conferenza tenuta il 10 maggio 1920 a Milano, Treves, Milano 1920.

  • Preghiere, Treves, Milano 1921.

  • Mors tua... romanzo in tre giornate, Treves, Milano 1926.

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