Nel 1733 scoppiava la guerra di successione in Polonia, retta da
monarchia elettiva: alla morte del re Federico Augusto II, i Grandi Feudatari del Regno si riunirono per nominare il
successore. Non trovando l'accordo, finirono per gettare il
Paese nella guerra civile, a cui parteciparono anche le potenze
straniere: a favore di Federico III, figlio del defunto re, si
schierarono la Russia e l'Austria, mentre la Francia e la Spagna
(e quindi i Regni di Sicilia e di Napoli) sostennero un parente del re di
Francia: il principe Stanislao Leszizynski.
Il trattato d'alleanza
franco-spagnola prevedeva l’impegno di affidare a
Carlo, duca di Parma e infante di Spagna, figlio del re di
Spagna Filippo V di Borbone e di Elisabetta Farnese, i Regni
di Napoli e di Sicilia.
La guerra ebbe due
teatri: la Polonia e l'Italia. Con Spagna e Francia si alleò
anche il Piemonte, il cui re Carlo Emanuele III mirava a
togliere all'Austria la Lombardia.
In Italia, le truppe spagnole sbarcarono a Genova, guidate dal
generale Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar. Ad esse si
unirono, in Toscana, quelle del Ducato di Parma, e truppe del re di
Francia. L’esercito franco-spagnolo, forte di circa 40.000 uomini,
invase lo Stato Pontificio e quindi il Regno di Napoli, allora
Vicereame Austriaco, senza trovare opposizione. Il grosso
dell'esercito austriaco era infatti impegnato sul fronte polacco.
Carlo di Borbone entrò in Napoli il 10 maggio 1734, alla
testa delle sue truppe, cui si erano unite parte di quelle
napoletane.
Il
viceré austriaco Guido Visconti si era intanto diretto con le sue
truppe nelle Puglie, dove si riunì ai reparti del conte Taun,
provenienti dalla Sicilia e sbarcati a Taranto. Gli Austriaci,
numericamente inferiori ai contendenti, decisero di tentare la
difesa presso Terlizzi e Bitonto, città quest'ultima che per
conformazione geografica disponeva di difese naturali. Dopo un primo
scontro notturno, subito interrotto da un violento temporale,
all’alba del 25 maggio 1734 gli eserciti erano pronti per
affrontarsi: 14.000 Spagnoli del duca di Montemar contro i 10.000
soldati austriaci, agli ordini del Vicerè e del principe di Belmonte.
All'inizio, l'assalto spagnolo fu respinto dai difensori, che però
dovettero poi retrocedere per evitare l'accerchiamento da parte
della cavalleria spagnola proveniente da Andria. I combattimenti si
spostarono quindi verso il mare e durarono fino all'imbrunire. Alla
fine della giornata, alcuni reparti austriaci si rifuggiarono entro
le mura di Bitonto, altri ancora si ritirarono verso Bari. Gli
Spagnoli avevano conquistato 15 bandiere, 24 stendardi, 23 cannoni,
armi, munizioni ed equipaggiamenti ed avevano fatto numerosi
prigionieri.
Il giorno successivo, 26 maggio 1734, gli Austriaci asserragliati a
Bitonto si arresero di fronte alla minaccia spagnola di abbattere le
mura a cannonate. Anche il principe di Belmonte, inseguito dal duca
di Montemar, fu costretto a cedere le armi: il Consiglio cittadino
di Bari aveva infatti deciso di consegnare la città agli Spagnoli.
Carlo
nominò il Montemar duca di Bitonto e fece erigere sul luogo del
campo di battaglia un obelisco in memoria dell’evento.
Dopo la conquista Carlo, anche se comunemente viene inteso come
sovrano di Napoli con annessa provincia siciliana, diviene in realtà
sovrano di due stati indipendenti ed “il suo titolo dinastico era
quello di re delle due Sicilie, o meglio come si legge nei decreti
legislativi, re dell’una e dell’altra Sicilia, della
“Sicilia al di qua e della Sicilia al di la
del Faro” in
virtù della cessione fattagli dei diritti della casa di Spagna sui
regni di Napoli e di Sicilia.
Dopo la conquista sul campo dei due regni e nonostante il rifiuto
del papa di riconoscergli l’investitura del regno di Napoli,
Carlo - forte del sostegno del popolo napoletano e del giuramento di
fedeltà ed ubbidienza del parlamento siciliano a cui ricambiò giurando
a sua volta l’osservanza fedele delle istituzioni - compì l’atto
fondante della monarchia meridionale. Approfittando poi del
privilegio dell’
“Apostolica legatia” di cui
godeva la Sicilia aggirò l’opposizione papale e il 3 luglio del 1735
si fece incoronare, nella cattedrale di Palermo re di entrambe
(utriusque) le Sicilie, prima ancora che l’intera isola fosse
militarmente conquistata.
Alfonso Grasso
marzo 2008
Bibliografia
-
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La Sicilia
-
Leonardo Sciascia Il consiglio d’Egitto, Sellerio,
Palermo
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della Sicilia, 1978
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Renda Francesco, Bernardo Tanucci, Sellerio
Palermo
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P. Calà Ulloa, Considerazioni sullo stato economico e
politico della Sicilia, (3.8.1838), citate in E. Pontieri,
Il riformismo borbonico nella Sicilia del Sette e
dell'Ottocento, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1961,
p. 240. [Calà Ulloa era procuratore generale del Re a Trapani].
-
F. Renda, Storia della Sicilia dalle origini ai nostri giorni,
Sellerio
-
AAVV Contributi per un bilancio del Regno Borbonico,
edito dalla Fondazione Lauro Chiazzese, 1990.
-
Gleijeses Vittorio, La Storia di Napoli, Società Editrice
Napoletana, 1977
-
Gleijeses Vittorio, La guida storica, artistica, monumentale,
turistica della città di Napoli e dei suoi dintorni, Società
Editrice Napoletana, 1979.
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