Napoli, nella seconda metà del '700, era la più popolosa, importante ed
economicamente attiva città d'Italia, grande 4 volte Roma e 2 volte Milano.
Era la seconda città
d'Europa (dopo Parigi) e la quinta nel modo, più grande
di New York e di Tokio. Era soprattutto la splendida
capitale barocca, amica delle arti, dei commerci, delle
scienze, straripante di turisti e viaggiatori. Aveva il
sistema fognario, è stata la prima città al mondo ad
avere l'acqua corrente nelle case. L'economia era basata
sull'intensa attività portuale. L'Arsenale per la costruzione di navi, e relativo indotto, meccanica, setifici, cotonifici,
imprese tessili e pastifici davano lavoro a diecine di migliaia di persone.
I Napoletani erano operai, artigiani, pasticcieri, studenti, mercanti, nobili, possidenti, ortolani, dottori e professori, mugnai, vinai, borghesi, fabbricanti di porcellane, piastrelle, arazzi. C'erano anche i gendarmi, soldati, cocchieri, camerieri, valletti, stallieri, impiegati nei ministeri, giudici, ecc. accumulati da
comportamenti specifici: i Napoletani esternano sentimenti,
opinioni e religiosità in modo spettacolare, fantasioso, spesso eclatante,
se non addirittura enfatico.
La morte, la felicità, la vita in generale
trovano una veste esteriore rappresentativa, una
continua trasposizione teatrale che spesso è oggetto di
critica e perplessità, molte volte preconcette. Infatti,
la sfera dell'intimo a Napoli è forse ancor più
profonda, se ha dovuto munirsi, per proteggersi, di una
simile corteccia esteriore.
Erano Parigi e Londra più pulite di Napoli? È con queste metropoli che bisogna fare il paragone, in quanto delle stesse dimensioni di Napoli.
Il Regno di Napoli era detto delle mille città. C'erano in Francia città, Parigi a parte, più grandi di Bari
o Reggio? No.
Nel secolo dei
lumi napoletani vi erano, per la verità, anche
enormi masse diseredate, lasciate nell'ignoranza,
superstizione ed idolatria, strutturate a "famiglie",
soggette alla violenta legge della "società" dei guappi
(la proto-camorra), più che a quella dello Stato. Questa
immensa "questione
sociale" peserà non poco sui destini della città nei
secoli a venire.
Alfonso Grasso
luglio 2004