Sinossi
Si può rinunciare
ai sogni? Può un’esistenza privarsi di questa dimensione? E cosa
comporta farlo? C’è un uomo, il protagonista, che non riesce a
riconoscersi in una vita priva di sogni: un imprecisato male attraversa
il suo animo e lo divora, rendendolo sempre più straniero al contesto in
cui vive, alle abitudini che dovrebbe condividere con gli altri
personaggi… ogni Pietra rappresenta un periodo temporale, una decina
d’anni circa, e l’idea di Ballata altro non è se non l’astrazione della
danza dell’esistenza: il valzer dei giorni, delle stagioni, in un luogo
sconosciuto perché prospetticamente lontano, ma talmente ‘noto’ in ciò
che racconta da sembrare attualissimo… come una musica appena accennata,
come un bozzetto a matita, c’è una scelta difficile e inevitabile
insieme: la soluzione, lo scioglimento, il Destino che si compie o,
forse semplicemente, la presa di coraggio. Perché il coraggio somiglia
ad un sacco colmo di oggetti che portiamo in luoghi diversi e l’arte di
Messina è questa: costringerti, con naturalezza, a prendere il tuo sacco
e a percorrere un tratto di strada con la curiosità di scoprire quante
cose ancora esso possa contenere e raccontarti. |
Introduzione
«…E allora penserò che niente ha avuto senso
A parte questo averti amata, amato in così poco tempo;
e che il mondo non vale un tuo sorriso, e nessuna canzone
è più grande di un tuo giorno,
e si tenga il resto, me compreso, la viola d’inverno.»
(R. Vecchioni, La
viola d’inverno)
Si può rinunciare
ai sogni? Può un’esistenza privarsi di questa dimensione? E cosa
comporta farlo? Credo sia questo il fondamentale enigma che si nasconde
dietro La Ballata delle Sette Pietre: il tentativo di comprendere se sia
possibile sacrificare il mondo della creatività, della speranza, del
sogno, alla concretezza, alla esattezza di un mondo che preferisce le
geometrie, l’assenza di indugi, di esitazioni.
C’è un uomo, il
protagonista, che non riesce a riconoscersi in una vita priva di sogni:
un imprecisato male attraversa il suo animo e lo divora, rendendolo
sempre più straniero al contesto in cui vive, alle abitudini che
dovrebbe condividere con gli altri personaggi. Il protagonista è vittima
di un disagio, molto contemporaneo, di una solitudine consapevole,
conseguenza ad uno straniamento che appare inevitabile ma, allo stesso
tempo, quasi avvolgente nella certezza che tristemente lo anima: quella
cioè di non poterlo superare, di non potersi privare della sofferenza
che ne deriva perché quella sofferenza rappresenta una sorta di catarsi.
La purificazione dal tormento del disagio, della perdita, sia essa di
qualcuno appartenuto al passato o dell’energia presente per seguire il
cammino, è una progressiva descensio ad inferos: nel cammino verso
l’assunzione di consapevolezza avviene la purificazione, la liberazione
dal legame con il corpo e con la sua prigionia.
Romanzo molto
metaforico, ambientato in un ‘apparente’ futuro, che mantiene i tratti
fantasy caratteristici della prosa di Antonio Messina ma, rispetto al
genere, tratteggia personaggi con una psicologia definita, indagata,
sfaccettata. Vale ancora la pena di difendere i sogni, di preservarsi
dal considerare l’esistenza come una sorta di banale consuetudine?
Davanti a questi interrogativi Messina delinea figure femminili
affascinanti che trainano le fila della vicenda: forti, determinate e
determinanti, quasi in aperta conflittualità con uomini tormentati,
soli, vulnerabili.
Al centro,
concettualmente e a rappresentare una sorta di crocevia, l’amore:
perduto, desiderato, vissuto –soprattutto-, forse perfino sublimato,
tanto da esserne divorati, perfino in absentia.
Ogni Pietra
rappresenta un periodo temporale, una decina d’anni circa, e l’idea di
Ballata altro non è se non l’astrazione della danza dell’esistenza: il
valzer dei giorni, delle stagioni, in un luogo sconosciuto perché
prospetticamente lontano, ma talmente ‘noto’ in ciò che racconta da
sembrare attualissimo.
L’inverno del
protagonista è la conseguenza della mancanza di passione: passione alla
vita, alle sue ragioni, alla ricerca di nuovi stimoli, di un’evoluzione;
e dove la passione si abbandona alla sofferenza si fa strada il ricordo,
il passato, che uccide il presente e impedisce la primavera.
Quasi in
sottofondo, come una musica appena accennata, come un bozzetto a matita,
c’è una scelta difficile e inevitabile insieme: la soluzione, lo
scioglimento, il Destino che si compie o, forse semplicemente, la presa
di coraggio. Perché il coraggio somiglia ad un sacco colmo di oggetti
che portiamo in luoghi diversi, sentendo di volerlo fare ma non sapendo
mai bene cosa questo possa rappresentare da quel giorno in poi.
L’arte di Messina
è questa: costringerti, con naturalezza, a prendere il tuo sacco e a
percorrere un tratto di strada con la curiosità di scoprire quante cose
ancora esso possa contenere e raccontarti.
Ilaria Dazzi |