Quarta di copertina
Piani paralleli, manipolazione, scarti di memoria, due
universi distanti, quello dei Nerth così falso e corruttibile e l’altro,
quello degli Elth, almeno in apparenza così bello e incontaminato;
memorie, solo scarti di memorie per costruire un sogno a occhi aperti, e
lui era il protagonista, pensava Isaac, mentre camminava sperando di
arrivare incolume agli altopiani.
Isaac vive nella
città di Anigad, in un lontano futuro della Terra. Misteriose visioni
turbano le sere passate a contemplare i Sentieri della Luna e l’Antica
Strada della Luce Fluttuante. Nur e Sireus, che sussurrano parole di
speranza, fanno parte degli Elth; Nenella la sfuggente, che non concede
mai risposte, appartiene ai malvagi Nerth. Finché non arriva Ekta, e
allora si scopre che forse è tutta un’illusione. Che Isaac è vittima di
un esperimento. Che bisogna cercare la Porta del Vento e varcarla, per
poter finalmente “abbandonarsi all’aria”, e trovare la pace “tra i
cespugli di mirto, sotto un cielo carico di stelle".
Risvolto di copertina
In questo romanzo
troverete atmosfere rarefatte, creature di sogno, varchi
spazio-temporali; ma anche misteriose golette che solcano fiumi di
nebbia, piani di realtà perfettamente integrati, scarti di memoria
riutilizzati per creare falsi ricordi; e ancora rive mediterranee
illuminate dalle lampare, il profumo dei cespugli di mirto, la magia dei
cieli solcati da milioni di stelle. Troverete soprattutto un
protagonista, Isaac, che cerca le sue risposte interrogando fantasmi,
varcando Porte del Vento, abbandonandosi infine al flusso della vita.
Perché ogni tanto bisogna “chiudere gli occhi e fermare il respiro”, per
poi riaprirli, e scoprire che quella realtà che si credeva immutabile, è
invece d’improvviso cambiata. ”
Nota Biografica
Antonio
Messina è nato a Partanna (TP). Ha pubblicato L'Assurdo Respiro
delle Cose Tremule (2003), il fantasy filosofico
La Memoria
dell'Acqua, nuova edizione (Il Foglio 2010),
Le Vele di
Astrabat, nuova edizione (Il Foglio 2010), la silloge
Dissolvenze (Il Foglio 2008), il fantasy ambientato nel mondo
dei videogiochi
Ofelia e la Luna di Paglia (Il Foglio 2009), il romanzo di
fantascienza
Nebular (Il Foglio 2011), e la silloge Mitologie Domestiche
dell’Anima ( Il Foglio 2013). Alcune sue liriche sono state
pubblicate in antologie poetiche. Vive a Padova.
Sito letterario
ufficiale:
http://antmessina.altervista.org/; e-mail
antonio_messina4@hot-mail.com; tel. fisso 049 8955094; cell.
3453429481.
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I mondi liminari di Antonio Messina
di Maurizio
Cometto
Ho conosciuto i
libri di Antonio Messina qualche anno fa. Ricordo di aver letto nel giro
di poco tempo “La memoria dell’acqua” e “Le vele di Astrabat”,
rimanendone sorpreso e traendone grande piacere. Una delle varie
impressioni che ne ebbi, fu di trovarmi di fronte a libri in qualche
modo vivi. Questa impressione è ritornata leggendo e rileggendo
“Accenni d’Autunno”. Ogni volta era come se Isaac e Nur e Sireus ed Ekta
mi dicessero qualcosa di più, o di diverso; che facessero cose che in un
primo tempo mi erano sfuggite; che il paesaggio mediterraneo di Segesta
fosse ancora più denso, profumato, assolato; e così via.
Se ogni romanzo
crea un mondo, nel caso di Messina bisogna usare il plurale, e dire:
mondi. Perché l’azione si svolge sempre al crocevia di più dimensioni.
Le radici sono poste nella classicità, nel Mediterraneo; qui per esempio
si evoca la Segesta del 413 a.C., nel corso della spedizione Ateniese in
Sicilia. Ma attraverso le “Porte del Vento” ecco che si può saltare nel
futuro, nella Terra del 2358, ad Anigad, città fantasma reduce da una
non meglio precisata catastrofe; oppure ancora più lontano, sul pianeta
Athor, nel 4358, dove i malefici Nerth tirano le fila di un esperimento
che sembra volto a dimostrare la debolezza della natura emotiva
caratteristica dell’uomo.
Questi mondi non
sono nettamente divisi: si compenetrano, si fondono, si confondono,
cercando di trovare una risoluzione e una sintesi nella mente del
protagonista, Isaac.
E così l’azione
non può che svolgersi su un piano metafisico. Dubbi, svolte, scelte,
inganni, guerre, sono tutte messe in scena all’intersezione tra realtà
concreta, sogno, e quella che potremmo definire anima. Al centro della
narrazione sembra stare la necessità di fare ordine tra fantasia, sogno
e realtà, contrapposta all’istinto di “abbandonarsi all’aria”, di
perdere se stessi in una dimensione più pura, legata alla natura e alla
classicità.
In questo ambito,
grande importanza hanno lo stile utilizzato da Messina, e l’evocazione
del paesaggio mediterraneo.
Lo stile, con i
lunghi periodi a struttura paratattica, crea un ritmo che culla come le
onde del mare di Sicilia, e che potrebbe essere accostato a quello di un
respiro che si calma, acquistando profondità. La lettura diviene così
simile a una seduta di Yoga “Pranayama”, che ha come obiettivo la presa
di coscienza e il controllo del respiro. Non è un caso se l’incipit del
libro recita: Chiuse gli occhi e fermò il respiro, poi li riaprì,
guardando oltre il vetro appannato…, cogliendo il protagonista in
un’azione che diverrà per lui una sorta di “leitmotiv”.
Il paesaggio
mediterraneo, evocato magistralmente, con i suoi profumi, i suoi colori,
i suoi scorci naturalistici, si lega inestricabilmente alla
“classicità”, andando a creare quell’oasi a cui ho già accennato, che
sola può accogliere e valorizzare le energie più profonde dell’uomo. Ed
è soprattutto questo, che rimane dei romanzi di Messina; il profumo
della macchia Mediterranea, l’incanto delle sere sul mare illuminate
dalle Lampare, con le onde che cullano i pensieri. E l’impressione di
un’esperienza tonificante e consolatoria per la nostra natura più
profonda.
Non è solo
fantascienza, non è solo fantastico; è la rappresentazione, tramite
questi strumenti (e non solo), di alcuni tra i più importanti conflitti
umani.
Forse aveva ragione Nur, forse era meglio chiudere gli
occhi e abbandonarsi all’aria, vivere, vivere lasciandosi andare alla
bellezza, così senza pensare, amando, soffrendo, senza nulla chiedere
alla vita, per poi addormentarsi tra i cespugli di mirto, avvolti dalla
calda luce delle stelle. |