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La memoria dell’acqua

di Antonio Messina

Edizioni Il Foglio

La Memoria dell'Acqua

Nuova edizione gennaio 2010 prefazione di Marina Monego, realizzazione grafica di Sacha Naspini, immagine di copertina Angela Betta Casale.

Ecco il segreto della vita, ecco la natura delle cose apparenti… una sfera, due sfere, tre sfere, sette, così via fino alla fine, percorrendo con l’immaginazione la notte dei tempi, in un viaggio voluto dalla nostra fantasia… non credete alla realtà e dubitate di quelli che credono di conoscere tutti i segreti della vita”. “La memoria dell’acqua”, il libro più noto di Antonio Messina ritorna in una nuova edizione riveduta, con l’inedito “I simulacri di Efeso” avvincente racconto ambientato sul misterioso pianeta Olochen, dove il terribile Efeso controlla le menti. Manipolazione mentale, spostamenti spazio-temporali, creature misteriose, figure femminili evanescenti, Messina ci conduce verso altri mondi e ci riserva, ancora una volta, sorprese continue. (Marina Monego)

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Dalla Quarta di Copertina.

[…] La memoria dell’acqua, la vita che scorre lentamente, la vita che nella ragione a volte si confonde, la vita che ha bisogno dei sogni e dell’immaginazione, la vita che non aspira alla perfezione, ma che da essa rifugge. La memoria dell’acqua, la nascita di tutte le cose, il trasformarsi, il divenire pensiero e turbamento, per poi ritornare nell’esatto punto di partenza, e da lì cominciare un altro percorso, fino alla fine. Istinto e armonia, con la ragione a equilibrare, laddove c’è necessità. La memoria dell’acqua, il fluire dei sogni, l’istinto che diviene legge: era quello il segreto dell’esistenza, era quello il segreto d’Egretus? […]

La nuova frontiera del racconto filosofico. Echi orwelliani, leopardiani, finanche danteschi, giù fino a Virgilio ed Omero, connotano questa fluida narrazione, questa riproposizione in chiave postmoderna di una nuova mitologia, didascalica come le favole di Esopo e Fedro.

(Elisabetta Blasi)

Profilo d’autore

Antonio Messina è nato a Partanna e vive a Padova. Ha pubblicato nel 2003 il Fantasy ”L’assurdo respiro delle cose tremule”, opera che ha riscosso un buon successo di critica e di pubblico. Racconti sono stati pubblicati sulle riviste cartacee-Progetto Babele( Modena) - Tam Tam( Roma)- Gemellae( Sardegna) e su riviste internazionali: Casa da Cultura( Portogallo) e Isla Negra.

Liriche sono state pubblicate in antologie poetiche-I Segreti di Pulcinella - Penna d’Oca - Parole d’Amore(Giulio Perrone editore - Roma) - Sezione poetica Biennale di Venezia 2005 - Repubblica.it.

Inoltre i racconti La Marea e L’ombra nella Bottiglia sono visibili sui migliori portali di letteratura.


EDIZIONI IL FOGLIO

AUTORI CONTEMPORANEI – NARRATIVA

La memoria dell’acqua di Antonio Messina

Prefazione di Elisabetta Blasi

Euro 12,00    - pag. 150  - ISBN 88-7606-133-9

LA MEMORIA DELL’ACQUA, di ANTONIO MESSINA

http://antmessina.altervista.org/


RECENSIONI 

PARTIRE E RITORNARE NON È CERTO ANDAR VIA [1]

“La verità è che non riusciamo ad accettare la parte malata di noi stessi; quanti segreti e orribili desideri agitano i nostri sogni, quanto odio coviamo, quanta cattiveria. La ragione ci ordina d’essere saggi, caritatevoli, buoni con il prossimo e invece, tradimenti, guerre, ingiustizie, potere e denaro, carriera…” (pag. 31)

Mi perdonerete, amici lettori, se parrà che io faccia Cicero pro domo sua; ma non potevo esimermi dal parlare ancora di questa bruciante soavità che risponde al titolo summenzionato: “La memoria dell’Acqua”.

L’ossimoro si spiega perché, dietro una prosa suadente e cullante, quanto mai metaforica, che ci narra di un cielo che pare una coperta di raso; di una magica luna che, nella notte immobile, dall’alto, ha cambiato il colore dei miei gerani; di un’altrettanto ammaliante Nuova musica che percorse il tempo, e il suono grave e appassionato del violoncello, sgorgò possente; il pianoforte ne accompagnò il canto, facendo in modo che il nuovo mattino sorgesse fulgido ed espressivo (pag. 117), Antonio non esita ad alzare il dito contro l’Ingiustizia di un mondo basato su privilegi nient’affatto meritocratici e su un paradigma socioeconomico ultracompetitivo, che a stento maschera una totale assenza di selezione basata sul merito, appunto.

Questa denuncia la si evince da un titolo: “Il suono violato”, di uno dei nove (tre più sei, invero) racconti raccolti a formare la “Memoria dell’acqua”, e da quest’invettiva che si risolve nel tepore di in un auspicio d’ispirazione si direbbe platoniana: Gli uomini mediocri… riescono a vivere solo con quel misero potere che viene loro concesso. A vivere una vita insignificante. Non so se sugli altri pianeti i poeti, gli scrittori, gli artisti amministrano il potere, ma se così non fosse sarebbe una vera catastrofe, perché solo gli uomini illuminati possono garantire pace e prosperità. (pag. 131)

Gli uomini illuminati, però, da tempo non risiedono su questa Terra; qui il primato dello scientismo iperpragmatico ha eroso da tempo ogni margine alle pascaliane Raisons du Coeur. Al loro posto, esseri umani che, come uno degli antieroi che, nella trilogia d’apertura, impersonano non solo gl’io narranti ma anche lo sfacelo dell’umanità, sono indeboliti dall’Ipercogito cartesiano: Sulla Terra avevo trascorso la vita a fare congetture, sperare, amare, dimenticando di vivere il presente (pag. 90).

Il Presente: il tempo per antonomasia della Grecità Perduta, la grecità presocratica, la grecità cantata dai grandi tragici e bramata fino alla follia da un altrettanto tragico Nietzsche. Tragico perché antistorico, appunto; perso nella suprema diacronia dell’essere un Esule nell’era ipertecnologica della seconda rivoluzione industriale: quella del Petrolio e dell’Acciaio.

Anche Antonio, da buon figlio di Trinacria, la più Greca di quelle terre che furono Magno-greche, intona un canto di Dolore, ma anche di Speranza; un canto che è anche riproposizione di quella sublime Diacronia nicciana, che urla alla e nella Natura la sua vertigine all’incontrario (quella che ti prende guardando dal basso verso l’alto): l’Ottembre: Era forse una linea sospesa, l’immagine che si perde nei sogni che una mia amica scrittrice aveva definito Ottembre, storpiando il mese delle foglie cadenti. Proprio Ottembre vedevo apparire, nei colori tenui che si spandevano tra i greti, nel gelido spumeggiare del mare, nell’incessante corsa del vento verso il promontorio, nella QUIETE CHE AGITAVA IL MIO CUORE (pag. 29, stampatello mio).

L’amica scrittrice non è un’invenzione letteraria; esiste davvero, ha scritto un libro-shock, dove Ottembre assume una connotazione più disperata, diventando il toponimo di un Io narrante che ha un placentare bisogno di scorciatoie per giocare col proprio passato. Così, Ottembre diventa «[…] Il tredicesimo mese, magico e muto, scrigno di segreti[2]»; una sorta di libro mastro dove vengono contabilizzate […] cose vere, tutte verificatesi, belle e brutte, tutte poco amanti della storia, tutte traumatiche, in fondo. Tutte iscritte sotto la voce ottembre e sotto voce “crediti personali” estinguibili con ricevimento scuse o avveramento miracoli.  Anche qui, dunque, una sorta di contrapposizione di una dimensione a-storica, a-storicista, a-sincrona, al tempo del paradigma occidentale, quello misurato, misurabile, scandibile e condizionante (vedansi le prime scene di “Castaway”, col magnifico Tom Hanks) . Ed Antonio coglie la palla al balzo, reinterpreta secondo la sua sensibilità la suggestiva e disperata eco dell’Eterno Presente urlato da Monica, e non a caso lo fa attraverso un personaggio femminile, non (più) terrestre: Thana-la- Maieuta. Con l’armonia, invece, tramite la memoria dell’acqua, si poteva sondare un mondo che appariva lontano, quel mondo che la tua amica scrittrice aveva giustamente definito Ottembre: una realtà percepibile soltanto con l’immaginazione, l’unica che poteva sconfiggere il vostro materialismo, quella che sicuramente vi condurrà verso la distruzione. (pag. 35).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Antonio Messina (Partanna, Trapani, 1958), romanziere e poeta italiano.

Siciliano che vive in plenissimo Nordest (Padova), nel 2003 ha esordito col romanzo “L’assurdo respiro delle cose tremule”[3]

Antonio Messina “La memoria dell’acqua”, Il Foglio Letterario, Piombino, 2006.

Introduzione della scrivente.

Elisabetta Blasi


[1] Parole prese in prestito da una bella canzone di Riccardo Cocciante “Ti amo ancora di più”, risalente ad una decina d’anni fa circa.

[2] La presente citazione e le seguenti sono estrapolate da: Moniica Cito “Venere, io t’amerò”, Giulio Perrone editore, Roma, 2005.

[3] Lo trovate recensito al n. 131 di www.kultunderground.org


La Sicilia, venerdì 11 agosto 2006

CULTURA E SPETTACOLI

Scaffale

Il tempo che non serba memoria

La Memoria dell’Acqua di Antonio Messina, Edizioni il Foglio pag. 146 euro 12,“ Echi Orwelliani, leopardiani, finanche danteschi, giù fino a Virgilio e Omero, connotano questa fluida narrazione, questa riproposizione in chiave post-moderna di una nuova mitologia, didascalica come le favole di Esopo e Fedro”. Così, nella prefazione di Elisabetta Blasi a questo bel libro di racconti di Antonio Messina, nativo di Partanna(Tp), da anni residente a Padova e noto ad una nicchia di pubblico col suo romanzo d’esordio, “L’assurdo respiro delle cose tremule”, bene accolto dalla critica. In questa raccolta, il trittico iniziale e i sei brevi racconti della seconda parte, sono sospesi in un mondo fantastico, eppure tanto vicino, i protagonisti sono attori e vittime al tempo stesso di passioni e del tempo che fugace scorre come l’acqua non conservando memoria. Solo l’amore, luce e guida, sopravvive alla morte. C’è un che di magico nella prosa di Messina, un tocco leggero aperto alla riflessione sulla vera essenza della vita caduca da vivere”desti”, affinché di ognuno non rimanga solo labile”memoria dell’acqua”.

ROBERTO MISTRETTA


LA MEMORIA DELL’ACQUA

Antonio Messina “La memoria dell’acqua”, Il Foglio Letterario, Piombino, 2006.

di Giuseppe Petralia [1]

La ricerca dell’armonia e dell’amore, inteso nella sua accezione più vasta, è il filo conduttore di questo libro di Antonio Messina che si compone di tre racconti lunghi e di sei esili di pagine, ma densi di contenuti.  Il primo, che dà il titolo alla raccolta, è sicuramente il più riuscito, sia come struttura-architettura sapientemente costruita che per la ricercatezza del linguaggio. Un racconto dove Estasio, l’io-narrante, cerca disperatamente l’armonia e la trova in Thana. Nel secondo racconto “La piuma degli angeli” troviamo Amir che si innamora di Erula, la danzatrice del sacro fuoco e nel terzo “Polvere nel vento” troviamo altri due personaggi, Isipo e Foglia di luna. Diversi altri personaggi popolano i racconti come il monaco Ezachiel, guida spirituale o il medico Otis, tanto per citarne due. Fra i racconti flash, come li definisce Elisabetta Blasi nell’introduzione al volume, segnaliamo ai lettori “Desiderio d’amore” dove lo scrittore tratteggia egregiamente la figura di Fabula, donna “con occhi che brillavano, incastonati come perle in quel viso ovale ombrato di sabbia e di schiuma…le labbra quasi come petali svelavano il mento delicato “. Recensire i racconti sarebbe fare un dispetto ai lettori.  Quello che a noi interessa è mettere in evidenza che Messina si rifugia nel genere fantasy non per evadere dalla realtà quotidiana, ma per meglio tratteggiarla. Realtà per lo scrittore non positiva e, infatti nel libro sono presenti personaggi negativi che vivono  ai confini della galassia  ed altri che vengono contrapposti ai personaggi principali dei racconti, per il quale l’autore nutre rispetto ed ammirazione, forse alter  ego dello stesso Messina. Viaggiatori instancabili alla ricerca di un senso da dare alla propria esistenza, personaggi che criticano un mondo basato sulla razionalità ed auspicano l’esaltazione del sogno, uomini in crisi con se stessi in un mondo dominato da una estrema razionalità che non lascia spazio all’armonia e all’amore. Persone in perenne pericolo che solo le donne riescono ad aiutare, a salvare da un triste mondo privo di fantasia “mentre è con la fantasia che si costruiscono i sogni”.

La memoria dell’acqua è una raccolta felice sia per le trame sapientemente imbastite che per il linguaggio chiaro, diretto, immediato. Lo scrittore si sforza di ricercare la perfezione stilistica, senza ricorrere a frasi ad effetto, artificiosamente costruite. Bisogna riconoscere che, pur cimentandosi in un genere impegnativo come il fantasy, Messina riesce ad ottenere ottimi risultati  e questa raccolta rappresenta un ulteriore passo in avanti dello scrittore. Nel suo primo libro, il romanzo “ L’assurdo respiro delle cose tremule”, l’autore dava vita ad un romanzo corposo, con una trama narrativa originale e interessante, privo però della lievità, della dolcezza, dell’armonia, e possiamo dire della poesia presente in questo libro.


Note

[1] Giuseppe Petralia è giornalista pubblicistica dal 1984. Recensisce il primo libro “Intervista sul socialismo italiano a Pietro Nenni a 18 anni", intervista apparsa sul periodico “Proposta Socialista”. Inizia a scrivere sulle pagine di “Trapani Nuova“ e diventa, sempre nel 1981 corrispondente da Partanna (Trapani) de “Il Giornale di Sicilia“. Collabora da dieci anni al periodico “Il Belìce”, con recensioni di libri e articoli di cronaca e di politica. Ha collaborato con il periodico “ La Notizia-In” e per quanto riguarda il web con il sito dello scrittore Antonio Messina, con www.belice.it e con libri.brik.it.

Ha collaborato con recensioni ed interviste, con la scrittrice Francesca Mazzucato  amicizieprofane@hotmail.com e con “I libri della settimana” di Giancarlo Macaluso sul sito www.gds.it.

Ha intervistato, fra gli altri, Vanessa Ambrosecchio,  Simona Vinci, Domenico Cacopardo, Marco Vichi,  Luca Di Fulvio, Ivan Cotroneo, Gabriella Imperatori, Paola Mastrocola,  Grazia Verasani, Pietro Spirito, Teresa Ciabatti, Simona Corso, Alessandra Montrucchio, Enrico Remmert, Alessandro Perissinotto

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