Le mille città del Sud

Catania

Il Castello Ursino

Splendida città barocca disposta tra lo Ionio e le pendici dell'Etna, Catania ha sempre vissuto in stretto rapporto con il vulcano, a iniziare dal materiale con cui è costruita, la pietra lavica. Secondo lo storico Tucidide fu fondata nel 729 a.C. Fu dei Siracusani nel V secolo a.C. e quindi conquistata dai Romani nel 263 a.C. Decaduta durante il periodo bizantino, risorse con gli Arabi e poi con i Normanni, che con Ruggero II crearono nel 1139 il Regno di Sicilia, che comprendeva l’Isola e gran parte dell’Italia centro-meridionale. Catania seguì quindi le sorti del Regno, chiamato alla fine “delle Due Sicilie”, fino all’annessione al Piemonte del 1861. Durante questi sette secoli conobbe varie vicissitudini e fu più volte raggiunta dalle eruzioni dell'Etna e distrutta dal terremoto del 1693, che la rase al suolo. Il volto della Catania odierna deriva dalla ricostruzione del nel Settecento, ad opera del re Carlo di Borbone, grazie al quale godette di un periodo di grande splendore. Catania la mercantile, Palermo la nobile: sarebbe bello (e comodo) se le città, come gli uomini, occupassero sempre lo stesso posto nella foto di famiglia. Ma nella Sicilia inafferrabile persino ai suoi aedi, Catania è una fenice sempre pronta a rinascere. Lo ha fatto più di una volta nella storia, minacciata dal capriccio dei tiranni o, peggio, da quello devastante della terra, giungendo a ricostruirsi completamente, dopo l'eruzione dell'Etna del 1669 e il sisma del 1693, sotto il segno del barocco, che è a un tempo grandioso e mortale[1].

Piazza Duomo

Per l’inizio dell'itinerario di visita abbiamo scelto la scenografica Pescheria, con la Fontana dell'Amenano alimentata dalle acque dell'omonimo fiume sotterraneo, che lascia tracce anche nel Teatro Romano. Pescheria, è circondata da un coloratissimo mercato del pesce che si tiene tutte le mattine. Le vie e le piazzette intorno sono occupati dal mercato della Pescheria, con odori intensi e profumi mediterranei.

 

Al termine di via Garibaldi si erge la monumentale Porta, caratterizzata da fasce bicolori. Il monumento fu realizzato, su disegni di Stefano Ittar, nel 1768 allo scopo di celebrare degnamente il matrimonio di Ferdinando III di Borbone (Ferdinando IV di Napoli - Ferdinando I delle due Sicilie) con Carolina d’Austria. Dopo l'Unità d'Italia, gli invasori non ebbero rispetto nemmeno di questo monumento (non lo ebbero con le persone, figuriamoci...): in alto, sul fastigio dove ora c'è l'orologio, vi era un grande medaglione con i ritratti dei due sovrani e sotto una iscrizione dedicatoria che venne in parte barbaramente cancellata. Infatti adesso reca solo la scritta: "OPT. PRINC. S.P.Q.C. AEDILIUM CUR FAUSTO CONIUGI MDCCLXIII". Ai lati in alto a sinistra su marmo vi è inciso "LITERS ARMATUR" mentre il marmo di destra reca "ARMIS DECORATUR". Mutarono anche il nome da "Porta Ferdinandea" a “Garibaldi”.

Da via Garibaldi si giunge nell'elegante piazza Mazzini e, svoltando a destra in via Auteri, in piazza Federico di Svevia dove si trova il castello Ursino. Costruito tra il 1239 e il 1250 da Riccardo da Lentini per volontà di Federico II, è una delle ultime testimonianze rimaste della Catania medievale. In origine il castello sorgeva su un promontorio a picco sul mare, e faceva parte di un'imponente cinta difensiva che comprendeva i castelli di Motta, Sant'Anastasia, Paternò e Adrano. A pianta quadrata, con quattro torrioni angolari e quattro torrette al centro di ciascun lato (ne restano solo due). In una nicchia sul fronte, l'aquila sveva che artiglia un agnello è il simbolo del potere imperiale. Nel cortile interno, dove i re aragonesi amministravano la giustizia, sono esposti sarcofagi, colonne e obelischi. Nelle sale superiori ha trovato collocazione il Museo Comunale, comprendente reperti archeologici e materiali relativi alla storia della città, e che vanta anche una ricca pinacoteca con opere di grande rilievo, quali un Giudizio Universale di Beato Angelico, l'Ultima Cena dello spagnolo Luis de Morales, il San Giovanni Battista di Pietro Novelli e un polittico smembrato di Antonello Saliba raffigurante la Madonna col Bambino.

Il Duomo

Dalla vicina porta Uzeda, bella costruzione barocca, imbocchiamo via Dusmet, dove prospettano le fastose facciate posteriori dell'Arcivescovado e del palazzo Biscari, tra gli esempi più notevoli della Catania barocca, tra i due edifici si inserisce la monumentale chiesa di San Placido. “In verità anche Catania ebbe dimore nobiliari di alto prestigio e ricche strutture ecclesiastiche come quella dei benedettini alla cui ombra si svolge la trama dei Viceré di De Roberto. E forte resta il ricordo del principe di Biscari, uomo di raffinata cultura, archeologo, raccoglitore di tesori oggi raccolti in uno splendido museo, arguto illuminista, amico di Voltaire[2].

Palazzo Biscari è l'edificio più sontuoso della Catania settecentesca. La sua costruzione fu iniziata dal principe Paternò Castello su un terrapieno delle mura cinquecentesche: durò circa un secolo, e vide l'apporto dei maggiori architetti dell'epoca. Il lato più interessante è quello su via Dusmet, dalla terrazza decorata con putti, telamoni e ghirlande, opera di Antonino Amato.

Poco lontano, si trova il palazzo del collegio Cutelli con un bel cortile a pianta circolare, e la scenografica piazza del Duomo, il cuore animato della città, in cui confluiscono le principali arterie della città, via Etnea e via Vittorio Emanuele. Al centro della piazza, fa mostra di sé la Fontana dell'Elefante scolpita nel 1736 dal Vaccarini riutilizzando antichi elementi decorativi quali l'elefante in pietra lavica e l'obelisco risalenti al tardo periodo romano, diventata il simbolo della città.

La Fontana dell'Elefante

La cattedrale eretta nell'XI-XII secolo, è consacrata alla patrona cittadina, Sant'Agata, e conserva della struttura normanna le tre absidi e il transetto. La facciata ha una forte impronta barocca dovuta all'architetto Vaccarini, cui si deve anche il prospetto del fianco sinistro. L'aspetto complessivo attuale è dato dal rifacimento settecentesco in cui sono stati riutilizzati anche materiali preesistenti, come il portale cinquecentesco del fianco sinistro e le colonne del piano inferiore della facciata. Il maestoso interno è a tre navate con cupola, un alto transetto e tre absidi, impreziosito dalle bifore e dalle colonne emerse dopo i restauri. Il duomo ospita nel secondo pilastro a destra, la tomba di Bellini; nel primo a sinistra, un'acquasantiera del XV secolo. Dal transetto di destra si accede alla cappella della Madonna, dove sono i resti dei sovrani aragonesi. Nel 1999 sono state portate alla luce 3 cripte, appartenute forse a cavalieri catanesi.

Sempre su piazza Duomo si affacciano il Palazzo del Municipio, realizzato alla metà del XVIII secolo dal Vaccarini con un'elegante facciata, il settecentesco Seminario dei Chierici e la citata Porta Uzeda, costruita nel 1696 per collegare il rettilineo di via Etnea alla zona del porto. Il capolavoro del Vaccarini, edificato tra 1735 e 1767, lo possiamo ammirare poco lontano, in via Sant’Agata: si tratta della badia di Sant’Agata, con l'imponente cupola e il ritmo curvilineo della facciata riccamente decorata. L'interno, a pianta concentrica, è il trionfo della decorazione rococò.

Piazza dell'Università

Nella scenografica piazza dell'Università, opera sempre del Vaccarini, si affacciano il palazzo San Giuliano, la facciata posteriore del municipio e il palazzo dell'Università, con un elegante cortile interno. Percorrendo via Etnea, "il salotto di Catania", si raggiunge piazza Stesicoro con le rovine dell'Anfiteatro romano, risalente al II secolo. Sempre su via Etnea si affaccia la Collegiata eretta all'inizio del Settecento, una delle opere più importanti del tardo barocco. La facciata a linee concave, progettata da Stefano Ittar, è mossa da colonne, statue e nicchie.

Svoltando a sinistra ci spostiamo nella monumentale via dei Crociferi, la più rappresentativa della Catania barocca, con palazzi e chiese barocche dalle facciate sontuose, tra cui la chiesa di San Giuliano, con una bella facciata e un prezioso Crocifisso del XV secolo sull'altare maggiore. Da via dei Crociferi giungiamo piazza San Francesco su cui si affaccia la chiesa di San Francesco d'Assisi, dall'ingresso rialzato rispetto al piano stradale. L'interno conserva le "candelore", costruzioni di legno intagliato e dorato, simbolo delle corporazioni degli artigiani, che vengono portate a braccia durante la festa di Sant'Agata. L'ingresso è sotto l'arco di San Benedetto che collega la Badia Grande, opera di Francesco Battaglia, alla Badia Piccola attribuita a Giovan Battista Vaccarini.

Sulla sinistra la chiesa di San Benedetto, con i battenti lignei intagliati con scene della vita del santo, e la chiesa San Francesco Borgia affiancata dall'ex Collegio dei Gesuiti.

Sempre in piazza San Francesco si può visitare il Museo Belliniano, sistemato nella casa dove nacque il grande musicista ottocentesco. Raccoglie oggetti e cimeli, manoscritti autografi, strumenti musicali e i modellini di scena di alcune sue opere. A lui è anche dedicato il Teatro della città.

Il Teatro Romano, già citato, è di forma semicircolare in pietra calcarea sul lato meridionale dell'acropoli. Aveva un diametro di 87 metri e poteva contenere fino a 7000 persone. Anche se le origini del teatro risalgono ai greci, le attuali rovine sono tutte di epoca romana. Il teatro ha subito gravi danni nell’XI secolo, quando il gran conte do Sicilia Ruggero I diede il permesso di prelevarne i marmi per la costruzione della cattedrale. Oggi rimangono la cavea, il margine dell'orchestra e pochi resti della scena. Accanto al teatro si trova un piccolo Odeon semicircolare costruito in pietra lavica, che poteva contenere 1500 persone.

Il Teatro Romano

Si prosegue svoltando in piazza Dante, dove si trova l’imponente chiesa di San Nicolò all'Arena, progettata dall'architetto Contini, la più vasta della Sicilia e rimasta incompiuta. Ha l’interno a tre navate, divise da giganteschi pilastri. Sul pavimento del transetto si può ammirare una delle maggiori meridiane d'Europa, restaurata nel 1996. Sul pavimento 24 lastroni di marmo intarsiato disegnano i segni dello zodiaco, le stagioni e i giorni dell'anno. Conserva numerose tele del Seicento e dell'Ottocento sugli altari, un grandioso organo di Donato del Piano della metà del Settecento e un coro ligneo del XVII secolo nel presbiterio. Salendo nella cupola si può ammirare il panorama fino all'Etna.

Per via Clementi e via Santa Maddalena raggiungiamo la chiesa di Santa Carcere con una scenografica facciata arricchita da un portale romanico già appartenente al duomo. Proseguendo, in piazza Stesicoro incontriamo l'ottocentesco monumento a Vincenzo Bellini opera di Monteverde, e i resti dell'anfiteatro romano; del grande edificio di età imperiale rimangono il criptoportico inferiore e il podio. La piazza è chiusa in fondo dalla bella facciata della chiesa dei Cappuccini.

Nella parte alta della via Etnea si apre Villa Bellini, giardino pubblico cittadino con vegetazione subtropicale e busti di siciliani illustri. Seguendo il viale Regina Margherita verso ovest, raggiungiamo la chiesa di Santa Maria di Gesù, nell'omonima piazza, ricostruita agli inizi del Settecento su una chiesa rinascimentale; a quel periodo risale la cappella Paternò, a sinistra della facciata, con una lunetta in marmo della scuola di Gagini, autore anche della scultura sul portale in marmo della cappella. Sempre del Gagini è la Vergine col Bambino al secondo altare sinistro; il Crocifìsso dell'altare maggiore fu eseguito da fra’ Umile da Petralia.

Da visitare c’è anche la Casa di Giovanni Verga, dove lo scrittore visse per molti anni e dove morì nel 1922. Nella biblioteca, sei librerie custodiscono più di 2500 volumi appartenuti allo scrittore, da Marinetti a Dostoevskij. Infine segnaliamo il palazzo delle Scienze, che ospita i musei di geologia, mineralogia e vulcanologia.

Il molo vecchio

È ora di mangiare? Vi suggeriamo un bel piatto di pasta alla Norma (melanzane fritte e ricotta salata), lo susu (parti di maiale lessate e ricoperte dalla gelatina del proprio brodo) e le ossa di mortu (biscotti)!

Catania, città di traffici e di commerci, ma con fama di filosofica indolenza, è stata anche “la culla dei grandi affreschi romanzeschi che hanno trasformato la Sicilia di Verga, di Capuana, di De Roberto nel luogo di un'epopea morale degna di Balzac. Né che, dopo essere stata una delle capitali italiane del romanzo, Catania diventasse uno dei set preferiti di quella commedia cinematografica che si suole definire all'italiana. Molte città si raccontano soprattutto attraverso le loro glorie passate … Catania si racconta attraverso i talenti che hanno dato frutto nel presente: la sua crescita industriale, le sue infrastrutture, il suo aeroporto divenuto uno dei principali scali italiani, i primati imprenditoriali nel campo delle tecnologie leggere e in quello della qualità agro-alimentare. Senza dimenticare la musica, anch'essa progressiva, di Franco Battiato e di Carmen Consoli[3].


Dintorni

Lido Piala, distante tre chilometri è la località balneare della città.


Caltagirone

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Paternò, dista da Catania circa venti chilometri, ed è un centro agricolo sul fianco sud-occidentale dell'Etna che vanta una notevole produzione di agrumi. Tra i monumenti della cittadina segnaliamo la chiesa di Santa Maria dell'Alto, con resti dell'originaria struttura normanna; la chiesa di San Francesco, eretta nel Quattrocento, con qualche avanzo dell'annesso convento in stile gotico francese; il castello normanno riedificato nel XIV secolo con grandissime bifore al primo piano; la chiesa di Santa Maria della valle di Giosafat, edificio dell'XI secolo più volte rielaborato, con un portale di età gotica e un soffitto del XVI secolo all'interno.


Trecastagni circa quattordici chilometri da Catania è un paesino collinare con la chiesa madre, attribuita al Gagini, di forme rinascimentali.


Etna

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Acireale

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Aci Castello

A pochi chilometri da Aci Reale, Aci Castello è situato in un'ampia insenatura del litorale ai piedi di una roccia basaltica. Il nome di questo splendido borgo etneo deriva dal castello che sorge su uno sperone roccioso proteso sul mare, eretto nel 1076, in epoca normanna, con una rara pietra lavica proveniente da eruzioni sottomarine. Nel 1299 vi si arroccò il ribelle Ruggero di Luria. In alcuni locali è allestito il Museo Civico, mentre all’esterno la rupe ospita un Orto Botanico. Il borgo segna l'inizio della Riviera dei Ciclopi, che prende il nome dall’omerico Polifemo, ciclope dall’unico occhio, e dai suoi fratelli. La mitologia di scuola “siciliana” vuole infatti che Polifemo e i suoi compagni abitassero proprio sull'Etna, mentre quella “napoletana” individua i giganti con i Campi flegrei. Anche in questo caso, il mito affascina, ma si guarda bene da svelare tutti i misteri.


Aci Trezza

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Adrano

Situata su una collina di origine lavica a sinistra del Simeto, presso le pendici sud-occidentali dell'Etna, Adrano risale all'epoca greca, quando nel V secolo a.C. Dionigi il Vecchio scelse questo balcone naturale per costruirvi una roccaforte militare, vicino ad un tempio dedicato al dio Adrano. Nella contrada Cantelemi sono visibili alcune tracce delle mura antiche del IV secolo a.C. e un gruppo di colonne appartenenti forse a un tempio di Demetra.La città ebbe notevole importanza intorno al Mille, con Ruggero I, Gran Conte di Sicilia, e per tutto i periodo dei Normanni, che vi realizzarono il Castello, un compatto torrione a pianta quadrata che si affaccia sulla piazza centrale della città, e dove ha oggi sede il Museo Archeologico. Questo conserva reperti preistorici provenienti soprattutto da Castelluccio, da Mendolito e sculture classiche dell'epoca di Dionisio I. Da ammirare anche il monastero di Santa Lucia, costruito alla fine del Cinquecento, e caratterizzato da una lunga facciata nel cui centro fu inserita, alla fine del Settecento quella della chiesa di Santa Lucia.


Randazzo

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Zafferana Etnea

I paesi che sorgono ai piedi dell'Etna hanno da sempre convissuto con l’incombente presenza di un vulcano che li ha messi alla prova con la sua "vitalità". Zafferana Etnea è uno dei centri maggiormente esposti, insieme a Bronte, Linguaglossa e a tanti altri. In cambio, l’Etna ha consegnato a questi centri la fertilità dei vigneti, ed ha consentito lo sviluppo di attività turistiche. Zafferana sorge sulle pendici orientali del vulcano, le cui colate laviche nel 1852 arrivarono alle soglie dell'abitato. L’incantevole piazza centrale del paese è una terrazza alberata affacciata sulla costa. La piazza ospita anche la chiesa Madre, di stile barocco, e la mostra periodica della civiltà contadina, che raccoglie oggetti del lavoro agricolo, oltre a essere occasione di vendita dei vini e agrumi prodotti in zona.


Poco distante, sulla strada per Linguaglossa, si trova Sant'Alfio, immerso nei vigneti, noto per il "Castagno dei cento cavalli", un albero vecchio di duemila anni che, secondo la leggenda, avrebbe dato riparo alla regina Giovanna d'Angiò.


Linguaglossa

È situata sulle pendici settentrionali dell'Etna, base di partenza per le escursioni sulla vetta nonché per gli impianti da sci, deve il nome a una colata dell'Etna del XVII secolo definita "lingua grossa". Circondata da vigneti e sovrastata da una magnifica pineta, la località possiede un bel centro dalle strade lastricate in pietra lavica e dalle case con balconi in ferro battuto. Di notevole importanza è il Museo delle Genti dell'Etna, che conserva la più completa documentazione sugli aspetti naturalistici ed etnografici del vulcano. La chiesa Madre, dedicata a Santa Maria delle Grazie, merita una visita per le ricche decorazioni barocche. Da non perdere assolutamente è l’escursione alla grotta del Gelo. Nel grande anfratto, uno strano gioco di correnti d'aria provenienti dal sottosuolo mantiene la temperatura costantemente sotto lo zero anche in estate: questo permette la formazione di stalattiti di ghiaccio che, pendendo dal soffitto lavico, creano meravigliosi giochi di luce.


Bronte

Fondata nel XVI secolo da Carlo V per unificare in un unico comune i borghi dell’agro intorno a Randazzo. È stato più volte lambito dalla lava nel 1651, 1832 e 1843. Da vedere la chiesa dell’Annunziata, che conserva un’Annunciazione di Antonello Gagini, e la masseria Lombardo, trasformata in museo etnografico. A Bronte, nel 1860 Nino Bixio e i garibaldini spensero nel sangue e nella repressione più spietata le rivendicazioni dei contadini, che ingenuamente avevano creduto che Garibaldi avesse davvero intenzione di assegnare loro le terre.


Giarre

È la località, circondata dagli aranceti e dai limoneti che digradano fino al mare, in cui gli artigiani si tramandano da padre in figlio la nobile arte della lavorazione del ferro battuto. La maestosa struttura neoclassica della cattedrale domina il centro della città, piazza Duomo. La chiesa, dedicata a Sant'Isidoro Agricola, fu realizzata nel 1794. La facciata è chiusa da due campanili a painta quadra, con tamburo e finestre. La frazione di Macchia, il cui nome deriva dal vicino torrente omonimo, ospita il Museo degli Usi e dei Costumi delle Genti dell'Etna, che permette di visitare la ricostruzione di una casa rurale etnea, con la cucina e il forno per il pane, il pozzo per l'acqua, il lavatoio, telai, indumenti e attrezzi agricoli.


Note

[1] Vito Riggio, docente universitario, presidente dell'Enac, Ulisse la Rivista di bordo dell’Alitalia

[2] ibidem

[3] ibidem


Bibliografia, fonti e riferimenti

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