Le mille città del Sud


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Sicilia

Etna

 

L’Etna è Sicilia. Situato sul lato orientale dell’isola, tra i corsi dell'Alcantara e del Simeto, domina con la sua mole tutto il paesaggio della provincia etnea. Agli antichi, i Vulcani infondevano un miscuglio di meraviglia, attrazione e di sacro terrore, sicché nella mitologia essi presero a volte il corpo dei Ciclopi, mostri con un solo occhio, o divennero l’arcana dimora di un dio deforme, o il luogo di infinita pena per i giganti che vollero sfidare Zeus. Così, all'antico gigante del Caucaso Ceraunius (oggi Elbrus) si riferisce la leggenda di Prometeo, mentre Tifeo ha le sue membra schiacciate dall'Epomeo di Ischia, il più alto vulcano di tutta la circostante regione flegrea. Nelle caverne incandescenti dell’'Etna, che è il vulcano attivo di gran lunga più grande d'Europa, sarebbe sepolto Tifone, il più orribile ed indomito dei nemici di Zeus, una creatura gigantesca, con busto d'uomo e un intreccio di centinaia di serpenti al posto della testa. Solo dopo una lunga lotta, Zeus riuscì a incatenarlo sotto la Sicilia. Da allora, ogni qual volta Tifone si agita nel tentativo di liberarsi, la terra dell'isola trema, mentre il mostro vomita fuoco e fiamme dai cratere dell'Etna.

Il misterioso fascino del vulcano soggiogò, fin dai tempi antichi, studiosi e poeti, tanto che secondo la leggenda Empedocle d'Agrigento, filosofo e taumaturgo, si lasciò inghiottire dal cratere, che poi avrebbe restituito uno dei suoi calzari bronzei, per dimostrare che il vapore poteva sostenere un uomo. Si narra anche di Luciano, ambizioso filosofo, che si gettò nel cratere per farsi credere un dio. Pindaro scrisse, alla vista dallo spettacolo dell’eruzione del 475 a.C., “là dove caverne eruttano integre scaturigini di fuoco intangibile …”, mentre Lucrezio, il poeta materialista del De rerum Naturae, cercò di chiarire scientificamente "quale sia la ragione per cui attraverso le fauci del Monte Etna spirino talvolta fuochi così turbinosi".

Molto più di recente, Sciascia paragonò l’Etna ad "un immenso gatto di casa che quietamente ronfa, e ogni tanto si sveglia...". Per chi ama il trekking per esplorare la natura, il vulcano è invece un amico dalle mille sorprese, che offre al visitatore interessanti testimonianze d'arte, che alla neve unisce il fuoco e alla vegetazione sostituisce il nero fondo delle colate. Per gli amanti delle piste da sci è anche un'importante stazione di sport invernali con un'attrezzata rete di skilift. Per i geologi e vulcanologi di tutto il mondo, l’Etna è un immenso ed ammirato laboratorio, che mai termina di dischiudere appieno i segreti, costituito dal massiccio centrale del vulcano, dove si trovano i residui di antiche bocche eruttive e, più in basso, dal paesaggio lunare della Valle del Bove, ricordo di una imponente esplosione. Per i libri di scuola invece l’Etna, con i suoi 200 crateri, è un vulcano in continua attività, ma “buono”, diverso dal Vesuvio, silenzioso ma letale nei suoi imprevedibili soprassalti di umore.

"Buono", per un vulcano, è soltanto un eufemismo. La montagna, che i geologi ritengono piuttosto giovane con i suoi 2 milioni di anni, ha lanciando nell'aria colonne di lapilli alte migliaia di metri, le sue colate laviche sono arrivate a lambire i comuni più eroici della zona, facendo "immoderata strage", come testimoniava tra lo stupore e lo sconcerto Lucrezio. Ha cambiando volto continuamente nei secoli, sicché la vetta che nel 1865 si trovava a 3313 metri, nel 1932 a 3263, oggi raggiunge i 3342. Più rare sono state le eruzioni dal cono terminale del vulcano, dove si trova il Cratere Centrale, la Bocca Nuova del 1968, il Cratere di Nord-Est e infine il Cratere di Sud-Est. Più frequenti quelle dalle bocche laterali, che danno vita a vari coni minori.

Nel 1992, ci volle l’intervento dell’aviazione militare per deviare, con il bombardamento, la colata lavica. L’eruzione del 2001 distrusse impianti sciistici e funivia. Prima ancora, negli anni del 1920, i paesi di Cerro e Mascali furono rasi al suolo, per non parlare dei 122 giorni di ininterrotta furia eruttiva del 1669, quando una fiumana di lava raggiunse Catania, distruggendola in parte. Niente fu più come prima: da quell'eruzione sorsero i Monti Rossi che prima non esistevano.

Ma noi Etnei, che pure lo abbiamo temuto ed esorcizzato come un dio capriccioso, ci sono ritrovati ad amare la nostra immensa montagna, munifica dispensatrice di fertilità alle terre. L’Etna è parte di noi.


Attilio Scarpellini, Ulisse la Rivista di bordo dell’Alitalia

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