Le Pagine di Storia

Alfonso II

di Alfonso Grasso

Alfonso II (immagine tratta da Bastian Biancardi, Le vite dei re di Napoli, Venezia 1737)

 

Nel gennaio del 1494, dopo 36 anni di regno, moriva re Ferrante I e gli succedeva il figlio Alfonso II, nato a Napoli nel 1448. Fino ad allora aveva coadiuvato il padre come comandante dell’esercito nel corso delle tante guerre che il Regno di Napoli aveva combattuto, dimostrandosi prode e determinato soldato. Era stato protagonista duro ed inflessibile della repressione della Congiura dei Baroni, e assertore delle rivendicazioni di autonomia e di territori nei confronti dello Stato Pontificio.

Alfonso II ereditava un regno immiserito dalle guerre e dalle congiure, su cui incombeva un’imminente invasione da parte dell’esercito del re di Francia. Sul trono papale era assiso Alessandro VI, quel papa Borgia che aveva a suo tempo sollecitato l’intervento francese per liberarsi di Ferrante I.

Ricordiamo che a quel tempo il Regno di Napoli era la principale fonte di sostentamento del Papato, che da sempre lo considerava un feudo da cui attingere risorse. Lo scontro tra re Ferrante ed il Papato di Innocenzo VIII, e poi di Alessandro VI, era stato inevitabile e continuo, in quanto il re aveva perseguito mire assolutistiche e di indipendenza dalla Chiesa. I baroni napoletani, dal canto loro, esautorati di parte dei loro privilegi e rendite dal re, avevano causato guerre e ordito congiure.

Alfonso II si apprestava quindi a cingere la corona in un momento di grave crisi per il regno di Napoli. La moglie, Ippolita Sforza, e la sorella, Eleonora di Ferrara, erano morte, e i rapporti diplomatici fra Napoli e Milano erano peggiorati. Lorenzo il Magnifico, buon alleato di Napoli, era morto nel 1492. Il Regno era pertanto diplomaticamente isolato.

Ludovico il Moro

Carlo VIII re di Francia si preparava a conquistare il regno di Napoli. Aveva tredici anni quando, nel 1483, la morte del padre Luigi XI lo fece ascendere al trono, sotto la reggenza della sorella Anna [1]. Carlo si considerava l’erede di casa d'Angiò e quindi del regno di Napoli [2]. Nel 1491, dopo il matrimonio con la duchessa Anna di Bretagna, assunse i pieni poteri, allontanando la sorella che si era manifestata contraria alla spedizione in Italia. Con pesanti concessioni territoriali e patrimoniali si assicurò la neutralità di Spagna, Austria e Inghilterra. Inviò quindi in Italia in missione riservata il nobile Peron de Baschi, per sondare gli altri stati italiani. Ottenne il “via libera” di Ludovico il Moro, a cui venne promesso il comando dell’esercito. Ma il papa, morto Ferrante, sembrò rendersi conto dell’azzardo commesso, e del pericolo rappresentato da una invasione militare straniera. Cercò quindi di prendere tempo.

Carlo VIII

Alfonso II ne approfittò immediatamente e cercò un riavvicinamento alla Chiesa. Incaricò suo fratello Federico [3], principe d'Altamura, di negoziare con il Borgia. Versò al pontefice il censo feudale e gli assicurò lealtà. Alessandro VI, venute a mancare le ragioni del contendere con Napoli, invitò Carlo VIII a desistere dall’impresa, ed a placare la sete di conquiste muovendo contro i Turchi. Per invogliarlo gli inviò anche la Rosa d'Oro. Alfonso II fu così incoronato formalmente Rex Siciliae (citra farum) dal cardinale Juan Borgia l'8 maggio del 1494.

Ma Carlo VIII fu irremovibile, e minacciò apertamente il pontefice di rimuoverlo dal Seggio di Pietro, convocando egli stesso un apposito concilio ecumenico! Questi comportamenti oggi appaiono delle enormità, ma occorre tener presente l’epoca, e le personalità in gioco: che carisma poteva derivare da un papa, Alessandro VI, che aveva donne e figli alla stregua di un sultano ottomano?

Mentre Carlo VIII già varcava il confine, Alfonso II chiedeva invano aiuto ai parenti spagnoli, che si erano invece accordati con Carlo VIII, come precedentemente accennato, impegnandosi alla neutralità.

L’esercito napoletano dell’epoca era tra i migliori d’Italia, e contava su capitani esperti e combattivi. Alfonso II diresse verso Tagliacozzo, mentre il figlio Ferrantino, duca di Calabria, si avviò con altre truppe verso la Romagna. Il capitano Virginio Orsini comandava la difesa di Roma. Il fratello del re, Federico, prese il comando della flotta, che però fu subito sconfitta a Porto Venere.

Milano dichiarò formalmente guerra a Napoli. Carlo VIII, giunto in Toscana, cacciò i Medici da Firenze [4]. Il pontefice, in vista dell’approssimarsi dei Francesi, si rinchiuse in Castel Sant'Angelo. Carlo VIII fece atto di sottomissione, ma Alessandro VI fu irremovibile e non volle concedergli l'investitura del regno di Napoli.

Carlo VIII il 28 gennaio del 1495 lasciò Roma, e diresse verso Napoli.

Alfonso II d'Aragona allora abdicò in favore del figlio Ferrantino, che ascese al trono di Napoli col nome di Ferrante II. Su questa abdicazione si è molto discusso, ma resta il fatto che Alfonso, uomo di coraggio e valoroso guerriero, certamente non abdicò perché impaurito dallo scontro con Carlo VIII. Egli sperò che quell’atto servisse a compattare i Napoletani, baroni compresi, nella difesa del loro Regno dall'invasore, attorno alla figura del suo giovane figlio, nato e cresciuto a Napoli, immune da colpe e risentimenti.

Per questo gesto, rimasto purtroppo poco valorizzato nella storiografia, Alfonso II si colloca tra i personaggi più nobili che il Sud abbia avuto. Alfonso II si ritirò in Sicilia e indossò il saio dei frati olivetani. Il 18 dicembre del 1495 morì a Messina, all'età di 47 anni.


Note

[1] Moglie di Pietro II di Borbone

[2] Una delle nonne di Carlo VIII era la sorella di Renato I d’Angiò, per tale motivo, non molto convincente in verità, Carlo VIII si proclamò erede degli Angioini, soppiantando il duca Renato di Lorena, che almeno vantava una parentela più stretta con gli Angiò.

[3] Joffré Borgia, un figlio del pontefice, aveva sposato una figlia naturale di Federico, Sancia.

[4] La famiglia Medici rimase in esilio per diciotto anni


Bibliografia e riferimenti

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