Le pagine della cultura

 


San Gennaro svestito

ed i fratelli Oliviero e Alessando Carafa

di Pina Catino ©

Statua di San Gennaro svestito, che contiene il teschio, visibile in alto, da uno sportellino. Il busto è ricoperto dal manto episcopale e da una mitra tempestata di pietre preziose.

La Famiglia Carafa discendente dai Caracciolo, fu una delle più ricche, nobili e potenti del Regno di Napoli del Seggio di Nido, ascritta al libro d’Oro. La sua storia comprende molte pagine della Storia civile ed ecclesiastica del trono di Napoli ed annovera personaggi illustri (Papa Paolo IV, Gregorio Carafa- Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta, Cardinali, Vescovi, Arcivesvovi, Abati, Vincenzo Carafa, capitano della battaglia di Lepanto, il Beato Carlo Carafa, Ettore Carafa...). Insignita dell’Ordine di San Giacomo della Spada, del Toson d’Oro, Ordine di Calatrava, Ordine di San Maurizio e Lazzaro, del Grandato di Spagna dal 1563, e della dignità di Principi del Sacro Romano Impero dal 1563, Ordine di Alcantara (Carlo Carafa 1618), degli Ordini Costantiniano, I.R.O. di San Gennaro, 6 luglio 1738, istituito da Carlo di Borbone, in occasione del suo matrimonio con la principessa Amalia di Sassonia... Da “Ettore Carafa, la famiglia, i luoghi, la rivoluzione” Pina Catino (a cura), Adda Ed. 2008.

La scena del martirio

Il più famoso tra i protettori di Napoli è San Gennaro; sotto il regno del crudele persecutore dei cristiani, Diocleziano, egli era vescovo di Benevento. Nell’anno 305, viene decapitato a Pozzuoli, dove una nutrice conserverà la testa e custodirà il sangue in delle ampolline, mentre il corpo sarà sepolto presso il luogo del martirio a Marciano.

L’arcivescovo Alessandro Carafa, dopo lunghe trattative con il papato, riesce nel 1497, a portare le ossa del santo, in un’urna, nell’ipogeo della cattedrale, trasportandole dal Monastero di Montevergine, dove erano rimaste dimenticate, sotto l’altare maggiore.

Nella cattedrale si conservano le due ampolline col sangue di san Gennaro che, durante la processione del 17 agosto 1389, per la prima volta si liquefece.

Il cardinale Oliviero [1], esponente di spicco della curia romana, uomo di raffinata cultura, considerato protettore dell’ordine dei Domenicani, celebre mecenate, protesse le prime tipografie a Roma, fratello di Alessandro, fece costruire nel Duomo di Napoli, al di sotto dell’altare maggiore, una cripta in stile rinascimentale, per proteggere le ossa di san Gennaro.

In seguito ad una pestilenza, Napoli 1526-1529, i napoletani fecero voto a san Gennaro di edificare una nuova cappella all’interno del Duomo.

Alessandro Carafa, (particolare del Paliotto d’argento, di Gian Domenico Vinaccia, 1692, disegno di Dionisio Lazzari, 1683). Il paliotto rappresenta la Traslazione delle reliquie di San Gennaro da Montevergine a Napoli il 13 gennaio 1497. Il cardinale Alessandro è rappresentato a cavallo che regge l’urna con le ossa del santo che vola, benedicendo la città rappresentata dal fiume Sebeto e dalla sirena Partenope. In basso, allegoricamente l’Eresia viene schiacciata dagli zoccoli del cavallo, mentre la Guerra, La Peste e la Fame, fuggono spaventate.

Duomo navata centrale

Soffitto navata centrale

Fonte battesimale Carafa

Particolare dello stemma

Altra fonte battesimale Carafa

Stemma Carafa

Sepolcro e monumento funebre del cardinale Alfonso Carafa. Navata sinistra del Duomo

La discesa alla Cripta Duomo San Gennaro

Stemma Carafa, Cripta Duomo San Gennaro

Stemma Carafa, Cripta Duomo San Gennaro

Napoli, la Cripta del Duomo di San Gennaro, 1608, progetto di Francesco Grimaldi

Il vaso longobardo contenete le Reliquie di San Gennaro

La Cripta del Duomo di San Gennaro

Napoli, il Cardinale Oliviero Carafa orante, nella Cappella Carafa che corrisponde alla cripta della Cattedrale. La cripta rivestita in marmi, è divisa in tre navate da colonne, bellissimi gli stemmi ed emblemi dei Carafa. L’ambiente misura 12 x 9 metri. La cappella è di incerta attribuzione se fu eretta su disegno del Bramante, (il cardinale gli commissionò a Roma il famoso chiostro, 1504,) oppure del Malvito.

Cardinale Oliviero Carafa

Cripta di San Gennaro, tomba duchessa Beatrice Revertera moglie del 13° duca d'Andria Ferdinando Carafa, nipote di Ettore Carafa.

Napoli, Museo del Tesoro di San Gennaro, San Nicola. 1670-80. Domenico Marinelli, argentiere.

Museo del Tesoro di San Gennaro, Santa Irene, protettrice dei fulmini, 1733 (particolare). Argento e rame dorato Carlo Schisano (argentiere e scultore).

San Gennaro particolare (Pietro Torres, metà XVI sec.) di Santa Maria delle Grazie ed i santi Protettori di Napoli.

Affreschi nel Duomo di San Gennaro: cardinali, arcivescovi, vescovi Carafa

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Note

[1] […La contea di Ruvo di Puglia, nel 1517, fu acquistata dal cardinale Oliviero – nipote del Malizia – che la cedette al fratello Ettore, questi non avendo eredi la lasciò al nipote Antonio figlio di Fabrizio (+1465). I primogeniti maschi della linea diverranno, per nascita, Conti di Ruvo. (Di Costanzo A., Genealogia dell’illustrissima casa Carafa, Ms, c. 7v, Biblioteca Casanatense, MS 1384, (F III 32°), inedito, contributo Ammiraglio Francesco Paolo Tarantino)]. da “Ettore Carafa, la famiglia, i luoghi, la rivoluzione” Pina Catino (a cura), Adda Ed. 2008, pag 49.

Pina Catino e D. Riccardo Carafa

Testo ed immagini di Pina Catino, marzo 2010. Riproduzione vietata

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