Quei cavalieri senza macchia. Un libro
sulla Disfida di Barletta
a cura del Centro Studi "I Diòscuri"
“L’Italia nazionalista dell’Ottocento ne fece un
episodio eroico sulla strada della costruzione della sua indipendenza.
La realtà fu ben diversa, anche se non si deve sottacere che se il
concetto di uno stato unitario italiano dalle Alpi alla Sicilia era
lontano mille miglia dalle menti dei nostri cavalieri, in essi era ben
radicato l’orgoglio e la consapevolezza dell’appartenenza alle comuni
radici della nazione italiana, e ben fecero essi a ricacciare in gola ai
francesi i loro oltraggiosi insulti all’onore delle armi italiane, di
cui i nostri si sentivano in certo qual modo alfieri. Lo storico Nicola
Faraglia forse uno dei più documentati, insieme a Filippo Abignente, tra
quanti si sono dedicati alle ricerche sulla Disfida di Barletta, alla
fine dell’Ottocento, quando il nazionalismo italiano era in piena
prorompente espansione, trovò il coraggio di riportare nei giusti
termini la Disfida”.
Così un passo del libro “La Disfida di Barletta e
Mariano Abignente da Sarno”, sottotitolo “cavalieri nella leggenda”, di
Orazio e Valerio Ferrara. Il libro è il resoconto dettagliato, ricavato
da documenti storici di prima mano, sulla Disfida di Barletta in cui 13
uomini d'arme italiani, nel lontano 1503, fecero rimangiare ad
altrettanti cavalieri francesi le loro oltraggiose offese.
In quell'occasione l'arroganza dei francesi,
d'altronde sempre accesi sciovinisti, non ebbe limiti. Tanto erano
convinti di vincere sugli italiani, che, a differenza di quest'ultimi,
non portarono sul campo il denaro pattuito per l'eventuale riscatto, ma
mal gliene incolse perché, sconfitti e scornati, furono poi costretti a
seguire quali prigionieri i cavalieri italiani vincitori.
Nel 2006, al momento della vittoria calcistica
dell'Italia sulla Francia, un gruppo di giovani della città di Sarno,
non immemore della Disfida, si arrampicò arditamente sulla statua
bronzea, alta diversi metri, di Mariano Abignente, uno dei tredici
cavalieri italiani, e l'adornò con bandierine tricolori. Del simpatico
episodio la testimonianza in una delle illustrazioni del libro.
Soldati di ventura senza dubbio quei cavalieri e gli
autori lo dicono esplicitamente, ma fedeli fino alla morte al loro
ideale cavalleresco senza macchia e senza paura. Quel fiabesco ideale
cavalleresco che esaltava “i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie,
l’audaci imprese“. Particolarmente suggestivo il capitolo “Il
combattimento”, che per la ricchezza dei particolari, tutti
accuratamente tratti da fonti storiche, riesce a far rivivere in diretta
la lotta senza quartiere tra le due opposte schiere di cavalieri.
Il libro, di 96 pagg. e diverse illustrazioni, può
essere richiesto, al costo di € 10 (l'incasso sarà devoluto ad
associazione culturale) più le spese di spedizioni, a:
ferraraorazio@hotmail.com.
Gli Autori
Orazio Ferrara, scrittore e saggista, ha
pubblicato diversi volumi, tra cui “Paputi un mito antico” (1994), “Viva
'o Rre. Episodi dimenticati della borbonica guerra per bande” (1997), e
“I Signori del mare. Appunti per una storia delle antiche marinerie”
(1998). E' redattore dei periodici locali La Voce ed Eventi, collabora a
varie riviste a diffusione nazionale, quali L'Alfiere, Due Sicilie,
Storia del Novecento, Storia in rete, Eserciti nella Storia,
Aerei nella
Storia,
Heliodromos,
Cronache Medievali, Santini & Similia. Ha fondato il Centro Studi I
Diòscuri.
Valerio Ferrara, laureato in Lettere e Filosofia
indirizzo Storico-Giornalistico presso l'Università degli Studi di
Salerno con una una tesi sullo scrittore nocerino Domenico Rea, ha
insegnato Materie Letterarie presso l'Istituto Tecnico Commerciale
“Casanova” di Angri (Sa) dal 2007 al 2009. Coltiva l'hobby per la
scrittura e l'informatica, nonché ricerche storiche su personaggi
importanti dell'agro sarnese-nocerino. Dirige il Centro Studi di Storia,
Archeologia e Araldica I Diòscuri. |