Numismatica

Gigliati inediti

di Roberto d’Angiò

di Francesco Di Rauso

Nel 1302, sotto il regno di Carlo II d’Angiò, per effetto del mutato rapporto tra l’oro e l’argento, nacque il nuovo Carlino chiamato comunemente Gigliato, per la croce gigliata impressavi al rovescio, sostituendo così il vecchio Carlino di grammi 3,34 (Saluto d’argento).

Con il passare degli anni il Gigliato incontrò sempre più favore sia per la sua bontà di metallo (titolo millesimi 916 circa e grammi 4,00) che per la sua stabilità.

Durante il regno di Roberto d’Angiò (1309-1343), vennero coniati diversi milioni di esemplari, e si dovettero emanare delle leggi per evitare la fuoriuscita di Gigliati dal Regno, in quanto questo tipo di moneta incontrò molto favore anche all’estero, specialmente in Oriente dove venne addirittura imitato. Dopo la morte di Roberto nel 1343 si continuarono a coniare Gigliati a suo nome, senza alterare né peso, né lega; la coniazione di suddetta moneta durò fino alla metà del XV° secolo con la scomparsa da Napoli dell’ultimo re angioino Renato (1442).

I Gigliati postumi, cioè coniati dopo la morte di Roberto (1343), si distinguono da quelli coniati prima di questa data per il modulo più largo (mm 30 circa, rispetto ai 25 mm originari) e per il disegno più grossolano.

Il Pannuti-Riccio, opera fondamentale per chi vuole metter su una collezione di monete napoletane, conosce otto varianti di Gigliati (tre riguardanti il tipo coniato prima del 1343 e cinque riguardanti il tipo postumo). Le diverse varianti conosciute consistono in alcuni simboli situati nel campo al dritto sia a destra che a sinistra del sovrano. Erano simboli posti dai vari zecchieri per accertarne la provenienza nel caso in cui fossero sorti problemi riguardanti il peso e la bontà della moneta.

L’esemplare qui fotografato ci dimostra come sia sorprendente la monetazione napoletana, come sia ricca di varianti finora sconosciute.

La moneta infatti reca al dritto: una pallina a sinistra ed una “N” gotica a destra del sovrano, variante non catalogata in nessuna opera, né tantomeno apparsa in nessuna asta. Si tratta quindi di una variante la quale presenza sul mercato è totalmente sconosciuta e che gli esemplari probabilmente conosciuti possano essere contati sulle dita di una mano. Esiste inoltre un’altra variante di Gigliato recante al dritto una pallina a sinistra del sovrano (e senza N a destra), altra variante quasi certamente inedita che fa salire così a dieci le varianti dei Gigliati e che fa classificare questo tipo di moneta tra le più sorprendenti di tutto il periodo medievale.


Articolo pubblicato nel Gennaio 1999


Pubblicazione on-line Settembre 2009

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2009: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato