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San Domenico Maggiore

“Pantheon” della Famiglia Carafa

di Pina Catino ©

Napoli, Cappellone del Crocifisso della Basilica di San Domenico Maggiore, soffitto e archi

Si ringrazia il duca Riccardo Carafa per la guida nella basilica e per la consultazione di antichi libri, fra cui, i tre volumi di Aldimari, Historia genealogica della Famiglia Carafa, Napoli 1691.

L’imponente basilica di San Domenico Maggiore, nel cuore antico di Napoli, lungo il decumano inferiore, è pervasa di fascino e mistero.

Nel Cappellone del Crocifisso della Basilica di San Domenico Maggiore, (già san Michele Arcangelo a Morfisa), il 24 giugno 2007, dopo due anni chiuso per restauro, è stato riaperto il sepolcro Carafa, restaurato su progetto della Soprintendenza di Palazzo Reale, con finanziamento del Ministero dell’Interno.

Lapide del 1272 per il magistero di Tommaso d'Aquino

Chiesa eletta dalla nobiltà, Centro di Studi teologici, fu dedicata dal Papa Alessandro III a San Domenico e all’ordine Mendicante, che si proponeva l’insegnamento e la predicazione. Eretta dai domenicani (1283-1324), in forme gotiche, vi insegnò San Tommaso D’Aquino e, fra i più insigni alunni, si ricordano l’umanista Gioviano Pontano e il filosofo Giordano Bruno. Voluta da Carlo II D’Angiò, la struttura è il Pantheon di sepolture della Famiglia Carafa, vi domina il monumento a Diomede Carafa del 1470, in stile rinascimentale, eseguito da Giacomo della Pila e Domenico Gagini.

Il soffitto del Cappellone

Sul lato sinistro nel Cappellone, vi è la Cappella dei Carafa, Conti di Ruvo di Puglia, uno scrigno di scultura napoletana tra il XV e XVI secolo, decorata in marmo dal Malvito, con il sepolcro del conte di Ruvo Ettore Carafa, (fratello di Oliviero, detto il Gran Cardinale e dell’Arcivescovo Alessandro). Il sepolcro di Ferdinando Carafa (morto nel 1593) è attribuito a Giovanni da Nola. Gli affreschi sulla volta, sono di Michele Regolia.

Sepolcro di Ettore Carafa conte di Ruvo

Particolare dell'epigrafe

All’interno del Cappellone si trova un piccolo presepe ligneo del 1507, eseguito dal bergamasco Pietro Belverte, costruito con pietre portate da Betlemme. I personaggi erano originariamente 28 e l’altezza, a giudicare dalle figure superstiti, di circa 140 cm. (A. Doratti).

Il presepe ligneo del 1507

Sopra l’altare settecentesco, entrando a destra, vi è una riproduzione del Crocifisso (metà XIII sec.) che, secondo la tradizione avrebbe parlato a San Tommaso d’Aquino, (parente dei Carafa), “Bene scripsisti de me, Thoma; quam ergo mercedem recipies?” E il santo rispose: “Non aliam nisi te” (Tommaso, tu hai scritto bene di me, che ricompensa vuoi? Niente altro che te, Signore)

Nella basilica di San Domenico Maggiore, San Tommaso d’Aquino insegnò Teologia e, in seguito, compose la terza parte della Summa Theologiae. San Tommaso, nelle prediche, si rivolgeva al popolo usando il volgare e non il latino.

La tomba di Ettore Carafa

A lato della controfacciata si apre la rinascimentale Cappella Salluzzo, fondata dai Carafa nel 1508, mentre all’ingresso della chiesa, vi sono due cappelle laterali, la cappella di destra è dei Carafa, a sinistra abbiamo quella dei Muscettola, in ambedue sono conservate opere straordinarie. Nella cappella Carafa, dedicata a san Martino, si trovano la tomba di Galeotto Carafa di Romolo Balsimelli e la tomba di Filippo Saluzzo di Giuseppe Vaccà, sull’altare una tela attribuita al fiammingo Cornelius Smet. Quattro tele del De Vivo (primi ‘800) adornano la cappella.

La tomba di Luigi Carafa, principe di Stigliano

Il feretro di Luigi Carafa, principe di Stigliano, è nella sagrestia, celebre per la presenza, oltre alla lapide sepolcrale di Richard Luke Concanen, (primo vescovo cattolico di New York, morto a Napoli nel 1810), di illustri feretri di reali che contengono i corpi imbalsamati, fra i quali, Ferrante I re di Napoli, marito di Isabella di Chiaromonte, (Taranto 1424 – Napoli 1465), principessa di Taranto, figlia di Tristan Clermont – Lodeve, conte di Copertino - Puglia; Isabella d’Aragona, ducissa di Bari e Milano; Ferdinando Orsini, duca di Gravina (Puglia)…

Feretri nella sagrestia, con il mantello verde, Isabella D'Aragona, ducissa di Bari e Milano

Il convento fu sede dal 1515 al 1615 dello Studium, l’istituzione fondata da Federico II, dalla quale ebbe origine l’attuale Università.

Volta della sagrestia, affresco Trionfo della Fede nell’Ordine Domenicano di Francesco Solimena. Le pareti della sagrestia sono decorate da stalli in legno di noce intagliate. Il luogo conserva 45 feretri. I corpi imbalsamati sono stati oggetto di studi da parte della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa (anni 1980).

 

Emilia Carafa

 

Margherita Carafa

Lapide sepolcrale di Richard Luke Concanen, vescovo di New York

Cappella Carafa, affresco altare nel Cappellone

San Domenico e San Francesco donano la chiesa di Ruvo a Dio, altare centrale, particolare dell’affresco della cappella Carafa.

Chiostro, Imprese Famiglia Carafa della Stadera

L’Annunciazione con San Tommaso D’Aquino che presenta alla Madre di Dio il cardinale Oliviero Carafa, Roma, Basilica Santa Maria Sopra Minerva, Cappella Carafa o di San Tommaso D’Aquino, affreschi di Filippino Lippi, sec. XV, particolare della pala d’altare.

Bibliografia

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