Tipicamente
si ritengono diffuse nel mercato numismatico copie di monete antiche o
magari di particolare valore e rarità. La realtà dei fatti purtroppo ha
più volte frantumato questa pia illusione, attraverso l’individuazione
di esemplari di nummi medioevali e moderni, di non elevato valore
commerciale, riprodotti più o meno fedelmente e con le tecnologie più
disparate ma sempre maggiormente performanti e funzionali all’infimo
scopo fraudolento.
Con queste
note si intende illustrare una tipologia di falso robertino
napoletano che
sembra aver pervaso le vendite italiane e straniere. Proprio la sua
buona fattura rappresenta una grande insidia per il collezionista e ne
giustifica una attenzione particolare.
Esso si
presenta con i classici elementi di stile e composizione dei gigliati
ritenuti postumi recanti il nome di Re Roberto, con legenda al dritto
+ ROBERT .
DEI . GRA . IERL . ET .
SICIL . REX ed al rovescio + hONOR . REGIS
. IUDICIU . DILIGIT. Come al solito, al
dritto, vi è raffigurato il sovrano coronato seduto in trono su protomi
di leone, in posizione frontale, che regge un globo crucifero ed uno
scettro gigliato. Anche il rovescio presenta la tipica icona della croce
gigliata, filettata, e cantonata da quattro gigli, uno per ciascun
quarto. Inoltre il flan è di tipo “largo”.
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Fig.2. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Il falso
è in tale sede osservabile nelle Figg. 1-4 ed immediatamente si nota
che i quattro esemplari provengono dalla stessa matrice clonante,
quindi riproducono la stessa coppia di conii origine, con i propri
difetti (i.e. al dritto “salto”) e consunzioni (i.e.
di facile visione, al dritto, protome di leone a sinistra, oppure
stesso logorio in più punti della figura coronata, etc.).
La non
autenticità si evince anzitutto da un fattore fondamentale: le monete
raffigurate (Figg. 1-4) presentano i tondelli tutti tagliati allo stesso
modo, e nonostante le immagini siano state ottenute secondo inclinazioni
diverse, risulta essere evidentissima questa identicità di taglio del
supporto metallico per tutti gli esemplari mostrati. Codesta condizione
non può essere una coincidenza, soprattutto se si considerano i
precedenti dati di fatto, come la corrispondenza di conio per dritto e
rovescio, difetti, consunzioni, stile e rilievo delle legende.
Altrettanto improbabile è che le monete abbiano subito uno stesso
processo di circolazione e quindi si presentino tutte secondo lo stesso
stato di usura, nei medesimi punti di riferimento in ciascuna moneta.
Tutte queste informazioni vanno poi inserite in un quadro di
interpretazione statistica dell’occorrenza dei conii dei robertini,
particolarmente numerosi e difficilmente reperibili nel mercato
numismatico secondo così tanti omologhi criteri di osservazione. Anche
l’invecchiamento è certamente realizzato ad arte, con lo scopo di
rendere le monete false appetibili dai collezionisti, dando una parvenza
di autenticità e veridicità. Gli artifici per tale fine, in effetti,
sembrerebbero essere, almeno nei casi ivi proposti, di facile
applicazione, ossia uso di acidi per ottenere corrosione e banali
perforazioni di foggia irregolare.
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Fig.3. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Probabilmente i falsi in questione sono stati realizzati con una ben
curata tecnica di fusione o variante di essa (presso-fusione?),
infatti, anche se le immagini disponibili sono di bassa qualità, si
intravede qualche “pecca” di produzione.
Le immagini
nelle Figg. 1-4 provengono tutte da un noto sito di vendite del web
(di cui due furono messe in vendita contemporaneamente, ulteriore
elemento che avvalora l’idea di non autenticità, fugando l’eventualità
che sia sempre lo stesso esemplare, opportunamente modificato, a
circolare!), quindi per esse non è disponibile né una misura di peso né
di diametro.
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Fig.4. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Purtroppo
questi falsi circolano numerosi nelle vendite on-line
(Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti),
proposti da commercianti improvvisati o veri professionisti del
settore, talvolta figurano anche in qualche vassoio di espositore,
per cui bisogna prestare attenzione al tipo. In questi casi,
prescindendo o meno dalla buona fede del venditore, la diffusa
abitudine di sottovalutare i falsi medioevali e l’esiguità di
contributi bibliografici in materia, rendono agevole l’introduzione
di sofisticate contraffazioni moderne nel mercato.