Con il Vespro gli Angioini furono scacciati
dalla Sicilia e Pietro d’Aragona, genero di Manfredi di Hohenstaufen, fu nominato re.
Non è chiaro quali motivi indussero Pietro ad arrivare
sulla scena dei Vespri: chi dice che sia stato
“convinto” da Giovanni da Procida, chi pensa che si sia
deciso ad intervenire per rifarsi di una spedizione in
nord Africa che era fallita all’ultimo momento, chi
ipotizza che fosse stato invitato addirittura dal Papa
che, deluso dal comportamento degli angioini,
parteggiava ormai solo apparentemente per loro. Fatto
sta che Pietro aveva il suo bell’interesse a presentarsi
in Sicilia e ad accettarne il regno.
Siracusa accolse con grandi feste i nuovi regnanti che
elargirono titoli nobiliari a chi si era distinto nella
lotta contro i dominatori francesi.
Ma
la guerra tra Aragonesi e Angioini non si placò, neppure
con la morte di Pietro e di Carlo d'Angiò. Violante e
Giacomo, figli di Pietro, erano sposati con Roberto e
Bianca, figli di Carlo.
Giacomo, succeduto al padre, pensò bene di passare i
possedimenti alla famiglia della moglie, ma i siciliani
si sentirono traditi da Giacomo e nel 1296 nominarono
loro re suo fratello minore Federico.
La
discordia tra i due fratelli diede origine ad un
ventennio di lotte. E Siracusa, nel timore di tornare
sotto il dominio dei francesi, reagì con
tale
determinazione che ben poco durò l’assedio nemico. Alla
resistenza cittadina parteciparono anche donne, vecchi e
bambini. In riconoscenza di tale sostegno Siracusa
ottenne dagli Aragonesi parecchi privilegi.
Palazzo Beneventano del Bosco, sede per un periodo della
Camera Reginale
Re
Federico si riappacificò, grazie alla mediazione di sua
sorella Violante, con il re Roberto d'Angiò, marito di
Violante. La tregua fu definitiva dopo che Papa
Bonifacio VIII propose, nel 1302, un ulteriore intreccio
dei legami tra quelle due famiglie: Federico sposò
Eleonora d’Angiò, altra
figlia di Carlo. Ed alla sposa assegnò in appannaggio
nove comuni della Sicilia orientale con a capo Siracusa.
La
regina aveva in pratica pieni poteri in questo stato
nello stato (anche se il re non perdeva alcun diritto su
quei territori), disponeva di una sua milizia, di un suo
tribunale, aveva suoi magistrati. Nasceva quindi la
Camera Reginale e Siracusa
ne era la sede.
Morto Federico, salì al trono Pietro ed alla sua morte,
avvenuta cinque anni dopo
fu sua moglie reggente della corona per
il figlioletto Ludovico. Ma Ludovico morì a soli 18 anni
e re fu il fratello Federico sotto la tutela della
sorella Eufemia. Nuova governante della Camera Reginale
fu poi sua moglie Costanza di
Castiglia.
La
regina morì dando alla luce la figlia
Maria e Federico governò la
città come Signoria Demaniale per non farla cadere in
potere dei nobili.
Nel 1337 La Camera era in mano di Maria che aveva
ereditato tutto il regno. La giovane regina governava
sotto la tutela del giustiziere Artale Alagogna che
aveva pensato per lei un matrimonio con Galeazzo
Visconti, nipote del signore di Milano. Non così la
pensava Manfredi
Chiaramonte
che la rapì e la tenne
prigioniera per due anni, prima in Sicilia (Augusta e
Licata) e poi in Sardegna.
Maria tornò dopo due anni e sposò Martino. Nel 1398 ebbe
un figlio, Federico, che all’età di due anni fu ferito a
morte da una freccia durante un torneo. Per il dolore
l’anno dopo morì anche Maria.
Il
marito, re Martino si risposò con
Bianca di Navarra e fu lei la nuova
governante della Camera Reginale. Morto Martino, gli
successe il padre Martino il vecchio.
Alla sua morte nel 1410, fu nominato re di Sicilia
Ferdinando di Castiglia che richiamò in patria Bianca,
che molti siciliani avrebbero voluto come regina, e
soppresse la Camera Reginale. Questa venne ripristinata
nel 1420 da Alfonso V che la diede in dote alla moglie
Maria di Castiglia. Re di Sicilia fu nel 1458 Giovanni.
Nel 1479 l’isola passò sotto Ferdinando. Nel 1516 la
loro dinastia si considera conclusa giacché la figlia,
Giovanna la pazza, fu regina solo nominalmente.
Nel 1517 salì al trono Carlo V che, dopo la morte della
moglie Germana (1538), soppresse la Camera Reginale.
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