di
Astrid Filangieri
Fui giovane e felice un'estate, nel cinquantuno. Ne' prima ne' dopo: quell'estate. E forse fu grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all'altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re... Che sventolare, a quel tempo, di percalli da corredo e lenzuola di tela di lino per tutti i vicoli delle due Modiche, la Bassa e la Alta; e che angele ragazze si spenzolavano sui davanzali, tutte brune. Quella che amavo io era la più bruna."
da "Argo il cieco" di Gesualdo Bufalino
Modica dalle cento chiese; Modica in cui si distinguono due quartieri principali, Modica alta e Modica bassa, come fossero due paesi distinti; Modica del barocco.
Questa zona fu abitata fin dalla preistoria come rivelano numerosi ritrovamenti. Fu poi colonizzata dai greci con cui le popolazioni locali si fusero assorbendone i costumi. Il nome doveva essere Motyca o Modice e sin da allora doveva essere un importante centro.Lo storico Carrafa (diciassettesimo sec.) narrò di monete trovate nel territorio modicano, su cui era leggibile in lettere greche la parola "Motayon".
Fu poi la volta dei Romani e poi dei Bizantini. Non fu risparmiata dalle invasioni dei Vandali, degli Eruli e dei Goti. E arriviamo alla dominazione araba con la conquista della città, intorno al 844-45, da parte di
Al Fadn ibn Gafar Al Hamdani. Mohac, suo nuovo nome arabo, era un importante centro agricolo e commerciale. E tale è ancora adesso la sua identità economica.
Nel 1091 fu conquistata dai Normanni e venne poi data in feudo a Gualtieri, valoroso guerriero di Ruggero II, che fu investito del titolo di conte di Modica. Passò, come tutto il regno di Sicilia, sotto il dominio angioino dal cui giogo seppero sottrarsi nel periodo dei Vespri Siciliani: il 5 aprile 1282 la città si sollevò e fu nominato come suo governatore Federico Mosca che mantenne tale carica anche sotto gli Aragonesi che, anzi, nominarono questa famiglia conti di Modica. Nel 1296 Isabella Mosca sposa con sontuose nozze, che si svolsero in questa città, Manfredi Chiaramonte e la contea passò a questa nobile e potente famiglia che assai splendore diede alla provincia che divenne, per ricchezza e splendore, “Regnum in regno” superando per lo sfarzo e il lusso della loro corte, la corte dello stesso re. Spesso le loro posizioni influenzarono notevolmente le vicende della politica siciliana. Nel 1399 Costanza Chiaramonte andò in moglie al re di Napoli Ladislao di Durazzo.
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Amanti dell’arte, fecero edificare numerosi castelli, palazzi e chiese dando origine ad uno stile che prese nome proprio da questa famiglia (vedasi anche palazzo dello Steri a Palermo). Al tempo del conte Manfredi, Modica, col suo castello, rappresentava un modello esemplare di città fortezza e non cambierà l’assetto militare con l’avvento degli spagnoli Cabrera. Citiamo, a tal proposito, le essenziali parole di un diploma concesso a Bernardo Cabrera nel 1392 da parte del Re di Sicilia Martino: "come io nel mio Regno tu nella tua Contea.
A testimonianza della multietnicità della popolazione di questo luogo ricordiamo che fuori le mura della cittadella era il quartiere ebraico del Cartellone.
Dopo i Cabrera il feudo passò agli Henriquez che sfruttarono la contea come colonia senza mai risiedervi.
Nei secoli XVI e XVII anche questa provincia fu investita delle lotte per la privatizzazione delle terre, per la conquista delle autonomie locali, e la crescita degli apparati burocratici e di servizio danno alla città un ruolo istituzionale e di direzione politica della Sicilia sud orientale. In questo periodo l’impianto urbanistico dalle rocche comincia ad estendersi verso la vallata. Il terremoto del 1693, che la distrusse quasi completamente, e l’epidemia del 1709 provocarono una grave penuria di risorse umane e materiali cui i modicani reagirono con una rinascita culturale ed architettonica, sia religiosa sia civile, di stile tardo-barocco. Nacquero Accademie letterarie, di poesia, di filosofia e di medicina in cui si distinsero personaggi apprezzati anche all’estero. Nel 1720 la Sicilia fu ceduta all’Austria e Modica fu data di nuovo agli Henriquez, poi agli Alvarez, ai Silva ed ai Fitz-stuart fino all’800 che vide la fine giuridica della contea . La sua popolazione partecipò alle guerre risorgimentali. Fu capoluogo di uno dei tre circondari in cui era divisa la provincia di Siracusa. Nel 1926 fu inserita nella provincia di Ragusa.
La maggior parte del patrimonio architettonico di Modica è rappresentato dalle chiese, ricostruite però dopo il terremoto del 1693 con una fisionomia un po’ diversa da quella originale.
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Il Duomo
Il duomo o chiesa di San Giorgio voluto dal conte Ruggero al posto di un precedente impianto cristiano edificato, a sua volta, su un antico tempio pagano. In essa è custodita la reliquia della spalla di San Giorgio. La chiesa attuale presenta un aspetto barocco, arricchito nel prospetto da una monumentale, magnifica scalinata del gesuita F. Di Marco. L’interno, a cinque navate, è decorato da stucchi. Nel pavimento del transetto è tracciata una meridiana solare del matematico A. Perini. Notevoli l’altare ed il tabernacolo entrambi d’argento; il coro di legno intagliato; il polittico dell’altare centrale, del modicano Niger; tra gli oggetti del tesoro l’”Arca Santa”, argento intarsiato di fattura veneziana; una statua rinascimentale della Madonna della Neve”; ed alcuni dipinti.
Sempre nella parte alta è la chiesa di San Giovanni anch’essa arricchita da una bella scalinata su cui si elevavano 26 statue di cui ne rimangono solo tre.
A Modica bassa
incontriamo la chiesa di San
Pietro a tre navate, con un’abside
ricca di elementi decorativi. Vi sono sculture marmoree, un reliquiario
d’argento e tele del ‘700. Anche per questo monumento ciò che mi
colpisce di più è la spettacolare gradinata d’ingresso abbellita dalla
teoria delle statue dei dodici apostoli.
Da ricordare poi la antica chiesa di Santa Maria di Betlemme e la chiesa di San Nicolò, grotta dalle pareti affrescate.
Ci sarebbe ancora tanto da dire su Modica, ma chiudo menzionando alcune tra le specialità gastronomiche che preferisco: i prodotti a base di carrube e la cioccolata modicana, il “maccu” di fave, gli ‘mpanatigghi ... e poi basta, chi vuol saperne di più vada ed assaggi i tanti dolci liquori ecc. e la cortesia degli abitanti.
Se desiderate informazioni turistiche su Modica, la città natale di Quasimodo, potete rivolgervi all'ufficio del Comune, piazza Principe di Napoli, tel. 0932.759111.
Si ringrazia la signora
Astrid Filangieri |