Per capire il
mondo poetico di un Poeta che ti presenta una raccolta di liriche, è
necessario entrare nella sua anima, aprirla e leggervi ciò che veramente
ha pensato prima di vergare sulla carta “trasfigurandolo” il pensiero in
versi. Istanbul è una città che ha assunto un importante ruolo politico
e commerciale fin dall'antichità; con Vespasiano divenne provincia
romana, ma furono Settimio Severo e Caracolla che fecero acquistare alla
città una notevole importanza politica e commerciale. Con la conquista
da parte dei Turchi Ottomani l'antica e gloriosa Istanbul sede di
fervide attività artistiche raggiunse il massimo del suo splendore.
Attività ancor maggiore fu rivolta dagl'Italiani ai papiri Ercolanesi;
stimolando al canto come orgoglio nazionale per il tesoro conservato,
dall'altro la tradizione degli studi Epicurei del pari italiana,
inaugurata dal Comparetti e dal Giussani. All'esplorazione faticosa fu
la pratica della terminologia e in genere della lingua, più di ogni
altro abituato a pensar diritto. Tutto ciò mentre un nostro studioso di
latino, Achille Beltrami, dona alla scienza un’edizione che può per
certi rispetti dirsi la princeps delle lettere di Seneca. A lui arriva
un manoscritto di valore inestimabile, in cui Lesbia vi appare come
donna di grande fascino e di cultura raffinata, capace veramente di
ispirare un amore totale, ma anche disperato (perditus amor); un amore
quindi che ha anche una sua storia, in cui si alternano estasi e
amarezze. Oggi abbiamo in Enrico Pietrangeli poeta che dichiara il suo
amore, condivide i piccoli episodi della sua vita, con la dedizione
totale, l'ingenuità esposta a ogni inganno e capace di ogni generosità,
la ricerca ostinata e le cadute nelle delusioni sono gli elementi
personali e vivi della poesia pietrangeliana costituendo il fascino
perenne di un’intensità lirica. Avverte Simonetta Ruggeri nella
prefazione: “Quando tutto ha a che a fare con tutto si rischia di
perdere la centralità del fatto poetico. Muoversi su più piani dell’arte
significa invece garantire alla poesia aderenza alla realtà, significa
orientarla verso un canone preciso, che includa o escluda, ma che nella
dispersione quantitativa non consegni al lettore un’immagine di
stagnante sopravvivenza. Purtroppo l’industria editoriale dei nostri
giorni non sembra troppo attenta a una progettualità sulla poesia che
anticipi il futuro consolidando il presente. Opta semmai per un suo
inserimento ‘tout court’ all’interno di leggi di mercato troppo
competitive, omologanti, isolazioniste e alla lunga perdenti. Inserito
in questo contesto, Enrico Pietrangeli, riesce a tracciare un suo
percorso dilatando l’esperienza privata nella ricerca di sincretismo tra
mondi eterogenei dell’arte. In tal modo coinvolge il lettore facendolo
riflettere su un proprio punto di vista, su una propria poetica”. Ed io
prima di leggere la prefazione ho cercato la centralità per trovare
l’anima ch’era palese perché si avviava alla poesia artistica iniziata
nel secondo Cinquecento che ci rivelava un ariostoletismo di stampo
riflessivo, che formerà i connotati permanenti della cultura italiana.
Ecco perché “Ad Istanbul, tra pubbliche intimità” ci fa subito cogliere
il clima che stava prevalendo e Pietrangeli c’è non solo perché parla di
chimere e strani compositi, ma perché sulla libera esplicazione si
sovrappone una lirica all’altra, in un sistema di regole, a circuito
chiuso. Il problema è al contempo di artifizi e di regole e di precetti.
E, al di là, possiede un suo ardire, un coraggio innovativo destinato a
ripercuotersi. Si avverte l'inclinare della bilancia verso soluzioni
abilmente opportunistiche come quella di un moderno classicismo. Del
resto, anche mentre cammina per le strade di Istanbul pensa al carattere
dell'allegoria, che nel grande artista è sempre «segreta e complessa»,
mentre in lui il canto, invece, è esornativo. Il travaglio di un tempo
diventa fattura di élite, elaborato prezioso di lusso. Persino il mezzo
è abilmente devitalizzato; perché comprende sotto di sé le tre
nobilissime arti “il bel verseggiare, il bel canto sempre armonioso, la
semplicità di comprensione”, per non essere autore di poesia di èlite,
ma Poeta di tutti: “Anche a Topkapi/l’effige del sultano/respira
fuliggine/ed odore di petrolio/sull’antico binomio,/per natura ed
arte,/al tempo consacrato;/e ci s’intossica,/se vi si assomma la
poesia,/più facilmente di un tempo”. “Anche E’ facile osservare come,
anche se i rapporti tra Poeta e ambiente, tra artista e politica non
hanno un connubio facile, specialmente quando si parla di petrolio che
fa respirare fuliggine anche all’arte, quindi nulla è diverso se
nell’arte, specialmente nella poesia, sono influenti, sia i risultati
obiettivi nello sviluppo delle forme, che hanno una loro logica che il
critico ha l'obbligo di mettere in luce, sia lo stato d’animo del Poeta.
Non vorrei aver l'aria di uno che ama l’eccessivo purismo, tanto più che
i versi si alternano come in un prolungato gioco di specchi e il
discorso, alla fine, dovrebbe frantumarsi in ulteriori prospettive
specialistiche, come quella, appunto, dell’essere coerente e che la
raccolta abbia un obiettivo uniforme, su cui si può ancora vedere la
completezza del libro. Del resto giunti alla fine ci accorgiamo,
soddisfatti della lettura, quanto a capacità esecutiva, nelle necessarie
qualità di virtuosismo abbiamo notato nel Poeta per adattarsi alle
esigenze dei tempi. Sotto quest’aspetto ci si spiega anche come sia
potuto restare ai margini dei grandi Poeti laureati, Lui che raffigura
forse la punta più alta della poesia contemporanea, che imprime un segno
duraturo alla struttura della vera Arte poetica. L'importante è stato il
suo non incorrere in un verseggiare storicistico a tinta facilmente
sociologica, e non erotico-sentimentale, anche se di tanto in tanto
appare Catullo.
Nota di
Reno Bromuro
Da: 0066
Fatti e Poesia 1 n° 0066 anno VII del 5-11Gennaio 2009
settimanale
di scienze umane, presidente Reno Bromuro
Repertorio n°
3426 – Raccolta n° 1270 del 29/10/1984 (non profit)
La pagina
è stata realizzata con testi ed immagini inviatoci da
Enrico
Pietrangeli gennaio 2009 |