Sud Illustre

 

Ferdinando Palasciano

Il Padre della Croce Rossa

di Ciro La Rosa

Ferdinando Palasciano (Capua 1815-1891)

“Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell'aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra” F. Palasciano

Ferdinando Palasciano: “Non è più un nemico il ferito di guerra

Per molti di noi Ferdinando Palasciano è un perfetto sconosciuto, chi era costui? Nessuno ricorda la sua grandissima opera meritoria.

Nato a Capua nel 1815, dedicò tutta la sua vita alla ricerca scientifica per alleviare le sofferenze dell’umanità, altruista fino al sacrificio personale, infinitamente disponibile verso il prossimo, tanto da essere ricordato, anche se solo da pochi, come il precursore e l’ideatore della Croce Rossa Internazionale.

Laureatosi giovanissimo in Chirurgia entrò nell’Esercito Borbonico come chirurgo e già nel 1848 era “Alfiere Chirurgo” (sottotenente medico). Partecipò alla repressione della rivolta di Messina distinguendosi per aver curato tutti quelli che ne avevano bisogno senza distinzioni tra realisti e insorti; ma per aver contravvenuto agli ordini del comandante della spedizione, il Generale Filangieri, venne deferito alla Corte Marziale rischiando la fucilazione (da precisare che all’epoca era inconcepibile per qualsiasi “Nazione Civile” aiutare i feriti o i malati in guerra di parte avversa). La sua fu una provocazione per quei tempi e sensibilizzò gli animi dei vari governanti, a tal punto che re Ferdinando II di Borbone gli concesse la grazia, comminandogli gli arresti domiciliari nella sua città natia. Dovette poi dimettersi  e si dedicò così ai suoi studi, si laureò anche in Lettere e Filosofia, in Veterinaria e in Medicina; non smise mai la sua attività professionale, negli Ospedali Napoletani eseguì centinaia di consulenze, interventi chirurgici con tecniche ardite per l’epoca, cimentandosi anche in altre branche della medicina sempre con successo, dalla neurochirurgia, alla plastica, alla ginecologia all’ortopedia e per finire alla otorinolaringoiatria.

La torre Palasciano

La sua fama era tale che, nel 1859, venne chiamato a Corte, con altri due luminari dell’epoca, per un consulto per curare re Ferdinando II.

La torre Palasciano. Foto Ciro La Rosa. Clicca sulle immagini per ingrandirle

Al termine dei tragici eventi del 1860 che portarono l’annessione del regno delle Due Sicilie allo stato Sabaudo, per aiutare la sanità del nuovo stato nazionale, fondò un ospedale, riordinò il Sifilocomio e gli Uffici Sanitari dell’ex capitale ormai allo sbando, aprì un Consultorio in Napoli alla via San Carlo di fronte ai giardini reali.

Gettò le basi di quella che poi sarebbe diventata la Croce Rossa  con articoli e saggi pubblicati alla “Accademia Pontiniana”, intervenendo in conferenze internazionali, ribadendo sempre fermamente la necessità di quelli che egli considerava i principi fondamentali dell’umanità: la necessità, durante i conflitti militari, di aumentare il personale sanitario sul campo e di intervenire indifferentemente dall’esercito di appartenenza per sconfiggere pratiche di inutile crudeltà come il  finire con “colpi di grazia” i feriti o i morenti della parte avversa o  le amputazioni atroci ed inutili.

 

Medaglia raffigurante Ferdinando Palasciano

Due immagini di proprietà della Croce Rossa Italiana

Ma nonostante ciò venne sempre ignorato dalle organizzazioni svizzere, le quali fecero loro le tesi del Palasciano  nelle riunioni preparatorie che dopo il 1863 portarono alla nascita della Croce Rossa Internazionale. Neanche il novello stato italiano lo inviò mai quale rappresentante ufficiale del nostro paese a tali incontri. Venne sempre osteggiato perché era un uomo dedito alla ricerca del bene per il prossimo senza nessun tornaconto personale o delle nascenti industrie farmaceutiche.

Militò nella Sinistra Italiana e solo dopo il 1876, quando cambiò la maggioranza al governo del paese, vennero riconosciuti in parte i suoi meriti.  Cominciò così la sua carriera politica, fu assessore alla sanità e consigliere comunale di Napoli, deputato e senatore del Regno d’Italia.

Si ritirò, rattristato per i torti subiti e mal ripagato per i sacrifici fatti, nella sua casa in via Moiariello sulla collina di Capodimonte, tutt’ora esistente e ben visibile per un torretta merlata detta “Torre Palumbo” simile alla torre della Signoria di Firenze, dalla quale non abbandonò mai i suoi studi scientifici fino ai suoi ultimi anni di vita. Si spense nel 1891.

La firma autografa di Ferdinando Palasciano

Ma quello che ancora oggi più avvilisce è che la sua opera filantropica a dispetto di tutti i titoli accademici, decorazioni e titoli scientifici acquisiti, è del tutto ignorata.

E’ stato ricordato solo in poche occasioni: qualche scuola (ultima quella in Napoli sita alla Via Padula nel quartiere di Pianura), una nave ospedale durante la 1ª guerra mondiale, e il premio internazionale per medici che contribuiscono alla ricerca medico-scientifica istituito nel 1968.

Unico monumento eretto a sua memoria è quello voluto dalla sua famiglia nel cimitero degli Uomini Illustri a Poggioreale. 

Ciro La Rosa


A Capua opera meritoriamente un’associazione composta da medici che si occupa di diffondere il pensiero di Ferdinando Palasciano attraverso dei premi che vengono consegnati annualmente a meritevoli studenti o professori nel campo della medicina e non. Il link al sito dell'associazione è www.ferdinandopalasciano.it.

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