Numismatica

Appunti su Gioacchino Murat

e la medaglia del 1813

a cura di Salvatore D'Auria [1]

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Opus: Antonio Canova?

Medaglia 1813 in Bronzo. Ø 42,7 mm coniata a Napoli per il ritorno a Napoli di Gioacchino Murat dalla Campagna di Russia dopo la battaglia di Dresda.

Al dr./ IOAKIMVS NAPOLEO VTR.SICIL.REX. Testa del Re a destra. Al rov./ REDITVS AVGVSTI Gioacchino Murat, galeato e corazzato, retrospiciente, a cavallo verso destra incita all'attacco; nella sinistra stringe lo scettro del comando. Nel campo in alto, la Vittoria lo incorona. All'esergo, O.P.Q. NEAPOLITANVS / OPTIMO PRINCIPI / A.MDCCCXIII. (Ricciardi 93. Siciliano 36. Julius 2741. Bramsen 1296. Essling 2584. D’Auria 97).

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"Gioacchino, primo e reggitore di trentamila soldati a cavallo, attaccando sul fianco l’esercito nemico lo rompeva, spingeva i fuggenti su le schiere ordinate, e così a tutti, affolati e confusi, toglieva e scemava facoltà di combattere. E poco meno felici furono il centro e l’ala sinistra dei francesi, per lo che Russi, Alemmanni e Prussiani, tornavano frettolosi e disordinati verso Boemia. Tre giorni durò la battaglia, ventimila dei perditori restarono morti o feriti, il vincitore raccolse tremila prigionieri, bandiere, artiglierie, attrezzi da guerra. Il mancamento di Gioacchino sull’Order fu riscttato sull’Elba, ed egli tornò caro a Buonaparte e ai Francesi." (Pietro Colletta)

Questa medaglia rappresenta un unicum in quanto si differenzia in maniera evidente da tutte le altre sia “Murattiane” che Napoleoniche del periodo napoletano. Certamente la presenza a Napoli del Canova è ampiamente documentata e il Re Gioacchino Murat, cogliendo spunto dal cognato Napoleone che si era già lasciato ritrarre da Canova, non poteva perdere l’occasione per approfittare della grandissima arte del sommo artista e pertanto gli commissionò la presente medaglia. Questa opera doveva essere la testimonianza della sua presenza in qualità di comandante in campo della cavalleria e dell’esercito giunti in Sassonia in aiuto di Napoleone assediato nella città di Dresda. Come poteva Gioacchino non approfittare del suo trionfo e non farsi ritrarre dal Canova per celebrare quell’epico avvenimento? Il volto con una chiara espressione di sicurezza sottolineata dal labbro volitivo ed ammiccante, la costruzione dello sguardo fisso sulla linea dell’orizzonte, come ad interpretare i futuri eventi del suo Regno ed a ricordare le sue umili origini sino all’ascesa a Re di Napoli, il movimento dei capelli e della barba con un equilibrio unico e immediato e mai complicato nei volumi e nelle ombre, ne fanno un ritratto di raro equilibrio e di impareggiabile bellezza non disgiunto dalla moda del momento e saldamente ancorato ai canoni stilistici del periodo ellenistico, evidente soprattutto nella resa magistrale della chioma simile agli antichi ritratti di Alessandro il Grande. Così Canova ha consacrato la sua arte all’eternità, Napoleone alla storia e Gioacchino Murat alla leggenda. (Salvatore D’Auria).


[1] "Appunti su Gioacchino Murat e la medaglia del 1813"  a cura di Salvatore D'Auria, pubblicato sul catalogo Asta NAC, Milano, 3 Giugno 2008

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