"Gioacchino, primo e reggitore di trentamila soldati a cavallo,
attaccando sul fianco l’esercito nemico lo rompeva, spingeva i
fuggenti su le schiere ordinate, e così a tutti, affolati e confusi,
toglieva e scemava facoltà di combattere. E poco meno felici furono
il centro e l’ala sinistra dei francesi, per lo che Russi, Alemmanni
e Prussiani, tornavano frettolosi e disordinati verso Boemia. Tre
giorni durò la battaglia, ventimila dei perditori restarono morti o
feriti, il vincitore raccolse tremila prigionieri, bandiere,
artiglierie, attrezzi da guerra. Il mancamento di Gioacchino sull’Order
fu riscttato sull’Elba, ed egli tornò caro a Buonaparte e ai
Francesi." (Pietro Colletta)
Questa
medaglia rappresenta un unicum in quanto si
differenzia in maniera evidente da tutte le altre sia “Murattiane”
che Napoleoniche del periodo napoletano. Certamente la presenza a
Napoli del Canova è ampiamente documentata e il Re Gioacchino Murat,
cogliendo spunto dal cognato Napoleone che si era già lasciato
ritrarre da Canova, non poteva perdere l’occasione per approfittare
della grandissima arte del sommo artista e pertanto gli commissionò
la presente medaglia. Questa opera doveva essere la testimonianza
della sua presenza in qualità di comandante in campo della
cavalleria e dell’esercito giunti in Sassonia in aiuto di Napoleone
assediato nella città di Dresda. Come poteva Gioacchino non
approfittare del suo trionfo e non farsi ritrarre dal Canova per
celebrare quell’epico avvenimento? Il volto con una chiara
espressione di sicurezza sottolineata dal labbro volitivo ed
ammiccante, la costruzione dello sguardo fisso sulla linea
dell’orizzonte, come ad interpretare i futuri eventi del suo Regno
ed a ricordare le sue umili origini sino all’ascesa a Re di Napoli,
il movimento dei capelli e della barba con un equilibrio unico e
immediato e mai complicato nei volumi e nelle ombre, ne fanno un
ritratto di raro equilibrio e di impareggiabile bellezza non
disgiunto dalla moda del momento e saldamente ancorato ai canoni
stilistici del periodo ellenistico, evidente soprattutto nella resa
magistrale della chioma simile agli antichi ritratti di Alessandro
il Grande. Così Canova ha consacrato la sua arte all’eternità,
Napoleone alla storia e Gioacchino Murat alla leggenda. (Salvatore
D’Auria).
[1]
"Appunti su Gioacchino Murat e la medaglia del 1813" a cura di
Salvatore D'Auria, pubblicato sul catalogo Asta NAC, Milano, 3
Giugno 2008 |