Le pagine della cultura

Le scoperte di Pina Catino

Misteri dell’Antichità: culti delle acque e mito del Sole

Viaggio nei luoghi sacri del Mediterraneo: ITALIA - Puglia, GRECIA - Meteore, TURCHIA - Istanbul, EGITTO - Giza, MALTA

 

Gli antichi avevano ben presente la forza vitale dell’acqua e del sole, che, rappresentando il principio di ogni forma di vita, sono stati oggetto di culto presso tutte le civiltà.

I relativi culti sorsero in un periodo di grandi mutamenti climatici (Pleistocene), durante il quale, in tutti i continenti ci furono punte di pioggia e siccità, molto più elevate di quelle che stiamo vivendo noi oggi.

L’acqua e il sole erano considerati divinità misteriose, alle quali rivolgersi per sopravvivere, con potere di vita e di morte sugli esseri viventi.

Ed è proprio nelle pietre che è racchiuso il loro mistero.

Andria, La Grotta di Ruggiero e la Pietra dell’Angelo

…ed è l’amore, la passione di raccogliere povere pietre lungo corsi d’acqua che mi portano in un assolato pomeriggio di settembre in agro di Andria (Puglia) e precisamente nella Lama Fornelli, detta anche Lama Caminata.

Da anni conduco ricerche sul Culto delle Acque e, avventurandomi lungo le strade dell’acqua (Le Lame) e le pietre perdute della Puglia murgiana, incontro pietre grandi…apparentemente rozze, ma che nascondono significati arcani, indecifrabili, e sento che la Storia è proprio scritta lì, attraverso i culti dei nostri antenati.

La Grande Pietra murgiana, che mi è apparsa all’improvviso nel suo divino splendore nella strana Luce del tramonto settembrino, è affiancata da tante sorelle identiche. Sembrano tanti ovuli nel ventre della Magna Dea-Mater (la grotta), lì in attesa di culti legati ai riti della fertilità. In effetti, si trovano lungo una lama, una strada dell’acqua.

Andria, La Pietra dell'Angelo nella Grotta di Ruggiero

Nella loro disposizione niente è stato lasciato al caso; i megaliti sono posti sul percorso delle cosiddette correnti telluriche, ossia le maglie di una rete magnetica che circonda tutta la crosta terrestre.

Grazie alla duplice corrispondenza tellurica e cosmica, questi complessi megalitici corrispondono a luoghi privilegiati di contatto fra cielo e terra.

Simili ritrovamenti non possono avvenire ovunque ma solo in luoghi particolari e ricchi di magnetismo, di energie, di acque nascoste.

Secondo la teoria dei ley o antichi sentieri in linea retta, nel 1920 in Inghilterra Alfred Watkins scoprì che molti siti megalitici erano allineati secondo delle direttrici preferenziali.

Nel 1960 è stato dimostrato che una vasta rete collega siti in tutta Europa creando una fitta maglia di energie sottili che scorrono all’interno della terra, spesso seguendo corsi d’acqua sotterranei e che si addensano in punti particolari, per es. negli Omphalòs (Santuario Madonna di Sovereto - Terlizzi, Puglia).

LA La Grotta di Ruggiero e la Pietra dell’Angelo, da me così denominate, in quanto, per la prima, il comandante della Polizia Municipale di Andria, dott. Raffaele Ruggiero, fornì un ausilio determinante alle mie ricerche, mentre, la seconda, dal nome di mio figlio Angelo.

Le le ho rinvenute entrambe il 27 settembre 2005 alle ore 17:00 durante una perlustrazione nell’agro andriese, accompagnata dai marescialli Riccardo Roberto e Michele Falco.

Trattasi di un’ampia grotta parzialmente crollata a causa di movimenti tellurici, che presenta anfratti, frequentati anche dai monaci eremiti nell’VIII sec. così come attestato dalla biodiversità di piante medicinali rinvenute nei pressi della grotta.

In una grande roccia, la “Pietra dell’Angelo” alta m 2,40 e larga m 2,70, un foro consente di accedere all’interno di un abitacolo largo m 2,10, alto m 1,60 e profondo 1 metro.

La Lama Fornelli, costituisce uno dei più pregevoli esempi di ambiente naturale con significative forme carsiche correlate. Il rimodellamento da parte delle forze esogene ha prodotto morfostrutture varie, che costituiscono veri paesaggi geologici e geomorfologici.

Alle dolci ondulazioni dell’altopiano murgiano si contrappongono incisioni torrentizie che sottendono una presenza diffusa dell’elemento vitale per eccellenza: l’acqua. Questo elemento, fattore di modellazione geomorfologica, trova nelle valli carsiche le sue vie di deflusso nascoste.

La forma di questi megaliti costituisce un elemento d’interesse che richiama situazioni emotive che certamente hanno svolto un incisivo ruolo nelle forme animistiche tipiche delle popolazioni primitive, che hanno colonizzato il territorio murgiano e di cui si rilevano tracce di frequentazione già in tempi preistorici: abissi, pozzi, pilastri, torrioni, fosse, fessure e fori di dissoluzione carsica. Quali popoli antichi hanno eretto questi sacrari di terra e a quale scopo? Speravano forse di trascendere con le loro fatiche la breve vita dell’uomo preistorico, o speravano di capire le leggi che governavano il mondo circostante? Stranamente Grandi Pietre identiche alla “Pietra dell’Angelo” di Andria, si trovano in Francia a Carnac.

Quindi, se sotto il profilo naturale costituiscono testimonianza dell’evoluzione di un sistema geologico ed idrologico, le stesse non possono anche non associarsi con la storia evolutiva delle società umane e con quella attività spirituale che da sempre contraddistingue l’essere umano.

La Puglia, la regione italiana più antica dopo la Sardegna (Templi a pozzo ad Anglona), nasce nell’ultima fase dell’era Cenozoica o terziaria all’inizio del Pliocene, circa 5,2 milioni di anni fa. Staccatasi dal continente, prese l’aspetto di due isole, la Garganica e la Murgiana, che successivamente si uniranno al resto della nostra penisola per il movimento delle zolle tettoniche. In epoca relativamente più recente, 12.000 anni fa (ci troviamo nell’era quaternaria caratterizzata dalla nascita del genere umano), l’ultimo ritiro dei ghiacciai fece abbassare il livello delle acque che in qualche caso scomparvero del tutto, come accadde nel bacino adriatico, che diventò un continente: l’Adriatide. Il bacino adriatico privo d’acqua, nell’Italia olocenica, si presenta come una grande vallata, favorendo lo spostamento dei primi ominidi dal centro Europa nella nostra regione. Il fiume Po, tagliando a metà il vallo adriatico, sfociava all’altezza di Bari, in quanto il corrugamento orogenetico alpino si era già formato. In seguito all’ultima glaciazione, 10.000 anni fa, il vallo adriatico fu nuovamente inondato dando origine al mare Adriatico e, di conseguenza, gli spostamenti migratori cessarono. L’uomo è diventato Erectus.

Inizia la Storia, e con lei anche qualcosa che ha a che fare con il magico, con il divino, con la conoscenza. Quanto poco sappiamo del periodo di tempo che va dal 10.000 a.C. alla storia attuale.

Pina Catino

Le Coppelle nel territorio di Bisceglie

La fascia pianeggiante, su cui l’agro biscegliese si estende, ha origini geologiche arcaiche. L’altimetria del suolo varia fino a toccare i 100 m s.l.m., per cui la zona si presenta ricca di Lame (le strade dell’acqua); una vegetazione mediterranea, rigogliosa, è attestata lungo la Lama Santa Croce che caratterizza il territorio biscegliese, oltre al Dolmen della Chianca che per dimensioni e bellezza di linee, è tra i maggiori monumenti megalitici della Puglia e tra i più importanti d’Europa. In questa lama, in Strada Abazia, che rappresenta un’area sacra di notevole importanza archeologica per la conoscenza della concettualità in ambito neolitico, troviamo, fra le testimonianze delle epoche passate, altri notevoli megaliti a carattere cultuale che evidenziano una lunga frequentazione antropica dal VII al III millennio a.C. sono massi straordinari di roccia denominati “Coppelle”.

Il prof. Prelorenzo, che diede un notevole contributo alla conoscenza del neolitico pugliese, contribuì a fare piena luce su alcuni aspetti delle Coppelle che caratterizzano non solo il territorio biscegliese ma anche quello murgiano. Questi megaliti, generalmente ovali, quasi sempre rappresentano la forma di un triangolo pubico, che rimanda alla dea madre dispensatrice di acqua lacustre.

Le Coppelle rientrano in quel grande fenomeno megalitico che, nel territorio di Bisceglie, va dal V al III millennio a.C. Sono scolpite su roccia, con una serie di rivoletti che portano alla base l’acqua piovana che veniva raccolta in un vasetto cultuale, oppure confluiva in una coppella più grande. I rivoletti hanno la forma serpeggiante o filiforme a forma di otto che terminano in una coppella. Quasi tutte sono orientate ad est, come i menhir.

Le Coppelle, create per la raccolta di acque, sono di piccole e grandi dimensioni e si segnalano nell’arco alpino, nella Valtellina, in Valcamonica, nel bergamasco, scolpite dai cacciatori paleolitici e neolitici, nell’area balcanica, in Anatolia, e nella Bassa Murgia Barese.

Sempre in Strada Abazia, tra ulivi secolari si ergeva un altro monumento megalitico: un’Ara Cultuale a forma di navicella, che presentava due vaschette rettangolari collegate da due rivoletti verticali, incisi sulla roccia, orientata a est-ovest, lunga m 2,62, e che era considerata un unicum in Italia. Era il più significativo altare monolitico, databile nel III millennio a.C.

Le Are Cultuali attestano lunghe frequentazioni nell’Età del Bronzo, legate al Culto delle Acque. Nello stesso habitat sacro, vi è una statua-menhir muliebre, “Dea Madre” con accenni ad organi sessuali femminili. Il monolite misura h 70 cm, l. 56 cm. La statua-menhir, è la più rara testimonianza megalitica a carattere cultuale nel territorio di Bisceglie e in Puglia.

Pina Catino


Testo e fotografie pubblicati nel volume: La pietra centro del mondo, UNESCO, 2005


Note

  • A Francesco Saverio Majellaro (Bisceglie, 1893 – 1957) si devono le più importanti scoperte sul Paleolitico e Neolitico in territorio di Bisceglie e tra le più significative in Italia. Nelle Grotte di Santa Croce, nella Lama omonima, fu rinvenuto il primo esemplare osteologico di Neanderthal. Il Museo Civico Archeologico di Bisceglie porta il suo nome.

  • Il 3 agosto1909, dal sacerdote molfettese Francesco Samarelli, (Molfetta,1874-1952) fu scoperto il Dolmen della Chianca, riportato in tutti i libri di Storia di Arte e su francobollo.

  • Prof. Francesco Prelorenzo, docente di Disegno e Storia dell’arte, nato a Rodi Egeo nel 1935 da padre italiano e madre greca, visse a Bisceglie fin dall’età di 12 anni, muore nel 1996. A lui si deve la scoperta di oltre 200 siti preistorici individuati e segnalati alla Soprintendenza Archeologica di Bari. Il Museo Etnografico, fortemente voluto dal prof. Luigi Palmiotti, presidente Archeoclub d’Italia sede di Bisceglie, è a lui intitolato.

  • L’Ara Cultuale, causa “spietramento del suolo” il 18 agosto 2006, venne distrutta, come è accaduto in molti altri siti preistorici, per ignoranza e indifferenza per la tutela e salvaguardia di straordinarie testimonianze del passato.

Il Neolitico nel Territorio di Ruvo di Puglia

individuato da Pina Catino

Pietra della fertilità, individuata da Pina Catino, insediamento rupestre di Gigliano, Ruvo di Puglia.

Nei riti, nella religione di numerosi popoli, sia primitivi che civilizzati, la rappresentanza del membro maschile dimostra la sua potenza creatrice. Il megalite affianca la dea madre dalle esuberanti forme muliebri, a cui fu conferito il potere divino da parte degli uomini del Paleolitico Superiore che continuò ad apparire nel Neolitico e anche più tardi.

Dea madre, individuata da Pina Catino nell'insediamento rupestre di Gigliano, Ruvo di Puglia.

Il Neolitico a Martano (Lecce): menhir

Sacro e profano Martano, località Apigliano: pietra della fertilità

Calimera, (Lecce), Chiesa di San Vito: pietra della fertilità.

A Calimera, nel Salento, nella chiesetta di San Vito, (1648), nel fondo Malaxcrito vi è un a grossa pietra forata a livello del pavimento attraverso la quale, il Lunedì dell'Angelo ancora oggi gli sposi novelli passano per assicurarsi amore, fortuna, prosperità. Questo masso, che sporge al centro del pavimento della chiesetta, conserva tracce di affreschi medioevali. Evidentemente ad antichi riti magico pagani, di epoca immemorabile, si sono aggiunte stratificazioni cultuali cristiane che, tuttavia, non hanno cancellato la credenza secondo la quale le donne, attraversando il foro, si propiziavano la maternità.

Turi, la Grotta di Sant’Oronzo

Il Culto delle Acque

…ma il viaggio nei misteri dell’antichità ebbe inizio una mattina di settembre due anni prima, nel 2003, in compagnia dello scenografo e caro amico Giacomo Miale, in una grotta sotto il cimitero di Turi, nel Santuario di Sant’Oronzo, patrono della città …e qui la fantastica scoperta di tutti quegli elementi sacri fondamentali primordiali che parlano del culto delle acque nelle grotte.

 

La Grotta rappresenta il ventre della Magna Dea - Mater, dalla quale e nella quale tutto nasce, cresce e muore: la Grande generatrice, la Mater il cui ventre nell’immaginario collettivo preistorico era appunto la grotta e i cui liquidi erano le sacre fonti che sgorgano dalle viscere del terreno

Nella grotta dominavano:

1) Il culto del Prìapos, la sacra stalagmite dal greco stàlagma – goccia che simboleggia l’elemento ingravidatore e che potremmo definire l’immagine acherotipa del Dio generato dalla Dea, che nasce cioè dal suo vitreo umore.

2)  La colonna della Vita, ovvero la stalattite e stalagmite che rappresentano il pilastro da sempre associato ai simboli acquatici, mirabile esempio di opera d’arte naturale. Da notare il capitello che attraverso i millenni, lo stillicidio lo sta trasformando da ionico (cioè la sintesi perfetta del ciclo creativo), a dorico, si parte dall’assoluto nel centro e si ritorna al centro nell’assoluto.

3) La coppella per la raccolta delle acque, a forma di cerchio, in quanto simbolo del moto dell'acqua, espressione della forza che ivi si nasconde.

4) Stalattiti spezzate, che dimostrano il forte potere taumaturgico che a loro veniva attribuito.

 

Questi simboli acquatici nelle grotte, i menhir, i megaliti, in pratica il culto della Pietra, stanno ad indicare luoghi sacri e la forte fede in una potenza religiosa da parte di uomini primitivi, particolarmente legati al culto della Dea e quindi al culto delle acque che ritenevano che proprio in questi luoghi si sprigionassero potenti energie.

Il Cristianesimo disapprovò i popoli che adoravano le pietre. Ma la venerazione, che rasentava l’idolatria, non fu soppiantata né dalla forza dei “Capitolari”, né dagli ordini severi di re, come Childeberto, Chilperico e Carlo Magno.

La Chiesa, vista l’impossibilità di distruggere questi magici riti (molti scritti ecclesiastici, a partire dal concilio di Tours nel 567, e sino al sec. X, ne fanno riferimento) trovò due rimedi al problema:

a) esorcizzò le grotte trasformandole in Santuari dedicati o alla Madonna (e se venivano rinvenuti gli Onphalòi, il Santuario era dedicato alla Madonna del Parto), oppure a San Michele (Culto Micaelitico) perché è lui che uccide il diavolo e quindi sconfigge il paganesimo.

b) l’incisione della Croce latina sui Menhir, oggi ancora visibile, specie in quelli francesi oppure l’uso d’inglobarli nelle chiese.

Il mito del Sole

Conclusioni

Copertino, Chiesa Matrice, Madonna della Neve con melagrana in mano.

Andria, chiesa di sant'Agostino, Galattotrofusa.

La Madonna, Fonte della Vita nell'atto di allattare, evoca la dimensione sacra del liquido e simboleggia la fusione del culto dell'Acqua e mito del Sole.

Capurso (Ba) chiesa della Madonna del Pozzo.

Il pozzo come la torre e la cupola è un simbolo mariano, emblema dell'utero e della fertilità. La relazione tra il culto pagano e la devozione mariana, testimonia una stringente coincidenza con l'ambito legato al culto delle acque.

Meteore, Grecia, Monastero di Varlaam, affresco: Madonna incinta assisa fra garofani e cipressi, a simboleggiare l'alba nell'eternità.

Turi (Ba), Chiesa Matrice.

Madonna di Terrarossa (Madonna nera) di Stefano da Putignano.

Turi (Ba), Chiesa Matrice.

Stefano da Putignano, Madonna con mantello (cielo stellato), riferimento alla dea bianca pagana, ossia la luna, il mistero.

Bibliografia di riferimento per ciascun saggio

Andria, grotta di Ruggiero e la Pietra dell’Angelo

  • Pina Catino – A. Greco, La Pietra centro del Mondo, pagg 41-42 , UNESCO, Ed. Rotas, Barletta, 2005

  • Istituto Geografico De Agostini, Grande Atlante Storico Mondiale della terra.

  • Officine Grafiche De Agostini – Novara 1997

  • Paolo Malagrinò , Dolmen e Menhir di Puglia, Schena Ed. 1978

Le coppelle nel territorio di Bisceglie

  • J. S. O. Bradford, La spedizione archeologica inglese nelle Puglie, Atti del I Congresso Internaz. Prot. Medit. Firenze 1950.

  • F. S. Majellaro, Studio sulla grotta preistorica di S. Croce, 1943.

  • L. Cardini, Culture paleolitiche della grotta S. Croce a Bisceglie (Bari), Atti XXVIII R.S.I.I.P.P., Pisa1939

  • I. Caramuta, Lame e insediamenti neolitici nelle ricerche di Francesco Prelorenzo.

Turi, la Grotta di Sant’Oronzo e il Mito del Sole

  • Pina Catino, …e l’acqua creò la Terra e la Vita, Libro e CD Mostra Fotografica, tip. Rizzi, Bari 2004.

  • Gennaro Perrotta, Disegno storico della Letteratura Greca, Principato ed., Milano 1972.

  • Guido Carotenuto, Storia e antologia della letteratura greca “L’Ellenismo e il periodo Greco-Romano”, Canova Ed. – Treviso 1972.

  • Giuseppe Ronchetti, Dizionario Illustrato dei simboli, Ulrico Hoepli ed. ,Milano 1957.

  • Maria Mavromataki, Mitologia Greca e Culto, Haitali Ed., Atene 1997.

  • Madanjeet Singh, Il mito del Sole, UNESCO 1993, Silvana editoriale.

Totem della Fertilità e Culto dell'Acqua

Nella Dimora Storica (sec.XVIII) della nobile Famiglia Catino di Ferrara, ramo di Bisceglie, già della nobile Casata Fenicia di Ravello, sono presenti elementi architettonici che esaltano il culto dell’acqua e della fertilità.

Su di una rara scultura in pietra caricata di particolari significati allegorici che richiamano alla mente il divino e il soprannaturale, (inserita nel balcone a primo piano, vano scale, sul pozzo luce), vi sono rappresentati il Sole dalle sembianze umane, con naso camuso (come gli idoli dell’isola di Pasqua), due spirali che stanno a simboleggiare la sintesi perfetta del ciclo creativo, “si parte dall’assoluto nel centro e si ritorna al centro nell’assoluto”, la Fenice, mitico uccello dell’immortalità e della resurrezione.

Il Totem della Fertilità misura in altezza m 0,75, in larghezza m 0,30.

La Dimora è stata censita fra le rare ville patrizie in Puglia, per la presenza di una particolarissima architettura irrigua dedita al Culto dell’Acqua, che si evince nello spazio aperto antistante l’ingresso principale. Formelle in pietra di forma quadrata mm 180x180 e, rettangolari mm 200x300, sono disposte a formare un quadrato, il cui perimetro misura m 36,80 (lato m 9,20). All’interno del quadrato sono presenti tre cerchi concentrici, equidistanti (m 1,15) sempre dello stesso materiale lapideo. Oltre alla bellezza e funzionalità dell’acciottolato per la raccolta e canalizzazione della acqua, l’architetto settecentesco sviluppò il suo progetto secondo il significato simbolico che troviamo nella Storia delle Religioni.

Significato di tre cerchi racchiusi in un quadrato.

Il quadrato rappresenta il Creato, l’energia propulsiva della Vita è rappresentata dalla vegetazione che lo circonda e dagli esseri umani che abitano e abiteranno nella dimora; il mondo esteriore, il mondo delle rappresentazioni interiori e il mondo dell’esperienza religiosa, formando tre cerchi concentrici, tendono tutti verso un unico centro, ossia verso il sacro, in questo caso specifico, il sacro è l’Acqua divina che cade dal cielo, Fonte di Vita.

Misure dei cerchi:

  • 1° cerchio, circonferenza m 27,72, diametro m 8,83;

  • 2° cerchio, circonferenza m 19,46, diametro m 6,20;

  • 3° cerchio, circonferenza m 11,05, diametro m 3,52;

  • Centro circonferenza m 2,51, diametro cm 0,80.

La pagina sul libro

Testi ed immagini di Pina Catino

Pubblicazione Internet a cura de Il Portale del Sud, gennaio 2009, su gentile concessione dell'autrice. Vietata la riproduzione.

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