ITALIA - Puglia, GRECIA - Meteore,
TURCHIA - Istanbul, EGITTO - Giza, MALTA
di
Pina Catino
Adda
Edizioni, 2009
Presentazione di
Pietro Porfilio dellibro “Misteri dell’Antichità- Culti delle
acque e Mito del Sole” diPina Catino
Ho aderito all’ insistito invito
di Pina Catino per parlare del suo libro, benché oberato dai tanti
impegni di lavoro di fine anno scolastico. Almeno per due motivi: la
lunga frequentazione e l’affinità culturale rivolta alla memoria del
passato lontano e recente, soprattutto per quella legata al nostro
territorio. La memoria è un valore che tutti siamo chiamati a mantenere
viva. Non ricordo chi ha scritto “amo il passato perché mi fa vivere
bene il presente e mi proietta nel futuro”. Questo pensiero in fondo è
la traduzione divulgativa del fine dell’insegnamento della storia che
viene praticato nella scuola, in modi, forme e mezzi diversi a seconda
dell’età degli alunni. Per queste ragioni non potevo non sentirmi
coinvolto nella presentazione del libro che stasera viene fatto
conoscere agli intervenuti, volume curato da Pina Catino e stampato da
Adda Editore, prestigiosa casa editoriale della nostra Regione.
Il pianeta scuola, infatti, è
impegnata al conseguimento da parte degli alunni, di corretti
comportamenti verso l’ambiente. E’ questo il medesimo obiettivo che
l’autrice si è proposta, utilizzando però altri mezzi: i linguaggi della
fotografia d’arte, dell’iconografia e della ricerca scientifica
applicata al territorio e all’ambiente.
Pina Catino, infatti, con la
pubblicazione di questo libro, vuole condurre quanti lo sfoglieranno o
lo studieranno alla presa di coscienza di una necessità, ormai
inderogabile per i frequenti disastri ambientali riportabili ai massicci
inquinamenti operati dall’uomo. Quella di sensibilizzare le comunità
all’attenta difesa dei propri beni ambientali, possibile solo con
l’impegno rivolto alla valorizzazione e alla salvaguardia del proprio
habitat (così come consegnato dalle forze endogene ed esogene della
natura) e alla conservazione dei manufatti realizzati dall’uomo in
epoche remote. Ma tutto ciò non può che essere preceduto dalla
conoscenza dei beni ambientali-culturali, dei siti archeologici e dalla
curiositas (nell’accezione originaria=voglia di sapere, molta accentuata
nei primi stadi evolutivi dell’uomo) verso le piccole cose, come le
pietre e le grotte che abbondano nel nostro territorio. Questo passaggio
preliminare della conoscenza è affidato prima alla scuola, poi alle
pubblicazioni specializzate, come il volume che presentiamo, alle
trasmissioni dei mass media…
Questo libro non è nato
casualmente, ma è il frutto di una inclinazione sorta e maturatasi
nell’autrice dall’età della preadolescenza, da quando accompagnava il
padre fotografo nelle scuole della Provincia, comprese quelle di
Terlizzi, per scattare le foto ricordo delle classi al termine dell’anno
scolastico. Padre e figlia, dopo questa attività, giravano i paesi e i
relativi contadi per scoprire testimonianze del passato che fissavano
nella celluloide del rullino fotografico. La figlia del fotografo ha
quindi perfezionato, anzi ha sublimato l’attività paterna tanto da
raggiungere la forma compiuta dell’arte nella fotografia e della ricerca
scientifica.
La Catino continua a fare il
viaggio a ritroso nel tempo con la sua inseparabile macchina fotografica
allargando anche all’estero il suo orizzonte di ricerca. Una indicazione
sommaria e un piccolo indizio la spingono a raggiungere siti talvolta
inaccessibili, accompagnata spesso da vigili campestri, guardie
forestali, carabinieri… Quindi fissa negli scatti i luoghi sacri
(santuari, chiese rupestri, edicole votive spesso in rovina), gli
elementi primordiali che hanno caratterizzato il culto delle acque nelle
grotte ed il mito del sole nella storia delle religioni, i manufatti
realizzati con le pietre (muretti a secco, specchie, pozzi di raccolta
d’acqua piovana-le nostre pescare-, pagliai, monoliti con la parvenza di
figure umane o animali…).
Le foto non vengono conservate per
il loro valore estetico, ma Pina Catino ne fa oggetto di studio, di
ricerca storica e scientifica mettendole in relazione all’ambiente e
alla cultura del territorio in cui sono state scattate (il libro,
infatti, ha una doppia valenza o chiave di fruizione: è repertorio
fotografico e ricerca insieme).
Il libro, si diceva, è il
reportage di un viaggio fatto per scovare le testimonianze primordiali
dell’azione della natura e delle opere dell’uomo, più in modo specifico
quelle legate al culto delle acque e al mito del sole.
Il viaggio a ritroso nel tempo
della Catino è iniziato prima nei siti del nostro territorio provinciale
(Andria, Bisceglie, Ruvo, Terlizzi, Capurso e Turi) ed é continuato poi,
e fino ad ora, in Egitto, Grecia, Turchia e Malta, quasi per un
incontro, per mettere una cerniera culturale dei territori collocati tra
l’Europa e il Mediterraneo. Non è casuale allora che il libro venga
presentato a Terlizzi proprio oggi 21 maggio, giornata di apertura della
Settimana del Dialogo EuroMediterraneo, indetta dall’UNESCO.
Le scoperte contenute nel volume
della Catino, tradotte in parte nelle tre lingue dominanti: inglese,
francese e spagnolo, sono già state esposte in diversi Stati, su
richiesta dell’Unesco, nel Giorno mondiale dell’Acqua e nella Settimana
mondiale dell’Acqua e della Terra.
Il libro nel 2009 è stato
presentato in molti Comuni della nostra Regione. Quest’anno sono
programmate presentazioni in altri Comuni per iniziativa delle
rispettive Amministrazioni, di organismi europei ed internazionali, o di
realtà associative culturali e di sodalizi societari, come i Lions, i
Club Unesco e la locale Associazione Culturale Sovero.
All’Amministrazione Comunale di
Terlizzi va ascritto il merito di aver patrocinato la presentazione del
volume nel Salone della civica Biblioteca, come atto dovuto di
gratificazione verso l’autrice che vi ha incluso, ad insaputa di molti e
senza chiedere nulla, due capitoli dedicati a testimonianze primordiali
esistenti nel nostro territorio: di quattro pagine quello dedicato al
mito del sole (i Menhir) e di sei pagine quello che tratta del culto
delle acque (il Santuario di Sovereto). Altre pagine, con belle foto e
didascalia, sono dedicate alla melagrana, simbolo dell’unità della
Chiesa e della fertilità che indirettamente rimandano a Terlizzi, alla
Sagra del Melograno che ogni anno si tiene presso la Chiesa di Cesano.
Senza operare alcuna forzatura,
questo libro della Catino può essere inserito nel filone letterario
degli scrittori viaggiatori,degli artisti vagabondi e dei
primi fotografi dell’800 (clerici vagantes dei secoli precedenti).
***Per le prime due categorie di intellettuali citati, permettetemi una
digressione: nello stesso periodo hanno operato una scrittrice di
origine terlizzese e l’artista vagabondo Francesco Paolo PRISCIANDARO,
nato a Terlizzi e trasferitosi in tenera età a Napoli per frequentare
botteghe di pittori affermati.
Prisciandaro è riconosciuto come
decoratore e pittore paesaggista affermato. I suoi quadri e quadretti
venivano già commissionati nel giorno delle vernici delle numerose
mostre tenute nella nostra Regione, ma anche in Italia e in Francia. Ma
è riconosciuta anche una personalità complessa del suo tempo: fondò e
diresse il periodico artistico satirico “Quartiere Latino”(chiuso spesso
dalla censura), fu impegnato politicamente per la sua opposizione alla
monarchia e al fascismo (detenuto nei carceri di Trani e Napoli,
confinato ed esule in Francia per tre volte) e fu partigiano distintosi
nelle Quattro Giornate di Napoli. Per questi motivi, la nostra
Amministrazione è stata già più volte sollecitata per stringere un
gemellaggio culturale con un Comune del Cilento dove operò da confinato.
L’invito viene sollecitato nuovamente in questa occasione perché sono
venuto a conoscenza che un Comune vicino al nostro si sta adoperando per
il gemellaggio con il Comune di San Pancrazio Salentino (Lecce) per
affinità culturale. Quale? Il nome di fantasia della maschera popolare
di Bisceglie(Pancrazio Cucuzziello)che richiama quello del Comune
leccese.
***Dalla fine del 700 e per tutto
l’800, l’Italia fu quindi percorsa in lungo e in largo da turisti
eccezionali: letterati, artisti, archeologi, uomini d’affari,
aristocratici provenienti dalla Germania, Francia, Inghilterra e
Svizzera. Essi rimasero incantati dal paesaggio e dalle opere d’arte del
nostro Paese tanto da riportarne le emozioni in romanzi, memorie, diari
delle scoperte,raccolte di odi e di poesie, arie musicali, acquerelli,
pitture, schizzi e squarci di paesaggi. Qualche nome di letterati?:
Maupassant, Andersen, Chateaubriand, De Sade, Ghoete, Lord Byron, Walter
Scott, Sthendal… Questi turisti ante litteram ne rimasero talmente
innamorati da permanere in Italia per lunghi soggiorni o fare diversi
tours. Per esempio Lord Byron rimase tanto incantato dall’impatto con il
Lago di Piediluco da dedicargli una famosa ode riportata in parte
nell’epitaffio posto all’accesso del lungolago. Chi non conosce la
sindrome di Sthendal, detta anche sindrome di Firenze. E’ il nome che
viene dato ad una presunta affezione psicosomatica che provoca
tachicardia, capogiri, vertigini e talvolta allucinazioni in soggetti
messi al cospetto di opere d’arte e di paesaggi di straordinaria
esclusiva bellezza. Alla sindrome è stato dato il nome di penna dello
scrittore francese Henri-Marie Beyle che fu colpito da fenomeni del
genere durante il Grand Tour del 1817 che così riporta in un diario“…Ero
giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni
celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa
Croce(Firenze) ebbi un battito del cuore, la vita per me si era
inaridita, camminavo temendo di cadere…”. Pina Catino con questo libro
mostra di essere una viaggiatrice del passato, come quelli dell’800.
Durante le tue esplorazioni, ti è capitato qualche fenomeno
psicosomatico riportabile alla sindrome di Sthendal? Ce lo racconti?
Concludo con i riferimenti
relativi a Terlizzi. Ho notato che la Catino opera una mediazione tra le
due teorie riportate dagli studiosi sui menhir e sul Santuario di
Sovereto.
Per i menhir scrive che sono
testimonianze neolitiche per il loro orientamento (del resto sappiamo
che nelle vicinanze furono fatti diversi scavi nei primi del 900 da
Mosso e Samarelli con i quali trovarono una capanna neolitica completa
di arredo nei primi del 900, testimonianze betiliche e tanti reperti ora
conservati nei Musei Archeogici di Bari e Taranto e nel Museo Diocesano
di Molfetta), ma possono essere anche megaliti di allineamento
posizionati per la riperimetrazione del territorio comunale avvenuta
alla fine del 700.
Per Sovereto fa presente che il
Santuario era già stato costruito sulla grotta in cui fu rinvenuto il
quadro della Madonna di fattura bizantina prima dell’arrivo dei
Cavalieri di Malta o di San Giovanni che vi eressero accanto l’Ospedale
dei Crociati con la foresteria. Ma non vi esclude anche la successiva
presenza dei Cavalieri Templari per il recente rinvenimento di affreschi
nella sacrestia del Santuario e per le pietre tombali entrambi
realizzati con i simboli dei Templari. Per Sovereto, la Catino si
intrattiene anche nel capitolo dedicato al mistero delle acque
sotterranee,quelle che scorrono nella grotta del Santuario in prossimità
dell’onphalòs. Queste, scrive, tracimando dall’onphalòs, diventano
radioattive e,secondo la tradizione popolare, hanno una funzione
terapeutica. Sarà vero? Provare, anzi operare collegamenti con le
diverse scienze, come ha fatto la Catino, per crederci! A me ha
ricordato quanto dicevano anziane donne del tempo passato: che mettevano
una goccia di acqua raccolta nella grotta del Santuario per
potabilizzare l’acqua prelevata dai pozzi. Da bambino ci credevo, perché
non devo continuare a crederci?
Conclusioni. Il libro della
Catino stasera presentato è godibile per il ricco apparato fotografico e
accattivante per le connesse ricerche. Costituisce un prezioso strumento
di conoscenza dei territori e dei siti archeologici trattati. Va
sottolineato il valore aggiunto della facile lettura e comprensione.
Sono convinto che il volume sarà apprezzato da quanti ne verranno in
possesso anche per sola consultazione; così come sono certo che Pina
continuerà a riscuotere apprezzamenti per le sue scoperte laddove
saranno messe in mostra e presentate. Pertanto, la invito a continuare a
viaggiare per farci meravigliare di altre scoperte. Come Terlizzese, la
ringrazio per aver inserito nel suo volume due emergenze della storia
remota presenti nel nostro territorio.
Terlizzi 21 aprile 2010, Salone
della Biblioteca Comunale
Pietro Porfilio
Da La
Gazzetta del Mezzogiorno, 11 febbraio 2010
Bisceglie
oggi la presentazione del libro di Pina Catino
Alta Murgia quelle pietre misteriose
Acqua, culti e «coppelle» Le testimonianze dei riti legati alla
fertilità, i segnali che attraversano l’universo
di Michele
Palumbo
Un viaggio
tra i miti, tra i misteri dell’antichità. Un viaggio attraverso il culto
dell’acqua e quello del sole. Un viaggio nei siti dell’Egitto, della
Grecia, della Turchia. Ma anche del nostro territorio, come Andria, come
Bisceglie. Tutto questo è raccolto in un libro, «Misteri dell’antichità:
culti delle acque e mito del sole», di Pina Catino, che viene presentato
oggi, giovedì 11 febbraio, alle 17, a Bisceglie, nel teatro del
Liceo-Centro risorse Mediterraneo.
Pina Catino,
di Bisceglie, è una fotoreporter, ma è anche un’artista che coniuga le
sue passioni applicandole alla ricerca storica e scientifica relativa
all’ambiente ed al territorio. Numerose le sue mostre (anche all’estero)
e le sue pubblicazioni (con conseguenti riconoscimenti e premi).
In “Misteri
dell’antichità” (Adda editore), Pina Catino, grazie alle sue
ricerche-scoperte ed alle sue foto, propone, dunque, un viaggio, tra le
pietre, seguendo i corsi d’acqua, con all’orizzonte, sia del paesaggio,
ma pure della storia, il sole, il disco infuocato che dà vita e che da
sempre è stato al centro di culti. Acqua e sole. Ma, soprattutto pietre,
che in virtù degli studi, delle analisi e degli approfondimenti di
Catino, non restano più, anche sulla Murgia, semplici e aride rocce, ma
diventano le tracce di un rapporto tra gli uomini e la Madre Terra, le
testimonianze dei riti legati alla fertilità, i segnali che indicano
l’intreccio tra le energie che attraversano la terra, l’universo.
E così, ad
esempio, la Grotta di Ruggiero, con la pietra dell’Angelo, in lama
Fornelli (meglio conosciuta come lama Caminata), ad Andria, e le nove
grotte del Gurgo (la dolina carsica che si trova a due passi dal
santuario del SS.mo Salvatore, sempre ad Andria), raccontano, visitate o
ammirate nelle foto di Catino, un antico passato fatto di culti, dove la
terra e l’acqua si intrecciano e danno vita a quello che gli uomini
hanno sempre ritenuto il mistero più incredibile, l’enigma più
affascinante, l’interrogativo con più suggestioni: la creazione, la
nascita, la generazione.
A Bisceglie,
poi, nel territorio di lama Santa Croce, in strada Abbazia, ci sono le
“coppelle”, pietre, massi con rivoletti, scanalature che terminano in
una specie di raccoglitori, appunto le ‘coppelle’, che mantengono,
trattengono l’acqua piovana. E altre rocce, nella forma e nella
posizione, ricordano gli organi sessuali degli uomini. Anche in questo
caso, appunto, le pietre rappresentano il rapporto acqua/terra, il
mistero della creazione, la speranza della fertilità.
«Misteri
dell’antichità» (che questa sera verrà presentato, oltre che
dall’autrice, dal prof. Giuseppe Dibenedetto; l’iniziativa è a cura del
Centro risorse Mediterraneo “Il presidio del Libro” Liceo scientifico
«Leonardo da Vinci»), dunque, è un grande e suggestivo racconto. Il
racconto di miti e culti. Un racconto su pietra. Un racconto svelato
dalle ricerche e dalle foto di Pina Catino.
L'opera di Pina Catino esposta a Brindisi, Palazzo Granafei - Nervegna,
nella 23ª Rassegna Internazionale del Presepe nella Tradizione e
nell’Arte. Dal 10 dicembre al 7 gennaio 2010.
Il messaggio
del Presidente Regione Puglia
"Cari
amici, [...] leggo questa rassegna del Presepe come un Vostro contributo
alla discussione sul dialogo interreligioso in un tempo come quello
attuale in cui il dialogo tra le religioni vive un periodo di
stagnazione e le stesse vengono accusate semmai di fomentare i
conflitti. La domanda a cui vogliamo tentare di trovare una risposta è
la seguente: è possibile che le religioni congiungano le proprie forze
per servire la pace? Riteniamo che favorire il dialogo è per noi un
compito etico e costituisce un aspetto imprescindibile per la
costituzione della pace. Per questo la vostra iniziativa oltre che un
valore artistico assume un valore di riappropriazione della ricchezza e
del dono che ciascuna diversità offre. A Voi tutti i miei complimenti
per l'iniziativa e un saluto particolare alla nostra fotoreporter
pugliese Pina Catino che attraverso la sua particolare storia delle
religioni, sono sicuro, impreziosirà la mostra dando ad essa sostegno
storico e iconografico.
Con grande
affetto.
Nichi
Vendola Presidente Regione Puglia" [e-mail December 10, 2009 2:59
PM]
“Misteri dell’Antichità: Culti dell’Acqua Mito del Sole”, di Pina
Catino.
Tradotto
in Lingua francese, inglese e spagnolo, 2a edizione aggiornata
Gli Obiettivi: sensibilizzare
alla difesa del Paesaggio, attraverso la salvaguardia, valorizzazione e
conservazione della Natura, Siti Archeologici e Beni culturali dei
luoghi descritti nel libro. Il Documento Europeo della Cultura,
pubblicato nel 2006, ha stimato che il settore culturale è, e diverrà
sempre più, il principale motore dello sviluppo economico del vecchio
continente. Il Diritto dei beni culturali e delle proprietà
intellettuali, la legislazione turisico-ambientale sono le discipline
maggiormente interessate da questo fenomeno.
“Ogni
facciata, ogni pietra del venerabile monumento è una pagina non soltanto
della storia del paese, ma ancora della storia della scienza e
dell’arte.” (Victor Hugo)
Il libro è il
risultato di un viaggio a ritroso nel tempo, che ha portato l’autrice a
scoprire nei luoghi sacri di Andria, Bisceglie, Sovereto-Terlizzi e
Turi, tutti quegli elementi sacri, primordiali e fondamentali che hanno
caratterizzato il culto delle acque nelle grotte e la scoperta
del mito del Sole nella Storia delle Religioni, con l'ausilio
della lettura iconografica su un pavimento in maiolica costituito da 238
formelle, rinvenuto nella grotta di Sant’Oronzo a Turi.
…I relativi culti sorsero in un periodo di grandi mutamenti climatici
(Pleistocene), durante il quale, in tutti i continenti ci furono punte
di pioggia e siccità molto più elevate di quelle che stiamo vivendo noi
oggi. L’acqua e il sole erano considerati divinità misteriose, alle
quali rivolgersi per sopravvivere, con potere di vita e di morte sugli
esseri viventi. Gli antichi avevano ben presente la forza vitale
dell’acqua e del sole, che, rappresentando il principio di ogni forma di
vita, sono stati oggetto di culto presso tutte le civiltà. E nelle
pietre è racchiuso il loro Mistero …
Il
Cristianesimo disapprovò i popoli che adoravano le pietre. Ma la
venerazione, che rasentava l’idolatria, non fu soppiantata né dalla
forza dei “Capitolari”, né dagli ordini severi di re, come Childeberto,
Chilperico e Carlo Magno. La Chiesa, vista l’impossibilità di
distruggere questi magici riti (molti scritti ecclesiastici, a partire
dal Concilio di Tours nel 567, e sino al sec. X ne fanno riferimento)
trovò due rimedi al problema:
esorcizzò
le grotte trasformandole in Santuari dedicati o alla Madonna oppure
a San Michele;
fece
incidere la Croce latina sui Menhir, oggi ancora visibile, specie in
quelli francesi oppure li inglobò nelle chiese.
Ad Andria,
nel Gurgo, una grotta è dedicata a San Michele Arcangelo, per il culto
dell’acqua, un’altra grotta alla Madonna di Trimoggia legata ai riti per
l’abbondanza (dal latino “tri” con l’accezione di molto moltissimo, e
“moggio” unità di misura per aridi).
Aprile 2009
Presentazione Regione Puglia
Pina Marmo
Possedere la chiave d’accesso di un
codice liturgico non significa soltanto interpretare le forme esteriori
di un rito.
Le manifestazioni simboliche di un
culto, infatti, sono l’espressione di un atteggiamento interiore,
fideistico o ermetico o irrazionale, che coinvolge personalmente e
collettivamente. I segni cultuali insomma, non vanno confinati
semplicemente in categorie estetiche ma più spesso sono rivelatori dello
stato dell’anima e della psiche per cui necessitano di approfondimenti
introspettivi che sollecitano i campi complessi della sociologia e
dell’antropologia. Il binomio rito/simbolo - psiche/anima approda
ineluttabilmente al mistero rimandando a riverberi ancestrali e aprendo
la via alla più vasta indagine del sacro.
L’acqua, il sole, la pietra sono
strettamente incardinati a tale analisi, costituendo essi stessi
elementi primigeni di collegamento, di connessione, di unione e
comunione tra naturale e sovrannaturale e, quindi, tra umanità e
trascendenza in una continuità storica sorprendente. Fonti sacre, acque
lustrali, sorgenti miracolose attraversano il vissuto dei popoli fin dai
primordi. Così, il sol invictus latino era la trasposizione mitica della
rinascita, ereditata dalla tradizione cultuale precedente e consegnata
integralmente alla simbologia cristiana del Natale. Infine, la pietra
disintegrata nei poteri degli amuleti e poi ricomposta nell’unità deli
menhir, delle are, degli altari, delle pietre sepolcrali, dei templi
religiosi o laici.
L’elegante pubblicazione di Pina
Catino, con il prezioso corredo fotografico ed iconografico, è uno
studio paradigmatico, serio e profondo, che traccia un percorso
accattivante ed inedito attraverso i segni che la nostra terra conserva,
rivelandocene i segreti e i “misteri” senza trascurare le implicazioni
di carattere storico e l’esame geopolitico. E’ indubbio il contributo
che questo volume offre alla comprensione e alla riscoperta delle nostre
radici. La conoscenza delle vicende umane di chi prima di noi ha calcato
questo suolo sono l’ineludibile preludio a migliorare la nostra
esistenza.
Un'avventura
emozionante tra i misteri della nostra terra, attraverso grotte
inesplorate e pietre della Murgia che tramandano culti arcaici
dimenticati. Luoghi legati da un filo conduttore: il culto delle acque
ed il mito del sole. A compiere un percorso insolito, a "bordo" di una
macchina fotografica, è stata la fotoreporter biscegliese Pina Catino
che ha raccontato il suo viaggio nel libro "Misteri dell'Antichità"
(edito da pochi giorni da Adda, pp. 197), avvalendosi degli "scatti"
fotografici che documentano aspetti sconosciuti e curiosi.
Approdando
per esempio ad Andria, dominata dall'ormai noto simbolismo di Castel del
Monte, l'esploratrice Catino è andata oltre e, col supporto della
polizia municipale, ha acceso i riflettori per la prima volta sulla
grotta di Ruggiero e la pietra dell'Angelo (nomi da lei attribuiti),
rivelando verità nascoste per secoli. In quella Lama Fornelli (detta
anche Lama Caminata), un tempo "strada dell'acqua" ed oggi pregevole
ambiente naturale, vi è una pietra gigantesca (alta 2,40 m e larga
2,70m), con tante altre "sorelle" quasi identiche, che veniva utilizzata
per i riti della fertilità, come tanto ovuli nel ventre (la grotta)
della Magna Dea Mater. "Una disposizione non casuale - sostiene
la ricercatrice Catino - perché i megaliti sono posti sul percorso
delle cosiddette correnti telluriche che circondano la crosta terrestre,
ritrovamenti che non possono avvenire ovunque ma solo in luoghi
particolari e ricchi di magnetismo, di energie di acque nascoste".
Pietre dunque
tutte da studiare, perché identiche a quelle che si trovano a Carnac
(Francia). Altra tappa del viaggio alla scoperta dei luoghi in cui
venivano praticati i culti della dea delle acque e della fertilità è
quella del "Gurgo" (vortice) ad Andria, con le grotte di San
Michele Arcangelo e della Madonna di Trimoggia (abbondanza), dove il
mistico liquido che sgorga dalle sue sorgenti e che si raccoglie in
piccole pozze carsiche avrebbe notevoli poteri curativi.
Tra i luoghi
fantastici nel libro (multilingue, con testi anche in francese, inglese
e spagnolo) c'è quello di strada Abazia, nell'agro di Bisceglie (città
nota per i vari dolmen), dove ci si imbatte in strani megaliti, massi
enormi che nel periodo neolitico con le "coppelle" (simili a quelle
presenti in Valtellina, in Valcamonia e nell'area balcanica in Anatolia)
scolpite sulla roccia fungevano da are cultuali in cui si raccoglieva
l'acqua piovana. A Bisceglie vi è anche una statua menhir muliebre (70
cm di altezza e 56 cm di lunghezza) con accenni ad organi sessuali
femminili, che è la più rara testimonianza megalitica a carattere
cultuale in Puglia.
Lo studio di
Pina Catino, promosso dal Lions club di Bari, analizza poi altri casi
cultuali nel neolitico a Ruvo e Terlizzi, nella grotta di Sant'Oronzo a
Turi, i riti della Madonna del Pozzo a Capurso ed, all'estero, a Giza in
Egitto e Meteore in Grecia dove la sacralità e la fede permeano ogni
pietra. (Luca de Ceglia,
www.lagazzettadelmezzogiorno.it).
Meteore, Grecia,
Monastero di Varlaam, affresco: Madonna incinta assisa
fra garofani e cipressi, a simboleggiare l'alba
nell'eternità.
Maggio 2009.
Notiziario Amica9 Tv: Andria presentazione libro “Misteri
dell'Antichità. Culto dell'Acqua e Mito del Sole” di
Pina Catino
Febbraio 2009. Turi,
presentazione libro “Misteri dell'Antichità. Culto
dell'Acqua e Mito del Sole” di Pina Catino