I Tetraedri cui fa riferimento il titolo del bel testo
di Emilio Milana sono almeno due, quello del gusto: dolce,amaro, salato
e acido e quello delle quattro culture: la greca, la romana, l’araba e
la spagnola che più di tutte si sono amalgamate con quella dei Sicani e
degli Elimi, le antiche popolazioni del luogo.
I due tetraedri incrociano le loro cuspidi per 4
millenni e costruiscono quella particolare e ricca cultura gastronomica
che caratterizza le Egadi e tutto l’entroterra trapanese.
Milana riesce con una scrittura fluida e accattivante
a coniugare storia, lingua e cibo. Perché, come egli stesso cita, la
storia di un popolo consiste non solo nella lingua che parla ma nel cibo
che mangia. Un’esperienza divertente e “appetitosa”, quella di
ripercorrere, velocemente ma non superficialmente, quattro millenni di
storia osservando le trasformazioni e soprattutto l’arricchimento del
gusto e del cibo di egadiani e trapanesi attraverso i cambiamenti della
società, dell’economia e della natura stessa, nel segno di un continuum
culturale proprio dei discendenti dei Sicani e degli Elimi.
Per capire e raccontare la complessa e variegata
cucina siciliana occorre conoscere la storia dei popoli che da migliaia
di anni si sono incontrati e scontrati nelle acque del Mediterraneo,
brodo primordiale da cui emersero le prime civiltà e le grandi religioni
monoteistiche che caratterizzano lo spirito dell’uomo occidentale. Ed è
quello che Milana ci offre in questo libro.
Scoprire e raccontare l’evoluzione dell’arte della
gastronomia equivale a studiare le antiche culture, il loro mescolarsi e
il loro evolversi in maniera più completa e “viva” di quanto sia
possibile fare attraverso l‘analisi dei freddi reperti archeologici. Di
più, perché un reperto archeologico è ormai “finito”, narra di un tempo
concluso. La cucina invece continua a essere testimonianza vivente di
una realtà che fin dall’antichità ci accompagna ogni giorno attraverso i
sapori, gli odori e i colori e il loro continuo amalgamarsi. Il profumo
di cannella di un ragù siciliano racconta più dei popoli e delle persone
che lo hanno gustato ed elaborato fino ad oggi di quanto non possa fare
un freddo e inodore vaso di coccio.
La storia della cucina siciliana e Egusana in
particolare non è come, a prima vista potrebbe sembrare la storia di una
“gastronomia locale”, isolana. E’ molto di più perché le Egadi e la
Sicilia intera sono state, e sono ancora, un crocevia di popoli e di
culture ognuno recante il proprio patrimonio d’arte, di scienza e
soprattutto di sapori in cui si sono fuse e amalgamate creando identità
sempre nuove che non si escludono ma si sommano. Il luogo da dove, come
acutamente osservò Goethe, tutto nasce.
Il “racconto”, perché così si presenta il bel testo di
Milana ricco di immagini e di colori, si articola in tre parti: una
“sintesi storico-culturale” dell’evoluzione dell’arte culinaria
siciliana con collegamenti a tematiche fondamentali, come la pasta e il
vino; una vera e propria sezione culinaria, costituita da una raccolta
di ricette tramandate da generazioni o ripescate da antichi documenti,
impreziosite da note e riferimenti alle possibile origini; e infine un
ricco profili di pesci commestibili, tipici del mare egadiano.
Emilio Milana, egadiano, ingegnere optoelettronico.
Velista,vive a Bologna.
Fara Misuraca
Ottobre 2011 |