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Nelle Due Sicilie, dopo i moti del
1848, non bastarono le monete a diffondere i messaggi offensivi dei
tanti sovversivi e dei rivoluzionari, (mi riferisco alle scritte incuse
BOMBA o BOIA al dritto delle Piastre e Mezze Piastre raffiguranti
Ferdinando II di Borbone) ...
Fig. 1. Moneta da 120
Grana datata 1841. La scritta BOMBA incusa, sul collo
del sovrano, fu posta dopo i moti del 1848. Ferdinando
Il si guadagnò l'offensivo appellativo di Re Bomba dopo
il bombardamento di Messina e la riconquista della
Sicilia. Clicca sull'immagine per ingrandire. |
…anche le medaglie fecero la loro
parte. Queste, coniate durante e dopo particolari momenti storici in
cui fervevano rivoluzioni e sollevazioni popolari nelle Due Sicilie,
sono importanti testimonianze. L’obbiettivo della diffusione di
queste medaglie fu quello di mettere in cattiva luce o, in alcuni
casi, ingiuriare il sovrano del Regno delle Due Sicilie. Alcune
d’esse vennero coniate al di fuori dei confini del Regno, altre
coniate prima e dopo la caduta del Regno.
Una curiosità: tra le medaglie del
periodo post-risorgimentale ed in particolare quelle per i veterani e
reduci vediamo che quelle del Sud Italia riportano molto spesso le date
1820-1870 mentre quelle del Nord Italia riportano le date 1848-1870
considerando quindi il 1820 come il momento iniziale dei moti contro i
Borbone di Napoli.
Non a caso il titolo del presente
articolo dà una chiara idea sul loro giusto inquadramento in una
collezione di medaglie del Regno delle Due Sicilie. Esse vennero coniate
con l’intento di fare propaganda politica sovversiva e di dare una
giustificazione ai disordini provocati da un gruppo di facinorosi che si
fregiarono con l’appellativo di rivoluzionari o addirittura… patrioti.
Parlo della medaglia del 1856 dove, al dritto ed al rovescio, vengono
enfatizzate figure anarchiche come quelle di Agesilao Milano e Francesco
Bentivegna, che si resero responsabili responsabili di atti criminali,
alimentati da rancori personali, e che solo più tardi verranno
giustificati dalla compiacente storiografia filo-sabauda. L’arco di
tempo in cui vennero coniate è considerato periodo di grandi cambiamenti
per la storia della nostra Penisola, infatti, la loro presenza nel D’Auria
è ritenuta dall’autore di grande importanza, nonostante fossero medaglie
estranee alla zecca dei Borbone. In quest’ultimo sono state escluse le
medaglie riportate nelle immagini 3 e 3 bis, queste infatti, anche se
datate 1848 vennero coniate a Palermo dopo l’entrata di Garibaldi e
quindi non rientranti in un periodo storico riguardante gli avvenimenti
delle Due Sicilie.
Ho avuto modo di studiare un
esemplare del 1856 (immagine 5) completo di astuccio originale ed
accompagnato da un interessante documento d’epoca (immagine D). Ritengo
indiscutibilmente attendibile ed autentico il documento in quanto la
medaglia sub judice, solitamente presente sul mercato in basso stato di
conservazione, è FDC e con tanto di astuccio originale riccamente
decorato. Ritengo utile per tanto portare a conoscenza di tutti questo
prezioso manoscritto nel quale è attestato che l’esemplare al seguito fu
oggetto di dono di un famosissimo “rivoluzionario” ad un suo conoscente,
prima di una storica spedizione ...
Qui di seguito una panoramica di
medaglie anti-borboniche che a mio avviso sono tra le più significative.
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Fig. 2. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Fig. 2bis. Medaglia 1820.
(Argento dorato in fig. 2 ed argento in fig. 2 bis). Ø
36 mm. Coniata a Palermo. Per la rivoluzione del 1820
(opus:?). Al dr./ Figura muliebre coronata da una corona
di rose (Santa Rosalia
[1])
stante di fronte, tiene un crocefisso nella mano destra
e una bandiera al vento nella sinistra e volge lo
sguardo a un’aquila coronata (allegoria di Palermo) ad
ali spiegate. Al rov./ IL 17.LUGLIO / 1820./ MEMORABILE
/ PER / LA VITTORIA. (Ricciardi -). Von Heyden 326, 327.
Brambilla 131. D’Auria 137). Clicca sull'immagine per
ingrandire. |
Medaglia rara, coniata in
Palermo ed usata come distintivo dai membri della giunta municipale
di Palermo costituita in seguito alla rivoluzione del 17 Luglio 1820.
(Medagliere del Sen. G.B. Camozzi – Verteva, Bergamo).
Nastro
turchino-rosso-celeste.
Nota: Dopo i
movimenti costituzionali e carbonari, capeggiati dal generale
Guglielmo Pepe, Re Ferdinando accettò il 13 luglio 1820 una nuova
Costituzione, ma a Palermo tale notizia spinse la popolazione alla
rivoluzione ed il 17 luglio la guarnigione borbonica venne
definitivamente sopraffatta; pochi giorni dopo si instaurò una
Giunta di Governo che decretò la coniazione di questa medaglia
denominata anche «Medaglia di Santa Rosalia», la Patrona palermitana
è infatti rappresentata al diritto assieme l’aquila, simbolo
cittadino.
La repressione borbonica non
tardò però a venire: il 5 ottobre dello stesso anno il Principe di
Paternò, presidente della Giunta, firmò la resa di Palermo. Non ho
rintracciato altre fonti su questa medaglia, per cui non sono
definite le modalità di conferimento fra i due differenti gradi
dell’insegna e la colorazione del nastro rimane, con riserva, quella
attribuita dal Von Heyden che la definisce dei “colori dei
Carbonari”.
In realtà, secondo le cronache
riportate dal Comandini (op. cit.) i colori carbonari portati su
coccarde e drappi erano il nero con il celeste ed il rosso, mentre a
Palermo i rivoluzionari si fregiavano di nastri e coccarde gialle.
[Fonte: Brambilla, le
medaglie italiane negli ultimi 200 anni, Milano, 1985] |
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Fig. 3. Clicca sull'immagine per ingrandire |
Fig. 3bis. Medaglia 1848.
(argento fig. 3 e bronzo fig. 3 bis) Ø 32 mm. Coniata a
Palermo. Per la rivoluzione siciliana del 1848 (opus:
Giuseppe Barone) (Nastro di colore verde orlato a
sinistra di rosso e a destra di bianco) Al dr./ La
Sicilia, stante con la spada nella destra, rivolta verso
lo scudo dei Savoia, raggiante in alto. In fondo l’Etna
in eruzione. Ai piedi della figura scudo con la
Trinacria e cornucopia. Al rov./ * INIZIO DEL
RISORGIMENTO D’ITALIA, al centro SICILIA / 1848 (von
Heyden 367, 368. Ricciardi 187. Brambilla 295). Clicca
sull'immagine per ingrandire. |
In questa rara medaglia è
raffigurato al dritto lo stemma di Savoia raggiante verso il quale è
rivolta la Sicilia, ciò vuole simboleggiare l’offerta di annessione
della Sicilia al Regno di Sardegna fatta a Carlo Alberto durante i
moti del 1848.
Essa fu coniata con Decreto
Luogotenenziale del 14-2-1861, n° 30, a firma del marchese Massimo
Cordero di Montezemolo, fu istituita questa insegna”da distribuirsi
a tutti coloro che faranno constatare…. Di aver preso importante
parte sia politicamente, sia militarmente ai gloriosi fatti del
1848…. In Sicilia”.
La medaglia in argento fu
assegnata ai componenti del Governo Provvisorio di Palermo e ai
mutilati o feriti nei fatti d’arme, in bronzo per tutti gli altri.
L’unica medaglia in oro fu conferita, con decreto luogotenenziale
del 11-1-1862, n° 82, a Ruggiero Settimo.
La distinzione tra i due tipi
è in sostanza nel conio del dritto, rimanendo invariato il rovescio;
impossibile stabilire con certezza quale sia stato il primo in
ordine cronologico, in ogni caso si tratta di esemplari sicuramente
originali e conferiti in origine.
La differenza più evidente si
rileva nell’inclinazione in senso antiorario dello scudo raggiante
di Savoia: nel tipo A i bracci orizzontali della Croce puntano sul
viso della donna raffigurante la Sicilia, nel tipo B i bracci
puntano invece sul suo seno scoperto.
Altre differenze si
evidenziano nel profilo montuoso di sfondo e nel fumo uscente
dell’Etna che nel tipo A punta a sinistra, rimanendo quasi verticale
nel tipo B.
[Fonte: Brambilla, le
medaglie italiane negli ultimi 200 anni, Milano, 1985] |
Fig. 4. Medaglia 1848.
Bronzo Ø 53,2 mm. Coniata a Palermo. Per omaggio a
Ruggiero Settimo durante la rivoluzione siciliana.
(opus: Giuseppe Barone) Al dr./ RUGGIERO SETTIMO PRES .
DEL COMITATO GEN.DI SICILIA Testa del Presidente a
sinistra; sotto, G.BARONE F. e all'esergo, 1848. Al rov./
INDIPENDENZA / E / LIBERTA’ centro giro di rami di
quercia annodati e, in basso, BARONE DEDICA. (Ricciardi
188. D’Auria 215). Clicca sull'immagine per ingrandire.
Link alla pagina delle medaglie siciliane |
(Num. 226) Decreto che permette nella Zecca
Nazionale la coniazione di una medaglia che perpetui la memoria del
riscatto della Sicilia.
Palermo, 7 settembre 1848.
Parlamento
Generale di Sicilia
Il Parlamento:
Veduta la petizione di D. Francesco Antonuzzi, amministratore della
Zecca e Garentia, di poter battere in questo stabilimento una
medaglia tramandatrice ai posteri dell’epoca del nuovo riscatto
della Sicilia, e del Cittadino che ne moralizzò la rivoluzione,
Decreta:
Art. unico. E’ data autorità al Potere esecutivo di permettere, che
nella Zecca nazionale sia coniata in quel numero, che sarà ricercato
dai commettenti, una medaglia mostrante nel dritto l’effigie del
primo cittadino Ruggiero Settimo, colla leggenda “Ruggiero Settimo
Presidente del Comitato generale di Sicilia nel 1848” e nel rovescio
una ghirlanda col motto “Indipendenza e libertà.”
Fatto e deliberato in Palermo li 7 settembre 1848. |
"Cfr. Danilo Maucieri, "E Ruggero Settimo battè...medaglia!", in
Cronaca Numismatica n°206 aprile 2008, pagg.62/63 ".
Ruggero Settimo. Dipinto
olio su tela. Palermo, Museo del Risorgimento. |
Ruggero Settimo
(Palermo, 19 maggio 1778 – Malta, 12 maggio 1863) è stato un
ammiraglio, patriota e politico italiano. Fu Presidente del Senato
del Regno d'Italia dall'inizio dell'VIII legislatura alla morte.
Ammiraglio della flotta borbonica, aderì e si prestò al movimento
liberale. Caldeggiò la promulgazione della costituzione e fu
ministro del Regno delle Due Sicilie. Si dimise subito dopo
l'abrogazione della carta costituzionale e lascio la vita politica.
Visse e operò per molti anni a Caltanissetta,dove viene ricordato
con il nome del Liceo Classico della città. Viene ricordato come uno
dei maggiori protagonisti della rivoluzione d'indipendenza siciliana
durante i moti del 1848. Sarà eletto capo del governo
rivoluzionario, mantenendo la carica per sedici mesi. Soffocata la
rivoluzione dall'esercito borbonico, fuggì esule a Malta, ove fu
accolto con gli onori di Capo di Stato. Dopo l'Unità d'Italia (1861)
verrà eletto alla carica di Presidente del Senato del nuovo
Parlamento del Regno d'Italia. Morirà nel 1863 durante il mandato,
pur non avendolo mai accettato (rimase esule a Malta sino all'anno
della morte).
[Fonte:
Wikipedia] |
Fig. 5. Medaglia 1856.
Piombo Ø 44,6 mm. Per l’attentato di Agesilao Milano e
la congiura di Bentivegna (opus:?). Al dr./ SOLO IN
PIENA LUCE A VISO APERTO SI LEVO’ CONTRA L'EMPIO
ACCAMPATO E POTENTE REDENTORE CIVILE A.MILANO Il capo
del giustiziato regicida affiora dalle acque del golfo
di Napoli; sullo sfondo il Vesuvio. In basso. 1856. Al
rov../ IMPAZIENTE CON POCHI RUPPE GUERRA ALLA MALA
SIGNORIA PRELUDENDO COL PROPRIO SANGUE ALL'ITALICA
LIBERTA’ 1856 Il Bentivegna, in ginocchio in procinto di
essere fucilato, si strappa la benda dagli occhi.
All'esergo, F.BENTIVEGNA. Sul plinto, P.T.F. (Ricciardi
215. D’Auria 251). Clicca sull'immagine per ingrandire. |
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Opuscolo
biografico di Agesilao Milano stampato a Napoli tra il 1856 ed il 1860. |
Agesilao
Milano, disegno da CDV prodotta tra il 1856 e il 1860. |
Agesilao Milano
(San Benedetto Ullano (CS) 1830 - Napoli 1856). Entrò nell'esercito
borbonico, soprattutto per mantenere la famiglia; ma ben presto, deluso
dal trattamento ricevuto, cominciò a tramare contro il governo. L'8
dicembre del 1856, giorno dell'Immacolata Concezione, Ferdinando II
assistette a Napoli alla Santa Messa con tutta la famiglia, agli alti
funzionari governativi e moltissimi nobili del suo seguito. Dopo la
celebrazione, il sovrano passò in rassegna, a cavallo, allo sfilare
delle truppe (25.000 soldati) sul Campo di Marte. Fu allora che Agesilao
Milano, rotte le righe, si lanciò sul re e riuscì a ferirlo con un colpo
di baionetta: il colpo fu miracolosamente attutito dalla fonda delle
pistole sospese sulla sella del cavallo, ma fu comunque profondo, ed il
re se la cavò con un grosso spavento. La sera stessa fu salutato con
tripudio e feste grandi dal popolo per lo scampato pericolo.
Agesilao Milano
fu prontamente bloccato da un colonnello degli ussari, Conte Francesco
de la Tour en Voivre ed arrestato, quindi processato per direttissima e
senza difesa, pochi giorni dopo. Alla corte che lo condannò, nonostante
avesse agito da solo, si dichiarò disposto a rivelare i nomi e i ruoli
di mandanti dell'attentato, ma non venne ascoltato. Agesilao Milano fu
condannato il 12 dicembre ed impiccato il giorno dopo in Piazza del
Mercato, al grido di Viva l'Italia e la
Libertà;
il suo corpo fu gettato nella fossa comune del cimitero della contigua
Chiesa del Carmine. Se i Borbone lo dipinsero come un criminale e
traditore, i monarchici piemontesi lo esaltarono come un eroe nazionale.
Il suo attentato,
alla lunga, riuscì: Ferdinando II non guarì mai completamente dalla
ferita, che con gli anni gli creò complicazioni sfociate in una malattia
infettiva, che portò il re alla morte nel 1859. Lo stesso Francesco II,
figlio di Ferdinando, subì anni dopo degli attentati che miravano a
vendicare il Milano.
Quando Garibaldi
entrò a Napoli nel 1860, uno dei primi provvedimenti fu quello di
riconoscere un vitalizio mensile di 30 ducati alla madre, ed una dote di
2000 ducati alle sorelle di Milano.
Francesco
Bentivegna
(Corleone, 4 marzo 1820 - Mezzojuso 20 dicembre 1856) fu un patriota
italiano, protagonista della rivolta anti-borbonica in Sicilia. Nato da nobile
famiglia, giovanissimo aderì ai moti patriottici del suo tempo. Fu
eletto deputato di Corleone nel 1848 e nello stesso anno nominato
governatore militare del distretto corleonese. Tornati al potere i
Borbone, il Bentivegna rimase in Sicilia e collaborò a vari tentativi
insurrezionisti, finché nel 1853 fu catturato ed imprigionato, per
essere poi liberato nell'agosto del 1856. Nel novembre
dello stesso anno fu al comando del tentativo di sollevazione insieme a
Salvatore Spinuzza di Cefalù. Dopo che gli insurrezionisti furono messi
in fuga dalle truppe borboniche, il Bentivegna fu catturato il 3
dicembre e condannato a morte mediante fucilazione.
[Fonte:
Wikipedia] |
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Trascrizione del documento originale
ritrovato all’interno dell’astuccio della medaglia del 1856 dove si
legge chiaramente che si tratta proprio della medaglia donata da Carlo
Pisacane al Dr. Achille Sacchi prima di partire per la sfortunata
spedizione di Sapri:
"Medaglia per l’emigrazione
italiana raccolta in Genova fu coniata nel 1856-57 ad onore e memoria di
Agesilao Milano e F.Bentivegna fucilati dal Borbone di Napoli per
cospirazione politica del 1856 (?) …della provincia di Terraferma, aveva
tentato di uccidere il re in una parata per iniziare con questo fatto
un’insurrezione nel regno, Bentivegna cittadino palermitano aveva
tentato di iniziare l’insurrezione in Palermo.
Questa medaglia, coniata per
sottoscrizione, fu data dall’illustre patriota Carlo Pisacane (che morì
capitanando l’ardito tentativo di Sapri del 1857 aveva fra gli
iniziatori della sottoscrizione) al Dottore Achille Sacchi che aveva
preso parte alla sottoscrizione in Genova nel 1857 poco prima che
Pisacane partisse con Nicotera, Falcone e pochi altri, per l’eroico
sbarco a Sapri.
Notizia raccolta dalla bocca del
padre Achille Sacchi
Maria Sacchi"
Carlo Pisacane
“Eran trecento, eran giovani e
forti e sono morti” cantava Luigi Mercantini ne “La
Spigolatrice di Sapri”, idealizzando le loro imprese.
L'autore ringrazia per la
gentile collaborazione Don Luigi Castiello ed i Sigg. Adriano ed
Alessandro Brambilla
Note
Articolo pubblicato nell’Aprile 2009
Pubblicazione on-line del Maggio 2009 |
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