Numismatica

Nota su alcuni conii falsi per la contraffazione moderna di Tarì di Ruggero I d’Altavilla

di Gionata Barbieri

Fig. 1: conii falsi

Recentemente in una vendita del Web, attraverso un noto sito di commercio on-line che dedica una sezione specifica alla Numismatica, sono apparsi all’asta numerosi lotti costituiti di conii fasulli per l’imitazione di svariate monete antiche o medioevali. L’inquietante assortimento comprendeva coppie di conii di dritto e rovescio per monete puniche siciliane, monete siracusane di periodo greco, monete medioevali normanne, sveve ed aragonesi, etc.. Di questo contesto tanto vasto quanto preoccupante considererò, in tal sede, solamente le matrici atte alla fabbricazione dei falsi normanni proposti, nello specifico più tipi di tarì di Ruggero I d’Altavilla (regnabat 1060 ca.-1101), Conte di Calabria e Sicilia.

Il lotto sub judice (Fig. 1) conteneva in particolare sette conii, in taluni casi con accoppiamenti per dritto e per rovescio, finalizzati ad imitare certamente alcuni tarì aurei siciliani di Ruggero I (in numero pari a cinque, secondo uno schema Dritto-Rovescio, Dritto-Rovescio, Dritto-?, possibile un riutilizzo di uno degli altri conii di rovescio – le ragioni saranno note a breve) ed un non ben identificato tarì con accoppiamento Dritto-Rovescio (essendo l’immagine di bassa risoluzione, non è ben chiara la coppia a quale tipo monetale si riferisca, probabilmente trattasi di una imitazione rifacente alle tipologie di tarì di Ruggero II, Re di Sicilia, battute tra il 1130 ed il 1140 nelle zecche di Palermo e Messina e recante su di un lato la croce potente cantonata da IC-XC-NI-KA). I tipi che si riescono ad individuare attraverso le matrici, anche senza far riferimento ad una impronta, sono rispettivamente Spahr p. 143 n. 27 (per certo almeno il dritto), un tipo molto simile a Spahr p. 142 n. 14, ma relativamente similare anche alla tipologia Spahr p. 142 n. 12 (per certo almeno il dritto), infine il tarì classificato da Spahr a p. 141 n. 12, che per alcuni aspetti ricorda anche il tipo di p. 143 n. 23 (ma con globetto in alto). In Fig. 1, per facilitarne la visione, sono stati evidenziati i dritti principali (D/) riconosciuti. Tutti questi tarì presentano al dritto il tipico “Tau”, più o meno decorato ed attorniato da punti disposti in maniera variegata, secondo schemi già noti e precedentemente indicati. In questa breve nota sto considerando il lato della moneta recante la croce come dritto, adeguandomi alla prassi cui si riferisce Lucia Travaini, opposta a quella utilizzata in Grierson-Travaini, che solo in alcune classificazioni discorda rispetto all’uso di Spahr. Bisogna essenzialmente ricordare che il formalismo dell’identificazione del dritto, in questi casi, risulta poco utile e di difficile attuazione, in quanto coesistono in questi nummi entrambi i criteri di classificazione del lato (come dritto), sia secondo la consuetudine in uso presso gli studi islamisti che presso quelli filo-latini o filo-greci. Provo ad essere più chiaro: negli studi numismatici islamisti il dritto è considerato solitamente quale lato della moneta recante la Professione di Fede dell’Islam, invece la nostra convenzione è quella di considerare come dritto il lato recante una indicazione dell’autorità emittente. Ebbene nel caso delle serie monetali che si stanno considerando, sono presenti diversi scenari che complicano la classificazione, infatti se su un lato campeggia la croce e l’indicazione del nome del sovrano (i.e. Ruggero I in cufico), mentre sull’altro lato vi è la legenda costituita dalla Professione di Fede in cufico, altri tipi con la croce invece risultano essere anonimi o non ben leggibili, presentando comunque il Credo islamico sull’altro lato, oppure addirittura esistono esemplari che da un lato recano la croce nel campo, dall’altro legenda grande cufica nel campo a nome del sovrano. Ne consegue una concreta difficoltà di scelta di un modello unico da seguire secondo i criteri tradizionali.

Passiamo adesso alla descrizione dettagliata dei tipi monetali riconosciuti dalle immagini dei conii. La croce a forma di “Tau” assume fattezze diverse per ogni tipo considerato, alcune volte molto sottile ed altre volte con spessore più ampio, inoltre ai lati vengono rappresentati dei globetti, mentre in posizione superiore rispetto all’elemento orizzontale della croce campeggiano, secondo i casi, uno (Sp. nn. 12, 14) o tre punti (Sp. n. 27). Intorno alla croce vi è disposta una legenda circolare cufica indicante il nome del sovrano ed il titolo, anche se è da sottolineare che nella maggior parte dei casi tale legenda è sfigurata o illeggibile perché fuori dal tondello. Al rovescio invece vi è la legenda cufica disposta su tre righe (ecco perché il riutilizzo del lato) che invoca Shahadah, ossia la Professione di Fede islamica (“se non Allah … non c’è dio”) e la Missione Profetica di Maometto (“Muhammad è l’inviato di dio”) (Fig. 2). Il giro dei rovesci è sempre occupato da una legenda in caratteri cufici recante, se leggibile, indicazione di zecca e data. In particolare la produzione originale di tali tipi monetali che i conii intendono contraffare, è da collocarsi nel periodo 1085/87-1101, ed attribuibile con certezza alle zecche di Palermo ed Agrigento (secondo i tipi, i.e. cfr. Travaini), possibilmente però anche quella di Messina.

Codeste emissioni di cui si tenta la falsificazione, non risultano essere particolarmente rare, ma ciò non significa che tali conii siano da sottovalutare. Il problema, o per meglio dire la pericolosità principale, risiede nel fatto che l’eventuale acquirente dei falsi possa scontrarsi con la non facile lettura delle parti scritte a grafia cufica, solitamente ai più ostiche da interpretare rispetto a monetazioni con alfabeti prossimi al nostro. Allora assume particolare importanza ed utilità la possibilità di analisi dei dettagli della moneta fasulla, che si sta ipotizzando possa essere stata prodotta a partire da una delle coppie dei conii descritti. Anzitutto potrebbero essere decisive all’identificazione del falso in oggetto, le forme dei caratteri arabi su tre linee, visibili in negativo dalle immagini dei conii di rovescio, le quali si presentano estremamente approssimative, quasi abbozzate, rozzissime. Tutto ciò stride con la realtà e la tipicità delle emissioni autentiche, che pressoché sempre, per ciò che concerne la Professione di Fede islamica e la Missione Profetica, sono caratterizzate da una notevole cura e precisione, ancor più se poi si fa riferimento alle incomplete e sfigurate legende circolari apposte sui dritti e sui rovesci. Altro criterio da tenere bene a mente è la possibilità di carpire se una eventuale evanescenza dei caratteri del nummo sia dovuta al fatto che esso è sciupato e logoro (il caso originale), oppure se la fenomenologia è da collegarsi ad una azione artificiale umana (levigatura, ritocco con l’intento di “simulazione dell’antico” con bulino oppure utensile o corpo dotato di superficie abrasiva, che lasciano segni difficilmente colmabili a perfezione) oppure ad una imprecisione di produzione (caratteri o parti salienti mancanti, inesattezze di raffigurazioni, residui e scorie di fabbricazione moderna). Inoltre un’altra spia della non genuinità della moneta può essere la compattezza, la forma di aggregazione del supporto metallico, che potrebbe tradire un’origine diversa da quella autentica.

A prima vista i conii sembrerebbero essere stati realizzati in acciaio ed ottenuti probabilmente per fusione. Quindi le monete false prodotte attraverso una coppia di queste matrici, risulterebbero essere ottenute per coniazione con conii che a loro volta sarebbero stati ottenuti appunto per fusione dagli originali. In tal caso avremmo contorni sfumati e caratteri non netti rispetto agli originali.

L’evidenza di una risaputa produzione di falsi per coniazione e non per fusione o presso-fusione, si conferma essere un dato preoccupante. Più allarmante ancora è la competizione malsana generata per accaparrarsi i lotti contenenti questi conii falsi!

Il venditore ha pubblicamente dichiarato che i conii risalgono a circa venti anni fa, ma non posseggo mezzi per poterlo stabilire con certezza. Quindi non è possibile escludere (anzi è presumibile) che contraffazioni ottenute da almeno una delle coppie di conii in esame, siano già state immesse nel mercato prima della vendita nel web.

Concludo la nota ricordando che i falsi vanno anzitutto combattuti attraverso la conoscenza e la diffusione di tutti gli strumenti informativi necessari alla loro identificazione. Questi aspetti da soli però non bastano. Essi possono soltanto coadiuvare un basilare ed intenso impegno personale nello studio dei dettagli utili all’operazione di riconoscimento. Insomma è compito dello studioso coscienzioso una convinta applicazione accompagnata, se possibile, dall’acquisizione delle esperienze altrui, realizzando così una sorta di sforzo collettivo ed istruendo le altre persone interessate (che magari possono essere all’oscuro su temi di comune interesse). Quanto appena scritto rappresenta la ragione per cui non ho inserito, nella presente nota, alcuna immagine dei tipi monetali autentici che sarebbero oggetto di falsificazione con i conii illustrati. Spero di stimolare il desiderio della ricerca e della comparazione nel lettore, che dispone con la visione di questo articolo, di qualche valido mezzo contro gli specifici falsi ottenibili dai conii esaminati.

Comunque il più grande auspicio che la comunità numismatica può esprimere sulla questione, è che vi sia l’acquisizione dei conii seguita dalla distruzione immediata di essi.

Fig. 2: legenda araba del rovescio, ossia Shahadah (“se non Allah / Muhammad è l’inviato di dio / non c’è dio”)


Abbreviazioni presenti nel testo

  • Grierson P., Travaini L., Medieval European Coinage Vol. 14, Italy (III), South Italy, Sicily, Sardinia, Cambridge, 1998.

  • Spahr R., Le monete siciliane dai Bizantini a Carlo I d’Angiò (582-1282), Graz, 1976.

  • Travaini L., La monetazione nell’Italia normanna, Roma, 1995.


Pubblicazione cartacea originale: "Monete Antiche", 50 (2010), pp. 39-41


Pubblicazione on-line a cura del Portale del Sud, settembre 2010

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