Città circondata da uliveti, famosa fin dall'antichità per l'eccellenza dell'olio delle sue campagne, sorge intorno alla gravina del torrente Tiflis. Abitata dai Peucezi, Bitonto inizialmente fu legata a Sparta, attraverso Taranto, poi divenne oppidum della provincia romana di Calabria, lungo la via Traiana.
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Ceramica Attica, corredo funerario V-IV
secolo a.C. lekytos,aryballos, e vari kylyxl |
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Cratere a colonnette (attico) V-IV secolo
a.C. |
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Necropoli del IV secolo a.C., via
Megra |
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Necropoli della Chinisa, IV secolo a.C. |
Sepoltura del V-IV secolo a.C. con ceramica
attica, cratere a colonnette e Lekythos |
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Fiorente città libera dall'XI secolo, fece poi parte del Regno di Sicilia (Napoli) fino all’unificazione italiana del 1861. L’origine del nome è incerto. Secondo alcuni deriverebbe da Bytontinòn, ossia gente di Botone, re del popolo illirico
che avrebbe, secondo le leggende, fondato la città. Secondo
studi recenti, il significato di
Butuntum o
Botuntum,
sarebbe invece: “città dove
sotto scorre acqua” [dal greco
“Bot” (o But): profondità dove scorre o stagna
acqua e “ntum”, suffisso che indica "città", al pari di
Tare-ntum, Sipo-ntum, Metapo-ntum]. Infatti, ai suoi piedi
scorreva (oggi non più) l'antico torrente Tiflis o Tifris, oggi
denominato "Lama Balice".
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Lama Majoris, fiume Tiflis, Bitonto
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Si entra nell'antico nucleo cittadino di impianto medievale, dominato dalla cattedrale romanica, oltrepassando porta Baresana, presso cui si erge la torre del castello
angioino
(secolo XIV). La chiesa di San Francesco d'Assisi fu eretta
nel 1283 per volere di Carlo d'Angiò e Sergio Bove,
Regio Giustiziere: dell'epoca sono la facciata gotica col portale e
l'elegante finestra trifora; nell'interno conserva pitture a fresco.
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Porta Baresana (affacciata sull'agro
barese) e Torrione angioino del XIV secolo. |
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Porta Baresana,
facciata Nord |
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Porta Baresana,
vista da Sud |
Il centro storico è, come detto, dominato dalla cattedrale, dedicata a San Valentino, che fu eretta nel Duecento ed è la più rappresentativa costruzione romanica pugliese.
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Cattedrale Romanica, X-XI secolo, veduta
esterna e, a sinistra, veduta prospettica delle navate
laterali e transetto |
L’edificio ripropone lo schema costruttivo di San Nicola di Bari con la fiancata destra intervallata da sei bellissime esafore che sormontano altrettante profonde arcate arcate cieche. La facciata ha tre portali, due bifore gemelle e un ricchissimo rosone che occupa la cuspide. Il portale principale è chiuso da colonne rette da leoni e sormontate da ippogrifi mentre l'architrave e la lunetta sono finemente decorate.
Nell'interno, a tre navate, si trova uno splendido ambone, realizzato nel 1229 dal
maestro Nicolaus del 1229. Mostra quattro personaggi in posizione frontale, uno seduto e tre in piedi, ed un uccello piumato (forse un'aquila), tradizionalmente identificati come membri della dinastia
sveva: Federico I Barbarossa, Enrico VI,
Federico II e Corrado, in una sorta di celebrazione per immortalare la dinastia.
Il parapetto della scala è una lastra scolpita con personaggi, probabilmente della casata sveva.
Nel maestoso interno, a tre navate, si trovano pregevoli arredi scultorei: una vasca battesimale monolitica del Xlll secolo; un pulpito della metà del Duecento. Sotto il vasto transetto si estende la cripta, con trenta colonne ornate da capitelli, decorata di pitture a fresco del XIV secolo.
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La cripta della Cattedrale Romanica X-XI
secolo
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Nel cortile dell'Episcopio è possibile visitare il lapidario del Museo Diocesano. Nel palazzo vescovile ha sede anche la pinacoteca. Vi sono esposti opere scultoree e materiali lapidei provenienti dalla cattedrale, pitture e statue in pietra e in legno dal Duecento al Seicento.
Gli scavi archeologici, da
poco terminati, che hanno interessato la cattedrale di Bitonto,
hanno portato alla luce le strutture della Basilica
paleocristiana, V-VI d.C., le strutture del tempio romano su cui
fu edificata e quelle preclassiche peucete.
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Il Grifo, basilica paleocristiana V-VI
d.C.
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Nelle vicinanze si trova la chiesa romanica di Santa Caterina di Alessandria; fuori del centro storico sorgono l'abbazia medievale di San Leo e le chiese di San Valentino (XII secolo) e del Crocifisso, barocca.
Nella settimana santa, a Bitonto si porta in processione il Legno Santo, che secondo la tradizione è il terzo frammento della croce di Gesù, che Elena, madre dell’imperatore Costantino, avrebbe rintracciato a Gerusalemme.
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Palazzo Vulpano 1500, famiglia di origine
ravellese |
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Palazzo Calò, loggiato 1500, sede della
Pinacoteca Nazionale De Vanna. |
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Palazzo dei Duchi de Lerma, 1600. |
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Chiesa di San
Gaetano, 1700 |
Piazza Cavour, attualmente al centro di un progetto
di recupero architettonico e urbanistico, ospita
alcuni dei monumenti della città, dove trovano sede
la Galleria Nazionale della Puglia "Devanna"
(Palazzo Calò), inaugurata il 18 Aprile 2009 e la
Pinacoteca di arte contemporanea, allocata nel
Torrione Angioino, XIII secolo, inaugurata in Maggio
2009.
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Torrione angioino |
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Torrione angioino |
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Il palazzo Vulpano, ora Sylos-Labini, del XVI secolo, ha un portale di tipo catalano e un cortile a loggia con decorazione rinascimentale a rilievo. Il museo civico ha sede nel settecentesco palazzo Rogadeo, che ospita anche la biblioteca civica. Raccoglie reperti archeologici della zona, oggetti dell'età risorgimentale e una pinacoteca.
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Sedile dei nobili
con peducci unghiati che racchiudono gli emblemi
araldici delle famiglie aventi diritto al seggio |
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Palazzo Rogadeo,
sede della Biblioteca Comunale e arco del Sedile dei
nobili. Sullo sfondo, palazzo Bove, potente famiglia
nobile di origini ravellese |
Museo archeologico di Bitonto, elmo
corinzio (sec. VI a.C.)
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Museo archeologico di Bitonto, olla
peucezia (sec. VI a.C.)
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Museo archeologico di Bitonto, ceramica
apula (sec. IV a.C.)
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Palazzo Sylos-Calò,
XV-XVI secolo, sede della Galleria Nazionale della
Puglia |
Il 26 maggio 1734, Bitonto fu teatro di una
famosa battaglia tra gli
Austriaci e gli Spagnoli del generale Montemar, ricordata ancor’oggi con sfilate in costume, che mise fine alla dominazione austriaca nel Sud. L'Obelisco fu posto a memoria dell'avvenimento.
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L'obelisco barocco in piazza
Cattedrale, costruito il 1731 quale ringraziamento
per lo scampato pericolo in seguito al terremoto che
devastò il Nord Barese. |
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L'obelisco in ricordo della battaglia
di Bitonto. |
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A seguito di questa battaglia, il ventenne
Carlo di Borbone salì al trono di Napoli e di Sicilia nel 1735. Con i Borbone, si formò a Bitonto il primo quartiere esterno alla cinta muraria, e si sviluppò la borghesia rurale, che determinò una prosperosa economia agricola.
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Medaglia 1735 in bronzo (per fusione) Ø 91 mm.
Omaggio a Giuseppe Carillo de Albornoz duca di Montemar per il
Regno conquistato (opus: Massimiliano Soldani-benzi).
Collezione di Rauso. Clicca sull'immagine per ingrandire. |
Nel 1852 venne edificato l'Istituto Maria Cristina di
Savoia (moglie di
Ferdinando II di Borbone, Re del Regno delle Due
Sicilie). La grande opera fu realizzata per accogliere
le giovani orfane, e testimonia la solidarietà nazionale
vigente all’epoca nelle Due Sicilie. Nel 1998 i
Bitontini dedicarono a
Ferdinando II di Borbone, la piazza antistante
l'edificio e scoprirono, all'interno dell'Istituto, un
busto bronzeo in suo onore.
L'Istituto "Maria Cristina di Savoia" |
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Inoltre,
Bitonto ha inteso onorare anche un suo figlio, il
Generale del Regno delle Due Sicilie Francesco Traversa,
caduto nell'assedio di Gaeta nel 1861, affiggendo una
targa commemorativa sulla casa natale. La cerimonia si
svolse il 1998 alla presenza di un picchetto d'onore
della Scuola Militare della Nunziatella.
Monetazione
di Butuntum
a cura di Gianfranco
Lillo
(Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera) La monetazione di Butuntum riguarda le monete coniate a
Butuntum, una città situata nel sito dell'attuale Bitonto. Il
centro si trovava nell'antica Calabria, regione che corrisponde
grosso modo alla parte meridionale della moderna Puglia.
Catalogazione
Il riferimento usato di norma
per monetazione di Butuntum è Historia Numorum - Italy, un testo
pubblicato in Gran Bretagna nel 2001 a cura di un gruppo di
numismatici coordinato da Keith N. Rutter. Nei cataloghi si
trova un riferimento del tipo "HN" o "HN Italy" seguito dal
numero, da 753 a 756. Altre fonti di catalogazione sono le
Sylloge Nummorum Graecorum. In genere sono usate le più recenti
o più diffuse, come quella dell'American Numismatic Society,
quella di Copenaghen e quella di Francia. Dato che si tratta
esclusivamente di bronzi è anche usata la Sylloge della
collezione Morcom, una collezione di bronzi dell'Occidente
greco, con sede in Gran Bretagna. Nei cataloghi si trova
un'indicazione abbreviata della Sylloge, del tipo "ANS", "Cop.",
"France" o "Morcom", seguita dal numero della moneta
raffigurata. Per la monetazione di Butuntum è stato pubblicato
nel 2011 un testo intitolato La zecca di Butuntum.La coniazione
è valutata nella metà del III secolo a.C., prima della
fondazione del municipio romano, in base a considerazioni di
caratteri stilistico.
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Butuntum, Ae (III sec. a.C.)
(PArenTe 2003 n. 1287) |
Contesto monetario
I tipi presenti e le legende
usate inseriscono queste monete nell'area della monetazione
greca a pieno titolo.
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Moneta della zecca di BUTUNTUM (BYTON – TINΩN) III
sec. a.C. |
Monete
Sono note tre tipi, tutti in
bronzo. Seguendo l'ordine usato da Rutter et al., abbiamo: 1) Al
dritto è raffigurata la testa di Atena, volta a destra, che
indossa elmo corinzio con cimiero. Al rovescio è rappresentata
una spiga di orzo con due o quattro foglie. Al rovescio anche la
legenda, ΒΥΤΟΝ-ΤΙΝΩΝ, scritta su due righe, ai lati della spiga.
Il tipo della spiga di orzo caratterizza gran parte della
monetazione di Metapontum. Questa moneta è catalogata come HN
Italy 753, ed è presente in SNG ANS 659-661. 2) Al dritto è
raffigurata una conchiglia, mentre al rovescio è raffigurato un
giovane a cavallo di un delfino. Quest'ultimo tipo caratterizza
in particolare le monete di Tarentum. 3) Civetta su ramo d'ulivo
al dritto mentre al rovescio c'è un fulmine alato. Il dritto è
presente nei rovesci delle monete di Atene. Il rovescio è
ampiamente diffuso e per lo più fa riferimento a Giove. Historia
Numorum Italy cita anche una quarta moneta, con un granchio al
dritto e l'etnico al rovescio. Sulla reale esistenze di questa
moneta però non si hanno notizie sicure.
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Moneta coniata dalla zecca di Butuntum, III secolo
a.C., raffigurante giovane che cavalca un delfino (Taras – fondatore
di Taranto-) e una conchiglia . in questa moneta è evidenziato il
rapporto politico, culturale e commerciale che Butuntum aveva con
l’area delle colonie greche e con Taranto in particolare, attraverso
l’assunzione di simboli propri di quella città. |
Legende
L'unica legenda presente è
l'etnico, ΒΥΤΟΝ-ΤΙΝΩΝ, byton-tinōn cioè "dei bitontini", scritto
in greco con alfabeto greco. L'uso del nome degli abitanti al
genitivo plurale è la norma, diffusa ovunque nel mondo greco
classico. Pesi e misure Historia Numorum Italy riporta i
seguenti pesi e diametri delle monete: rif. peso diametro 1 5,7
- 8,8 g 18 - 20 mm 2 3,7 - 4,5 g 17 mm 3 2,2 - 3,3 g 15 mm
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Civetta su ramo / Fulmine ed etnico (ΒΥΤΟΝ ΤΙΝΩΝ) su
due righe |
Si ringrazia il sig. Gianfranco Lillo per la preziosa
collaborazione alla realizzazione della pagina
Bibliografia, fonti e riferimenti
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