Quale fosse stato fino all'agosto del 79 l'aspetto del litorale tra
Napoli e Sorrento non è difficile da immaginare, essendo un
susseguirsi continuo di ville private e di costruzioni pubbliche di
straordinaria bellezza. Il tipo edilizio adottato, infatti, teneva
prioritario conto del panorama, per cui alla tradizionale abitazione
romana, sostanzialmente chiusa, si era sostituita una variante con
ampie aperture sul mare e con terrazzi e giardini degradanti sulla
spiaggia. Non di rado completavano la struttura vasche per
l'allevamento di pesci e molluschi, nonché piccole darsene per le
imbarcazioni da diporto.
Pompei, Villa di Cicerone, mosaici
Di tale splendida produzione architettonica innumerevoli affreschi
ci hanno tramandato un ampio repertorio. Non mancavano, a brevi
intervalli, neppure dei porticcioli propriamente detti, utilizzati
saltuariamente dalle navi della flotta e sistematicamente dai
pescatori locali: quello di Ercolano doveva essere di discreta
grandezza e di apprezzabile qualità. Simile, e forse anche più
riparato, quello appena più a sud alla base del promontorio di Torre
del Greco, già in precedenza delineato, ideale per la sua
copiosissima sorgente. Ancora più a sud si offriva l'insenatura di
Punta Uncino, oggi quasi completamente insabbiata, e quindi quella
formata dalla foce del Sarno, indicata dall'antistante isolotto di
Rovigliano. Ultimo il porticciolo di Stabia, nell'area degli attuali
cantieri navali.
Lo scoglio di Rovigliano,l'antica Pietra d'Ercole
Altre insenature naturali trasformate in darsene private si
susseguivano lungo il versante campano della penisola sorrentina,
fino all'estremità di Punta della Campanella. Fra le più suggestive
quella della villa di Pollione, presso Massa Lubrense.
Prescindendo
dall'arretramento e dall'avanzamento della linea di costa, più o
meno ampi a seconda della precisa zona, la maggiore modifica della
morfologia ambientale verificatasi dal I secolo ad oggi, è relativa
alla foce del Sarno. All'epoca l'intera contrada appariva come una
piccola palude costiera, con acque salmastre basse ed intervallate
da dune basse affioranti. Formalmente, quell'insenatura, rientrando
di quasi un chilometro rispetto all'attuale linea di costa,
spingendosi quasi a ridosso delle mura di Pompei, originava una
sorta di piccolo golfo al centro del golfo di Napoli. Costituendo un
ancoraggio spazioso e riparato, una laguna particolarmente pescosa
ed al contempo una comoda via d'acqua verso l'interno, essendo il
corso del Sarno molto più largo dell'attuale e navigabile, appare
probabile che un gran numero di abitazioni fosse insediato in quei
paraggi, forse un vero e proprio borgo marinaro. Dalla sia pur
schematica descrizione è agevole dedurre la pletora di imbarcazioni,
dal piccolissimo peschereccio alla grossa nave da trasporto,
ormeggiata costantemente nei porticcioli tra Napoli e Stabia. E per
conseguenza l'entità di quanti per pesca, commercio o svago le
utilizzavano quotidianamente, per non parlare di quanti le
costruivano e riparavano nei diversi cantieri distribuiti lungo il
golfo.
Pertanto, anche trascurando i battelli mercantili, intenti ad un
incessante andirivieni da quegli scali, innumerevoli legni a vela
solcavano il Golfo, costituendo, esattamente come oggi per le ville
residenziali lungo coste esclusive, un complemento immancabile delle
dimore patrizie. Moltissime barche ancora, più modeste e rozze,
vagavano sulle stesse acque giorno e notte, costituendo la pesca una
fondamentale risorsa per gli abitati rivieraschi. In conclusione non
faceva difetto alla popolazione della costa vesuviana nè la pratica
con il mare né la disponibilità di imbarcazioni: si potrebbe anzi
presumere che le vie del mare fossero di gran lunga più frequentate
di quelle terrestri.
il corso del Sarno, (Officio Topografico Regno di
Napoli, 1817, fgl. 82.57)
Più complesso ricavare, dalla teoria di ville affacciate sul mare e
dalla catena dei centri abitati con i relativi porticcioli, una
densità demografica media per l'intera fascia costiera vesuviana.
Per Ercolano è stata supposta una popolazione compresa fra i 5.000
ed i 10.000 abitanti, entità appena più modesta di quella di Pompei.
Quest'ultima, tuttavia, ritrovandosi alquanto più arretrata rispetto
alla spiaggia, gravava meno strettamente sulla stessa, in pratica
limitandosi a poco più della sua supposta borgata marittima. Quanto
ad Oplonti e Stabia trattandosi, rispettivamente, di una grossa
villa e di alcuni casali sparsi, non sembrano eccedere alcune
centinaia di residenti in tutto. Una stima prudente, pertanto,
farebbe ascendere il totale delle persone, stabilmente presenti alla
falde del Vesuvio, ad una decina di migliaia al massimo, distribuite
lungo un arco di una decina di chilometri e profondo verso l'interno
di un paio, da Ercolano e Stabia. Quindi una densità media normale
di circa 500 abitanti per chilometro quadrato, tra liberi e schiavi.
Tante costruzioni schierate lungo la costa, lasciano presumere una
retrostante rete viaria, facente capo a sua volta ad una strada
principale parallela alla costa stessa. La
Tabula Peutingeriana, infatti, la conferma certificando pure
che il suo tracciato non doveva discostarsi sensibilmente, forse
appena più avanzato, da quello adottato per la medievale Strada
Regia delle Calabrie, odierna Strada Nazionale tra Napoli e
Castellammare di Stabia. Percorso agevole, privo di strozzature e di
significative pendenze, capace perciò di assorbire un grande volume
di traffico, canalizzandolo, con una passeggiata di poche ore, verso
la Penisola Sorrentina o verso Napoli. In altre parole a distanza di
sicurezza dalle minacce del Vesuvio incombenti nel punto più stretto
della fascia costiera, individuabile, allora come ora, in
corrispondenza di Torre del Greco.
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