Nel 1816 Ferdinando I di Borbone, decise di costruire un nuovo palazzo per i suoi Ministeri e relative Segreterie di Stato su disegno degli architetti svizzeri Stefano e Luigi Gasse, e scelse l’area che apparteneva alla “Real Hermandad de Nobles Espanoles de Santiago”, che allora comprendeva: la Chiesa e dal Banco di San Giacomo, un ospedale non più in uso perché già soppresso da Murat nel 1809, il Monastero e la Chiesa della Concezione a Toledo.
Tutti questi edifici furono abbattuti, tranne la chiesa di San Giacomo divenuta poi parte integrante di “Palazzo San Giacomo”. La costruzione, fortemente voluta dal segretario di stato Medici, durò fino al 1825. Alla fine il palazzo comprendeva 816 stanze e 10 corridoi; dopo l’unità d’Italia, allorché le Due Sicilie divennero
province di un Regno lontano e Napoli e Palermo governate da Prefetti venuti da Torino, l'edificio venne “declassato” da sede dei Ministeri a sede dell’Amministrazione Comunale ed ospitò anche la Questura e l’Intendenza di Finanza.
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Chiesa di San Giacomo,
sagrato. Foto Ciro la Rosa, clicca per ingrandire |
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Chiesa di San Giacomo,
particolare sagrato con immagine dei Reali di Spagna. Foto Ciro la
Rosa.
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A testimonianza dell’antico splendore, resta una lapide di un Ministero e relativa Segreteria presso l’attuale entrata della Segreteria della Giunta. Entrando nel Palazzo sul pianerottolo dello scalone centrale si nota una testa di donna in marmo del periodo greco-arcaico, anticamente situata nella zona di Piazza Mercato nei pressi della Chiesa di San Giovanni a Mare: è uno dei monumenti più interessanti di Napoli in quanto si ritiene che rappresenti la
Sirena Partenope, e venne considerata il simbolo della città, chiamata
“a capa ‘e Napule” o “donna Marianna ‘a capa ‘e Napule”.
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Primitiva sistemazione della Capa 'e
Napule in piazza Mercato. Archivio Ciro La Rosa |
Venne ricordata nel 1975 dalla Repubblica di San Marino con una emissione filatelica e relativa cartolina Maximum, in occasione della Mostra del francobollo dei paesi Mediterranei tenutasi a Napoli in Palazzo Reale.
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Marianna a capa e' Napule |
E’ un esempio di novità sia tecnologica che urbanistica la galleria vetrata interna che collegava la piazza con via Toledo, poi resa inutile dalla realizzazione nel 1939 della sede centrale del Banco di Napoli che chiuderà il passaggio. All’esterno del Palazzo nell’angolo destro è incorporata la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, che da quattrocento anni è riconosciuta come Chiesa Nazionale Spagnola. Fu costruita nel 1540 da Ferdinando Manlio su ordine del vicerè Don Pedro da Toledo; poco si sa della sua struttura originaria, già nel 1740 subì radicali trasformazioni, ultima quella del 1815 con la costruzione del “Palazzo” da cui si accede attraverso un portale; notevole è il Portico in stile rinascimentale toscano, la maggior opera custodita all’interno della chiesa è il monumento funebre di Don Pedro da Toledo, che però non contiene le sue spoglie, in quanto egli morì a Firenze, mentre era in visita alla figlia Lenora consorte di Cosimo de Medici, e fu ivi sepolto nel Duomo. Il sepolcro di Napoli contiene invece la salma del figlio Garcia, morto nel 1570.
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Palazzo San Giacomo,
Monumento a Don Pedro de Toledo
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La piazza che ospita “Palazzo San Giacomo” era nota in passato con il nome di “Largo di Castello” in riferimento al Maschio Angioino, l’attuale toponimo di Piazza del Municipio fu adottato con delibera di G.M. del 13.4.1863, in sessione straordinaria, presieduta dal sindaco commendator Giuseppe Colonna con 36 voti favorevoli e 10 contrari.
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Palazzo San Giacomo,
Monumento a Don Pedro de Toledo. Foto Ciro La Rosa
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Nel maggio del 1884 fu avviato il famoso “Risanamento” che fu subito chiamato “Sventramento”, dal quale non scampò nemmeno la stessa “Piazza”. Abbattendo non solo costruzioni insalubri ma anche testimonianze che avrebbero dovuto essere conservate, il “Risanamento” apportò danni alla tradizione e memoria storica di Napoli Capitale: furono demolite 62 chiese e molti palazzi storici furono tagliati a metà, diverse opere d’arte scomparvero.
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Palazzo San Giacomo,
Monumento a Don Pedro de Toledo, particolare. Foto Ciro La Rosa
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Subì questa triste sorte anche il San Carlino, situato nella piazza, che era stato per più di un secolo il tempio della maschera più amata: Pulcinella, nei suoi panni si erano esibite intere generazioni delle grandi famiglie dei Cammarano e dei Petito, qui Ferdinando I venne ad applaudire, travestito da Lazzaro, ed anche ad abbandonarsi a gustosi battibecchi la sua amata maschera. I ceti popolari pagarono il tributo più alto al “Risanamento”, perché i prezzi delle nuove abitazioni risultarono del tutto proibitivi, e ben 13.000 persone persero la loro identità, ... ma questa è un’altra storia.
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Palazzo San Giacomo,
targa dei Ministeri
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Una radicale trasformazione la Piazza l’ebbe ad opera del sindaco Achille Lauro “o’ Comandante” che colse l’occasione dal fatto che i secolari alberi di leccio erano irrimediabilmente malati, li fece abbattere e vi pose al centro una serie di fontane.
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Palazzo San Giacomo,
Galleria vetrata
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La Piazza si chiude con il monumento a Vittorio Emanuele II, in cui la parte artisticamente apprezzabile è la bella statua di Partenope che si appoggia sul piedistallo, opera del napoletano Salvatore Cepparulo.
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Palazzo San Giacomo,
pianta, cortese concessione Archivio Storico Municipale Napoli
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Ciro La Rosa
Alcune delle immagini inserite nella pagina sono tratte dal sito del
Comune di Napoli
http://www.comune.napoli.it/ |