Le pagine di Napoli

La Chiesa di San Gennaro all'Olmo

Alla riscoperta della Domus Januaria

di Ciro La Rosa

La chiesa in prospettiva. Foto Ciro La Rosa

 

La data dell’edificazione della chiesa rimane ancor oggi incerta, alcuni studiosi la fanno risalire al tempo dell’Imperatore Costantino (IV secolo), mentre la maggior parte degli storici indica il 680 come anno della sua probabile edificazione per volontà del vescovo di Napoli Sant’Agnello. Prima della trasformazione in chiesa sullo stesso luogo sorgeva la sede di una delle più importanti tra le sette Diaconie [1] della città, ce era  stata corredata da numerose rendite in frumento, vino, soldi per le elemosine; qui dimorò uno dei più importanti diaconi “Giovanni Diacono”, vissuto tra il IX ed il X secolo, il quale lasciò molti scritti tra cui alcuni che illustrano la storia ecclesiastica e civile di Napoli, biografie dei Vescovi Napoletani e della storia del periodo ducale.

L'ingresso. Foto Ciro La Rosa

Le notizie certe dell'esistenza della chiesa si hanno dal VII secolo in poi, edificata come basilica paleocristiana a tre navate con archi che si impostavano su colonne antiche prese da materiale di scavo probabilmente dalle costruzioni del foro romano sito nelle vicinanze. La chiesa aveva il nome di “San Gennaro ad Diaconiam”, prima basilica edificata in città in onore di San Gennaro dopo quella eretta fuori le mura cittadine presso le catacombe a lui intitolate.

Lapide commemorativa. Foto Ciro La Rosa

Nell’VIII secolo le monache armene, per sfuggire alle persecuzioni degli iconoclasti in Oriente, si stabilirono a Napoli e trovarono riparo e accoglienza nella chiesa di San Gennaro; portarono con loro le reliquie di San Gregorio e il cranio di San Biagio, che venne custodito nella chiesa di San Gennaro fino alla costruzione di quella attigua di San Biagio Maggiore. Fino al XIV secolo in questi luoghi la santa Messa si celebrava sia in rito latino che in rito greco.

Una leggenda narra che nello spazio antistante la chiesa si trovava un albero di Olmo a cui tradizionalmente venivano appesi i premi per i vincitori dei duelli e dei tornei cittadini o utilizzato per il gioco della “cuccagna”, e questa caratteristica, nota in tutta la città, determinò il cambio del nome della chiesa che divenne San Gennaro all’Olmo.

Interno ingresso scalinata. Foto Ciro La Rosa

Nel 1583 vennero ritrovate le spoglie del vescovo San Nostriano e restituite al culto, tutt'ora conservate presso la chiese dei Santi Filippo e Giacomo. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo la chiesa fu ceduta con tutti gli edifici annessi alla “Congregazione dei 72 Sacerdoti”, fondata nel 1615, sotto l'egida di San Michele Arcangelo. La Congregazione ristrutturò e restaurò la chiesa secondo il gusto barocco dell’epoca. L'operazione modificò profondamente la struttura originaria della chiesa, che fino ad allora era rimasta sostanzialmente immutata; Il restauro, iniziato a fine XVII secolo, ha inserito nella chiesa decorazioni di stucchi, gli altari e le balaustre in marmi policromi e le ha dato il definitivo assetto decorativo in cui ancor oggi la vediamo.

Piazzetta dell'Olmo, chiesa San Biagio. Foto Ciro La Rosa

All’esterno, la chiesa ha una facciata neoclassica in stucco, dovuto ad un ulteriore restauro compiuto ai primi del novecento che inglobò una parte della strada prima esterna alla chiesa, evento documentato da una iscrizione posta all’ingresso della chiesa, datata 1908. All’interno degni di nota sono l’altare maggiore realizzato con marmi intarsiati e policromi, i pavimenti in maiolica databili a epoche diverse e l’organo e il coro, che si trovano nel sopra altare, deteriorati dal tempo ma che rappresentano un raro esempio settecentesco di coro e organo accomunati da un unico palchetto.

Lapide commemorativa. Foto Ciro La Rosa

La chiesa di San Gennaro all’Olmo è nota anche perché qui è stato battezzato il filosofo Giambattista Vico che abitava nella attigua strada di San Biagio dei Librai.

Giambattista Vico. Archivio Ciro La Rosa

Rimasta chiusa, murata, in uno stato di abbandono per quasi quaranta anni, la chiesa è stata ripristinata, ad opera della “Fondazione Giambattista Vico” sorta nel 1999, voluta da Elena Croce, Gerardo Marotta e presieduta da Vincenzo Pepe (www.fondazionegbvico.org). L'istituzione vichiana ha curato la prima sessione di restauro e la ricostruzione delle decorazioni della navata, mentre una seconda ha ricostruito il presbiterio con il cupolino e il recupero delle cappelle. Al di sotto dell'edificio vi è un'altra chiesa e una piccola cripta dove hanno trovato sepoltura molte persone del popolo. E’ iniziata anche l’accessibilità da parte di sempre più incuriositi visitatori, che vogliono scoprire uno dei luoghi più antichi, ma anche uno dei più dimenticati, del culto cristiano a Napoli.

Palazzo Domus Januaria. Foto Ciro La Rosa

Una curiosità: nel palazzo di fronte alla chiesa al numero 41 vi è un palazzo nel cui portale è inserito il busto di San Gennaro quale “chiave di volta”, una tradizione orale indicava qui come il luogo in cui sorgeva la “Domus Januaria”, la casa della famiglia di San Gennaro, nel 1949 è stata posta una lapide nel cortile che riporta tale tesi.

Palazzo Domus Januaria, chiave di volta con bassorilievo di San Gennaro.

Foto Ciro La Rosa

Ciro La Rosa (ego sum)

Giugno 2011


Nota

[1] Le Diaconie erano quei luoghi in cui i diaconi, scelti dal vescovo, dispensavano le elemosine per i poveri e gli orfani del quartiere e inoltre erano luoghi di sosta per i pellegrini.

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