La data dell’edificazione della chiesa rimane ancor oggi
incerta, alcuni studiosi la fanno risalire al tempo
dell’Imperatore Costantino (IV secolo), mentre la
maggior parte degli storici indica il 680 come anno
della sua probabile edificazione per volontà del vescovo
di Napoli Sant’Agnello. Prima della trasformazione in
chiesa sullo stesso luogo sorgeva la sede di una delle
più importanti tra le sette Diaconie
della città, ce era stata
corredata da numerose rendite in frumento, vino, soldi
per le elemosine; qui dimorò uno dei più importanti
diaconi “Giovanni Diacono”, vissuto tra il IX ed il X
secolo, il quale lasciò molti scritti tra cui alcuni che
illustrano la storia ecclesiastica e civile di Napoli,
biografie dei Vescovi Napoletani e della storia del
periodo ducale.
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L'ingresso. Foto Ciro La Rosa |
Le notizie certe dell'esistenza della chiesa si hanno
dal VII secolo in poi, edificata come basilica
paleocristiana a tre navate con archi che si impostavano
su colonne antiche prese da materiale di scavo
probabilmente dalle costruzioni del foro romano sito
nelle vicinanze. La chiesa aveva il nome di “San
Gennaro ad Diaconiam”, prima basilica edificata in
città in onore di San Gennaro dopo quella eretta fuori
le mura cittadine presso le catacombe a lui intitolate.
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Lapide commemorativa. Foto Ciro La Rosa |
Nell’VIII secolo le monache armene, per sfuggire alle
persecuzioni degli iconoclasti in Oriente, si
stabilirono a Napoli e trovarono riparo e accoglienza
nella chiesa di San Gennaro; portarono con loro le
reliquie di San Gregorio e il cranio di San Biagio, che
venne custodito nella chiesa di San Gennaro fino alla
costruzione di quella attigua di San Biagio Maggiore.
Fino al XIV secolo in questi luoghi la santa Messa si
celebrava sia in rito latino che in rito greco.
Una leggenda narra che nello spazio antistante la chiesa
si trovava un albero di Olmo a cui tradizionalmente
venivano appesi i premi per i vincitori dei duelli e dei
tornei cittadini o utilizzato per il gioco della
“cuccagna”, e questa caratteristica, nota in tutta la
città, determinò il cambio del nome della chiesa che
divenne San Gennaro all’Olmo.
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Interno ingresso scalinata. Foto Ciro La
Rosa |
Nel 1583 vennero ritrovate le spoglie del vescovo San
Nostriano e restituite al culto, tutt'ora conservate
presso la chiese dei Santi Filippo e Giacomo. Tra la
fine del XVI e l’inizio del XVII secolo la chiesa fu
ceduta con tutti gli edifici annessi alla “Congregazione
dei 72 Sacerdoti”, fondata nel 1615, sotto l'egida di
San Michele Arcangelo. La Congregazione ristrutturò e
restaurò la chiesa secondo il gusto barocco dell’epoca.
L'operazione modificò profondamente la struttura
originaria della chiesa, che fino ad allora era rimasta
sostanzialmente immutata; Il restauro, iniziato a fine
XVII secolo, ha inserito nella chiesa decorazioni di
stucchi, gli altari e le balaustre in marmi policromi e
le ha dato il definitivo assetto decorativo in cui ancor
oggi la vediamo.
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Piazzetta dell'Olmo, chiesa San Biagio.
Foto Ciro La Rosa |
All’esterno, la chiesa ha una facciata neoclassica in
stucco, dovuto ad un ulteriore restauro compiuto ai
primi del novecento che inglobò una parte della strada
prima esterna alla chiesa, evento documentato da una
iscrizione posta all’ingresso della chiesa, datata 1908.
All’interno degni di nota sono l’altare maggiore
realizzato con marmi intarsiati e policromi, i pavimenti
in maiolica databili a epoche diverse e l’organo e il
coro, che si trovano nel sopra altare, deteriorati dal
tempo ma che rappresentano un raro esempio settecentesco
di coro e organo accomunati da un unico palchetto.
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Lapide commemorativa. Foto Ciro La Rosa |
La chiesa di San Gennaro all’Olmo è nota anche perché
qui è stato battezzato il filosofo
Giambattista Vico che abitava nella attigua strada
di San Biagio dei Librai.
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Giambattista Vico. Archivio Ciro La
Rosa |
Rimasta chiusa, murata, in uno
stato di abbandono per quasi quaranta anni, la chiesa è
stata ripristinata, ad opera della “Fondazione
Giambattista Vico” sorta nel 1999, voluta da Elena
Croce, Gerardo Marotta e presieduta da Vincenzo Pepe (www.fondazionegbvico.org).
L'istituzione vichiana ha curato la prima sessione di
restauro e la ricostruzione delle decorazioni della
navata, mentre una seconda ha ricostruito il presbiterio
con il cupolino e il recupero delle cappelle. Al di
sotto dell'edificio vi è un'altra chiesa e una piccola
cripta dove hanno trovato sepoltura molte persone del
popolo. E’ iniziata anche l’accessibilità da parte di
sempre più incuriositi visitatori, che vogliono scoprire
uno dei luoghi più antichi, ma anche uno dei più
dimenticati, del culto cristiano a Napoli.
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Palazzo Domus Januaria. Foto Ciro La Rosa |
Una curiosità: nel palazzo di fronte alla chiesa al
numero 41 vi è un palazzo nel cui portale è inserito il
busto di San Gennaro quale “chiave di volta”, una
tradizione orale indicava qui come il luogo in cui
sorgeva la “Domus Januaria”, la casa della famiglia di
San Gennaro, nel 1949 è stata posta una lapide nel
cortile che riporta tale tesi.
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Palazzo Domus Januaria, chiave di volta
con bassorilievo di San Gennaro.
Foto Ciro La Rosa |
Ciro La Rosa (ego sum)
Giugno 2011